
Voce narrante • SILVIA CANEPARO
Anno 2017
111. Tutti gli uomini peccano perché non hanno il 'Timor di Dio'.
Faccio seguito al mio precedente Pensiero n° 110. Dio vuole la circoncisione dei cuori e di fronte ai ministri boriosi che ostentano sapienza prende dei 'laici' che - pur essendo umili ed ignoranti - diventano 'sapienti' per ispirazione diretta di Dio che li istruisce.
Paolo aveva concluso in precedenza (Rm 2, 25-29) dicendo che la 'circoncisione' fisica non giova senza osservare la Legge, nel senso che essa giova se un circonciso osserva la legge ma se costui invece la trasgredisce egli - di fatto - rimane un 'incirconciso' , cioè un pagano.
Se invece un pagano incirconciso osserva i precetti della Legge egli sarà giudicato da Dio come un 'circonciso', cioè uno che è comunque legato al 'patto di fedeltà' con Dio, patto simboleggiato dalla circoncisione fisica.
Il vero osservante della religione giusta non è pertanto chi per nascita è un 'circonciso' nella carne ma colui che - anche pagano, cioè 'incirconciso' - è 'circonciso' nel cuore, cioè fedele ai comandamenti di Dio
I Giudei, dice ora Paolo all’inizio di questi seguenti versetti1, hanno avuto un grande vantaggio rispetto ai Gentili - cioè ai pagani detti anche ‘greci’ - perché essi, grazie alla circoncisione, e cioè grazie al loro patto di fedeltà al Dio vero - hanno avuto il dono, attraverso i profeti, di ricevere gli insegnamenti e la Parola di Dio.
Anche se molti di essi non si sono mantenuti fedeli, tuttavia - da parte di Dio -non è venuta meno la Sua fedeltà al patto.
Tuttavia sia i Giudei circoncisi che i Gentili sono tutti peccatori, in quanto tutti sono usciti dal retto cammino per compiere nefandezze di ogni genere perché – dice sempre San Paolo nella sua Epistola – ‘non è dinanzi ai loro occhi il timor di Dio’.
Neanche la circoncisione dei giudei - che comporta la conoscenza della Legge e quindi delle norme di comportamento di fronte a Dio - è salvezza per essi perché è proprio dalla conoscenza della Legge che deriva la coscienza del peccato, e da tale conoscenza non rispettata deriva anche la colpa.
Lo Spirito Santo che parla alla mistica, prende dunque lo spunto della sua lezione odierna2 proprio dal versetto 18) dell'Epistola quando Paolo afferma - come già sopra detto - che i Giudei circoncisi e i pagani incirconcisi sono tutti peccatori perché ‘Non è dinanzi ai loro occhi il timor di Dio’.
Questa mancanza di 'timor di Dio' spiega il perché delle depravazioni commesse dagli ‘incirconcisi’, cioè di quelli che - sotto la Legge o senza la Legge – non rispettano né le leggi divine né quelle naturali incise nel cuore di ogni uomo, né infine quelle suggerite dalla Ragione dataci appositamente da Dio affinché gli uomini possano rettamente condursi anche senza la conoscenza della Legge.
Cosa è dunque questo ‘timor di Dio’3 la cui mancanza spiega le depravazioni dell’Umanità?
Lo Spirito Santo osserva che gli stessi cattolici – che pur hanno ricevuto i Suoi sette mirabili doni – non sanno con precisione cosa sia il ‘timor di Dio’ e come lo si pratichi.
Il timor di Dio non consiste nella paura verso un Dio terribile e giustiziere. Dio è invece Carità e il suo Occhio divino giudica con giustizia e amore perché sa scrutare nel profondo dell’animo umano, valutando sia la buona volontà degli uomini sia le circostanze in cui essi – pur peccando – si trovano ad operare, circostanze che possono divenire attenuanti.
Gli stessi Adamo ed Eva furono puniti con la perdita dei doni di Grazia e la successiva cacciata dal Paradiso terrestre ma, ciononostante, Dio mitigò la punizione con un atto di misericordia4 facendo loro intravvedere una possibilità di riscatto futuro attraverso una Donna che avrebbe schiacciato il capo al Serpente.
Eppure - continua lo Spirito Santo valtortiano - la loro colpa fu grande perché essi erano stati creati perfetti e pieni di grazia e avrebbero potuto - se lo avessero voluto - resistere a qualsiasi tentazione di peccato, cosa che invece non è possibile agli uomini attuali che - pur disponendo del Battesimo, che deterge dalla Macchia d'origine, e dei Sacramenti in genere che restituiscono uno stato di Grazia - sono rimasti soggetti ai fomiti5, conseguenza del Peccato originale.
Se dunque Adamo ed Eva erano usciti perfetti dal Pensiero di Dio, ad essi tutto poteva essere chiesto e anzi preteso e - in caso di loro peccato - tutto avrebbe dovuto essere tolto, con un castigo eterno all'Inferno.
Dio avrebbe anche potuto farlo ma essendo non solo Giustizia ma anche Misericordia non lo fece e, pur privandoli dei doni e cacciandoli dal Paradiso terrestre, concesse loro - attraverso la promessa di Maria SS. e di Gesù, suo figlio - la speranza di un riscatto, cioè della Redenzione e quindi del premio eterno.
Vero è che Gesù, Uomo-Dio, disse: 'Siate perfetti come il Padre mio e vostro'6, ma questo invito aveva lo scopo di spronare gli uomini verso un cammino di perfezione anche se Dio - in realtà - non ci giudicherà in base ad un cammino di perfezione assoluta, bensì a quella relativa, vale a dire quella che ogni uomo, con amore, avrà cercato di conseguire anche con le sue imperfette forze e capacità.
Limitando il ragionamento del 'timor di Dio' ai cattolici - spiega sempre lo Spirito Santo - possiamo in essi individuare tre categorie: quella degli 'scrupolosi', quella dei 'quietisti' e infine quella dei 'giusti'.
Gli scrupolosi ricordino che il 'timor di Dio' non deve essere 'terrore di Dio', dimenticando che Egli è Dio di Amore e facendogli così torto. Dio, ad esempio, giudicherà con giustizia coloro che - deputati ad amministrare in terra la Giustizia - sono obbligati a comminare la morte, come pure coloro che - soldati - devono combattere ed uccidere.
Ma se il 'timor di Dio' non deve essere terrore, esso non deve nemmeno essere tradotto in 'quietismo', cioè l'atteggiamento opposto a quello degli 'scrupolosi'.
I quietisti - precisa lo Spirito Santo - sono coloro che per un ottimismo disordinato confidano comunque nella bontà di Dio7 e non si preoccupano quindi di fare il bene.
Essi chiudono gli occhi di fronte alla prospettiva della sofferenza in Purgatorio o nell'Inferno.
Sovente essi - orgogliosi - si credono perfetti, non si considerano peccatori e spesso si limitano ad atti di religiosità e di pietà del tutto esteriori. Essi sottovalutano la Giustizia di Dio e anche nel Peccato sono convinti di poterne uscire con le proprie forze quando lo vogliano.
Costoro - conclude lo Spirito Santo - sono dei veri eretici, e sono aborriti da Dio.
Infine, terza categoria, vi è quella dei 'giusti'.
Il loro 'timor di Dio' è reverenziale. Essi non temono la 'giustizia' di Dio ma solo il fatto di addolorarlo con i loro comportamenti non giusti.
Quando essi cadono nel peccato, si pentono e depongono il loro pentimento ai piedi del Signore chiedendogli perdono ed un maggior aiuto attraverso l'infusione in essi di un maggior amore verso Dio che li aiuti a non ricadere nel peccato.
Quest'ultimo, dunque, è il vero timor di Dio: amore, umiltà, obbedienza, fortezza, mitezza, dolcezza e altre virtù ancora delle quali il vero modello è stato Gesù Cristo.
Lo Spirito Santo conclude questa sua lezione dicendo di aver voluto commentare un solo versetto: 'il timor di Dio non è dinnanzi ai loro occhi', a spiegazione della depravazione di tutti gli uomini, circoncisi ed incirconcisi, perché è un versetto molto importante tanto da giustificare una spiegazione approfondita da parte della Sapienza, perché possedere il vero timor di Dio significa possedere la perfezione dell'amore e quindi essere posseduti da Dio per l'eternità.
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Ora però - considerata questa conclusione dello Spirito Santo circa l'importanza del 'timor di Dio' - sento il bisogno di trascrivervi, a testimonianza della povertà e incompletezza della mia parafrasi, lo splendido testo integrale della Sua Lezione che a questo punto, grazie anche alla mia precedente spiegazione che ne ha aperto la strada, potrete apprezzare ancora di più prendendo contatto direttamente con la Sapienza che parla.
22 - 1 - 48
Ai Romani cap. III dal v. 1 al v. 20°.
Dice l’Autore Ss.:
«“Il timore di Dio non è dinanzi ai loro occhi” dice l’Apostolo. E con questa breve sentenza spiega ogni depravazione dello spirito incirconciso.
La maggioranza degli uomini cattolici - parlo a questi e di questi, perché costoro hanno ricevuto i sette mirabili doni del Paraclito e dovrebbero, per questo, conoscere almeno la forza, la pace, la luce che da essi viene e la verità della loro natura - la maggioranza dei cattolici non sa esattamente cosa sia il timore di Dio né come lo si pratichi.
Anche qui ci sono tre categorie. Quella degli scrupolosi, quella dei quietisti o indifferenti, e quella dei giusti. Ma prima di parlare di loro parlerò del dono.
Cosa è il timore di Dio? Paura di Lui, quasi Egli fosse un giustiziere inesorabile che si compiace di punire, un inquisitore che non lascia di notare le più piccole imperfezioni per mandare alle torture eterne? No. Dio è carità, e di Lui non si deve avere paura. Bene il suo occhio divino vede tutte le azioni, anche le minime degli uomini. Bene la sua giustizia è perfetta. Ma proprio perché è tale, Egli sa valutare la buona volontà degli uomini e le circostanze nelle quali l’uomo si trova, quelle circostanze che sono sovente altrettante tentazioni a peccare di superbia e perciò di disubbidienza, ira, avarizia, gola, lussuria, invidia, accidia.
Dio punì duramente Adamo ed Eva, ma nel suo castigo fu subito unita misericordia: la promessa di un Redentore che li avrebbe tolti dalla prigione conseguente alla colpa, essi e i figli loro e quelli venuti dai figli dei figli8.
Ad Adamo ed Eva pieni di innocenza e grazia, dotati di integrità e di scienza proporzionata al loro eccelso stato e al loro ancor più eccelso fine - passare dal Paradiso terrestre a quello celeste e godere in eterno del loro Dio - Dio avrebbe ben potuto dare condanna eterna. Perché essi tutto avevano avuto di quanto serve a santificarsi ed essere perfetti contro ogni tentazione, e l’avevano avuto senza aver fomiti di peccato in essi.
Voi uomini, questi fomiti li avete. Il Battesimo e i Sacramenti vi cancellano la macchia di origine, vi rendono la Grazia e vi infondono le virtù principali, o vi cancellano i peccati consumati dopo l’uso della ragione, o vi fortificano della forza stessa di Cristo cibandovi di Lui, o vi sostengono con la grazia di stato. Ma il retaggio del Peccato originale resta coi fomiti, e su questa eredità, su questo residuo del contagio ricevuto dal Progenitore, lavora Satana con più facilità di riuscita che non su Adamo ed Eva.
Dato che uno degli assiomi della divina Giustizia è questo: “A chi più ha ricevuto più viene chiesto”9, ad Adamo ed Eva, che avevano tutto ricevuto e non avevano tare ereditarie in loro, ma unicamente la perfezione di essere usciti formati dalle mani di Dio, dal Pensiero di Dio - perché Dio col suo solo pensiero comandò all’argilla di formarsi secondo il suo disegno, e le molecole dell’argilla, materia inerte e sorda, ubbidirono10, perché tutto ubbidisce al comando di Dio, tutto fuorché Satana e l’uomo più o meno ribelle - ad Adamo ed Eva, usciti formati dal Pensiero di Dio e animati dal suo soffio, ad Adamo ed Eva tutto doveva esser chiesto e preteso, e in caso di peccato tutto doveva esser levato e castigo senza fine doveva essere dato.
Essi conoscevano Dio. Conversavano con Lui nel vento della sera11. Egli, oltre essere il loro Autore, era il loro Maestro, ed essi erano le prime “voci” destinate a rivelare ai futuri le verità imparate da Dio. E ciononostante, pur avendo conosciuto la Perfezione, furono curiosi dell’Orrore e ascoltarono l’Orrore non seguendo la Parola di Dio. Offesero duramente il Padre Creatore, il Figlio Verbo che li istruiva sul Bene e sul Male, sulle cose e animali e piante create, e l’Amore perché, ingrati, dimenticarono, per un lubrico Seduttore che li tentava ad un frutto, a uno solo, tutto quanto la Carità aveva loro dato perché fossero felici12.
Ma Dio non comminò l’Inferno ad essi. Non poteva forse fulminarli, là ai piedi dell’albero della Prova che per essi era divenuto l’albero della Concupiscenza? Volontariamente essi lo avevano mutato in tale e sarebbe stato giusto che perissero, essi, vera mala pianta nata da perfetto Seme - il Pensiero divino - divenuta maligna perché avvelenata dalla bava infernale. Non poteva Dio ordinare all’Arcangelo di colpirli con la sua spada di fiamma là, alle soglie del Paradiso terrestre, perché la loro spoglia immonda non contaminasse la Terra e da quel limite essi precipitassero nell’Abisso dal quale era uscito colui che essi avevano preferito a Dio?
Poteva. E sarebbe stato nel suo pieno diritto. Ma la Misericordia, ma l’Amore, temperarono la condanna con la promessa della Redenzione e perciò del premio eterno.
Coloro, tutti coloro che muoiono negli scrupoli e offendono così la Paternità di Dio, il suo Amore, la sua Essenza, credendolo un Dio terribile, insofferente di ogni debolezza nei piccoli suoi figli, intransigente, misurante i piccoli sulla sua Perfezione infinita, dovrebbero riflettere a questo. Chi mai si salverebbe se Dio fosse come essi lo concepiscono? Se misura della perfezione umana dovesse essere la Perfezione divina, chi abiterebbe i Cieli fra i figli di Adamo? Una sola: Maria.
Ma se è stato detto: “Siate perfetti come il Padre mio e vostro”13, non è già per sgomentarvi ma per spronarvi a fare il più che potete. Sarete giudicati - non mi stanco di ripeterlo - non per la perfezione conseguita in misura perfetta prendendo a misura quella divina, ma per l’amore con il quale avrete cercato di fare.
Nel comando d’amore è detto: “Ama con tutto te stesso”14. Questo “te stesso” cambia da persona a persona. C’è chi ama come un serafino e chi sa amare soltanto come un pargolo, molto embrionalmente.
Ma il Maestro, posto che la maggioranza sa amare come i pargoli - molto embrionalmente - mentre seraficamente sanno amare soltanto creature di eccezione, ecco che vi ha proposto a modello un fanciullo15. Non Se stesso. Non sua Madre. Non il padre suo putativo. No. Un fanciullo. Ai suoi Apostoli, a Pietro capo della Chiesa, ha proposto a modello un fanciullo.
Amate con la perfezione di un fanciullo che crede senza elucubrazioni scientifiche per spiegarsi i misteri; che spera, senza timore paralizzante, frutto di troppo raziocinare, di andare nel bel Paradiso; che ama serenamente Iddio pensato buon papà, buon fratello, buono e protettore amico, e fa il suo piccolo bene per far piacere a Gesù; e sarete perfetti nella vostra misura perfetta, perfetti nella vostra bontà relativa, come è perfetto Iddio nella sua bontà infinita.
Timore di Dio non è dunque terrore di Dio. Questo ricordino i malati di scrupoli, i quali offendono Dio nel suo amore e paralizzano se stessi in un perpetuo tremore.
Ricordino che un’azione non buona diventa più o meno peccato a seconda che uno è convinto che sia peccato, o è incerto che lo sia, o non crede affatto che lo sia.
Perciò, se uno fa anche un’azione non veramente peccaminosa ma è convinto che essa lo sia, fa cosa ingiusta perché il suo desiderio è di fare cosa ingiusta, mentre se uno fa cosa non giusta ma ignorando che sia tale, veramente ignorando che sia tale, Dio non gli imputa quella cosa come colpa.
Così pure, quando speciali circostanze obbligano un uomo a compiere azioni che il decalogo16 o altra legge evangelica proibiscono (giustizieri che devono compiere giustizia, soldati che devono combattere e uccidere, congiurati che per non mandare al patibolo i loro compagni e nuocere a interessi superiori giurano di essere loro i soli colpevoli e muoiono per salvare gli altri), Dio giudicherà con giustizia l’imposto omicidio o l’eroico spergiuro. Basta che il fine dell’azione sia retto e compiuto con giustizia.
Timore non è terrore. Però anche timore di Dio non è quietismo.
I contrari degli scrupolosi sono i quietisti. Sono quelli che per un eccesso di fiducia, ma fiducia disordinata, non si dànno premura di fare il bene perché sono sicuri che Dio è così buono da essere sempre contento di tutto. E con ogni studio, seduti nella loro staticità sonnolenta, cercano di restarvi, chiudendo la mente alle verità che a loro non piace di sapere, ossia a quelle che parlano di castigo, di purgatorio, di inferno, del dovere di fare penitenza, di lavorare a perfezionarsi.
Sono anime torbide e superbe. Sì, perché i quietisti sono dei superbi. Superbi credendosi già perfetti al punto da essere certi di non peccare mai. Superbi perché, anche se fanno atti di pietà e di penitenza, sono atti esterni, per aver nome e lode di “santi”.
Sono senza carità perché sono egoisti. Sul loro altare è il loro io, non è Dio. Sono bugiardi e sovente si fingono contemplativi e prediletti da Dio con doni straordinari. Ma non è Dio che li predilige, sebbene Satana, il quale li seduce per traviarli sempre più. Si credono poveri di spirito perché non hanno santa premura di compiere azioni buone per meritare il Cielo, ma poveri di spirito non sono; anzi sono pieni della golosità e avarizia più grette e profonde, e sono accidiosi. Sono intemperanti perché non negano nulla alla materia, e se uno dice loro: “Non è lecito ciò che fai”, rispondono: “Dio lo vuole per provarci. Ma noi sappiamo uscire dall’illecito con la stessa facilità con cui vi entriamo perché noi siamo stabiliti in Dio”. Sono dei veri eretici, e Dio li abborre.
Infine vi sono i giusti. Essi hanno il dolce, riverenziale timore di Dio. Temono di dare dolore a Dio, e per questo con tutte le loro forze cercano di fare ogni azione buona e nel miglior modo a loro possibile. Se cadono in imperfezione o peccato, hanno un ardente pentimento e lo vanno a deporre ai piedi di Dio, e un’ardente volontà di riparazione. La colpa involontaria non li paralizza. Sanno che Dio è Padre e li compatisce. Lavano, riparano, riedificano ciò che l’Insidia multipla e assalente proditoriamente ha sporcato, sciupato, abbattuto; fanno ciò col loro amore che invocano sempre più forte dall’Amore divino: “Infondi il tuo amore nel mio cuore”. Costoro hanno il vero timor di Dio.
Cosa è dunque il vero timor di Dio sempre vivo nel loro spirito?
Il timore di Dio è amore, è umiltà, è ubbidienza, è fortezza, è dolcezza, è mitezza, è temperanza, è attività, è purezza, è sapienza, è ascensione. E il vero Modello del timore perfetto di Dio è dato dal Cristo, che amò Dio con un amore che si piegò ilare e volonteroso a ogni desiderio del Padre, sino all’ubbidienza di croce17, che fu umile sino ad abbassarsi sui piedi del traditore e baciarli18, che fu forte contro tutte le insidie, dolce come un pargolo, temperante come un asceta, mite come un agnello, puro come un angelo, più di un angelo, sapiente essendo l’Uomo uno con Dio, contemplatore che ascendeva con lo spirito rapito alle adorazioni perfette che facevano esultare i Cieli ai quali, finalmente, saliva dalla Terra, dall’Uomo, un’adorazione che saziava il fuoco di Dio.
Anche Maria fu un esempio di timore perfetto. Ma Ella fu ciò che fu in vista dei meriti del Figlio. E perciò ancora bisogna dire che Colui che in eterno fu possessore del timore perfetto fu il Verbo di Dio per il quale tutto fu compiuto19, anche la meraviglia del Cielo e della Terra: la Vergine Immacolata, Figlia, Madre, Sposa di Dio.
Un solo versetto su tanti ha avuto commento. Ma l’importanza di esso è tale che la Sapienza su esso si è attardata.
Possedete il perfetto timore di Dio e voi possederete l’amore perfetto, e perciò possederete Dio e sarete da Lui posseduti. In eterno.»
1 Rm 3, 1-20: 1 Qual è dunque il vantaggio del Giudeo, o qual è l’utilità della circoncisione?2 Grande sotto ogni rispetto. E principalmente perché ad essi furono confidati gli oracoli di Dio. 3 E che importa se alcuni di essi non hanno creduto? La loro infedeltà annullerà forse la fedeltà di Dio? No, certamente. 4 Dio è verace, anche se ogni uomo è menzognero, come sta scritto: Affinché tu sia trovato giusto nelle tue parole e trionfi quando sei chiamato in giudizio. 5 Or se la nostra ingiustizia mette in evidenza la giustizia di Dio, che diremo noi? È forse ingiusto Dio quando castiga? 6 (parlo alla maniera degli uomini). No, certo; altrimenti come potrà Dio giudicare questo mondo? 7 E se la verità di Dio ridondò in gloria di lui per la menzogna, perché sono ancora io giudicato come peccatore? 8 E perché (come malamente dicono di noi e come alcuni spacciano che si dica da noi) non facciamo il male affinché ne venga il bene? La dannazione di essi è giusta. 9 E che dunque? Siamo noi da più di essi? Niente affatto; perché abbiamo dimostrato che tutti, Giudei e Greci, sono sotto del peccato, 10 come sta scritto: Non vi è neppure un giusto. 11 Non vi è chi abbia intelligenza; non v’è chi cerchi Dio.12 Tutti sono usciti di strada, son divenuti tutti quanti inutili, non v’è chi faccia del bene, non ve n’è neppure uno. 13 Sepolcro aperto è la loro gola, colle loro lingue tessono inganni, veleno di aspidi sta sotto le loro labbra.14 La loro bocca è piena di maledizione e di amarezza; 15 i loro piedi veloci a spargere il sangue. 16 Dolore e sventura è nelle loro vie, 17 e non han conosciuto i sentieri della pace. 18 Non è dinanzi ai loro occhi il timor di Dio.19 Or noi sappiamo che tutto quello che dice la legge, lo dice per quelli che sono sotto la legge, affinché ogni bocca sia chiusa e il mondo intero sia riconosciuto colpevole dinanzi a Dio. 20 Infatti nessuno sarà giustificato dinanzi a lui mediante le opere della legge, perché dalla legge vien la coscienza del peccato.
2 M.V.: ‘Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani’ – 22.1.48 – Centro Ed. Valtortiano
3 Timor di Dio: 'È anche un dono dello Spirito Santo che inclina la volontà al rispetto filiale di Dio, fa aborrire il peccato perché Gli dispiace, e confidare nel Suo aiuto...'. (Enrico Zoffoli: 'Dizionario del cristianesimo' - Sinopsis, Iniziative culturali)
4 Gn 3, 14-15: Allora il Signore disse al serpente: «Poiché tu hai fatto questo, sii maledetto fra tutti gli animali e tutte le bestie della campagna; striscerai sul tuo ventre e mangerai la polvere per tutti i giorni della tua vita! Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra tua discendenza e la sua; essa ti schiaccerà il capo e tu la insidierai al calcagno».
5 Fomiti: tendenze disordinate
6 Mt 5,48
7 N.d.A.: cioè in una 'troppa bontà' od eccessiva 'Misericordia'
8 Gn 3, 14-15
9 Lc 12, 47-48
10 Gn 1, 26-31
11 Gn 3,8
12 Gn 3, 1-13
13 Mt 5,48
14 Deuteronomio 6,5; Mt 22,37
15 Mt 18, 1-11; Mc 10,15; Lc 18,17
16 Esodo 20, 1-17; Deuteronomio 5, 6-22
17 Filippesi 2, 8
18 Giovanni 13, 1-20
19 Colossesi 1, 15-20