
Voce narrante • SILVIA CANEPARO
30.4.2017
094. I due discepoli di Emmaus. Una curiosità rimasta inappagata, a meno che…
Non sono solito citare e commentare nei miei 'Pensieri a voce alta' i Vangeli della Domenica.
Sul Web esistono infatti siti italiani ed esteri 'specializzati' che lo fanno egregiamente come quelli che ad esempio arricchiscono i brani dei vangeli canonici con i corrispondenti brani tratti dalle visioni della mistica Maria Valtorta.(QUI)
Questa volta anche io ricorrerò alla sua visione di questo episodio evangelico odierno ma solo per mettere in evidenza un aspetto che mi ha incuriosito.
Oggi, terza domenica di Pasqua, 30 aprile 2017, la lettura del Vangelo verteva su un brano di Luca1 che narra il celebre episodio dei due discepoli che nel pomeriggio vanno da Gerusalemme ad Emmaus discutendo fra di loro sulle notizie contradditorie che avevano avuto in merito alla Resurrezione di Gesù di quella stessa mattina.
Il racconto che Luca fa è molto circostanziato.
Ho già avuto occasione di parlarne, ma con altro taglio e differenti riflessioni, in due miei precedenti 'Pensieri a voce alta' di una dozzina di anni fa.(QUI) 2
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Luca - spiegavo già io allora - dice che uno dei due è un certo Cleofa che, insieme ‘ad un compagno’, camminava sulla strada che da Gerusalemme portava ad Emmaus, distante più o meno un dozzina di chilometri.
Due buoni camminatori – visto che le gambe a quell’epoca erano il mezzo di locomozione più usato ed allenato – avrebbero potuto percorrere a buon passo quella distanza in tre ore.
I due erano evidentemente venuti in precedenza a Gerusalemme per partecipare alla Pasqua ed erano discepoli di Gesù.
Il dramma della cattura nella notte del Giovedì santo - della quale avevano probabilmente avuto conoscenza solo al mattino del Venerdì al momento del processo fra grandi tumulti di folla - li aveva colti di sorpresa.
Solo pochi giorni prima c'era stata la giornata delle Palme, con l’omaggio, gli osanna ed il trionfo tributati a Gesù dai suoi sostenitori.
Non riuscivano a comprendere – i due - di come le cose si fossero capovolte così all’improvviso, e soprattutto non riuscivano a capacitarsi di come il Messia, il Figlio di Dio, avesse potuto farsi prendere, malmenare, flagellare, crocifiggere ed uccidere.
Essi sono addolorati, il dubbio di essersi sbagliati sulla natura divina di Gesù li attanaglia, ed è mentre così discorrono che un viandante li raggiunge e si accompagna a loro.
Il Viandante è Gesù, ma Luca dice che gli occhi dei due ‘non potevano riconoscerlo’.
Anche alla Maddalena ricorderete che era successo qualcosa di analogo al Sepolcro.
Nel racconto di Giovanni – dopo che lui e Pietro, erano tornati con lei al sepolcro per constatare che effettivamente il corpo di Gesù era sparito - gli apostoli erano ritornati ‘a casa’ (che nelle visioni valtortiane altro non è che la casa del Cenacolo) ed è stato allora che la Maddalena, che era rimasta in lacrime vicino al sepolcro, si era vista apparire vicino un tale che lei aveva scambiato per il conduttore del fondo agricolo dove stava il sepolcro, personaggio che poi le si era manifestato nella sua vera identità di Gesù, in tutto il suo splendore sfolgorante di risorto per poi scomparire nel nulla dopo averle parlato.
Evidentemente l’Uomo-Dio - che dopo la Resurrezione era più Dio che Uomo perché aveva ormai compiuto in maniera trionfale la sua missione di Redenzione dell'Umanità - si manifestava in tutta la sua gloria, riusciva ad apparire, scomparire, attraversare muri come un fantasma, aveva il controllo totale della materia e delle leggi fisiche, riusciva a trovarsi contemporaneamente in luoghi diversi anche distanti fra loro, ed infine poteva attenuare, modificare o far risaltare le sue sembianze in modo da rendersi più o meno riconoscibile, a seconda delle necessità del momento.
I tre – cioè Cleopa, il suo ignoto compagno ed il Viandante Gesù, in incognito – proseguono intanto il loro cammino verso Emmaus.
Gesù fa finta di essere all’oscuro di quanto essi stanno commentando e domanda loro ragione di quelle loro facce afflitte.
Quelli, immaginando che lui dovesse essere un forestiero che non aveva vissuto gli avvenimenti tragici di Gerusalemme, gli raccontano di questo Gesù Nazareno, ‘profeta potente’ in opere e parole, ma odiato, fatto condannare e crocifisso dai sacerdoti e dai Capi giudei.
Quel mattino – dicono loro – alcune donne erano andate al sepolcro ed erano tornate dicendo di averlo trovato vuoto e di aver visto lì degli angeli che avevano detto loro che Gesù era vivo.
Alcuni altri – e qui i due alludono evidentemente a Pietro e Giovanni che dopo il racconto della Maddalena sul sepolcro trovato deserto erano corsi a controllare – avevano dato conferma che il sepolcro era effettivamente vuoto senza tuttavia aver trovato alcuna altra traccia della presenza di Gesù.
Comincia allora qui – durante il cammino – una lunga catechesi del Viandante che, benché ‘forestiero’, mostra ai due di conoscere alla perfezione le Scritture ed in particolare le cose predette dai Profeti sul Messia, per cui, cominciando da Mosè e dagli altri profeti, l’uomo spiega ai due che quel Gesù - che essi, in un momento di sfiducia, avevano ‘declassato’ al rango di semplice ‘profeta’- era in realtà non solo l’atteso Messia, ma addirittura il Figlio di Dio.
Fatta questa premessa introduttiva, entro nel merito della ragione per cui ho voluto ritornare su questo argomento.
Voi, se andate a Messa, sapete che in occasione della funzione religiosa viene messo a disposizione dei fedeli un 'foglietto' di quattro paginette che si intitola 'La Domenica', un 'periodico' religioso edito dalle Paoline.
Sulla prima pagina vi si può trovare di norma un conciso ma ben fatto trafiletto che in qualche modo presenta le successive 'letture' della 'Messa'.
Il Redattore inizia oggi scrivendo: "Accompagnando il cammino dei due discepoli, il Risorto «spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui» (Lc 24,27). Luca non ci dice su quali testi il Signore abbia fatto la sua lectio divina…", e quindi egli avanza di seguito alcune sue ipotesi su quanto Gesù avrebbe potuto aver loro detto.
Senza voler nulla togliere alle sue illazioni - non prive peraltro di buon senso - è su questo specifico punto che mi vorrei qui soffermare, perché la misteriosa 'lectio divina' di cui parla il redattore, con la risoluzione dell'arduo quesito sui testi citati da Gesù, ce la dà proprio lo stesso Gesù nella visione concessa e trascritta dalla mistica Valtorta, nella quale ad un certo punto si può leggere (i grassetti sono miei)3:
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(….)
3Li raggiunge Gesù e chiede: «Di chi parlavate? Sentivo nel silenzio le vostre parole a intervalli. Chi fu ucciso?».
È un Gesù velato sotto una apparenza modesta di povero viandante frettoloso. I due non lo ravvisano.
«Sei d'altri luoghi, uomo? Non sostasti in Gerusalemme? La tua veste polverosa ed i sandali così ridotti ci paiono di instancabile pellegrino».
«Lo sono. Vengo da molto lontano…».
«Stanco sarai, allora. E vai lontano?».
«Molto, ancora più di quanto Io ne venga».
«Hai commerci da fare? Mercati?».
«Ho da acquistare un numero sterminato di greggi per il più grande Signore. Tutto il mondo devo girare per scegliere pecore e agnelli, e scendere anche fra greggi selvatiche che pure, quando saranno rese domestiche, saranno migliori di quelle che selvatiche ora non sono».
«Difficile lavoro. E hai proseguito senza sostare in Gerusalemme?».
«Perché lo chiedete?».
«Perché tu solo sembri ignorare quanto in essa è accaduto in questi giorni».
«Che vi è accaduto?».
«Tu vieni da lontano e perciò forse non sai. Ma la tua parlata è pure galilea. Perciò, anche se servo di un re straniero o figlio di galilei espatriati, saprai, se sei circonciso, che da tre anni nella patria nostra era sorto un grande profeta di nome Gesù di Nazaret, potente in opere e in parole davanti a Dio e agli uomini, che andava predicando per tutto il Paese. E si diceva il Messia. Le sue parole e le sue opere erano realmente da Figlio di Dio, come Egli si diceva. Ma solo da Figlio di Dio. Tutto Cielo… Ora tu sai perché… 4Ma sei circonciso?».
«Primogenito sono e sacro al Signore».
«Allora sai la nostra Religione?».
«Non ne ignoro una sillaba. Conosco i precetti e gli usi.
L'halascia, il midrascia e l'aggada mi sono note come gli elementi dell'aria, dell'acqua, del fuoco e della luce, che sono i primi a cui tende l'intelligenza, l'istinto, il bisogno dell'uomo che da poco è nato da seno».
«Orbene, allora tu sai che Israele ebbe promesso il Messia, ma come re potente che avrebbe riunito Israele. Questo invece così non era…».
«Come, dunque?».
«Egli non mirava a terreno potere. Ma di un regno eterno e spirituale si diceva re. Egli non ha riunito, ma anzi ha scisso Israele, perché ora esso è diviso fra coloro che in Lui credono e coloro che malfattore lo dicono. In verità, di re non aveva stoffa, perché voleva solo mitezza e perdono. E come soggiogare e vincere con queste armi?…».
«E allora?».
«E allora i capi dei Sacerdoti e gli Anziani d'Israele lo presero e lo hanno giudicato reo di morte… accusandolo, per verità, di colpe non vere. Sua colpa era essere troppo buono e troppo severo…».
«Come poteva, se era l'uno, essere l'altro?».
«Poteva, perché era troppo severo nel dire le verità ai Capi d'Israele e troppo buono nel non fare su essi miracolo di morte, fulminando i suoi ingiusti nemici».
«Severo come il Battista era?».
«Ecco… non saprei. Duramente rimproverava, specie negli ultimi tempi, scribi e farisei, e minacciava quelli del Tempio come segnati dall'ira di Dio. Ma poi, se uno era peccatore e si pentiva, ed Egli vedeva nel suo cuore vero pentimento, perché il Nazareno leggeva nei cuori meglio che uno scriba nel testo, allora era più dolce di una madre».
«E Roma ha permesso fosse ucciso un innocente?».
«Lo ha condannato Pilato… Ma non voleva e lo diceva “Giusto”. Ma di accusarlo a Cesare lo minacciarono ed ebbe paura.
5Insomma fu condannato alla croce e vi morì. E questo, insieme al timore dei sinedristi, ci ha molto avviliti. Perché io sono Clofé figlio di Clofé e questo è Simone, ambedue di Emmaus, e parenti, perché io sono lo sposo della sua prima figlia, e discepoli del profeta eravamo».
«E ora non lo siete più?».
«Noi speravamo che sarebbe Lui che libererebbe Israele e anche che, con un prodigio, confermasse le sue parole. Invece!…».
«Che parole aveva dette?».
«Te lo abbiamo detto: “Io sono venuto al Regno di Davide. Io sono il Re pacifico” e così via. E diceva: “Venite al Regno”, ma poi non ci ha dato il regno.
E diceva: “Il terzo giorno risorgerò”. Ora è il terzo giorno che è morto. Anzi è già compiuto, perché l'ora di nona è già trascorsa, e Lui non è risorto. Delle donne e delle guardie dicono che sì, è risorto. Ma noi non lo abbiamo visto. Dicono le guardie, ora, che così hanno detto per giustificare il furto del cadavere fatto dai discepoli del Nazareno. Ma i discepoli!… Noi lo abbiamo tutti lasciato per paura mentre era vivo… e non certo lo abbiamo rapito ora che è morto. E le donne… chi ci crede ad esse? Noi ragionavamo di questo. E volevamo sapere se Egli si è inteso di risorgere solo con lo Spirito tornato divino, o se anche con la Carne. Le donne dicono che gli angeli - perché dicono di avere visto anche gli angeli dopo il terremoto, e può essere, perché già il venerdì sono apparsi i giusti fuori dai sepolcri - dicono che gli angeli hanno detto che Egli è come uno che non è mai morto. E tale infatti alle donne parve di vederlo. Ma però due di noi, due capi, sono andati al Sepolcro. E, se lo hanno visto vuoto, come le donne hanno detto, non hanno visto Lui, né lì, né altrove. Ed è una grande desolazione, perché non sappiamo più che pensare!».
6«Oh! come siete stolti e duri nel comprendere! e come lenti nel credere alle parole dei profeti! E non era ciò stato detto? L'errore di Israele è questo: dell'avere male interpretato la regalità di Cristo. Per questo Egli non fu creduto. Per questo Egli fu temuto. Per questo ora voi dubitate. In alto, in basso, nel Tempio e nei villaggi, ovunque si pensava ad un re secondo l'umana natura.
La ricostruzione del regno d'Israele non era limitata, nel pensiero di Dio, nel tempo, nello spazio e nel mezzo, come fu in voi.
Non nel tempo: ogni regalità, anche la più potente, non è eterna. Ricordate i potenti Faraoni che oppressero gli ebrei ai tempi di Mosè. Quante dinastie non sono finite, e di esse restano mummie senz'anima in fondo ad ipogei secreti! E resta un ricordo, se pur resta quello, del loro potere di un'ora, e anche meno, se misuriamo i loro secoli sul Tempo eterno. Questo Regno è eterno.
Nello spazio. Era detto: regno di Israele. Perché da Israele è venuto il ceppo della razza umana; perché in Israele è, dirò così, il seme di Dio, e perciò, dicendo Israele, volevasi dire: il regno dei creati da Dio. Ma la regalità del Re Messia non è limitata al piccolo spazio della Palestina, ma si estende da settentrione a meridione, da oriente a occidente, dovunque è un essere che nella carne abbia uno spirito, ossia dovunque è un uomo. Come avrebbe potuto uno solo accentrare in sé tutti i popoli fra loro nemici e farne un unico regno senza spargere a fiumi il sangue e tenere tutti soggetti con crudeli oppressioni d'armati? E come allora avrebbe potuto essere il re pacifico di cui parlano i profeti?
Nel mezzo: il mezzo umano, ho detto, è l'oppressione. Il mezzo sovrumano è l'amore. Il primo è sempre limitato, perché i popoli ben si rivoltano all'oppressore. Il secondo è illimitato, perché l'amore è amato o, se amato non è, è deriso. Ma, essendo cosa spirituale, non può mai essere direttamente aggredito. E Dio, l'Infinito, vuole mezzi che come Lui siano. Vuole ciò che finito non è perché eterno è: lo spirito; ciò che è dello spirito; ciò che porta allo Spirito. Questo è stato l'errore: di avere concepito nella mente un'idea messianica sbagliata nei mezzi e nella forma.
Quale è la regalità più alta? Quella di Dio. Non è vero? Or dunque, questo Ammirabile, questo Emmanuele, questo Santo, questo Germe sublime, questo Forte, questo Padre del secolo futuro, questo Principe della pace, questo Dio come Colui dal quale Egli viene, perché tale è detto e tale è il Messia, non avrà una regalità simile a quella di Colui che lo ha generato? Sì, che l'avrà. Una regalità tutta spirituale ed eterna, pura da rapine e sangue, ignara di tradimenti e soprusi. La sua Regalità! Quella che la Bontà eterna concede anche ai poveri uomini, per dare onore e gioia al suo Verbo.
7Ma non è detto da Davide che questo Re potente ha avuto messa sotto i suoi piedi ogni cosa a fargli da sgabello?
Non è detta da Isaia tutta la sua Passione e da Davide numerate, potrebbesi dire, anche le torture? E non è detto che Egli è il Salvatore e Redentore, che col suo olocausto salverà l'uomo peccatore?
E non è precisato, e Giona ne è segno, che per tre giorni sarebbe ingoiato dal ventre insaziabile della Terra e poi ne sarebbe espulso come il profeta dalla balena?
E non è stato detto da Lui: “Il Tempio mio, ossia il mio Corpo, il terzo dì dopo essere stato distrutto, sarà da Me (ossia da Dio) ricostruito”?
E che pensavate? Che per magia Egli rialzasse le mura del Tempio? No. Non le mura. Ma Se stesso. E solo Dio poteva far sorgere Se stesso. Egli ha rialzato il Tempio vero: il suo Corpo di Agnello. Immolato, così come ne ebbe l'ordine e la profezia Mosè, per preparare il “passaggio” da morte a Vita, da schiavitù a libertà, degli uomini figli di Dio e schiavi di Satana.
“Come è risorto?”, vi chiedete. Io rispondo: È risorto con la sua vera Carne e col suo divino Spirito che l'abita, come in ogni carne mortale è l'anima abitante regina nel cuore. Così è risorto dopo aver tutto patito per tutto espiare, e riparare all'Offesa primigenia e alle infinite che ogni giorno dall'Umanità vengono compite.
È risorto come era detto sotto il velo delle profezie.
Venuto al suo tempo, vi ricordo Daniele, al suo tempo fu immolato. E, udite e ricordate, al tempo predetto dopo la sua morte la città deicida sarà distrutta.
8Io ve ne consiglio: leggete con l'anima, non con la mente superba, i profeti, dal principio del Libro alle parole del Verbo immolato; ricordate il Precursore che lo indicava Agnello; risovvenitevi quale era il destino del simbolico agnello mosaico. Per quel sangue furono salvati i primogeniti d'Israele. Per questo Sangue saranno salvati i primogeniti di Dio, ossia quelli che con la buona volontà si saranno fatti sacri al Signore.
Ricordate e comprendete il messianico salmo di Davide e il messianico profeta Isaia.
Ricordate Daniele, riportatevi alla memoria, ma alzando questa dal fango all'azzurro celeste, ogni parola sulla regalità del Santo di Dio, e comprenderete che altro segno più giusto non vi poteva essere dato più forte di questa vittoria sulla Morte, di questa Risurrezione da Se stesso compiuta.
Ricordatevi che disforme alla sua misericordia e alla sua missione sarebbe stato il punire dall'alto della Croce coloro che su essa lo avevano messo. Ancora Egli era il Salvatore, anche se era Crocifisso schernito e inchiodato ad un patibolo! Crocifisse le membra, ma libero lo spirito e il volere. E con questi volle ancora attendere, per dare tempo ai peccatori di credere e di invocare, non con urlo blasfemo, ma con gemito di contrizione, il suo Sangue su loro.
9Ora è risorto. Tutto ha compiuto. Glorioso era avanti la sua incarnazione. Tre volte glorioso lo è ora che, dopo essersi annichilito per tanti anni in una carne, ha immolato Se stesso, portando l'Ubbidienza alla perfezione del saper morire sulla croce per compiere la Volontà di Dio. Gloriosissimo, in un con la Carne glorificata, adesso che Egli ascende al Cielo ed entra nella Gloria eterna, iniziando il Regno che Israele non ha compreso.
Ad esso Regno Egli, più che mai pressantemente, con l'amore e l'autorità di cui è pieno, chiama le tribù del mondo. Tutti, come videro e previdero i giusti di Israele ed i profeti, tutti i popoli verranno al Salvatore. E non vi saranno più Giudei o Romani, Sciti o Africani, Iberi o Celti, Egizi o Frigi. L'oltre Eufrate si unirà alle sorgenti del Fiume perenne. Gli iperborei a fianco dei numidi verranno al suo Regno, e cadranno razze e idiomi. Costumi e colori di pelle e capelli non avranno più luogo. Ma sarà uno sterminato popolo fulgido e candido, un unico linguaggio, un solo amore. Sarà il Regno di Dio. Il Regno dei Cieli. Monarca eterno: l'Immolato Risorto. Sudditi eterni: i credenti nella sua Fede. Vogliate credere per essere di esso.
10Ecco Emmaus, amici. Io vado oltre. Non è concessa sosta al Viandante che tanta strada ha da fare».
«Signore, tu sei istruito più di un rabbi. Se Egli non fosse morto, diremmo che Egli ci ha parlato. Ancora vorremmo udire da te altre e più estese verità. Perché ora, noi pecore senza pastore, turbate dalla bufera dell'odio d'Israele, più non sappiamo comprendere le parole del Libro. Vuoi che veniamo con te? Vedi, ci istruiresti ancora, compiendo l'opera del Maestro che ci fu tolto».
«L'avete avuto per tanto e non vi poté fare completi? Non è questa una sinagoga?».
«Sì. Io sono Cleofa, figlio di Cleofa il sinagogo, morto nella sua gioia di avere conosciuto il Messia».
«E ancora non sei giunto a credere senza nube? Ma non è colpa vostra. Ancora dopo il Sangue manca il Fuoco. E poi crederete, perché comprenderete. Addio».
«O Signore, già la sera si appressa e il sole si curva al suo declino. Stanco sei, e assetato. Entra. Resta con noi. Ci parlerai di Dio mentre divideremo il pane e il sale».
11Gesù entra e viene servito, con la solita ospitalità ebraica, di bevande e acque per i piedi stanchi.
Poi si mettono a tavola e i due pregano di offrire per loro il cibo.
Gesù si alza tenendo sulle palme il pane e, alzati gli occhi al cielo rosso della sera, rende grazie del cibo e si siede. Spezza il pane e ne dà ai suoi due ospiti. E nel farlo si disvela per quello che Egli è: il Risorto.
Non è il fulgido Risorto apparso agli altri a Lui più cari. Ma è un Gesù pieno di maestà, dalle piaghe ben nette nelle lunghe Mani: rose rosse sull'avorio della pelle. Un Gesù ben vivo nella sua Carne ricomposta. Ma anche ben Dio nella imponenza degli sguardi e di tutto l'aspetto.
I due lo riconoscono e cadono in ginocchio… Ma, quando osano alzare il viso, di Lui non resta che il pane spezzato. Lo prendono e lo baciano. Ognuno prende il proprio pezzo e se lo mette, come reliquia, avvolto in un lino sul petto.
Piangono dicendo: «Egli era! E non lo conoscemmo. Eppure non sentivi tu arderti il petto mentre ci parlava e ci accennava le Scritture?».
«Sì. E ora mi pare di vederle di nuovo. E nella luce che dal Cielo viene. La luce di Dio.
E vedo che Egli è il Salvatore».
12«Andiamo. Io non sento più stanchezza e fame. Andiamo a dirlo a quelli di Gesù, in Gerusalemme».
«Andiamo. Oh! se il vecchio padre mio avesse potuto godere quest'ora!».
«Ma non lo dire! Egli più di noi ne ha goduto. Senza il velo usato per pietà della nostra debolezza carnale, egli, il giusto Clofé, ha visto col suo spirito il Figlio di Dio rientrare nel Cielo. Andiamo! Andiamo! Giungeremo a notte alta. Ma, se Egli lo vuole, ci darà maniera di passare. Se ha aperto le porte di morte, ben potrà aprire le porte delle mura! Andiamo».
E nel tramonto tutto purpureo vanno solleciti verso Gerusalemme.
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Ecco, care amiche ed amici lettori, la 'lectio divina' che il Redattore di quella presentazione sull'opuscolo delle Paoline avrebbe pagato chissà cosa per poterla leggere sul Vangelo.
Se qualcuno di voi però lo conoscesse (Fr. Luca Fallica della Comunità SS. Trinità, Dumenza) sia così gentile da fargliela pervenire, come pure a quei Cardinali (come Walter Kasper e Karl Lehmann, due fra i tanti…) che oggi - modernisti come sono - negano la Resurrezione reale di Gesù Cristo in Carne e Sangue (attribuita ad un fatto della Fede, cioè ad una mera credenza dei primi cristiani quando non anche ad una bugia degli apostoli per accreditare la loro nuova religione), cardinali e anche vescovi che evidentemente conoscono le Scritture citate da Gesù forse molto meno di quei due viandanti e semplici discepoli di Emmaus.
Cardinali e vescovi che anche in questo brano troveranno conferma che Gesù è certo Misericordioso e perdona, ma solo chi si pente veramente e… cambia vita.
1 Lc 24, 13-35
2 029. Discordanze evangeliche: croce e delizia degli esegeti. Giovanni 'vide e credette'… (aprile 2005)
030. Discordanze evangeliche: croce e delizia degli esegeti. Giovanni 'vide e credette'… Quei due di Emmaus: Cleopa e … Simone…! (maggio 2005)
3 Maia Valtorta: 'L'Evangelo come mi è stato rivelato' - Vol. X - Cap. 625.3 - Centro Editoriale Valtortiano