
VOCE NARRANTE ♫ SILVIA CANEPARO
30.7.2016
077. Tradizionalisti e modernisti. Matrimonio, divorzio e… adulterio.
Oggi mi capita sott'occhio il 'Corriere della Sera', il più diffuso quotidiano di informazione a livello nazionale, tendenzialmente di sinistra e decisamente 'laico'.
Mi colpisce un titolo a piena pagina: 'I TRADIZIONALISTI CONTRO FRANCESCO'…
Al di là del nome di persona dato dal titolo molto confidenzialmente, 'FRANCESCO' non è altri che il Papa Francesco anche se - subito dopo l'elezione al Soglio Pontificio, sulla 'Cattedra di Pietro' - egli si è umilmente presentato al pubblico mondiale con un semplice 'Buona sera… sono il 'vescovo di Roma'.
Egli ha portato una ventata di 'rinnovamento', volendo 'modernizzare' a modo suo la Chiesa, utilizzando ufficialmente per l'insegnamento - cosa che però gli viene rimproverata - la cosiddetta 'pastorale' che la gente comune comprende come un linguaggio del 'buon pastore' che dice le cose 'alla buona' e che pertanto piacciono molto, anche perché 'misericordiose'.
Infatti si può ben dire - senza nulla togliere al 'Dio della Misericordia' di biblica memoria - che egli è il 'Papa della Misericordia'.
In realtà - nel suo caso - non si è trattato di una semplice 'ventata' di rinnovamento ma di un autentico 'tornado' che sembra avere sconvolto equilibri secolari all'interno della Chiesa, cosa che spiega bene il titolo del giornale:
'I TRADIZIONALISTI CONTRO FRANCESCO'…
Titolo di un articolo, quello citato all'inizio, che nei contenuti rivela però un certo disappunto sul fatto che questo Papa venga così tanto contestato.
Chi sono in fin dei conti - sembra quasi dire l'articolista - questi 'tradizionalisti' che 'contestano'?
Visti 'da sinistra' sarebbero degli ottusi conservatori, attaccati alla tradizionale Dottrina che tuttavia non sarebbe più al passo con i tempi per cui bisogna 'aggiornarla' e 'modernizzarla' perché le chiese si svuotano sempre più…
Visti 'da destra' sono coloro che - come si deduce da quel dice Gesù alla mistica Maria Valtorta (qui) - sostengono1:
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la soprannaturalità dei dogmi;
la divinità del Cristo;
la verità del Cristo Dio e Uomo, reale e perfetto così nella fede come nella storia che di Lui è stata tramandata (Vangelo, Atti degli Apostoli, Epistole apostoliche, tradizione);
la dottrina di Paolo e Giovanni e dei Concili di Nicea, Efeso e Calcedonia, e altri più recenti, come mia vera dottrina da Me verbalmente insegnata o ispirata;
la mia sapienza illimitata perché divina;
l'origine divina dei dogmi, dei sacramenti e della Chiesa una, santa, cattolica, apostolica;
l'universalità e continuità, sino alla fine dei secoli, del Vangelo da Me dato per tutti gli uomini;
la natura, perfetta dall'inizio, della mia dottrina, che non si è formata quale è attraverso successive trasformazioni, ma tale è stata data: dottrina del Cristo, del tempo di Grazia, del Regno dei Cieli e del Regno di Dio in voi, divina,
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Una dottrina che dunque non può essere cambiata ed adattata di volta in volta al mutamento della società e delle 'esigenze' dell'uomo, peraltro notoriamente volubile e corrotto specie di questi tempi, che vorrebbe vederla adeguata alle sue 'molto umane' condizioni, se non altro per mettersi in pace la coscienza.
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Infatti…:
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I 'tradizionalisti' dicono inoltre che nella liturgia è sparito il senso del Sacro, come ha più volte fatto capire il Papa (ora emerito) Benedetto XVI.
Anzi molte chiese sono sempre più vuote perché non ci si trova appunto il senso del Sacro, finanche nei criteri architettonici di quelle costruite più recentemente, come la famosa nuova chiesa senz'anima del celebre Architetto Renzo Piano dedicata a Padre Pio a San Giovanni Rotondo che sembra un palazzetto dello sport.
Il modernismo è riuscito a rovinare persino l'Arte, e non solo quella religiosa.
Inoltre, in molte chiese, sono stati abolite le balaustre e gli inginocchiatoi, sicché chi riceve l'Eucarestia è obbligato a farlo sempre in piedi anziché inginocchiarsi di fronte a Dio.
In molte chiese - forse anche per attirare gente - si tengono concerti, le Sante Messe vengono spesso banalizzate da gente che partecipa spensierata e non si rende nemmeno conto o non gli viene ricordato cosa significhi la Messa e che su quell'Altare - dove per di più il sacerdote volge oggi le spalle al Tabernacolo con dentro Gesù, anziché ai fedeli come una volta - avviene un grande miracolo: su invocazione rivolta al Padre da un essere umano non privo di colpe, l'Ostia si fa Gesù, per transustanziazione, ma - non solo - Gesù si immola nuovamente sia pure in maniera incruenta per continuare a redimere l'Umanità sempre più peccatrice.
La stampa autenticamente cattolica dei 'semplici cristiani' tradizionalisti, accusati di 'devozionismo’, è una stampa 'minima' ma dottrinalmente qualificata ed agguerrita sul piano della Fede, una stampa che - pur presente salvo apprezzabili eccezioni solo sul Web con numerosissimi Siti e Blog (perché altro spazio non le è concesso) - da un paio d'anni si è invece 'scatenata a difesa della vera Fede e Dottrina.
Lo sta facendo a difesa di quello che viene da essa ritenuto un proposito rivoluzionario, interno alla stessa Istituzione ecclesiale, per ribaltare la vera immutabile Dottrina insegnata da Gesù.
Questi cattolici - senza tirare in ballo Papi 'tradizionalisti' di tutto rispetto come Leone XIII, o San Pio X con il suo Catechismo, per non dire i Papi più recenti come San Giovanni Paolo II o l'ancora vivente Papa emerito Benedetto XVI (le cui encicliche o solenni prese di posizione vengono ora disapplicate, smentite, reinterpretate o del tutto ignorate) - richiamandosi al Vangelo2 dichiarano coraggiosamente contro il Pensiero unico dominante che 'portae inferi non praevalebunt'.
Sono cioè le parole che Gesù disse all'apostolo Pietro: 'tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversus eam', come dire in lingua corrente 'tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa', per affermare che le forze del male non riusciranno a sopraffare la divina istituzione della Chiesa, vale a dire che i suoi avversari non riusciranno a prevalere.
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Fatto sta, per ritornare al Corriere della Sera di oggi - ma risparmiandovi il lungo articolo scritto dal pur bravo e autorevole giornalista Massimo Franco - i suoi di per sé significativi 'sottotitoli' dicono (i grassetti sono miei):
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. Il tentativo di contrapporlo (N.D.R.: FRANCESCO) a Giovanni Paolo II su famiglia e dottrina. E la frangia anti Islam chiede (N.D.R.: a FRANCESCO) una linea più dura…
. Nelle ultime settimane si sta allargando il fronte dei mugugni sull'atteggiamento assunto da Papa Francesco sulle denunce contro il terrorismo di matrice islamica…
. Nel mirino c'è anche l'Esortazione apostolica 'Amoris laetitia' su matrimonio e famiglia. In un documento firmato da 45 tra teologi, filosofi e storici si chiede «di inoltrare al Santo Padre la richiesta di ripudiare in modo definitivo gli errori presenti nel documento»…
. Tra le questioni che stanno allargando il divario tra il Papa e parte della nomenKlatura ecclesiastica c'è la posizione sui divorziati risposati…
. A difesa del Papa si sono schierati alcuni intellettuali come Rocco Buttiglione, che sostiene che il contenuto di Amoris laetitia non è in rottura con la tradizione…
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Insomma, avrete già capito che aria tira, senza considerare poi anche l'opinione del filosofo Buttiglione…
La Nomenklatura di cui sopra è un termine russo derivante da quello latino 'Nomenclatura' (cioè 'elenco di nomi') e indica tradizionalmente le posizioni di maggiore responsabilità.
Ai tempi nostri - se non nell'articolo - questo termine viene però spesso utilizzato estensivamente con significato negativo, per indicare una classe dominante, arrogante e soggiogante come era quella - una volta - del Partito comunista nell'Unione Sovietica.
Tuttavia, a proposito dei sopra citati 'mugugni', proprio ieri, 29 luglio, mi ero soffermato sul seguente 'mugugno' che la nota Rivista cattolica 'il TIMONE' ha pubblicato e che riflette in forma sintetica la posizione del Cardinale Müller in tema di 'Magistero della Chiesa sul Matrimonio' (i grassetti sono miei):
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Venerdì 29 luglio 2016
Il card. Müller: «Non comprendere il Magistero sul matrimonio non è una buona scusa per cambiarlo»
Sul matrimonio e la Comunione dei divorziati risposati si è accesa la ridda delle opinioni. Ma il magistero della Chiesa è chiaro e netto e immutabile.
Lo spiega il card. Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, custode dell'ortodossia. In modo papale papale...
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«Il divorzio non è un cammino per la Chiesa, la Chiesa è per l'indissolubilità del matrimonio. Io ho scritto molto, anche la congregazione per la Dottrina della fede ha fatto tanti documenti, il Concilio Vaticano II ha detto molto sul matrimonio e la dottrina della Chiesa è molto chiara».
«Abbiamo la dottrina della Chiesa che è espressa anche nel catechismo, nel concilio di Trento, nel concilio vaticano, in altre dichiarazioni della nostra congregazione. La pastorale non può avere un altro concetto rispetto alla dottrina, la dottrina e la pastorale sono la stessa cosa. Gesù Cristo come pastore e Gesù Cristo come maestro con la sua parola non sono persone diverse».
«La misericordia di Dio non è contro la giustizia di Dio. Il matrimonio è un sacramento che fonda il legame indissolubile tra i due coniugi. Nuove strade e nuovi cammini devono approfondire il sapere della dottrina. Tanti non lo conoscono e pensano che il matrimonio sia solo una festa che si celebra nella chiesa, ma i coniugi si danno la parola di vivere insieme integralmente, nel corpo, nel sesso, nell’anima, nella fede, nella grazia di Dio. Dobbiamo aiutare anche quelle persone che sono in una situazione molto difficile, ma se il matrimonio è indissolubile non possiamo sciogliere il matrimonio. Non c’è una soluzione poiché il dogma della Chiesa non è una qualsiasi teoria fatta da alcuni teologi, ma è la dottrina della Chiesa, niente altro che la parola di Gesù Cristo, che è molto chiara. Io non posso cambiare la dottrina della Chiesa».
«È deprecabile che non conoscano la dottrina della Chiesa. Ma non possiamo ridurre la rivelazione e la parola di Gesù Cristo perché tanti cattolici non conoscono la realtà. Ci sono tanti che non partecipano alla messa domenicale perché non sanno che valore ha per la loro vita. Non possiamo dire, come conseguenza, che la messa è meno importante! Sarebbe paradossale se la Chiesa dicesse: poiché non tutti conoscono la verità, la verità non è obbligatoria per il futuro».
«La dottrina della Chiesa è molto chiara. Dobbiamo cercare come sviluppare la pastorale per il matrimonio, ma non solo per i divorziati risposati, per coloro che vivono nel matrimonio. Non possiamo focalizzarci sempre su questa unica domanda, se possono ricevere la comunione o no. I problemi e le ferite sono il divorzio, i bambini che non hanno più i loro genitori e devono vivere con altri che non sono i propri genitori: questi sono i problemi».
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La stessa chiarezza, mons. Müller l'ha manifestata nella lectio magistralis svolta a Milano il 13 febbraio per l’inaugurazione dell’Anno Accademico della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, aperto dal cardinale Angelo Scola, arcivescovo del capoluogo lombardo. In quell'occasione, il prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede ha sottolineato:
La stessa chiarezza, mons. Müller l'ha manifestata nella lectio magistralis svolta a Milano il 13 febbraio per l’inaugurazione dell’Anno Accademico della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, aperto dal cardinale Angelo Scola, arcivescovo del capoluogo lombardo. In quell'occasione, il prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede ha sottolineato:
«Il rigore critico della teologia deve anzitutto sgomberare il campo dalla superficialità di chi si lascia assecondare dai luoghi comuni creati dalla pressione dei media e di mentalità non compatibili coi contenuti autentici della fede: pensiamo a quanta leggerezza nel teologare intorno a temi come il sacerdozio femminile, l’autorità nella Chiesa, l’accesso ai sacramenti da parte di chi non è in piena comunione con la Chiesa…
«E, guarda caso, quanti applausi da parte dei media nei confronti di certi teologi e di opinioni teologiche non radicate fino in fondo con i capisaldi dottrinali della fede. In tal senso, attorno a certi temi, vi è oggi più che mai il rischio di una deriva sentimentale della fede, anche a livello di espressione teologica. Logos e Agape, che sono inseparabili coordinate dell’essere umano nel mondo, vengono sovente contrapposti, e spesso un amore male inteso viene utilizzato per offuscare, se non oscurare, la verità».
«Ogni protagonista che voglia essere tale, all’interno dei legittimi dibattiti teologici, deve in primo luogo autenticare le sue prese di posizione, specie se pretendono di porsi con accento di novità, testimoniando anzitutto una sostanziale fedeltà alla vivente trasmissione della fede apostolica, le cui fonti – Scrittura, Tradizione e Magistero – sono insuperabili e inaggirabili».
«Mai come oggi occorre una rinnovata riflessione intorno ai contorni autentici di sensus fidei, sensus fidelium, sensus Ecclesiae. Qui la teologia oggi può e deve dare molto. E non vi è chi non vede la scorrettezza e la miopia, a questo proposito, dell’impiego di tecniche di e-mailing per sondare indiscriminatamente nella rete, via internet, l’opinione dei più… Ben altri sono i forum e le agorà di cui necessita la Chiesa oggi per rinvenire ed esprimere, in modo genuino, quel sensus fidei da cui è, in ogni tempo, rinvigorita e ringiovanita.
«L’aver sostituito l’opinione della rete ai luoghi propri del sensus fidelium rivela non solo un misunderstanding intorno a ciò che costituisce la Chiesa, ma induce persino a pensare che nella formazione ecclesiale si ritengono, in fondo, più efficaci alcune tecniche di pressione politica piuttosto che i criteri mutuati dalla stessa fede. E anche di fronte a questo pericolo – che la politica conti più della fede anche nella Chiesa – la teologia ha oggi un compito profetico insostituibile. Si tratta di un compito oggi quanto mai profetico e “martiriale”, nel senso letterale di martyria…».
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Niente da dire, ma osservo che se questo sopra trascritto è uno dei 'mugugni' menzionati sul Corriere della sera rivolti a Papa Francesco, cosa mai avrebbe potuto dire il Card. Gerhard Müller - la massima autorità cattolica mondiale quale Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, custode dell'ortodossia - se anziché limitarsi a 'mugugnare' come sopra avesse potuto esprimersi liberamente 'apertis verbis'?
Diritto della famiglia, matrimonio, divorzio… non si può dire che non siano temi non trattati dal Governo sul piano parlamentare e legislativo al punto di prevedere ruoli anche per gli LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender).
Quanto alle Istituzioni ecclesiastiche, esse hanno ritenuto bene organizzare nel 2014 e 2015 due Sinodi mondiali sulla Famiglia, caratterizzati da notevoli dissensi interni fra tradizionalisti e modernisti, poi 'coronati' da una sintesi chiarificatrice di 300 pagine elaborata direttamente da Papa Francesco, cioè la 'Amoris laetitia', vertente sull'amore nella famiglia.
A dire il vero, sintesi… non troppo, visto lo 'spessore' di 300 pagine del libro in vendita edito dalle Edizioni San Paolo, ma nemmeno tanto 'chiarificatrice', dato che molti vescovi in Italia e all'estero hanno fatto sapere - non solo in confidenza ma anche ufficialmente - di essere nei pasticci perché non sono state loro date linee guida più precise.
Essi - ad esempio in tema di Sacramento della Confessione, autorizzazione all'Eucarestia dei divorziati e risposati, accertamento della nullità del Matrimonio, (subito invece denominato dalla stampa, che va al sodo, come 'divorzio cattolico breve', breve più di quello civile) - non hanno ben capito, hanno la sensazione di essere rimasti con il cerino acceso in mano, e non sanno bene cosa spiegare ai sacerdoti delle loro Diocesi, per cui lamentano incomprensioni ed approssimazioni del testo che si presterebbero a interpretazioni anche diverse da diocesi a diocesi, a seconda dei punti di vista.
I contenuti dell'Esortazione - che molti canonisti sostengono non essere un atto magisteriale, e quindi essere una 'opinione', peraltro autorevole per la fonte da cui proviene - secondo numerosi teologi, vescovi e cardinali di tutto il mondo cattolico e anche secondo lo stesso Card. Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, custode dell'ortodossia - non rifletterebbero tutta la verità sulla dottrina della Chiesa.
Costoro - al di là del linguaggio formalmente rispettoso, ma garbatamente dissenziente con il quale si esprimono - accusano in buona sostanza il fatto che l'Esortazione ridonda di 'scivolamenti' lassisti e modernisti nonché di 'ammiccamenti' verso forme non ortodosse o meglio anche del tutto eterodosse di reinterpretazione della Dottrina data da Gesù nei Vangeli e poi conservata nella bimillenaria Tradizione della Chiesa: ad esempio sulla indissolubilità matrimoniale, sulle modalità della Confessione, sulla non liceità del matrimonio fra divorziati, sulle nuove modalità di concessione della nullità del matrimonio, e sulla stessa Eucarestia.
Ciò premesso - dopo questo mia lunga 'perifrasi' sui tradizionalisti e modernisti, necessaria per inquadrare meglio il seguito - siamo finalmente entrati nel tema centrale che intendo invece qui sviluppare:
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Matrimonio, divorzio e… adulterio. Non è lecito all'uomo ripudiare la propria moglie?
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'Non licet'…, era la parola ripetutamente gridata da San Giovanni Battista a Erode Antipa che aveva 'divorziato' dalla propria moglie mettendosi insieme alla moglie del fratello: Erodiade.
Giovanni Battista, non per niente era il Precursore di Gesù al quale avrebbe dovuto spianare la strada anche in tema di matrimonio e concubinaggio.
Quel grido - ripetuto ogni volta che Giovanni Battista vedeva il re passare sul suo carro, con il suo corteo di guardie e dignitari e con Erodiade al fianco in mezzo alla folla delle strade di Gerusalemme - faceva vergognare ed infuriare la donna che odiava quindi a morte il grande Profeta.
Quell'abitudine finì infatti per costare la testa a San Giovanni, grazie alle 'grazie' della bellissima Salomè, avvenente figlia di Erodiade, che aveva danzato in maniera così 'eccitante' davanti ad Erode e alla sua corte da indurlo - forse obnubilato da troppo abbondanti libagioni - ad accettare la richiesta, su istigazione della madre, di favorirgli su un bel vassoio la testa del Battista, che nel frattempo era stato catturato e tradotto nelle 'segrete' della reggia.
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A proposito di matrimonio non bisogna dimenticare che - secondo la Dottrina cattolica - il Matrimonio religioso non è un contratto 'civile' fra due parti, libere di scioglierlo quando si cambi idea.
Del resto - così come nella vita civile, quando si viene meno ad un impegno contrattuale sono previste delle 'penalità', né bisognerebbe meravigliarsene - analogamente delle 'penalità' talvolta gravi sono previste anche nel campo religioso, come ad esempio l'impossibilità di essere assolti e di poter accedere all'Eucarestia finché non ci si penta in Confessionale e si cambi vita.
Queste 'penalità' sono peraltro un 'deterrente' per cercare di ottenere il rispetto del 'contratto' religioso liberamente sottoscritto e per mantenere l'unità della famiglia, bene supremo non solo quale cellula fondamentale di una ordinata società civile, ma anche e soprattutto a tutela dei figli.
Nel matrimonio religioso il 'contratto' è ancora più importante che nel campo civile perché i due sposi prendono un solenne impegno, anzi fanno un giuramento non di fronte ad un sindaco o ad una comune autorità civile ma di fronte a Dio, di amarsi, rispettarsi, assistersi nella buona come nella cattiva sorte, etc. etc. finché morte non li separi…
Lo scopo del matrimonio non è una attività sessuale…'legittimata', anche se questa ne fa parte, ma la procreazione di figli destinati un giorno - per quanto possibile - ad andare in Paradiso divenendo 'figli di Dio'.
Ecco perché - per inciso - l'aborto è grave: non solo perché si sopprime un essere umano - privandolo delle esperienze della vita e delle bellezze della natura e di tutto il Creato, della gioia di conoscere i suoi genitori, di poterli chiamare 'papà' e 'mamma', di amare, sposarsi e avere figli - ma anche perché si defrauda Dio di un suo 'figlio' che Egli vorrebbe subito destinato al Cielo.
Studioso da 25 anni dell'Opera della grande mistica cattolica Maria Valtorta ho voluto ora scandagliare a volo d'uccello alcuni dei 'dettami' - inseriti in brani più ampi - dati da Gesù alla mistica proprio a riguardo dell'argomento matrimoniale, del divorzio e dell'adulterio.
Mi rendo conto che le severe affermazioni di Gesù che parlava alla mistica potrebbero sembrare oggi del tutto assurde.
Sono però concetti che erano riusciti a convincere e convertire non solo molti ebrei di allora, apostoli ammogliati compresi, ma anche moltissimi pagani di allora, per cui forse potrebbero servire anche a noi pagani di ora.
Chi è dunque senza peccato, anzi chi si sente in peccato, non mi scagli addosso la prima pietra perché io… 'relata refero', limitandomi solo a metterci i grassetti:
Dice Gesù, qui è là, nell'Opera della mistica:
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essendo venuto il tempo della perfetta ragione non è lecito all'uomo separare ciò che Dio ha unito ed è adultero sempre colui o colei che avendo il coniuge passa ad altre nozze….
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tanto l'uno che l'altra, passando ad altre unioni, scendono dal livello di uomini a quello di bruti, ai quali è concesso cambiare femmina ad ogni appello di senso…
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la fornicazione legale, pericolosa alla famiglia e alla patria, è delittuosa verso gli innocenti. I figli dei divorziati devono giudicare i genitori. Severo giudizio quello dei figli! Almeno uno dei genitori viene condannato dai figli ed i figli vengono, dall'egoismo dei genitori, condannati ad una vita affettiva mutilata…
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parlare di nozze, di matrimonio in caso di novella unione di un divorziato con una divorziata, è profanare il significato e la cosa che è il matrimonio…
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solo la morte di uno dei coniugi e la vedovanza consecutiva dell'altro coniuge può giustificare le seconde nozze…
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la legge umana non muterà il mio decreto… ma sarà indissolubile legame, ribadito, saldato e santificato dal potere santificante che io darò ad esso, divenuto Sacramento…
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separare vuol dire spingere all'adulterio, e il peccato di adulterio lo commette non solo chi pecca nella materia ma chi produce le cause del peccato, mettendo una creatura in condizioni di peccare…
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Mi fermo qui, a scanso davvero di una mia lapidazione anche da parte dei più 'rispettosi' della legge divina, tanto queste affermazioni indicano l'abisso che ci separa - in tema di matrimonio e convivenze - dalla Dottrina originale che ci sembra 'fuori', rispetto a questo nostro mondo ormai completamente secolarizzato.
Per dare però meglio l'idea di cosa pensasse ed insegnasse Gesù e rendere anche più gradevole la lettura, trascriverò qui sotto parte di una visione della sua predicazione di duemila anni fa in cui Gesù si rivolge agli uomini di allora, anche se oggi quel che disse potrebbe valere pure per le donne di ora.
È un episodio che nelle visioni valtortiane avviene qualche tempo dopo il famoso discorso 'Eucaristico' di Gesù tenuto nella sinagoga di Cafarnao sul 'Pane del cielo, simbolo della Eucarestia, la quale è Gesù in un certo senso 'incarnato', anzi 'transustanziato' grazie ad un miracolo invisibile, nella particola consacrata - e sulle condizioni per meritarlo.
Fu in quella occasione che buona parte dei primi 72 discepoli decisero di abbandonarlo dicendo…‘Questa dottrina è troppo penosa e questo linguaggio è troppo duro!’
Anche la 'Dottrina' che vi propongo di seguito è molto penosa ed il linguaggio è certamente duro, ma giudicate voi se quantomeno la Dottrina - ancorché inaccettabile ai più - non abbia almeno una sua perfetta logica spirituale cristiana.
Poi ognuno sarà libero di abbandonare Gesù come i primi 72 discepoli (che vennero però presto rimpiazzati da altrettanti), abbandonarlo così come fatto da moltissimi dei cosiddetti 'cattolici europei' - gonfi di illuminismo, di tronfio razionalismo e non più credenti - tanto da accettare da parte dell'Unione Europea, senza che nessuno abbia battuto ciglio, il rifiuto di riconoscere nella sua 'Costituzione' le radici cristiane della sua civiltà.
Saranno forse del tutto rimpiazzati da quelli di altri Continenti se - come ho letto - i vescovi africani, non condividendo i cambiamenti in corso che snaturerebbero la 'Dottrina' di Gesù, hanno avuto occasione di affermare in occasione dei due sinodi sulla famiglia del 2014-2015 qualcosa come 'il Cristianesimo verrà salvato dall'Africa… che rimarrà cristiana…'.
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Ecco dunque la trascrizione della visione, appartenente al terzo anno di vita pubblica di Gesù, dalla quale - per brevità - viene da me qui omessa la parte precedente concernente 'Giovanni e le colpe di Giuda Iscariota' (i grassetti sono miei):3
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357. Giovanni e le colpe di Giuda Iscariota. I farisei e la questione del divorzio.
11 dicembre 1945.
(…)
8È mattina. Una mattina di marzo. Perciò schiarite e nuvole si alternano nel cielo. Ma le nuvole soverchiano le schiarite, tendendo ad impossessarsi del cielo. Un'aria calda soffia a respiri sincopati e fa pesante l'aria, velandola di una polvere venuta forse dalle zone dell'altipiano.
«Se non muta vento, questa è acqua!», sentenzia Pietro uscendo dalla casa con gli altri.
Ultimo esce Gesù, che si accomiata dalle padrone di casa, mentre il padrone si unisce a Lui. Si dirigono verso una piazza.
Dopo pochi passi li ferma un graduato romano che è insieme a dei militi. «Sei Tu Gesù di Nazaret?».
«Lo sono».
«Che fai?».
«Parlo alle turbe».
«Dove?».
«In piazza».
«Parole sediziose?».
«No. Precetti di virtù».
«Bada! Non mentire. Roma ne ha basta di falsi dèi».
«Vieni tu pure. Vedrai che non mento».
L'uomo che ha ospitato Gesù sente il dovere di interloquire: «Ma da quando tante domande a un rabbi?».
«Denunzia di uomo sedizioso».
«Sedizioso? Lui? Ma tu prendi abbaglio, Mario Severo! Questo è l'uomo più mite della Terra. Te lo dico io».
Il graduato si stringe nelle spalle e risponde: «Meglio per Lui. Ma così ebbe denunzia il centurione. Vada pure. È avvisato». E si volta tutto di un pezzo, andandosene coi subalterni.
«Ma chi può essere stato? Io non capisco!», dicono in diversi.
Gesù risponde: «Lasciate di capire. Non serve. Andiamo mentre molti sono sulla piazza. Poi partiremo anche di qui».
9La piazza deve essere una piazza piuttosto commerciale. Non è un mercato ma poco meno, perché cinta di fondachi in cui sono depositi di merce di ogni genere. E la gente si affolla in essi. Perciò vi è molta gente sulla piazza e qualcuno ammicca a Gesù e presto un cerchio di gente è intorno al «Nazareno». Un cerchio composto di ogni genere e classe e nazione. Chi c'è per venerazione, chi per curiosità.
Gesù fa cenno di parlare.
«Udiamolo!», dice un romano che esce da un magazzino.
«Non ci sarà da sentire una lamentazione?», gli risponde un suo simile.
«Non lo credere, Costanzo. È meno indigesto di uno dei soliti retori nostri».
•
«A chi mi ascolta, pace!
È detto nell'Esdra, nella preghiera di Esdra: "E che diremo ora, o Dio nostro, dopo le cose avvenute? Che, se abbiamo abbandonato i tuoi comandamenti da Te intimati a mezzo dei tuoi servi..."».
«Fermati, Tu che parli. Il soggetto te lo diamo noi», urla un pugno di farisei che si fanno largo fra la gente. Quasi subito riappare la scorta armata e si ferma all'angolo più vicino. I farisei sono ora di fronte a Gesù. «Sei Tu il Galileo? Gesù di Nazaret sei?».
«Lo sono!».
«Lode a Dio che ti abbiamo trovato!». Veramente hanno certi ceffi così astiosi che non mostrano di essere in gioia per l'incontro...
Il più vecchio parla: «Ti seguiamo da molti giorni, arrivando sempre dopo che Tu sei partito».
«Perché mi seguite?».
«Perché sei il Maestro e vogliamo essere ammaestrati in un punto oscuro della Legge».
«Non vi sono punti oscuri nella Legge di Dio».
«In essa no. Ma, eh! eh!... Ma sulla Legge sono venute le "sovrapposizioni", come Tu dici, eh! eh!... e hanno fatto oscurità».
«Penombre, al massimo. E basta volgere l'intelletto a Dio per distruggere esse pure».
«Non tutti lo sanno fare. Noi, per esempio, rimaniamo in penombra. Tu sei il Rabbi, eh! eh! Aiutaci dunque».
•
10«Che volete sapere?».
«Volevamo sapere se è lecito all'uomo ripudiare per un motivo qualsiasi la propria moglie. È una cosa che spesso avviene, ed ogni volta crea molto rumore là dove avviene. Si rivolgono a noi per sapere se è lecito. E noi, a seconda del caso, rispondiamo».
«Approvando l'avvenuto nel novanta per cento dei casi. E il dieci per cento che resta disapprovato è nella categoria dei poveri o dei nemici vostri».
«Come lo sai?».
«Perché così avviene in tutte le cose umane. E unisco nella categoria la terza classe, quella che, se fosse lecito il divorzio, più ne avrebbe diritto, perché quella dei veri casi penosi, quali una lebbra incurabile, oppure una condanna a vita, o malattie innominabili...».
«Allora per Te non è mai lecito?».
«Né per Me, né per l'Altissimo, né per nessuno che sia di animo retto. Non avete letto che il Creatore, nel principio dei giorni, creò l'uomo e la donna? E li creò maschio e femmina; e non aveva bisogno di farlo, che, se avesse voluto, avrebbe potuto, per il re della creazione, fatto a sua immagine e somiglianza, creare altro modo di procreazione, e ugualmente buono sarebbe stato, pur essendo dissimile da ogni altro naturale. E disse: "Così per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà con la moglie e i due saranno una sola carne".
Dunque Dio li congiunse in una sola unità. Non sono dunque più "due" ma "una" sola carne. Ciò che Dio ha congiunto, perché vide che "è buona cosa", l'uomo non lo divida, perché, se così avvenisse, cosa non più buona sarebbe».
11«Ma perché allora Mosè disse: "Se un uomo ha preso una donna con sé, ma essa non ha trovato grazia ai suoi occhi per qualcosa di turpe, egli scriverà un libello di ripudio, glielo consegnerà in mano e la manderà via di casa sua"?».
«Lo disse per la durezza del vostro cuore. Per evitare, con un ordine, dei disordini troppo gravi. Per questo vi permise di ripudiare le mogli. Ma dal principio non fu così. Perché la donna è da più della bestia, la quale è, a seconda del capriccio del padrone o delle libere circostanze di natura, sottoposta a questo o a quel maschio, carne senz'anima che si accoppia per riprodurre.
Le vostre mogli hanno un'anima come voi l'avete, e non è giusto che voi la calpestiate senza sentirne compassione. Che se è detto nella condanna: "Tu sarai sottoposta alla potestà del marito ed egli ti dominerà", ciò deve avvenire secondo giustizia e non con prepotenza che lede i diritti dell'anima libera e degna di rispetto.
Voi, ripudiando, come lecito non vi è, portate offesa all'anima della vostra compagna, alla carne gemella che alla vostra si è unita, al tutto che è la donna che avete sposata esigendo la sua onestà, mentre, o spergiuri, andate ad essa disonesti, menomati, talora corrotti, e continuate ad esserlo, cogliendo ogni occasione per poterla colpire e dare maggior campo alla libidine insaziabile che è in voi.
Prostitutori delle mogli vostre! Per nessun motivo potete separarvi dalla donna che vi è congiunta secondo la Legge e la Benedizione.
Solo nel caso che la grazia vi tocchi, e comprendiate che la donna non è un possesso ma un'anima, e perciò ha diritti uguali ai vostri di essere riconosciuta parte dell'uomo e non suo oggetto di piacere, e solo nel caso che sia tanto duro il vostro cuore da non sapere elevarla a moglie, dopo averla goduta come una prostituta, solo nel caso di levare questo scandalo di due che convivono senza benedizione di Dio sulla loro unione, voi potete rimandarla.
Perché allora la vostra non è unione ma fornicazione, e sovente senza onore di figli, perché disciolti contro natura o allontanati come vergogna.
In nessun altro caso. In nessun altro.
Perché se figli illegittimi avete dalla vostra concubina, avete il dovere di porre fine allo scandalo sposandola, se liberi siete.
Non contemplo il caso dell'adulterio consumato ai danni della moglie ignara. Per quello sono sante le pietre della lapidazione e le fiamme dello sceol. Ma per chi rimanda la propria moglie legittima perché di essa è sazio e ne prende un'altra, non c'è che una sentenza: costui è adultero.
E adultero è chi prende la ripudiata, perché se l'uomo si è arrogato il diritto di separare ciò che Dio ha congiunto, l'unione matrimoniale continua, agli occhi di Dio, e maledetto è chi passa a seconda moglie senza essere vedovo.
E maledetto è chi riprende la donna prima sua e poi, rimandatala per ripudio e abbandonatala alle paure della vita, onde essa cede a nuove nozze per il suo pane, la riprende se resta vedova del secondo marito.
Perché, anche che vedova sia, ella fu adultera per colpa vostra, e voi raddoppiereste il suo adulterio. Avete compreso, o farisei che mi tentate?».
Questi se ne vanno scornati, senza rispondere.
12«Severo è l'uomo. Se fosse a Roma vedrebbe però che il fango ribolle ancor più fetente», dice un romano.
Anche alcuni di Gadara brontolano: «Dura cosa essere uomini, se bisogna essere casti così!...».
E alcuni più forte: «Se tale è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, meglio stare senza nozze».
E questa ragione ripetono anche gli apostoli mentre ripigliano la via verso la campagna, dopo aver lasciato quelli di Gadara.
Lo dice Giuda con scherno. Lo dice Giacomo di Zebedeo con rispetto e riflessione; e Gesù risponde all'uno e all'altro:
«Non tutti capiscono questo, né lo capiscono bene.
Alcuni infatti preferiscono il celibato per essere liberi di secondare i vizi.
Altri per evitare di poter peccare essendo mariti non buoni.
Ma solo alcuni, ai quali è concesso, comprendono la bellezza di essere scevri di sensualità e di anche onesta fame di donna. E sono i più santi, i più liberi, i più angelici sulla Terra.
Parlo di coloro che si fanno eunuchi per il Regno di Dio.
Ci sono negli uomini quelli che nascono tali.
Altri che tali vengono fatti.
I primi sono mostruosità che devono suscitare compassione, i secondi abusi che vanno repressi.
Ma c'è infine la terza categoria: di eunuchi volontari che, senza usarsi violenza, e perciò con doppio merito, sanno aderire alla richiesta di Dio e vivono da angeli perché l'abbandonato altare della Terra abbia ancora fiori e incensi per il Signore.
Costoro negano alla parte inferiore soddisfacimento per crescere la parte superiore, onde fiorisca in Cielo nelle aiuole più prossime al trono del Re. E in verità vi dico che non sono dei mutilati, ma sono degli esseri dotati di ciò che manca ai più fra gli uomini. Non oggetto perciò di stolto scherno, ma anzi di grande venerazione. Comprenda ciò chi deve, e rispetti, se può».
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Gli ammogliati fra gli apostoli bisbigliano fra loro.
«Che avete?», chiede Gesù.
«E noi? Noi non sapevamo questo e abbiamo preso donna. Ma ci piacerebbe essere come Tu dici...», dice per tutti Bartolomeo.
«Né vi è interdetto farlo d'ora in poi. Vivete in continenza, vedendo nella compagna la sorella, e grande merito ne avrete agli occhi di Dio. Ma affrettate il passo. Per essere a Pella prima della pioggia».
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Conclusione?
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Non sarà che anche Gesù fosse un 'tradizionalista'… - anzi il primo della sopra accennata Nomenklatura - e la pensasse dunque come il Card. Gerhard Muller, il Prefetto della 'Congregazione', il difensore della Dottrina?
Mi viene però anche un altro dubbio che lascio a voi sciogliere: è Gesù che la pensava allora come il Müller di ora, o è il Müller di ora che la pensa come il Gesù di allora?
1 Maria Valtorta: 'L'Evangelo come mi è stato rivelato' - Vol. X - Cap. 652: Commiato all'Opera - C.E.V.
2 Mt 16,18
3 Maria Valtorta: 'L'Evangelo come mi è stato rivelato' - Vol. V, Cap. 357, par. 8.12 - pagg. 424/428 - C.E.V.