
Voce narrante • SILVIA CANEPARO
Anno2017
108. Le tribolazioni e l'angoscia del grande peccatore in vita e le pene dell'inferno.
Faccio seguito al mio precedente Pensiero 107. Non giudicare!
Paolo, in questi versetti qui sotto riportati1, dice che gli uomini che fanno il male - siano essi giudei o ‘greci' (cioè pagani) - saranno afflitti da angoscia e tribolazione e Dio impartirà loro condanna, come darà premio a chi avrà fatto il bene, a qualunque religione essi appartengano.
Sono poche parole - queste di Paolo - che meriterebbero una approfondita meditazione ma ora è lo Spirito Santo valtortiano che ci aiuta illustrandocene alcuni aspetti.
Egli - in questa lezione2 - conferma l'insegnamento di Paolo ribadendo che l'uomo che fa il male sarà sempre affetto da angoscia e tribolazione.
Tale uomo - anche se non vorrà ammetterlo di fronte a se stesso - sarà infatti vittima del rimorso per le cattive azioni compiute.
Tale rimorso può essere suscitato da Dio allo scopo di aiutarlo a ravvedersi e tornare sulla buona strada, oppure da Satana che - dopo averlo fuorviato - si diverte a torturarlo con i sensi di colpa.
In tale situazione il colpevole, anziché prendersela con il suo padrone Satana, dà la colpa del rimorso e della propria sofferenza a Dio e - per dimostrargli allora spavaldamente che non lo teme - si butta ancora di più nel peccato.
Egli agisce così per rimuovere, per dimenticare e per soffocare la voce della propria coscienza che dal di dentro grida.
Il peccatore, si comporta dunque come quell'alcolizzato che, amando il vino che gli procura piacere e pur sapendo che esso fa male, ne beve ancora di più e se ne inebria anche per dimenticare i propri problemi.
Tuttavia il rimorso e l'angoscia per il senso di peccato non abbandonano mai il colpevole renitente se non talvolta - e questo sarebbe ancora il caso più fortunato - in punto di morte quando egli - sapendo di doversi presentare al cospetto di Dio - se ne pente in maniera 'perfetta', cosa questa che lo salva, sia pur poi lasciandolo soggetto a lunga espiazione.
Questa eventualità - continua lo Spirito Santo - è però molto difficile a realizzarsi per l'incallito peccatore perché questi o si pente solo parzialmente o non si pente affatto neppure in punto di morte, senza contare che la morte lo può cogliere all'improvviso senza che egli abbia avuto il tempo di pentirsi.
Comunque - dice ancora lo Spirito Santo - tale angoscia e tribolazione sono niente rispetto a quelle che il peccatore dannato dovrà sopportare nell'Aldilà.
Nell'Inferno le sofferenze sono umanamente inimmaginabili, al punto che neanche se le descrivesse Dio riusciremmo a concepirle, così come gli uomini non riuscirebbero a concepire la gioia infinita che si prova in Paradiso.
L'estasi paradisiaca e la sofferenza infernale ci vengono oscurate perché esse sono tali che la mente umana non riuscirebbe a contenerle e l'uomo - fatto ancora di 'carne' - morrebbe d'amore o di orrore.
Dio - continua poi lo Spirito Santo ricollegandosi ai versetti della lettera di Paolo - premierà o castigherà in misura giusta sia chi crede nella religione vera, sia chi crede in buona fede in altre religioni da lui ritenute vere, sia chi non ne abbia alcuna.
Ogni uomo è stato infatti dotato da Dio di anima spirituale e di ragione che gli suggeriscono come comportarsi.
Dio premierà dunque o castigherà a seconda del grado di conoscenza, di ragione e di ‘coscienza’ che l'uomo ha avuto e a seconda della fede che costui avrà riposto nella propria religione considerata 'vera'.
È la sua fede che infatti lo 'assolve' se egli ha operato il bene per fare la volontà del 'suo' Dio.
Se l'uomo è pagano - e non conosce quindi la religione vera - Dio nel giudizio sarà anzi più benevolo con lui rispetto a quei cattolici che hanno conosciuto la religione vera ma poi non l'hanno ben praticata o nient'affatto praticata.
Dio - rispetto ai cattolici - sarà più benevolo con i pagani perché terrà conto di quale sforzo maggiore essi - separati dal Corpo mistico - hanno dovuto affrontare per mantenersi sulla giusta via, non avendo essi ricevuto la Grazia che deriva dal Battesimo, né conosciuto la Dottrina di Gesù che è Vita, né ottenuto tutti gli altri doni come i Sacramenti lasciatici da Gesù e le virtù che da tali doni scaturiscono.
Come dice dunque San Paolo - conclude lo Spirito Santo - Dio non fa distinzioni di uomini, razze o religioni, ma giudicherà veramente gli uomini non per le loro origini umane ma per le loro azioni.
Succederà così che molti cattolici - credendosi 'eletti' perché appartenenti alla religione 'vera' - scopriranno un giorno di essere stati preceduti da molti altri che, pur senza conoscere il Dio vero, lo hanno però seguito, obbedendo alla legge di giustizia che Dio ha inciso nella loro anima da Lui creata.
Quest'ultimo insegnamento per cui Dio nel giudicare gli uomini terrà conto delle loro buone (o cattive) azioni non può non farmi pensare alla ideologia luterana - verso la quale il Cattolicesimo si sta pericolosamente inclinando - ideologia secondo la quale non è il nostro peccato quello che ci fa condannare.
Concetto quest'ultimo ben tradotto dall'eretico Lutero - oggi omaggiato persino con una statua in San Pietro e rivalutato dal Card. Walter Kasper quasi come un 'santo'3 - con quel suo “Pecca fortiter sed crede fortius”. Cioè, pecca pure fortemente perché - anche se commetti peccato - sarà la fede a salvarti…
Inutile sottolineare come un principio di tal genere possa diventare pericoloso non solo sul piano spirituale ma anche nell'ambito della nostra vita sociale che potrebbe diventare una vita di peccato e senza più regole.
In queste spiegazioni dello Spirito Santo vi è innanzitutto un concetto che mi ha colpito: quello per cui le sofferenze dell'Inferno sono umanamente inimmaginabili al punto che neanche se ce le descrivesse Dio riusciremmo a concepirle, e se l'uomo le sperimentasse anche solo intellettualmente per un solo istante, morirebbe di orrore perché il suo equilibrio psicofisico - deduco io facendo un esempio molto semplice - 'brucerebbe' e salterebbe come per un corto circuito.
Crediamo sulla parola a quanto ci dice lo Spirito Santo valtortiano ma ricordo che il Gesù delle visioni della Valtorta una volta le aveva dato una descrizione... divina che - pur 'addolcita’ e quindi non suscettibile di farci morire “d'orrore” - merita di essere ora letta in quanto la sua conoscenza non può che essere salutare.
Uno degli inganni di Satana - e in tanti, specie certi teologi, continuano a cascarci - è quello di farci credere che egli non esiste, che il concetto di ‘Satana’ è solo un modo di dire metaforico per significare genericamente il concetto del male in se stesso che caratterizza la natura umana, che Satana non è dunque una personalità angelica decaduta ma una invenzione degli uomini, che quella dei ‘castighi’ dell'inferno è come una 'favola' dei tempi antichi per tener buoni i 'bambini' e gli uomini ignoranti e creduloni e, infine - se mai credessimo all'Inferno e a Dio - che quest’ultimo nella sua immensa 'Misericordia' è talmente 'infinitamente buono' che salverebbe anche Giuda Iscariota in quanto è grazie al suo tradimento che Gesù Cristo è stato crocifisso portando così la Redenzione e la salvezza all'Umanità intera.
Inoltre - sempre per certi teologi neo-modernisti - Dio sarebbe talmente Misericordioso che non è possibile che Egli lasci soffrire i dannati e lo stesso Satana nell'Inferno per l'Eternità, per cui alla fine del mondo ci sarà il perdono e il Paradiso per tutti, Satana compreso.
Senza essere ‘teologi’, basta avere un poco di buon senso per capire che tutto ciò è assolutamente inverosimile, anzi… assurdo.
Dio è buono, è vero, ed è vero che è anche giusto, ma – mi si perdoni il termine irrituale - non è ‘stolto’.
La Misericordia è infatti controequilibrata dalla esigenza parimenti infinita della Giustizia.
Chi crede a queste teorie ed elucubrazioni ‘buoniste’, più che sciocco è assolutamente 'accecato' dal Demonio che riesce a fargli veder 'bianco' quello che è nero affinché egli si danni o - se è un teologo – affinché questi (al servizio di Satana, anche se inconsapevole) insegni il nero anziché il bianco cosicché oltre a lui anche gli altri si dannino.
Vediamo allora cosa dice Gesù dell’Inferno in un suo Dettato alla mistica Maria Valtorta (dove le sottolineature in grassetto sono mie):4
15 - 1 - l944.
Dice Gesù:
«Una volta ti ho fatto vedere il Mostro d’abisso. Oggi ti parlerò del suo regno.
Non ti posso sempre tenere in paradiso. Ricordati che tu hai la missione di richiamare delle verità ai fratelli che troppo le hanno dimenticate. E da queste dimenticanze, che sono in realtà sprezzi per delle verità eterne, provengono tanti mali agli uomini.
Scrivi dunque questa pagina dolorosa. Dopo sarai confortata. È la notte del venerdì.
Scrivi guardando al tuo Gesù che è morto sulla croce fra tormenti tali che sono paragonabili a quelli dell’inferno, e che l’ha voluta, tale morte, per salvare gli uomini dalla Morte.
Gli uomini di questo tempo non credono più all’esistenza dell’inferno.
Si sono congegnati un al di là a loro gusto e tale da essere meno terrorizzante alla loro coscienza meritevole di molto castigo.
Discepoli più o meno fedeli dello Spirito del Male, sanno che la loro coscienza arretrerebbe da certi misfatti, se realmente credesse all’inferno così come la Fede insegna che sia; sanno che la loro coscienza, a misfatto compiuto, avrebbe dei ritorni in se stessa e nel rimorso troverebbe il pentimento, nella paura troverebbe il pentimento e col pentimento la via per tornare a Me.
La loro malizia, istruita da Satana, al quale sono servi o schiavi (a seconda della loro aderenza ai voleri e alle suggestioni del Maligno) non vuole questi arretramenti e questi ritorni. Annulla perciò la fede nell’inferno quale realmente è e ne fabbrica un altro, se pure se lo fabbrica, il quale non è altro che una sosta per prendere lo slancio ad altre, future elevazioni.
Spinge questa sua opinione sino a credere sacrilegamente che il più grande di tutti i peccatori dell’umanità, il figlio diletto di Satana, colui che era ladro come è detto nel Vangelo, che era concupiscente e ansioso di gloria umana come dico io, l’iscariota, che per fame della triplice concupiscenza si è fatto mercante del Figlio di Dio e per trenta monete e col segno di un bacio - un valore monetario irrisorio e un valore affettivo infinito - mi ha messo nelle mani dei carnefici, possa redimersi e giungere a Me passando per fasi successive.
No. Se egli fu il sacrilego per eccellenza, io non lo sono. Se egli fu l’ingiusto per eccellenza, io non lo sono. Se egli fu colui che sparse con sprezzo il mio Sangue, io non lo sono. E perdonare a Giuda sarebbe sacrilegio alla mia Divinità da lui tradita, sarebbe ingiustizia verso tutti gli altri uomini, sempre meno colpevoli di lui e che pure sono puniti per i loro peccati, sarebbe sprezzo al mio Sangue, sarebbe infine venire meno alle mie leggi.
Ho detto, io Dio Uno e Trino, che ciò che è destinato all’inferno dura in esso per l’eternità, perché da quella morte non si esce a nuova resurrezione.
Ho detto che quel fuoco è eterno e che in esso saranno accolti tutti gli operatori di scandali e di iniquità. Né crediate che ciò sia sino al momento della fine del mondo. No, ché anzi, dopo la tremenda rassegna, più spietata si farà quella dimora di pianto e tormento, poiché ciò che ancora è concesso ai suoi ospiti di avere per loro infernale sollazzo - il poter nuocere ai viventi e il veder nuovi dannati precipitare nell’abisso - più non sarà, e la porta del regno nefando di Satana sarà ribattuta, inchiavardata dai miei angeli, per sempre, per sempre, per sempre, un sempre il cui numero di anni non ha numero e rispetto al quale, se anni divenissero i granelli di rena di tutti gli oceani della terra, sarebbero meno di un giorno di questa mia eternità immisurabile, fatta di luce e di gloria nell’alto per i benedetti, fatta di tenebre e orrore per i maledetti nel profondo.
Ti ho detto che il Purgatorio è fuoco di amore. L’Inferno è fuoco di rigore.
Il Purgatorio è luogo in cui, pensando a Dio, la cui Essenza vi è brillata nell’attimo del particolare giudizio e vi ha riempito di desiderio di possederla, voi espiate le mancanze di amore per il Signore Dio vostro. Attraverso l’amore conquistate l’Amore, e per gradi di carità sempre più accesa lavate la vostra veste sino a renderla candida e lucente per entrare nel regno della Luce i cui fulgori ti ho mostrato giorni sono.
L’inferno è luogo in cui il pensiero di Dio, il ricordo del Dio intravveduto nel particolare giudizio non è, come per i purganti, santo desiderio, nostalgia accorata ma piena di speranza, speranza piena di tranquilla attesa, di sicura pace che raggiungerà la perfezione quando diverrà conquista di Dio, ma che già dà allo spirito purgante un’ilare attività purgativa perché ogni pena, ogni attimo di pena, li avvicina a Dio, loro amore; ma è rimorso, è rovello, è dannazione, è odio. Odio verso Satana, odio verso gli uomini, odio verso se stessi.
Dopo averlo adorato, Satana, nella vita, al posto mio, ora che lo posseggono e ne vedono il vero aspetto, non più celato sotto il maliardo sorriso della carne, sotto il lucente brillio dell’oro, sotto il potente segno della supremazia, lo odiano perché causa del loro tormento.
Dopo avere, dimenticando la loro dignità di figli di Dio, adorato gli uomini sino a farsi degli assassini, dei ladri, dei barattieri, dei mercanti di immondezze per loro, adesso che ritrovano i loro padroni per i quali hanno ucciso, rubato, truffato, venduto il proprio onore e l’onore di tante creature infelici, deboli, indifese, facendone strumento al vizio che le bestie non conoscono - alla lussuria, attributo dell’uomo avvelenato da Satana - adesso li odiano perché causa del loro tormento.
Dopo avere adorato se stessi dando alla carne, al sangue, ai sette appetiti della loro carne e del loro sangue tutte le soddisfazioni, calpestando la Legge di Dio e la legge della moralità, ora si odiano perché si vedono causa del loro tormento.
La parola “Odio” tappezza quel regno smisurato; rugge in quelle fiamme; urla nei chachinni dei demoni; singhiozza e latra nei lamenti dei dannati; suona, suona, suona come una eterna campana a martello; squilla come una eterna buccina di morte; empie di sé i recessi di quella carcere; è, di suo, tormento, perché rinnovella ad ogni suo suono il ricordo dell’Amore per sempre perduto, il rimorso di averlo voluto perdere, il rovello di non poterlo mai più rivedere.
L’anima morta, fra quelle fiamme, come quei corpi gettati nei roghi o in un forno crematorio, si contorce e stride come animata di nuovo da un movimento vitale e si risveglia per comprendere il suo errore, e muore e rinasce ad ogni momento con sofferenze atroci, perché il rimorso la uccide in una bestemmia e l’uccisione la riporta al rivivere per un nuovo tormento. Tutto il delitto di aver tradito Dio nel tempo sta di fronte all’anima nell’eternità; tutto l’errore di aver ricusato Dio nel tempo sta per suo tormento presente ad essa per l’eternità.
Nel fuoco le fiamme simulano le larve di ciò che adorarono in vita, le passioni si dipingono in roventi pennellate coi più appetitosi aspetti, e stridono, stridono il loro memento: “Hai voluto il fuoco delle passioni. Ora abbiti il fuoco acceso da Dio il cui santo Fuoco hai deriso”.
Fuoco risponde a fuoco. In Paradiso è fuoco di amore perfetto. In Purgatorio è fuoco di amore purificatore. In Inferno è fuoco di amore offeso. Poiché gli eletti amarono alla perfezione, l’Amore a loro si dona nella sua Perfezione. Poiché i purganti amarono tiepidamente, l’Amore si fa fiamma per portarli alla Perfezione.
Poiché i maledetti arsero di tutti i fuochi, men che del Fuoco di Dio, il Fuoco dell’ira di Dio li arde in eterno. E nel fuoco è gelo.
Oh! che sia l’Inferno non potete immaginare.
Prendete tutto quanto è tormento dell’uomo sulla terra: fuoco, fiamma, gelo, acque che sommergono, fame, sonno, sete, ferite, malattie, piaghe, morte, e fatene una unica somma e moltiplicatela milioni di volte. Non avrete che una larva di quella tremenda verità.
Nell’ardore insostenibile sarà commisto il gelo siderale. I dannati arsero di tutti i fuochi umani avendo unicamente gelo spirituale per il Signore Iddio loro. E gelo li attende per congelarli dopo che il fuoco li avrà salati come pesci messi ad arrostire su una fiamma.
Tormento nel tormento questo passare dall’ardore che scioglie al gelo che condensa.
Oh! non è un linguaggio metaforico, poiché Dio può fare che le anime, pesanti delle colpe commesse, abbiano sensibilità uguali a quelle di una carne, anche prima che quella carne rivestano.5
Voi non sapete e non credete. Ma in verità vi dico che vi converrebbe di più subire tutti i tormenti dei miei martiri anziché un’ora di quelle torture infernali.
L’oscurità sarà il terzo tormento. Oscurità materiale e oscurità spirituale. Esser per sempre nelle tenebre dopo aver visto la luce del paradiso ed esser nell’abbraccio della Tenebra dopo aver visto la Luce che è Dio!
Dibattersi in quell’orrore tenebroso in cui si illumina solo, al riverbero dello spirito arso, il nome del peccato per cui sono in esso orrore confitti! Non trovare appiglio, in quel rimestio di spiriti che si odiano e nuocciono a vicenda, altro che nella disperazione che li rende folli e sempre più maledetti. Nutrirsi di essa, appoggiarsi ad essa, uccidersi con essa. La morte nutrirà la morte, è detto. La disperazione è morte e nutrirà questi morti per l’eternità.
Io ve lo dico, io che pur l’ho creato quel luogo: quando sono sceso in esso per trarre dal Limbo coloro che attendevano la mia venuta, ho avuto orrore, io, Dio, di quell’orrore; e, se cosa fatta da Dio non fosse immutabile perché perfetta, avrei voluto renderlo meno atroce, perché sono l’Amore e di quell’orrore ho avuto dolore.
E voi ci volete andare.
Meditate, o figli, questa mia parola. Ai malati viene data amara medicina, agli affetti da cancri viene cauterizzato e reciso il male. Questa è per voi, malati e cancerosi, medicina e cauterio di chirurgo. Non rifiutatela. Usatela per guarirvi.
La vita non dura per questi pochi giorni della terra. La vita incomincia quando vi pare finisca, e non ha più termine.
Fate che per voi scorra là dove la luce e la gioia di Dio fanno bella l’eternità e non dove Satana è l’eterno Suppliziatore.»
Non ho parole di commento, se non per chiarire alcune parole di Gesù - che poco sopra avevo sottolineato in grassetto - e che a prima vista potrebbero lasciare perplessi quando, parlando dell'Inferno, Egli diceva:
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«Io ve lo dico, io che pur l’ho creato quel luogo: quando sono sceso in esso per trarre dal Limbo coloro che attendevano la mia venuta, ho avuto orrore, io, Dio, di quell’orrore; e, se cosa fatta da Dio non fosse immutabile perché perfetta, avrei voluto renderlo meno atroce, perché sono l’Amore e di quell’orrore ho avuto dolore».
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Ora, emerge da un successivo dettato di Gesù a Maria Valtorta6 che taluni Padri serviti (la mistica non ricorda bene chi fossero, ma forse anche lo stesso Padre Berti suo Direttore spirituale) erano rimasti perplessi e le avevano fatto delle domande qualche mese prima circa un accenno alla discesa di Gesù 'all'Inferno'.
Il concetto pareva avesse infatti 'urtato' qualcuno, senonché la mistica incidentalmente lo ha ritrovato accennato nel Dettato suddetto che lei aveva trascritto tre anni prima.
Lei - che di solito non faceva mai domande a Gesù - avrebbe voluto chiedere chiarimenti ma Gesù la previene anticipandole la notizia che le stava per giungere una lettera da Padre Berti con la quale le sarebbe stato chiesto di fare un promemoria proprio sull'argomento da presentare al Santo Padre.
La lettera le giunge effettivamente poco dopo e allora Gesù - che appare alla mistica sorridendo - le dice che è per questa ragione che Egli non le aveva dato prima una risposta, aspettando appunto che arrivasse il momento di questa lettera di richiesta da parte di Padre Berti.
Ecco cosa scrive dunque Maria Valtorta il 31 gennaio 1947 (i grassetti sono sempre miei)7:
Dice Gesù:
«... Darai queste parole a Padre Berti, ormai sai che è lui che te ne chiese:
Quando alla mia Maria ho dettato il dettato del 15.1.44 e ho detto: '…quando sono sceso in esso per trarre dal Limbo coloro che attendevano la mia venuta ho avuto orrore di quell'orrore e, se cosa fatta da Dio non fosse immutabile perché perfetta, avrei voluto renderlo meno atroce perché sono l'Amore e di quell'orrore ho avuto dolore' ho voluto parlare dei diversi luoghi d'oltre tomba, dove erano i trapassati, presi in generale, e detti 'inferno' per opposizione al Paradiso dove è Dio.
Quando, nel sovrabbondare del mio gaudio dopo la consumazione del Sacrificio, Io ho potuto aprire il Limbo ai giusti e trarre dal Purgatorio moltissimi spiriti, ho fremuto di orrore contemplando nel mio pensiero che solo per il luogo di dannazione non c'era redenzione né mutazione di orrore. Ma non entrai in esso. Non era giusto e utile farlo. Vi stupisce che abbia tratto dal Purgatorio molte anime?
Pensate: se una S. Messa può liberare un penante, e sempre serve ad abbreviare e addolcire la purgazione, cosa non sarà stato il reale Sacrificio dell'Agnello divino per i purganti?
Io, Sacerdote e Vittima, ho ad essi applicato i miei meriti e il mio Sangue, ed Esso ha fatto bianche le stole non ancor totalmente fatte candide dal bianco fuoco della carità purgativa.
Mandagli questo e la mia benedizione».
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Vi è però anche un altro concetto, appena accennato all'inizio nella lezione dello Spirito Santo, che merita qui una riflessione anche se breve, ed è quello dei doni e dei sostegni ricevuti dal cattolico rispetto al pagano.
Lo Spirito Santo aveva infatti spiegato che il giudizio di Dio sarebbe stato più benevolo verso i pagani che non verso i cattolici, in quanto i pagani - separati dal Corpo mistico - avranno dovuto fare uno sforzo maggiore per mantenersi sulla giusta via non avendo essi ricevuto - come invece i cattolici - la Grazia e gli altri doni.
Ora noi ci domandiamo: quali sono questi altri doni ed aiuti?8
Innanzitutto Gesù inviò il dono dello Spirito Santo a dare forza ed illuminare le menti, ovviamente sempre agli uomini di 'buona volontà'.
Poi istituì i Sacramenti, cioè mezzi soprannaturali somministrati con forme 'umane', che avevano lo scopo di sorreggere l'uomo debole nel corso della sua vita dalla nascita alla morte:
- Il Battesimo, con il quale il battezzato diventa 'cristiano' ed acquista il diritto - se di buona volontà e se si comporterà bene secondo la legge dei Dieci Comandamenti - di accedere al Paradiso, o al Purgatorio per la preventiva purificazione, subito dopo la sua morte fisica anziché al momento del Giudizio Universale.
- L'Eucarestia, dono grandissimo che certifica la presenza del Cristo nell'uomo, la sua unione con l'uomo.
- I due ministeri di unzione che ci consacrano cristiani o ci detergono dai peccati prima di presentarci a Dio.
- La Confessione con l'assoluzione che - grazie al pentimento - ci ridona l'amicizia di Dio.
- Il Matrimonio, che è la benedizione che Dio dà alla Famiglia di quelli di buona volontà perché si uniscano con spirito santo di procreazione e non di libidine.
- Infine il Sacerdozio, per somministrare i Sacramenti di Dio con mani e spirito santi.
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E la Grazia? Quella che ci viene restituita dall'Acqua battesimale?
Cosa sarà mai la 'Grazia' alla quale abbiamo sopra solo accennato?
La Grazia era uno stato di amicizia con Dio.
Dio ai due Progenitori – nello stato di innocenza prima del Peccato originale - aveva dato doni naturali, morali e soprannaturali.9
Con i doni naturali: la bellezza e l’integrità fisica, l'intelligenza, la buona volontà, la capacità di amare.
Con quelli morali: la soggezione del senso alla Ragione di modo che nella libertà dell'uomo non si potesse insinuare la schiavitù di sensi depravati e di passioni corrotte.
Ma il dono dei doni, soprannaturale, fu la Grazia: santificante, perché essa ci rende ‘santi’, figli di Dio.
La Grazia è Amore e, qual seme deposto che si sviluppa nel nostro spirito, essa fa crescere rigogliosa la pianta della nostra anima che diventa tanto alta da toccare il Cielo. Perché il Cielo è Amore e la Grazia è Amore che congiunge il figlio, figlio di Dio, al Padre, come Padre e Figlio sono congiunti in Cielo dall'Amore...
Vivere 'in grazia' significa imparare, sforzandosi, a vivere nell'Amore che è poi la Luce di Dio.
Per questo Dio vuole ridarci la Grazia, perché coltivandola noi dentro di noi la facciamo crescere 'di nostro' e, amore per Amore, aumentiamo - del nostro - l'Amore di Dio.
E così - come i fiumi vanno al mare, l'acqua del mare evapora, si trasforma in pioggia che accresce ed alimenta le acque dei fiumi che continuano ad andare al mare - così fanno, nella Comunione degli Spiriti, le anime dei 'santi' che, vissute in 'grazia', accresciute in amore dei propri meriti, si trasformano in 'vapore di amore' che sale al Cielo, vapore spirituale che si fonde con lo Spirito di Dio che è Amore, che accresce l'Amore di Dio che viene a sua volta riversato sulle anime amanti di quelli che saranno i nuovi santi, in un ciclo continuo di Amore che non ha fine perché è infinito perché è l'Amore di Dio Infinito.
Non si può fare a meno di ammettere che - con tutti questi doni elargiti al Cristiano nella speranza che egli li coltivi e ne faccia scala per ascendere spiritualmente - il Cattolico che non ne faccia tesoro, dovrà ben essere giudicato molto più severamente del 'giusto' pagano che, non battezzato, non ha avuto questi aiuti ma ciononostante ha saputo condursi secondo la volontà del Dio vero a lui ignoto.10
1 Rm 2, 9-10-11: 9 Tribolazione ed angoscia sopra ogni anima d’uomo che fa il male, del Giudeo prima, poi del Greco; 10 gloria e onore e pace a chiunque fa il bene, al Giudeo prima, poi al Greco; 11 perché non v’è accettazione di persone avanti a Dio.
2 M.V.: 'Lezioni sull'Epistola di Paolo ai Romani' - 14.01.48 - Centro Ed. Valtortiano
3 Walter Kasper: MARTIN LUTERO - UNA PROSPETTIVA ECUMENICA - Queriniana, 2016
4 M.V.: 'L'Evangelo come mi è stato rivelato' - 'I Quaderni del 1944' - Dettato 15.01.44 - C.E.V.
5 N.d.R.: Cioè anche prima della resurrezione dei morti prevista con la propria carne al Giudizio universale.
6 M.V.: 'I Quaderni del 1945-1950' - Dettato 31.01.47 - Centro Ed. Valtortiano
7 M.V.: 'I Quaderni del 1945-1950' - Dettato del 31.1.47 - Centro Ed. Valtortiano
8 G.L.: 'Alla ricerca del Paradiso perduto' - Cap. 58 - Ed. Segno, 1997 - vedi anche sito internet dell'autore
9 G.L.: 'Alla ricerca del Paradiso perduto' - Cap. 57 - Ed. Segno, 1997 - vedi anche sito internet dell'autore
M.V. : 'L'Evangelo come mi è stato rivelato' - Vol. III, Cap. 170 - Centro Ed. Valtortiano
10 N.d.R.: Da questo si comprende pure l'importanza del 'proselitismo', cioè del fare apostolato come 'comandato' da Gesù - ovviamente nei dovuti rispettosi modi - per convertire quante più persone possibili al Cattolicesimo che offre appunto l'opportunità di entrare a far parte del Corpo mistico di Cristo, mantenendo più facilmente la retta via, ricevendo esse la Grazia che deriva dal Battesimo, conoscendo la Dottrina di Gesù che è Vita ed ottenendo tutti gli altri doni come i Sacramenti lasciatici da Gesù e le virtù che da tali doni scaturiscono…