
VOCE NARRANTE ♫ SILVIA CANEPARO
7.8.2016
078. Giubileo e indulgenze plenarie. Dunque… 'Pecca fortiter…'
Ormai da tempo si sente dire che bisogna avere assoluta fiducia nella Misericordia di Dio perché Dio è 'infinitamente misericordioso', ma in pochi casi nelle chiese che io frequento ho raccolto inviti ad approfittare delle Indulgenze plenarie usufruibili grazie al Giubileo della Misericordia in corso, indetto da Papa Francesco.
Molti non riescono a credere nelle indulgenze, che considerano frutto di un devozionismo popolare, come del resto non ci credono i luterani e i protestanti in genere.
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Se si rispettano le precise condizioni poste dalla Chiesa, che le 'amministra' grazie al potere di 'legare e sciogliere' concessi da Gesù nel Vangelo a Pietro ed ai suoi successori, le indulgenze sono una grandissima vera misericordia perché - a seconda dei casi - esse possono abbuonare peccati e… pene relative.
Provvidenziale 'sanatoria' per i vivi, dunque, ma anche per i defunti i quali - essendo in uno stato di espiazione - non possono usufruirne se non grazie ai vivi della terra, quelli della Chiesa militante, che possono intercedere per loro, sempre secondo le 'regole' fissate dalla Chiesa.
Si discute molto sul fatto se il Purgatorio sia un 'luogo' o uno 'stato'.
Non si tratta qui di discutere come si è fatto sul sesso degli angeli, dato che essi sono puri spiriti e quindi non sono né maschi né femmine, tuttavia vi è chi pensa - e probabilmente non a torto - che il Purgatorio debba essere un 'luogo' perché le anime sono vive ed eterne e quindi devono pur stare da qualche parte a purificarsi.
Se esse fossero solo uno 'stato' dove starebbero a purificarsi? In giro per l'universo a vagare?
Il Purgatorio è uno dei 4 Regni (Limbo, Purgatorio, Paradiso ed Inferno, dei quali dopo il Giudizio universale i primi due cesseranno e rimarranno eterni solo gli ultimi due) dove le anime espiano per le colpe fatte in vita perché Dio, oltre ad essere Misericordia, è anche Giustizia ed è giusto che esse il Paradiso se lo 'guadagnino' riparando per i loro errori.
L'anima che salendo progressivamente esce dal Purgatorio per entrare in Paradiso grazie alla purificazione subita con la dovuta espiazione, ne entra 'immacolata' che di più non si può ed è quindi degna di presentarsi di fronte a Dio, Purissimo spirito, che non può accettare in Paradiso anime che non siano più che pure e degne di stare davanti a Lui ed insieme ai suoi Angeli.
A proposito di quella misericordia di Dio che fa dimenticare la Giustizia, pochi giorni fa ha fatto molto scalpore una omelia del Mons. Nunzio Galantino, Segretario Generale della Conferenza episcopale italiana, omelia pronunciata - come si legge nelle cronache - nel corso di una Messa davanti ai ragazzi convenuti in Polonia per la Giornata Mondiale della Gioventù.
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Per essere forse 'politicamente' in linea con il nuovo e purtroppo ormai abusato 'messaggio' misericordioso che è passato nel 'comune sentire' di tanta 'gente' che non chiede altro che 'misericordia' per restare nei propri peccati, egli ha commentato quel famoso episodio biblico1 che narra di una preghiera-perorazione, che Abramo rivolge a Dio, apparsogli sotto le sembianze di un misterioso personaggio in cammino, accompagnato da due uomini che in realtà sono due suoi angeli, omettendo però - Monsignor Galantino - di parlare della parte finale della storia.
Abramo viene avvicinato dunque presso la sua tenda dai tre uomini ma intuisce dal loro aspetto ieratico e maestoso che quelle sono solo apparenze umane e che uno dei tre è Dio.
Viene anche a sapere che Dio è avviato verso la città di Sodoma, abitata appunto da sodomiti impenitenti, per distruggerla con tutti gli abitanti.
Oggi, quelli della lobby LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) anche se credessero in Dio sarebbero forse capaci di farlo incriminare almeno per il reato di omofobia, tentato omicidio, assassinio di massa, stragismo.
Abramo però è un sant'uomo, e non vorrebbe la distruzione della città nella quale ci potrebbe essere anche qualche coppia eterosessuale..., come in effetti è, e fra poco lo vedremo a proposito di Lot.
Pertanto egli perora la causa della città, chiedendo a Dio se proprio non volesse rinunciare al suo proposito di far perire il giusto insieme all'ingiusto, per cui - se vi fossero stati almeno cinquanta giusti - Dio, per Misericordia, avrebbe anche potuto rinunciare al suo progetto, no?
Dio, guardando benevolmente in tralice il suo Abramo, e anche se sa in anticipo che è inutile, acconsente dicendo che se nella città di Sodoma si fossero trovati almeno cinquanta giusti Egli - per amor loro - avrebbe perdonato a tutta la città.
Abramo - i 'levantini' e gli 'arabi' sono abilissimi nel 'negoziare', figuriamoci un santo come Abramo - si fa coraggio e osa proporre a Dio di salvare la città anche se in ipotesi di giusti ce ne fossero solo 45.
Dio - immagino con un sospiro sornione - acconsente.
Abramo - incoraggiato ulteriormente da questo cedimento misericordioso - allora insiste: prima 40, poi 35, quindi 30 e via di seguito, mentre Dio - sempre più sospirando - acconsente pazientemente.
Finché Abramo si gioca il tutto per tutto e - dice la Bibbia - soggiunge alla fine: «'Deh, non si adiri il mio Signore, parlerò solo più questa volta: forse ce ne potrebbero essere dieci'. E il Signore rispose: 'Per amor di quei dieci non la distruggerò'. Finito che ebbe di parlare con Abramo, il Signore se ne partì, e Abramò tornò dai suoi».
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Fine della citazione biblica del Mons. Galantino il quale - omettendo come già detto di parlare dell'interessante e significativo seguito della storia - voleva dimostrare ai giovani che non c'è limite alla misericordia di Dio.
Del resto il fatto che 'non c'è limite' è anche quanto pensava Martin Lutero tranquillizzandoci con quel suo 'Pecca fortiter...'
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Nell'omelia da lui tenuta ai giovani, Monsignor Galantino ha dunque commentato il brano spiegando loro che quella di Abramo è la prova della infinita Misericordia di Dio … 'perché grazie ad Abramo, la sua preghiera di intercessione e la sua voglia di osare, salvano Sodoma. La città è salva perché ci sono i giusti, anche se pochi… ma la città è salva soprattutto perché c’è Abramo, uomo di preghiera, che non fa da accusatore implacabile, non parla contro ma parla a favore'.
Interpretata da me in una forma più diretta e chiara, secondo l'allusione trasversale del Segretario dei vescovi italiani (il quale prende spesso la parola al posto del più titolato e certamente più informato Presidente della C.E.I., sua S.Em. Card. Angelo Bagnasco) Abramo sarebbe stato in sostanza - dico io - una sorta di 'modernista' ante litteram, perché egli 'parla a favore' (come i 'modernisti'), mentre gli 'accusatori implacabili' sarebbero - dico sempre io - i 'tradizionalisti' (come ad esempio - dico ancora io - Pio IX, San Pio X, San Giovanni Paolo II, e il Papa emerito Benedetto XVI) che non parlano a favore ma contro, e ciò - dico sempre io - per il fatto di rifarsi essi all'insegnamento bimillenario della Chiesa rifiutando la nuova teologia che vuole interpretare oggi la Dottrina di Gesù in maniera più elastica e aggiornata a quelli che sono i tempi moderni.
Non vi sto a dire le ironie, talvolta caustiche, di moltissime cronache giornalistiche che - anziché 'coprire' l'Omissis come hanno fatto altre testate laiciste - hanno ritenuto di accusare il Monsignore di peccato di 'omissione' avendo egli appunto 'omesso' il finale2 del racconto che per inciso parla anche dei sodomiti, termine oggi politicamente scorretto.
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Il finale del racconto narra infatti che i due angeli distruttori erano giunti a Sodoma dove, restando sempre sotto sembianze umane per fare un ultimo tentativo di 'conversione' del popolo, erano stati ospitati nella casa del 'giusto' Lot , peraltro nipote di Abramo, che aveva lì anche la moglie e due figlie.
Chissà che non fosse stata anche questa - 'maligno' un pochettino io che sono un ex-agnostico - una delle ragioni della insistenza di Abramo con il Signore, quanto al numero dei 'giusti' da salvare.
I due angeli, sgraditi però agli altri abitanti, vengono ad un certo punto circondati - come dice testualmente la Bibbia - da tutto il popolo dei sodomiti, senza eccezioni: giovani e vecchi, che - tumultuando - minacciano di sodomizzare a loro volta i due angeli in vesti umane insieme allo stesso Lot.
Da tutto il popolo… - dice la Bibbia - quindi senza neanche quei dieci giusti a favore dei quali Abramo aveva perorato la causa.
Ragion per cui i due angeli compirono la loro missione e distrussero con zolfo e fuoco fatto piovere dal Cielo tutta la città con i suoi abitanti e tutto il circondario, ad eccezione del 'giusto' Lot, della moglie e delle sue due figlie che erano stati convinti a fuggire finché erano in tempo.
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Quale è dunque la morale della mia scherzosa 'simil-parabola' biblica?
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Dio è Misericordioso… ma anche Lui può perdere la pazienza!
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Si parla molto da qualche tempo negli ambienti bene informati di un avvicinamento del cattolicesimo alla dottrina luterana in nome dell'ecumenismo e - quasi a conferma - ha fatto scalpore la notizia che Papa Francesco sarà in Svezia il prossimo 31 ottobre per prendere parte ad una cerimonia congiunta in programma a Lund fra la Chiesa Cattolica e la Federazione Luterana Mondiale, per commemorare la Riforma di Martin Lutero iniziata nel 1517 ed il cui 500mo anniversario cade dunque nel 2017.
C'è chi - anche molto 'autorevole' - si è domandato cosa ci sia mai da 'commemorare', per noi cattolici, visto lo sconquasso di divisioni che la Riforma di Lutero ha portato in tutto il mondo cristiano e visto il giudizio dato a suo tempo da San Pio X sul fatto che il protestantesimo, o religione riformata come l'avevano chiamata i fondatori, 'è la somma di tutte le eresie, che furono prima di esso, che sono state dopo, e che potranno nascere ancora a far strage di anime'.
Al riguardo comunque dell'incontro prossimo di Lund, di Martin Lutero e… del Cardinale Walter Kasper - su 'La Nuova Bussola Quotidiana' del 9 giugno scorso - mi era capitato di leggere il seguente articolo di Angela Pellizzari:
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Se Kasper ci vuole alla scuola di Lutero
di Angela Pellicciari 09-06-2016
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Il primo giugno è uscito un comunicato congiunto della Federazione luterana mondiale e il Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Nella sostanza riprende le linee del comunicato della Sala stampa vaticana del 25 gennaio che annunciava il viaggio del papa a Lund, in Svezia, per “commemorare” i 500 anni della riforma. La novità di giugno – e non si tratta di un particolare di poco conto - è la specificazione che il papa resterà in Svezia un giorno in più per incontrare i cattolici e celebrare con loro un’Eucaristia.
Per capire in che senso la Chiesa cattolica commemori Martin Lutero con l’obiettivo di celebrare “i doni della Riforma” (così afferma il comunicato congiunto), è utile prendere le mosse da un piccolo libro su Lutero recentemente dato alle stampe dal cardinale Kasper (Martin Lutero - Una prospettiva ecumenica, Queriniana).
Il libro di Kasper, efficace, chiaro, ben scritto, parte da una tesi di fondo: Lutero aveva ragione, la Chiesa romana torto.
Personalità dal «fascino addirittura magnetico», che «per alcuni cattolici è già diventato quasi un padre comune della chiesa», Lutero, dopo aver tentato invano di convincere papa e vescovi ad attuare la riforma da lui stesso prefigurata, «dal momento che i vescovi si rifiutavano di procedere», «dovette accontentarsi di un ordinamento d’emergenza».
Ancora: «L’appello di Lutero alla penitenza» non è stato accolto e «anziché reagire con la disponibilità alla penitenza e con le necessarie riforme, si rispose con polemiche e condanne».
Vale la pena di sottolineare ancora una volta il punto di vista di Kasper: «Roma e i vescovi non hanno accolto l’appello di Lutero alla penitenza e alla riforma», e quindi, pur non volendo, Lutero è stato in qualche modo costretto a divenire ciò che è stato: Lutero «divenne il Riformatore, pur non definendosi tale».
Lutero dal canto suo «si poneva nella lunga tradizione dei rinnovatori cattolici che lo avevano preceduto. Si pensi soprattutto a Francesco d’Assisi, che con i suoi fratelli volle vivere semplicemente il vangelo e così predicarlo. Oggi si parlerebbe di nuova evangelizzazione».
Kasper ricorda come la vita del monaco agostiniano ruotasse intorno alla domanda: «Come posso trovare un Dio misericordioso? Questo era il problema esistenziale di Lutero».
Riforma, penitenza, misericordia, collegamento con lo spirito francescano: Kasper usa queste definizioni per proporre un'azzardata analogia con papa Bergoglio che va a Lund a “commemorare” i cinquecento anni della Riforma, che si pone come riformatore, che sta tutto dalla parte della misericordia e che ha scelto di chiamarsi Francesco.
Devo a Kasper gratitudine perché, leggendo il suo libro, ho finalmente capito cosa significhi l’espressione ecumenismo. Parola che per me era finora rimasta nel limbo della vaghezza e, in fondo, dell’irrilevanza.
Adesso invece so cosa significhi e quale progetto sottintenda, almeno per Kasper.
Seguiamo il ragionamento del Cardinale: «Per ecumenismo si intende tutto il globo terrestre abitato, dunque universalità invece che particolarità. Si può anche dire: a differenza del cattolicesimo e del protestantesimo, limitati nel loro aspetto confessionale, ecumenismo significa la riscoperta della cattolicità originaria, non ristretta ad un punto di vista confessionale».
Deduzione: dal momento che cattolicesimo e protestantesimo esistono uno affianco all’altro, nessuno dei due è universale. Per raggiungere l’universalità si tratta di uscire dalla confessionalità, cioè dalla particolarità delle Chiese, e conquistare l’ecumenicità, nuovo modo per indicare la caratteristica universale del messaggio cristiano. Le Chiese - che sono tutte sullo stesso piano perché tutte ugualmente confessionali, cioè particolari - «devono vivere l’una con l’altra e andare l’una incontro all’altra».
Kasper è convinto che la strada dell’ecumenismo così inteso sia ormai obbligata: un regresso al confessionalismo «sarebbe una catastrofe» perché così facendo non saremmo in grado di contrastare l’ecumenismo secolare «che vorrebbe estromettere il cristianesimo dalla sfera pubblica».
Ancora: «Nell’ecumenismo cristiano, perciò, è in gioco l’unità della Chiesa, nel servizio all’unità e alla pace del mondo. Si tratta di un umanesimo universale, che è fondato in Gesù Cristo quale nuovo e ultimo Adamo».
L’impianto del ragionamento di Kasper è chiarissimo quanto originale: la Chiesa di Roma non è cattolica perché non è universale. È confessionale. Per riconquistare la cattolicità bisogna che insieme alle altre Chiese dia vita ad una «diversità riconciliata».
Questo però è l'esatto opposto di quanto la Chiesa ha sempre insegnato in duemila anni. Nonostante tutte le eresie e tutti gli attacchi che le sono stati rivolti (da Lutero con estrema violenza) la Chiesa non ha mai perso la consapevolezza di essere cattolica, cioè universale. Chiesa cattolica, apostolica, romana.
Non a caso romana: da tempo immemorabile Roma è il mondo (come la benedizione solenne urbi et orbi mostra) e Pietro e Paolo a Roma non fanno che portare a compimento la vocazione romana all’universalità (non c’è più né schiavo né libero, né uomo né donna, né giudeo né greco, scrive Paolo ai Colossesi e ai Galati).
La Chiesa cattolica, apostolica, romana, non ha alcun bisogno di recuperare quell’universalità che da sempre la caratterizza e che da sempre è insidiata da altri centri di potere che desiderano imporre sulle ceneri dell’universalità romana un nuovo tipo di universalità.
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No comment, da parte mia se non per il fatto che il potente ed influente cardinale tedesco Walter Kasper, che mai avrei sospettato di essere un 'ecumenista' nel senso sopra spiegato, è stato - come ho già avuto occasione di dire in altri miei 'Pensieri a voce alta'3 - una sorta di 'deus ex machina' del recente e ancora molto discusso Sinodo sulla Famiglia che tante negative reazioni ha comportato da parte di molti autorevoli vescovi e cardinali a livello mondiale e anche da parte dello stesso Card. Gerhard Muller, attuale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Mi viene però in mente - pensando all'incontro di Papa Francesco con i luterani del prossimo 31 ottobre - che il mese di ottobre, ma del 1917, era stato anche il mese della sesta ed ultima apparizione della Madonna a Fatima, per richiamare noi tutti e la Chiesa cattolica alla conversione, convalidando poi di fronte al mondo la veridicità delle sue apparizioni e profezie con il famoso miracolo del sole rotante.
Il prossimo 2017 del 500.mo anniversario - sempre del mese di ottobre - sarà dunque anche l'anno del centesimo anniversario di quella apparizione della Madonna con i suoi accorati inviti alla conversione generale e dove Lei - di fronte alle degenerazioni del mondo - aveva detto nella terza apparizione del 13 luglio 1917: '… Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà…'.
È una strana coincidenza di anniversari!
Forse la Madonna non pensava proprio a Cattolici e Luterani perché è ben difficile immaginare un accordo dei Cattolici con una Confessione luterana che nega i Sacramenti (tranne il Battesimo come pure il significato reale e profondo della Santa Messa e della stessa Eucarestia) e non ha alcuna venerazione per la Madonna, devozione peraltro che anche molti preti cattolici modernisti spregiano chiamandola 'madonnismo'.
Vi sono però altre differenze enormi che non lasciano capire quale possa essere un eventuale punto di compromesso, a meno che ciascuna - o una - delle due parti non ceda sui cosiddetti 'principi (fino ad ora) non negoziabili'.
Martin Lutero era anch'egli talmente convinto (come Mons. Galantino) della assoluta misericordia di Dio che aveva detto che a un peccatore sarebbe bastata la fede in Dio per salvarsi, indipendentemente dal fatto di continuare a peccare.
In buona sostanza - come si tende a far surrettiziamente intendere oggi anche in certe chiese cattolico-moderniste grazie alle nuove 'pastorali' in voga - Lutero diceva che il fatto di avere una totale fede in Dio misericordioso sarebbe bastato, per cui non bisogna preoccuparsi di commettere dei peccati perché sarà comunque la fede a salvarci, al punto di scrivere al suo amico Melantone: “Pecca fortiter sed crede fortius”, cioè: 'Anche se commetti peccato, sarà la fede a salvarti', aggiungendo poi “Sed fortius fide et gaude in Christo”, che può’ essere tradotto con un 'ma con più forza confida e godi in Cristo'.
Quindi si deduce e si afferma che - quanto ai luterani - per l'ottenimento della grazia e della salvezza non sono indispensabili né le opere buone né i Sacramenti della Chiesa cattolica, perché la salvezza dell'uomo dipenderebbe unicamente dalla volontà e decisione di Dio, in quanto è Dio che predestina la salvezza o meno di ciascuno di noi, indipendentemente da noi.
Uno dei fondamenti della dottrina luterana è infatti quello della predestinazione, concetto tutt'altro che nuovo che si rifà agli Stoici pagani dell'antichità quando si credeva che gli uomini fossero soggetti al Fato predeterminato da Dio: il Fato, cioè un destino ineluttabile scritto dagli dèi.
Difficile quindi - in questa attuale 'Dottrina della infinita Misericordia di Dio' così ben insegnata da Mons. Galantino, ma disgiunta dalla altrettanto infinita Giustizia per cui non solo Sodoma ma anche Gomorra vennero distrutte - non temere i rischi dell'inizio di un primo passo indiretto di avvicinamento - intuibile anche per altri indizi - alla Dottrina protestante del già citato 'Pecca fortiter', perché tanto - il Dio Misericordioso - perdona, sempre.
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Tuttavia 'Accà nisciuno è fesso', cita un noto proverbio popolare napoletano che, detto in maniera più 'aulica', si potrebbe tradurre nel caso specifico con un 'Dio è buono, ma non stolto…'.
Dio - contrariamente a quel che sostiene Lutero - aborre il Peccato, figuriamoci poi se il peccatore lo trasforma nella dottrina del 'Pecca fortiter'.
Dio, pur 'odiando' il peccato ma amando il Peccatore fa di tutto per salvarlo, sempre però che il peccatore con il suo libero arbitrio - quest'ultimo pure negato da Lutero - 'voglia' salvarsi facendo la volontà di Dio, cioè rispettando almeno la Legge dei Dieci Comandamenti.
È infatti la nostra volontà abbinata al libero arbitrio quella che ci fa fare le scelte e ci rende meritevoli della salvezza o passibili della condanna divina.
La Misericordia di Dio non viene dunque data 'gratis' ma - anche se Dio perdona settanta volte sette volte, per non dire settecento volte sette, cioè sempre - Egli pretende di volta in volta almeno un sincero pentimento ed il proposito serio di non peccare più, anche se poi la vita e la nostra debolezza ci fanno ricadere nel peccato.
La Misericordia di Dio, la vera Misericordia, è dimostrata invece dai Sacramenti istituiti da Gesù per aiutarci nel difficile cammino, come ad esempio la Confessione che ci assolve dal peccato, e l'Eucarestia con la quale - facendosi Gesù misteriosamente presente nell'Ostia consacrata in Corpo, Sangue, Anima e Divinità - ci permea e ci fortifica come una soprannaturale Medicina e ci aiuta quindi a mantenerci sulla retta via.
Per i casi estremi, poi - ed ecco qui ancora un altro esempio di vera Misericordia - ci sono le Indulgenze, proprio quelle tanto detestate da Lutero che pur credeva nella misericordia infinita al punto di dirti di peccare tranquillamente, anzi di più.
Egli non credeva che Dio - pur in casi eccezionali ed a certe condizioni - potesse perdonare e amnistiare non solo le pene dei nostri peccati personali di quando siamo ancora in vita, ma anche le pene delle anime del Purgatorio.
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Con mia moglie siamo andati ieri mattina presto alla funzione mattutina per dedicare al Signore la Messa a favore dell'anima della mamma di una comune amica, appena mancata.
Pensavamo che nonostante fosse una brava persona - che certo doveva avere espiato in terra a causa dei suoi molti anni di malattia - anche lei potesse essere in Purgatorio, come la stragrande maggioranza degli uomini che per quanto 'giusti' non lo sono mai stati del tutto.
La nostra intenzione era quella di offrire in suffragio per lei la Santa Messa che è il Sacrificio di Gesù per i nostri continui peccati.
Per chi non lo sapesse, nella Messa si rinnova infatti ogni volta misticamente il Sacrificio redentivo di Gesù, un Sacrificio incruento, e grazie all'offerta dei meriti infiniti di questo Sacrificio divino a favore di qualcuno, vivo o morto che sia, si può chiedere al Signore una Grazia. In questo specifico caso quella di un Purgatorio…'rapido'.
Ovviamente i luterani - con i quali vorremmo fare 'ecumenismo' - non credono nemmeno a questo Sacrificio incruento…
Mi sono però trovato accanto una giovane amica, anch'essa venuta per la stessa ragione. Io le ho allora detto sottovoce: 'Siamo nell'anno del Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco, perché non approfittare e chiedere per la mamma della nostra amica anche una Indulgenza plenaria secondo le modalità stabilite dalla Chiesa?'
'Io credo nelle indulgenze plenarie - mi ha risposto lei - ma non ho mai capito quale sia la loro logica'.
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Fino a venticinque anni fa io - che ero un laico agnostico ed un incallito razionalista cinquantenne - non sapevo cosa fosse esattamente una 'indulgenza' né tantomeno cosa significasse l'essere 'plenaria'.
Poi, con il tempo, ho capito che con la Confessione per i vivi si cancellano i peccati, come se venissero dimenticati da Dio, ma non si cancella lo 'scotto'.
Lo 'scotto' sono le espiazioni che bisognerà sopportare finché in vita (per riparare a quei peccati pur perdonati personalmente da 'Gesù-Giudice' attraverso le parole del Sacerdote) oppure in Purgatorio dopo la morte.
Il concetto di base è che quando si pecca si può anche essere perdonati ma si deve comunque riparare ed espiare per il mal fatto, anzi da questo punto di vista si potrebbe dire che la Terra - poiché siamo tutti e sempre peccatori - è un grande 'Tempio di espiazione' dove le circostanze della vita ci offrono infinite 'opportunità'.
Perché è un Tempio? Perché con l'espiazione ci si purifica e ci si 'santifica'.
Per i vivi l'Indulgenza plenaria cancella non solo i peccati veniali e/o mortali confessati, ma anche lo 'scotto', cioè le pene terrene che essi dovrebbero espiare finché sono ancora in vita, anche se già perdonati in Confessione.
Qualche volta assistiamo a tante tribolazioni di persone malate a lungo, e certamente si tratta di tribolazioni 'naturali', ma altre volte sono soprannaturali nel senso che Dio - prolungando la vita per vera misericordia - ne tiene conto per lasciare compiere l'espiazione in terra anziché in Purgatorio, dove sarebbe molto più 'pesante'.
In teoria - badate che dico 'in teoria' … - dovremmo essere contenti di 'tribolare' in terra se sapessimo 'accettare' e magari anche 'offrire' le sofferenze in maniera spirituale.
Per i morti - o meglio per le persone non ancora meritevoli del Paradiso ma che sono già salve in Purgatorio (poiché questo è già 'salvezza') - l'espiazione (che potrebbe durare anche secoli se non fino al Giudizio finale) grazie all'Indulgenza plenaria può essere condonata, come per una sorta di amnistia del tutto straordinaria concessa da Dio alla Sua Chiesa incaricata di 'amministrare' i suoi doni di misericordia.
Avete presenti i condoni edilizi che si fanno ogni tanto?
Con questi ci viene perdonato l'illecito ma dobbiamo pagare una 'tassa' e una penalità come 'conseguenza' amministrativa del 'peccato' di abuso edilizio.
Per il Purgatorio i morti non possono pagarsi la 'tassa' e farsi assolvere, perché per loro quel che è fatto, è fatto, ma - in virtù della 'Comunione dei Santi' istituita da Gesù - essa può essere pagata dai vivi che si sostituiscono ai morti come in surroga nel senso che approfittano dell'Indulgenza plenaria facendo quel che viene prescritto dalla Chiesa in termini di preghiere o altro affinché la grazia del condono delle pene venga concessa ai defunti.
Non sono né teologo né 'uomo di chiesa' ma - da 'uomo della strada', per di più di antica formazione agnostica e razionalista - sono forse riuscito con parole povere a rendere l'idea anche ad eventuali agnostici come lo sono stato io.
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Io ho cercato di spiegarvela come meglio potevo - questa 'storia' delle indulgenze che sarebbe in realtà roba da 'teologi' - ma mi rendo conto che la mia suddetta spiegazione è stata davvero povera per cui mi sono quasi pentito di essermici avventurato.
Tuttavia dovete sapere che anche consultando il Catechismo la cosa appare molto complicata, alcune opinioni di teologi si contraddicono l'un l'altra ed ho potuto constatare che anche dei sacerdoti talvolta si confondono come quando dicono che l'indulgenza plenaria oltre che per se stessi si può chiedere anche per altre persone vive.
Se provassimo allora a farci spiegare il tutto da Gesù?
Da Gesù?
Sì, proprio da Lui che ha spiegato bene tante cose nei Vangeli ed anche ai suoi santi con tante visioni, come ad esempio ha fatto anche con la mistica Maria Valtorta (qui) alla quale aveva detto in uno dei suoi 'Dettati': «Se Io dunque ho dato facoltà al mio Pietro, e a coloro che da lui vengono, di assolvere dalle colpe, e sciogliervi perciò dal nodo del Maligno, è logico che Io gli abbia dato anche la facoltà di prendere fra i tesori del Cielo quelle ricchezze che vi condonano anche il debito, o parte dello stesso, che resta dopo la assoluzione dalla condanna».
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Ecco, quest'ultima frase misteriosa 'sulla facoltà di prendere fra i tesori del Cielo quelle ricchezze che vi condonano anche il debito, o parte dello stesso, che resta dopo la assoluzione dalla condanna', meriterebbe già di per se stessa un approfondimento, essendo riferita alla 'Comunione dei santi' istituita da Gesù (anche questo un caso eccezionale di vera Misericordia), ma a questo punto conviene leggere integralmente quel che Gesù aveva spiegato alla mistica (i grassetti sono miei): 4
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Dice Gesù:
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«... O quale dolce catena unisce e rinserra fra le sue maglie d’oro caritativo Terra e Cielo e i santi del Cielo e i giusti della Terra, per circondare di un abbraccio, il cui frutto è aiuto e salvezza, i poveri della Terra: i veri poveri, coloro che sono privi o ben poco dotati di Grazia!
Troppo poco conosciuta nella sua verità questa sublime Comunione degli spiriti “vivi” della Terra e del Cielo, i cui programmi sono quelli di comunicare ai poveri fratelli malati, morenti, e talora già morti, la Vita di cui essi sono pieni essendo una sola cosa con Me-Vita.
Preghiere per ottenere una ancor più longanime pazienza da Dio, preghiere per ottenere da Lui folgori non di punizione ma d’amore che convertano i peccatori come lo fu Saulo sulla via di Damasco5, offerte per essi, segrete e non mai abbastanza benedette immolazioni che vanno come flutto di imponente fiume a riversarsi nei bacini delle grazie celesti, per cui più da essi bacini vengono tratti tesori e più essi ne rigurgitano, perché ogni giusto che vive e ogni santo che ascende alimentano questo oceano formato inizialmente dal Sangue mio a cui associo le vostre lacrime e i vostri meriti, perché voi siate “una sola cosa con Me” nel redimere come nell’amare, nel patire e nel godere.
Vi fu chi ti chiese come e per quale luce vengono date quelle indulgenze che non sono state convalidate da un miracolo notorio6.
È uno degli scogli contro i quali dànno di picco o si incastrano gli animi non sapienti nella Fede.
Ecco che Io, Maestro buono che voglio la vostra sapienza e non l’ignoranza vostra - perché conoscere è amare, conoscere è salvarsi, ed Io, Re oltre che Maestro, vi voglio salvi perché sono il Re buono, e un re buono ama i suoi sudditi e li vuole salvi nei confini dei suoi regni, non preda al dolore, all’indigenza, alla morte - ecco che Io vi istruisco in questa verità.
Le indulgenze vengono applicate traendone i mezzi dai tesori della Comunione dei Santi. Dal Santo fra i santi, Io, Gesù, a quello dei giusti.
Come prati a primavera dopo una tepida acquata notturna, che appaiono al bacio del sole tutti costellati di fiori, così Io vedo, sotto la rugiada della Grazia, fiorire sugli aridi campi della terra le anime giuste e vivere, olezzare e morire con la corolla tesa al Cielo in cui riversano vita e fragranze che poi, fuse a quelle luminose dei beati, ridiscendono a santificare la terra. Fortunate quelle zolle che le accolgono e sull’arida selce sanno far fiorire un nuovo spirito figlio di Dio.
Avete forse timore che i milioni e milioni di giorni di indulgenze non trovino riscontro nella somma dei meriti?
Oh! non temete! Io moltiplico all’infinito i meriti dei santi perché li fondo coi miei che sono infiniti.
Se anche ogni uomo ne fruisse ogni giorno, e per la somma totale di tutti i giorni di indulgenza di tutte le preghiere della terra, i tesori dei meriti non ne apparirebbero diminuiti tanto sono grandi.
Temete invece che chi li applica li applichi con errore?
Io ho detto a Pietro: “Ciò che scioglierai in terra sarà sciolto anche nei Cieli”.7
Se Io dunque ho dato facoltà al mio Pietro, e a coloro che da lui vengono, di assolvere dalle colpe, e sciogliervi perciò dal nodo del Maligno, è logico che Io gli abbia dato anche la facoltà di prendere fra i tesori del Cielo quelle ricchezze che vi c o n d o n a n o anche il debito, o parte dello stesso, che resta dopo la assoluzione dalla condanna.
Se è possibile all’investito del mio spirito di giudicare e assolvere, come non deve esser possibile di applicare ricchezze certe?
Una colpa può esser giudicata personalmente. Ciò non avviene che raramente al mio Tribunale, perché Io sopperisco alle lacune dei miei giudici e li illumino nel vedere.
Solo quelli che sono indegni d’esser tali li lascio senza lumi. Ma per le anime questo non ha pericolo, perché Io supplisco con la mia misericordia verso le stesse, guidandole ad altri sacerdoti degni di guidarle. Io veglio sempre.
Una colpa può esser giudicata personalmente. Perciò vi sono differenze e differenze nella severità dei giudici. Ma i meriti dei santi sono certi e sicuri nella loro vastità.
Non vi è dunque da temere che, attingendone a piene mani, il Capo della Chiesa e i capi delle diocesi si abbiano a trovare un giorno ad applicare ciò che non esiste più. State sicuri, dunque.
Mi si obbietta: “Ma è poi giusto mettere questa o quella indulgenza a questa o quella preghiera, pratica o festività?”.
Non ve ne preoccupate. Anche nel caso non fosse giusto - ma vi faccio notare che nelle cose del culto i miei Pastori sono divinamente guidati - anche in questo caso, Io non permetterei mai che le anime fossero ingannate nella loro fiducia.
Perciò quella o quell’altra preghiera, pratica o festività, daranno alle anime quella indulgenza ad esse applicata per il merito della fede delle anime, merito e fede che Io non trascuro mai ma premio infallantemente.
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Prendiamo dunque in considerazione anche il caso che un Pastore conceda indulgenza ad una cosa che non la meriti.
Più ancora: ad una cosa che sia errore.
Più ancora: che il Pastore sia privo della luce perché morto nello spirito per colpa mortale.
Le anime vengono per questo defraudate del tempo di indulgenza concesso a quella cosa?
No. Mai. Esse, le anime buone, compiono quella cosa con retto e santo fine. Parte perciò la loro opera da un punto santo per venire ad uno ancor più santo: la Comunione dei santi.
Se a mezza via si alza il pilone di un errore, non ne ostacola il venire, poiché la loro opera vola e non striscia, sorvola, supera ben alto lo scoglio e viene a tuffarsi direttamente nei tesori celesti senza menomazione di sorta.
Io premio la vera fede. E ricordatevi di una grande verità: ogni atto di fede è frutto dell’amore. L’amore è per se stesso la indulgenza totale che annulla la moltitudine dei peccati.8
Anche se senza nessuna autorità fosse stata applicata un’indulgenza, per l’anima che per amore mio cerca di acquistarla è serbato e applicato l’indulto del mio amore infinito, che la libererà da ogni ombra di spirituale morte per vivere e vedere la Luce.
Va’ in pace. Io sono con te...»
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Ecco, dunque, la vera Misericordia di Dio! C'è da restare senza parole.
Questo del Gesù valtortiano è un discorso complesso, tutto da meditare riga per riga cercando di comprenderlo a fondo.
Se ho ben capito, e semmai rileggete bene anche voi, le indulgenze non finiscono mai perché vengono tratte dalla 'Comunione dei Santi' e Gesù moltiplica all'infinito i meriti dei santi perché Egli li fonde con i suoi meriti che sono infiniti.
Quando poi un sacerdote assolve dalle colpe, comminando una penitenza, l'assoluzione produce i suoi effetti anche se in ipotesi il sacerdote - che di norma in tali casi è però sempre particolarmente assistito dall'Alto - fosse indegno o non avesse l'autorità per dare quella particolare assoluzione.
Parimenti così succede per l'applicazione di una indulgenza che una persona cerca di acquistare per amore di Dio perché - dice Gesù - ad essa «...è serbato e applicato l’indulto del mio amore infinito, che la libererà da ogni ombra di spirituale morte per vivere e vedere la Luce'».
Non c'è pericolo che il pozzo profondo delle indulgenze possa esaurirsi perché esso viene continuamente alimentato, non solo dai meriti dei 'santi' ma in particolare dai meriti infiniti del Sangue di Gesù Cristo.
Quella che conta è la fede grazie alla quale - chi crede - attinge con il suo 'secchio' al 'pozzo' della Comunione dei santi.
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Se - dice Gesù e qui lo ripeto - Egli ha dato facoltà alla Chiesa di assolvere dalle colpe e di sciogliere dai nodi del Maligno, è logico che Egli le abbia dato anche la facoltà di prendere dai tesori del Cielo quelle ricchezze che ci condonano anche il debito, o parte dello stesso, che resta dopo l'assoluzione dalla condanna.
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Oggi si parla tanto di misericordia verso i peccatori ma con strizzatine d'occhio a certi peccati che verrebbero considerati meno 'peccati' di prima, anziché mettere sull'avviso il 'peccatore' non bene informato del rischio che corre, anche se è vero che per dannarsi bisogna proprio volerlo, perché altrimenti - con un poco di nostra buona volontà - le possibilità di salvezza che ci offre il Signore sono praticamente illimitate: basta volerne approfittare con fede.
Altro che Misericordia dando la Comunione ai 'divorziati risposati', per non parlare dei conviventi 'more uxorio' che - pur persone umanamente più che rispettabili - continuano la loro abituale vita come se niente fosse.
Dannazione per tutti senza appello?
Io personalmente non lo credo.
Gesù è Dio, legge nell'intimo dei cuori, capisce le situazioni, valuta caso per caso le attenuanti come pure le aggravanti, ma a 'giudicare' e ad esercitare il 'Diritto di Misericordia' vuole essere Lui, al momento giusto.
Egli non ha bisogno di 'intermediari' terreni, nel caso specifico 'uomini di chiesa' che per conformarsi evoluzionisticamente alla società moderna - che tuttavia cambia continuamente in peggio - decidano, 'Riformatori' anch'essi, di modificare a modo loro i Dieci Comandamenti, Legge divina e perciò immutabile in eterno.
1 Gn 18, 22-33.
2 Gn 19, 1-26
3 'Pensieri a voce alta:'n. 064 del 18.4.2016 e 065 del 19.4.2016 (clicca qui)
4 M.V.: 'I Quaderni del 1944' - 4.8.44 - C.E.V.
5 Atti 9, 1-6.
6 Richiamando con una crocetta, la scrittrice così annota in calce alla pagina: Questa persona era mia cugina Paola, che fece tale domanda il 30-7.
7 Matteo 16, 19; 18, 18.
8 Pietro 4, 8.