VoceALTA-076 - ilCATECUMENO.it

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VOCE NARRANTE ♫ SILVIA CANEPARO
24.7.2016
076. Gender, diaconesse, sacerdotesse, pari opportunità, quote rosa e le 'donne-discepole' dei tempi di Gesù.

Una volta, anni fa, mi era capitato sott'occhio un articolo che parlava dei sistemi di spionaggio elettronico globale, come ad esempio il famoso Echelon (Stati Uniti, Canada, Regno Unito Nuova Zelanda, Australia), spionaggio esercitato attraverso satelliti che 'vedono' e ascoltano tutto: telefonate di capi di governo, documenti elettronici, mail, segreti commerciali e industriali da copiare ed evidentemente sfruttare.
Tuttavia - diceva l'articolo - pochi sanno che ancora oggi nel pieno dell'era elettronica una grande parte delle notizie 'sensibili' viene raccolta anche da migliaia di analisti che 'spulciano' pazientemente le notizie dei giornali, fossero anche minimi 'trafiletti' che tuttavia messi insieme ad altri dati possono essere rivelatori di molte cose che avrebbero dovuto rimanere segrete.
È da allora che - nel mio eremo di campagna dove mi sono ritirato e dove, lavori agricoli e giardinaggio a parte, medito sui cosiddetti 'massimi sistemi' - ho preso l'abitudine di spendere i miei soldi in giornali di diverse tendenze, evidenziare con pennarello rosso alcuni titoli, memorizzare, ritagliare la pagina ed accantonarla per rilettura con calma in tempi migliori.
E così pure con la stampa internet, dove - girovagando sul Web - basta un copia/incolla per archiviare la notizia o notiziola in una 'cartella' che forse potrei aprire qualche tempo dopo o mai.
È così che - archiviando - mi sono capitati fra le mani alcuni titoli di poco tempo fa:
'FRANCESCO SI ADEGUA AI TEMPI: RIVOLUZIONE ROSA DEL PAPA'.
'SÌ AL DIACONATO FEMMINILE'.
'POTRANNO AMMINISTRARE ALCUNI SACRAMENTI COME BATTESIMO E MATRIMONIO'.
'LA CHIESA TORNA ALLE ORIGINI, MA NON DIVENTA ANGLICANA'.
'RIFORMA FORTE CHE NON TOCCA I DOGMI. IN FUTURO DONNE POTENTI IN VATICANO? CI SONO GIÀ…'.
'IL PAPA APRE AI DIACONI DONNA…'.
'ARRIVANO LE DONNE-PRETE'.
'NO ALLE DONNE PRETE'.
'SUORE ASPIRANTI DIACONESSE: TIFOSE IN TONACA…'.
e così via.
Insomma un finimondo, con fotografie di bellissime modelle vestite maliziosamente da suore che sfilano su un palco davanti ad un eterogeneo pubblico plaudente, esibendo graziosamente lembi di tonache da boutique dai più svariati stili.
Insomma ce n'è abbastanza - prima di 'archiviare' il tutto nel contenitore 'carta' della raccolta differenziata - per decidere di approfondire e ragionare su questo argomento.
In particolare ragionare sul ruolo delle 'donne religiose', insomma le discepole di Gesù che i Vangeli mostrano coraggiose sul Calvario mentre la maggior parte degli apostoli dopo la cattura di Gesù  - terrorizzati e timorosi di fare la stessa fine - si erano dati alla macchia…
Procedendo con ordine partirò allora dal … Gender.
Il Gender? Cosa c'entra il Gender? E soprattutto cosa è il Gender?
Ma è quello che lo Stato - al quale affidiamo i nostri figli per una sana educazione - grazie alle pressioni delle lobbies parlamentari LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transgender) vorrebbe oggi insegnare ai nostri bambini fin dai primi anni di scuola.
Uno Stato che attraverso le bozze di linee guida parla ambiguamente di 'prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni', affermando inoltre che 'la differenza sessuale può al contrario essere vissuta secondo uno spettro ampio di inclinazioni, affinità, scelte…', per cui i docenti verrebbero incoraggiati ad operare 'una decostruzione degli stereotipi di genere'.
Operazione di 'alta didattica', dunque, che vuole insegnare che non si nasce e non si è in verità a priori ‘maschi’ o ‘femmine’ ma che l’identità sessuale è frutto di una cultura impartita dalla società, uno 'stereotipo' che va 'destrutturato'. Avete capito?
Il Gender era in origine una 'opinione' di pochi, anzi una opinione di certe 'élites', che tuttavia con il passare degli anni è stata fatta diventare 'pensiero dominante', facendola gradualmente accettare a molti, grazie alla ormai nota tecnica di manipolazione delle masse conosciuta come 'la finestra di Overton1 (clicca Qui, n.052).
L'essere uomo o donna deve diventare dunque una scelta del singolo individuo indipendentemente dalle sue oggettive caratteristiche… anatomiche di maschio o femmina.
Una femmina con tutti gli ‘attributi’ giusti può infatti - in linea con il noto slogan 'l'utero è mio e me lo gestisco io' - decidere di diventare maschio e viceversa, anche sottoponendosi ad una operazione chirurgica.
In certi paesi può anche farlo certificare anagraficamente e legalmente dall’ente pubblico di competenza, dichiarando la sua preferenza del momento, perché potrebbe anche poi decidere una volta di essere maschio e un’altra di sentirsi e voler ridiventare ‘femmina’.
È una scelta in nome della ‘libertà’ sessuale dell’individuo, che vuole essere libero di stabilire a suo piacimento cosa decide di essere: insomma una autentica aberrazione nell'ambito del ben noto 'relativismo' così contrastato da Papa Benedetto XVI, un relativismo che oggi la stessa Chiesa non pare determinata - forse perché 'stanca' - a combattere con sufficiente energia.
In un testo 'specializzato' si legge:
Gender (la teoria del)
La parola 'genere' (gender in inglese) ha sempre avuto un significato linguistico ma nella seconda metà del 900 negli Stati Uniti ha finito per assumere un diverso significato poi diffusosi in tutto il mondo occidentale.
Il 'sesso', vale a dire la componente biologica dell'essere umano, determinerebbe secondo questa teoria l'identità sessuale, cioè l'essere maschio o femmina, mentre il 'genere' determinerebbe l'identità di genere, vale a dire l'essere uomo o donna indipendentemente dalle caratteristiche biologiche naturali.
Il 'sesso' sarebbe determinato da elementi cromosomici, ormonali e anatomici, mentre il 'genere' sarebbe costituito da elementi psicologici, sociali e relazionali.
Secondo la teoria dicotomica del Gender che vede nell'essere umano due nature ben separate, la società - che si ostinerebbe invece a vederne una sola - commetterebbe dunque una discriminazione, attribuendo ruoli sociali alle persone solo in base al fatto che esse appaiano fisicamente maschi o femmine, per cui l'attuale società 'maschilista' attribuirebbe ai maschi i ruoli di potere mentre alle femmine verrebbero lasciati i ruoli meno importanti.
È un concetto che mi ricorda il 'Femminismo' ma, anche se molte femministe non lo sanno, le loro aspirazioni hanno lontane radici proprio in questa teoria del Gender.
La conclusione è che poiché il 'genere' sarebbe una discriminante, dovrebbe essere compito delle Autorità - sostengono i fautori appellandosi anche alle Istituzioni della Chiesa cattolica - eliminare ogni disparità fra uomo e donna attraverso strumenti normativi e legislativi chiamati 'pari opportunità', come ad esempio le 'quote rosa', che hanno come obbiettivo l'abbattimento di ogni ostacolo all'accesso da parte delle donne a ruoli di potere e che vengono in alcuni paesi addirittura imposte nelle strutture pubbliche e anche in certi settori privati, talvolta indipendentemente dalle caratteristiche professionali o meriti delle 'candidate'.
Sperando di avere sufficientemente chiarito i termini del problema, dirò che l'Antropologia, che è una scienza e non un 'Movimento d'opinione', afferma che la tesi del 'gender' è una pura teoria senza alcun fondamento scientifico.
Perché ho voluto fare tutta questa premessa?
L'ho fatto per cercare di darmi una spiegazione ragionevole ai motivi per cui - da qualche tempo a questa parte, complici le idee 'evolutive' del Modernismo teologico e la ventata di cambiamenti radicali, introdotti nella Chiesa negli ultimi tre anni, che vorrebbero appunto 'modernizzarla' rendendola più 'consona' alle opinioni del 'mondo' - stanno spuntando come funghi suore che ambirebbero a diventare diaconesse, se non - al limite - sacerdotesse.
Coraggio dunque, amici sacerdoti, preparatevi a mollare le redini del potere perché il vostro ruolo sta forse giungendo al termine per lasciare magari posto ad un matriarcato religioso.
Perché no, se ci devono essere le 'pari opportunità'?
Non siete d'accordo sul matriarcato? Ma - potrebbero magari dire le femministe - la Madonna, una donna, non era in fin dei conti addirittura 'Madre di Dio'?
Chiedendo perdono per questa leggera ironia - che non vuole certo mancare di rIspetto ma semplicemente 'alleggerire' il discorso e far sorridere coloro che fossero dotati di senso di 'humour' - sarebbe ora davvero interessante sapere cosa avesse pensato Gesù del ruolo della donna nella Chiesa.
Ma come fare se i Vangeli e gli Atti degli Apostoli non ne parlano e se la stessa Maria SS. - dai pochi cenni che se ne traggono - pare abbia assunto per se stessa un ruolo di assoluta umiltà e nascondimento quasi come una suora di clausura?
Dobbiamo allora ricorrere alle visioni, a quelle della mistica Maria Valtorta (qui) (anima-vittima che chiedeva e 'offriva' sofferenze per la conversione dei peccatori) alla quale Gesù - per ricompensare lei e farsi meglio conoscere da noi in quest'epoca spiritualmente difficile - aveva concesso (in presa diretta come da una telecamera nascosta) oltre seicento visioni di episodi della sua vita ed evangelizzazione, con i suoi discorsi fedelmente trascritti, ed i colloqui ed insegnamenti impartiti agli apostoli e soprattutto anche alle… donne, le sue discepole, antesignane delle suore odierne.
Trascrivo dunque qui due visioni di episodi, il primo2 inquadrabile all'inizio del secondo anno di vita pubblica di Gesù mentre il successivo3 avviene qualche tempo dopo, sempre nel secondo anno di evangelizzazione.
In entrambi gli episodi Gesù spiega quale dovrà essere in futuro la missione della donna-discepola nella sua Chiesa (i grassetti sono miei):

157. La nuova missione della donna nel discorso alle discepole a Nazareth.
7 maggio 1945.
1Gesù è ancora a Nazaret, in casa sua. Meglio: è nell'ex-laboratorio di falegname. Con Lui sono i dodici apostoli, e inoltre vi sono Maria, Maria madre di Giacomo e Giuda, Salome, Susanna e, cosa nuova, Marta. Una Marta ben afflitta, con chiari segni di pianto sotto gli occhi. Una Marta spaesata, intimorita di essere così sola presso altre persone e presso, soprattutto, alla Madre del Signore.
Maria cerca di affiatarla con le altre e di levarle quel senso di disagio di cui la sente soffrire. Ma le sue carezze sempre più sembrano gonfiare il cuore della povera Marta. Rossori e goccioloni di pianto si alternano sotto il velo molto calato sul suo dolore e sul suo disagio.
Entra Giovanni con Giacomo d'Alfeo.
«Non c'è, Signore. È andata col marito ospite da un'amica. Così hanno detto i servi», dice Giovanni.
«Molto le spiacerà certo. Ma potrà sempre vederti e ricevere le tue istruzioni», termina Giacomo d'Alfeo.
«Va bene. Non c'è il gruppo delle discepole così come Io lo pensavo. Ma, voi lo vedete, per Giovanna assente è presente Marta, figlia di Teofilo, sorella di Lazzaro.
I discepoli sanno chi è Marta. Mia Madre pure. Anche tu, Maria, e forse anche tu, Salome, già sapete dai figli vostri chi è Marta, non tanto come donna secondo il mondo, quanto come creatura agli occhi di Dio. Tu, Marta, a tua volta sai chi sono queste che ti considerano sorella e che ti ameranno tanto. Sorella e figlia. Di questo hai tanto bisogno, buona Marta, per avere anche quel conforto umano di affetti buoni che Dio non condanna, ma che ha dato all'uomo per sorreggerlo nella fatica del vivere.
E Dio ti ha portata qui proprio nell'ora da Me scelta per dare la base, potrei dire il canovaccio, su cui voi ricamerete la vostra perfezione di discepole.
2Discepolo vuol dire chi segue la disciplina del Maestro, della sua dottrina. Perciò in senso ampio saranno detti discepoli tutti coloro che ora, e nei secoli, seguiranno la dottrina mia.
E, per non fare tanti nomi dicendo "discepoli di Gesù secondo l'insegnamento di Pietro o di Andrea, di Giacomo o Giovanni, di Simone o Filippo, di Giuda o di Bartolomeo o di Tommaso e Matteo", si dirà, con un nome solo che li agglomererà sotto un unico segno, "cristiani".
Ma fra la grande massa dei soggetti alla mia disciplina Io ho già scelto i primi, e poi i secondi, e così sarà fatto nei secoli in memoria di Me.
Come nel Tempio, e prima ancora, da Mosè, vi fu il Pontefice, i sacerdoti, i leviti, i preposti ai diversi servizi, uffici e incarichi, i cantori e così via, altrettanto nel mio Tempio nuovo, grande quanto tutta la Terra, duraturo come essa, vi saranno i sommi ed i minori, tutti utili, tutti a Me diletti; e inoltre vi saranno le donne, la categoria nuova che Israele ha sempre spregiato, confinandole ai canti verginali nel Tempio o alle istruzioni delle vergini nel Tempio. E non di più.
Non discutete se ciò era giusto.
Nella religione chiusa di Israele e nel tempo di corruccio ciò era giusto. Tutta l'onta era sulla donna, origine del peccato.
Nella religione universale di Cristo e nel tempo del perdono tutto questo cambia.
Tutta la Grazia si è adunata in una Donna ed Essa l'ha partorita al mondo perché fosse redento.
La donna perciò non è più lo sdegno di Dio, ma l'aiuto di Dio. E per la Donna, diletta del Signore, tutte le donne possono divenire discepole del Signore non solo come la massa ma come sacerdotesse minori, coadiutrici dei sacerdoti, ai quali possono dare tanto aiuto presso gli stessi e presso i fedeli e i non fedeli, presso coloro che non li porterà a Dio tanto il ruggito della parola santa quanto il sorriso santo di una discepola mia.
3Voi mi avete chiesto di venire, come vengono gli uomini, dietro a Me. Ma venire solo, ascoltare solo, applicare solo, è troppo poco per Me, riguardo a voi. Sarebbe la vostra santificazione. Grande cosa. Ma non mi basta ancora. Io sono Figlio dell'Assoluto e dai miei prediletti voglio l'assoluto. Tutto voglio perché tutto ho dato.
Inoltre non Io solo, ma anche il mondo c'è. Questa cosa tremenda che è il mondo.
Dovrebbe essere tremendo in santità: una sconfinata, in numero e potenza, santità della moltitudine dei figli di Dio. Invece è tremendo in nequizia. La sua complessa nequizia è realmente sconfinata in numero delle sue manifestazioni e in potenza di vizio. Tutti i peccati sono nel mondo, che non è più moltitudine dei figli di Dio ma è moltitudine dei figli di Satana, e soprattutto è vivo il peccato che porta il più chiaro segno della paternità sua: l'odio. Il mondo odia. Chi odia vede e vuol fare vedere, anche a chi non vede, il male anche nelle cose più sante. Se voi domandaste al mondo perché Io sono venuto, non vi direbbe: "Per beneficare e redimere". Ma vi direbbe: "Per corrompere e usurpare". Se voi domandaste al mondo che pensa di voi che mi seguite, esso non direbbe: "Voi lo seguite per santificarvi e dare conforto al Maestro con santità e purezza". Ma direbbe: "Voi lo seguite perché sedotte dall'uomo".
Così è il mondo. E Io vi dico anche questo perché tutto misuriate prima di mostrarvi al mondo come discepole elette, le capostipiti delle discepole future, cooperatrici dei servi del Signore.
Prendete bene il vostro cuore in mano e ditegli, a questo vostro cuore sensibile di donne, che voi, ed esso con voi, sarete derise, calunniate, sputacchiate, calpestate dal mondo, dal disprezzo, dalla menzogna, dalla crudeltà del mondo. Chiedetegli se si sente capace di ricevere tutte le ferite senza urlare di sdegno, maledicendo coloro che lo feriscono. Chiedetegli se si sente capace di affrontare il martirio morale della calunnia senza giungere ad odiare i calunniatori e la Causa per cui sarà calunniato. Chiedetegli se, abbeverato e ricoperto del livore del mondo, saprà sempre emanare amore, se avvelenato di assenzio saprà spremere miele, se soffrendo ogni tortura di incomprensione, di scherno, di maldicenza, saprà continuare a sorridere segnando con la mano il Cielo, la sua meta, alla quale - per carità muliebre, materna anche nelle fanciulle, materna anche se data a longevi che potrebbero essere avi vostri, ma che sono pueri spirituali appena generati e incapaci di comprendere e guidarsi nella via, nella vita, nella verità, nella sapienza che Io sono venuto a dare dando Me stesso: Via, Vita, Verità, Sapienza divina - alla quale meta volete portare gli altri. Io vi amerò lo stesso anche se mi dite: "Non ne ho la forza, Signore, di sfidare tutto il mondo per Te".
4Ieri una fanciulla mi ha chiesto che Io la immoli, prima che scocchi per lei l'ora delle nozze, - perché sente che mi ama come va amato Dio, ossia con tutta se stessa - alla perfezione assoluta del donarsi. Ed Io lo farò. Le ho nascosto l'ora perché l'anima non tremi di paura, più che l'anima la carne. La sua morte sarà simile a quella del fiore che chiude la corolla una sera, credendo aprirla ancora il giorno dopo, e non l'apre più, perché il bacio della notte ha aspirato la sua vita. E lo farò, secondo il suo desiderio, anticipando di pochi dì il suo sonno di morte dal mio. Per non farla attendere nel Limbo, questa mia prima vergine, per trovarla subito sul mio morire...
Non piangete! Sono il Redentore... Ma questa fanciulla santa, che non si è limitata all'osanna subito dopo il miracolo ma ha saputo lavorare il miracolo come moneta messa a frutto, passando dalla gratitudine umana ad una soprannaturale, da un desiderio terreno ad uno ultraterreno, mostrando una maturazione di spirito superiore a quella di quasi tutti - dico "quasi" perché fra voi che mi udite vi sono perfezioni uguali e superiori ancora - non mi ha chiesto di seguirmi. Anzi ha mostrato desiderio di compiere la sua evoluzione da fanciulla ad angelo nel segreto della sua dimora. E pure tanto Io l'amo che nelle ore di disgusto per ciò che è il mondo Io rievocherò questa dolce creatura, benedicendo il Padre che mi asciuga lacrime e sudori, di Maestro di un mondo che non mi vuole, con questi fiori di amore e purezza.
5Ma se volete, se avete il coraggio di rimanere le discepole elette, ecco che Io vi segnalo il lavoro che dovete fare per giustificare la vostra presenza ed elezione presso Me e presso i santi del Signore.
Voi potete tanto fare presso i vostri simili e verso i ministri del Signore.
L'ho accennato a Maria d'Alfeo or sono molti mesi. Quanta necessità della donna presso l'altare di Cristo! Le infinite miserie del mondo possono essere curate da una donna molto più e meglio che dall'uomo, e all'uomo essere poi portate per essere completamente guarite. Vi si apriranno molti cuori, e specie femminili, a voi, donne discepole.
Li dovete accogliere come fossero cari figli sviati che tornano alla casa paterna e che non osano affrontare il genitore. Voi sarete quelle che riconfortate il colpevole e ammansite il giudicante. Verranno a voi molti cercando Dio. Voi li accoglierete come pellegrini stanchi dicendo: "Qui è la casa del Signore. Egli subito verrà", e intanto li circonderete del vostro amore. Se non Io, un mio sacerdote verrà.
La donna sa amare. È fatta per l'amore.
Essa ha avvilito l'amore facendone fame del senso, ma in fondo alla sua carne è sempre prigioniero il vero amore, la gemma dell'anima sua: l'amore spoglio del fango acre del senso e fatto di ali e profumi angelici, fatto di fiamma pura e di ricordi di Dio, della sua provenienza da Dio, e della sua creazione fatta da Dio.
La donna: il capolavoro della bontà presso il capolavoro della creazione che è l'uomo: "Ed ora si dia ad Adamo la compagna perché egli non si senta solo", non deve abbandonare gli Adami.
Prendete dunque questa facoltà di amare e usatela nell'amore del Cristo e per il Cristo presso il prossimo.
Siate tutta carità presso i colpevoli pentiti. Dite loro di non avere paura di Dio. Come non sapreste fare questo, voi che madri o sorelle siete? Quante volte i vostri piccoli, i vostri fratellini non furono malati e bisognosi del medico! Ed avevano paura. Ma voi, con carezze e parole d'amore, avete levato questa paura e loro, con la loro manina nella vostra, si sono lasciati curare senza avere più il terrore di prima. I colpevoli sono i vostri fratelli e figli ammalati e temono la mano del medico, la sua sentenza... No. Non così. Ditelo, voi che sapete quanto è buono Iddio, che Dio è buono e non bisogna temerlo. Anche se sarà sicuro, reciso nel dire: "Non farai mai più questo", non caccerà colui che ha già fatto e che si è ammalato. Ma lo curerà, per guarirlo.
Siate madri e sorelle presso i santi.
Anche essi hanno bisogno di amore. Si stancheranno e si consumeranno nella evangelizzazione. A tutto quanto è da fare non potranno arrivare.
Aiutateli voi, discrete e solerti. La donna sa lavorare. Nella casa, presso i deschi ed i giacigli, presso i telai e tutto quanto è necessario al vivere giornaliero. Il futuro della Chiesa sarà un continuo venire di pellegrini ai luoghi di Dio. Siatene voi le pie albergatrici, che vi assumete tutte le cose di più umile lavoro per lasciare liberi i ministri di Dio di continuare il Maestro.
E poi verranno i tempi difficili, sanguinosi, feroci. I cristiani, anche i santi, avranno ore di terrore, di debolezza. L'uomo non è mai molto forte nel soffrire. La donna invece ha sull'uomo questa vera regalità del saper soffrire. Insegnatela all'uomo, sorreggendolo in queste ore di paura, di sconforto, di lacrime, di stanchezza, di sangue.
Nella storia nostra abbiamo esempi di magnifiche donne che seppero compiere atti di audacia liberatrice. Abbiamo Giuditta, Giaele. Ma credete che non una è maggiore, per ora, alla madre martire otto volte, sette nei figli e una per sé, al tempo dei Maccabei. Poi ve ne sarà un'altra... Ma dopo che Lei sarà stata, spesseggeranno le donne eroine del dolore e nel dolore, le donne conforto dei martiri e martiri esse pure, le donne angeli dei perseguitati, le donne, mute sacerdotesse che predicheranno Dio col loro modo di vivere e che, senza altra consacrazione che quella avuta dal Dio Amore, saranno, oh! saranno consacrate e degne d'esserlo.
6Questi, per linee molto schematiche, i vostri principali doveri. Io non avrò molto tempo da dedicare a voi in particolare. Ma vi formerete udendomi. E più vi formerete sotto la guida perfetta della Madre mia.
Ieri questa mano materna (e Gesù prende nella sua la mano di Maria) mi ha condotto la fanciulla di cui vi parlai, ed ella mi disse che solo udirla e starle al fianco per poche ore era servito a maturare il frutto della grazia avuta, portandolo alla perfezione. Non è la prima volta che mia Madre lavora per il Cristo suo Figlio. Tu e tu, miei discepoli, nonché cugini, sapete cosa sia Maria per la formazione delle anime a Dio e lo potete dire a quelli o a quelle che temeranno di non essere stati preparati da Me alla missione o di esserlo ancora insufficientemente quando Io non sarò più fra voi. Ella, la Madre mia, sarà con voi, ora, nelle ore in cui Io non sarò fra voi, e dopo, quando non sarò più fra voi. Ella vi resta, e con Lei resta la Sapienza in tutte le sue virtù. Seguite da ora in poi ogni suo consiglio.
7Ieri sera, quando fummo soli, Io seduto vicino a Lei come quando ero bambino, col capo sulla sua spalla così dolce e così forte, mia Madre mi ha detto - avevamo parlato della fanciulla partita nelle prime ore del pomeriggio con un sole, più radioso di quello del firmamento, chiuso nel suo cuore verginale: il suo segreto santo - mi ha detto: "Come è dolce essere la Madre del Redentore!". Sì, come è dolce quando la creatura che viene al Redentore è già una creatura di Dio, una in cui è solo la macchia d'origine che non può essere lavata altro che da Me. Tutte le altre piccole macchie di imperfezione umana le ha lavate l'amore.
Ma, dolce Madre mia, purissima Guida delle anime al tuo Figlio, Stella santa di orientamento, Maestra soave di santi, pietosa Nutrice dei minimi, salutare Cura degli infermi, non sempre a te verranno queste creature che non ripugnano alla santità... Ma lebbre, ma orrori, ma lezzo, ma groviglio di serpi intorno ad immonde cose, strisceranno fino ai tuoi piedi, o Regina del genere umano, per gridarti: "Pietà! Soccorrici! Portaci al tuo Figlio!", e dovrai mettere questa tua mano di candore sulle piaghe, chinarti con i tuoi sguardi di colomba paradisiaca sulle deformità infernali, aspirare il lezzo del peccato, e non fuggire. Ma anzi raccoglierti sul cuore questi mutilati da Satana, questi aborti, questi putridumi, e lavarli col pianto, e portarli a Me... E allora dirai: "Come è difficile essere la Madre del Redentore!". Ma tu lo farai perché sei la Madre... Io bacio e benedico queste tue mani dalle quali verranno a Me tante creature, ed ognuna sarà una mia gloria. Ma, prima che mia, una tua gloria sarà, Madre santa.
8Voi, discepole care, seguite l'esempio della Maestra mia e di Giacomo e Giuda, e di tutti coloro che vogliono formarsi nella grazia e nella sapienza. Seguite la sua parola. É la mia, fatta più dolce. Nulla vi è da aggiungere ad essa perché è la parola della Madre della Sapienza.
E voi, amici miei, sappiate avere delle donne l'umiltà e la costanza, e abbattendo la superbia del maschio non spregiate le donne discepole, ma temperate la vostra forza, e potrei dire anche la vostra durezza e intransigenza, al contatto della dolcezza delle donne.
E soprattutto imparate da esse ad amare, credere e soffrire per il Signore, perché in verità vi dico che esse, le deboli, diverranno le più forti nella fede, nell'amore, nell'osare, nel sacrificarsi per il Maestro loro che amano con tutte loro stesse, senza nulla chiedere, senza nulla pretendere, paghe solo di amare per darmi conforto e gioia.
Andate ora alle vostre case o presso le case dove siete ospitati. Io resto con mia Madre. Dio sia con voi».
9Vanno via tutti, meno Marta.
«Resta, tu, Marta. Già ho parlato col servo tuo. Oggi non è Betania che ospita. Ma la piccola casa di Gesù. Vieni. Mangerai a fianco di Maria e dormirai nella cameretta presso la sua.
Lo spirito di Giuseppe, il conforto nostro, conforterà te mentre riposerai, e domani tornerai a Betania più forte e sicura, a preparare anche là donne discepole, in attesa di quella a Me e a te più cara. Non dubitare, Marta. Io non prometto mai invano. Ma per fare di un deserto pieno di vipere un boschetto di paradiso ci vuole tempo... Il primo lavoro non si vede. Sembra che nulla sia avvenuto. Invece il seme è già deposto. I semi. Tutti. E poi verrà il pianto a fare da pioggia che apre i semi... E gli alberi buoni verranno... Vieni!... Non piangere più!».
Riassumendo, ecco qui alcuni dei brani più significativi che abbiamo letto rispetto al ruolo delle discepole come illustrato personalmente dal Gesù delle visioni valtortiane:
«… Come nel Tempio, e prima ancora, da Mosè, vi fu il Pontefice, i sacerdoti, i leviti, i preposti ai diversi servizi, uffici e incarichi, i cantori e così via, altrettanto nel mio Tempio nuovo, grande quanto tutta la Terra, duraturo come essa, vi saranno i sommi ed i minori, tutti utili, tutti a Me diletti; e inoltre vi saranno le donne, la categoria nuova che Israele ha sempre spregiato, confinandole ai canti verginali nel Tempio o alle istruzioni delle vergini nel Tempio. E non di più… »
«… La donna perciò non è più lo sdegno di Dio, ma l'aiuto di Dio. E per la Donna, diletta del Signore, tutte le donne possono divenire discepole del Signore non solo come la massa ma come sacerdotesse minori, coadiutrici dei sacerdoti, ai quali possono dare tanto aiuto presso gli stessi e presso i fedeli e i non fedeli, presso coloro che non li porterà a Dio tanto il ruggito della parola santa quanto il sorriso santo di una discepola mia…»
«… Così è il mondo. E Io vi dico anche questo perché tutto misuriate prima di mostrarvi al mondo come discepole elette, le capostipiti delle discepole future, cooperatrici dei servi del Signore…»
«... Ma se volete, se avete il coraggio di rimanere le discepole elette, ecco che Io vi segnalo il lavoro che dovete fare per giustificare la vostra presenza ed elezione presso Me e presso i santi del Signore. Voi potete tanto fare presso i vostri simili e verso i ministri del Signore. L'ho accennato a Maria d'Alfeo or sono molti mesi. Quanta necessità della donna presso l'altare di Cristo! Le infinite miserie del mondo possono essere curate da una donna molto più e meglio che dall'uomo, e all'uomo essere poi portate per essere completamente guarite. Vi si apriranno molti cuori, e specie femminili, a voi, donne discepole…»
«… Siate madri e sorelle presso i santi. Anche essi hanno bisogno di amore. Si stancheranno e si consumeranno nella evangelizzazione. A tutto quanto è da fare non potranno arrivare. Aiutateli voi, discrete e solerti. La donna sa lavorare. Nella casa, presso i deschi ed i giacigli, presso i telai e tutto quanto è necessario al vivere giornaliero. Il futuro della Chiesa sarà un continuo venire di pellegrini ai luoghi di Dio. Siatene voi le pie albergatrici, che vi assumete tutte le cose di più umile lavoro per lasciare liberi i ministri di Dio di continuare il Maestro...»
«… Ma dopo che Lei sarà stata, spesseggeranno le donne eroine del dolore e nel dolore, le donne conforto dei martiri e martiri esse pure, le donne angeli dei perseguitati, le donne, mute sacerdotesse che predicheranno Dio col loro modo di vivere e che, senza altra consacrazione che quella avuta dal Dio Amore, saranno, oh! saranno consacrate e degne d'esserlo…»
«… E voi, amici miei, sappiate avere delle donne l'umiltà e la costanza, e abbattendo la superbia del maschio non spregiate le donne discepole, ma temperate la vostra forza, e potrei dire anche la vostra durezza e intransigenza, al contatto della dolcezza delle donne. E soprattutto imparate da esse ad amare, credere e soffrire per il Signore, perché in verità vi dico che esse, le deboli, diverranno le più forti nella fede, nell'amore, nell'osare, nel sacrificarsi per il Maestro loro che amano con tutte loro stesse, senza nulla chiedere, senza nulla pretendere, paghe solo di amare per darmi conforto e gioia…»
Indipendentemente dal fatto che quanto precede emerga da una visione di una mistica - cosa già di per sé non troppo credibile in questi tempi di Modernismo anche ecclesiale che crede sempre meno ai miracoli ed ai carismi - quanto abbiamo letto sarebbe più che sufficiente a definire il vero ruolo delle 'donne discepole': le suore ma anche le donne in genere.
Proseguiamo però oltre nella lettura del secondo episodio in precedenza accennato:

262. Una figlia indesiderata e il ruolo della donna redenta. L'Iscariota chiede l'aiuto di Maria.
24 agosto 1945.
1In un sali-scendi di colline sulle quali si snoda la via che conduce a Nazaret, approfittando delle ombre degli uliveti, e dei frutteti in genere, sparsi in questa regione fertile e coltivata, Gesù torna verso Nazaret.
Arrivato però al crocicchio dove si interseca la via per Tolemaide, si ferma e dice: «Sostiamo presso questa casa dove già ho sostato altre volte, prendiamo il nostro ristoro e, mentre il sole fa il suo cammino, stiamo uniti prima di separarci di nuovo. Noi andando verso Tiberiade, mia Madre e Maria a Nazaret, e Giovanni con Ermasteo a Sicaminon».
Si dirigono attraverso un uliveto ad una casa di contadini larga e bassa, infiocchettata dall'immancabile fico e inghirlandata dai festoni di una vite che corre su per la scaletta per poi stendere i suoi rami sulla terrazza.
«La pace sia con voi. Sono qui nuovamente».
«Vieni, Maestro. Sempre benvenuta è la tua presenza. Dio ti renda la pace, a Te e ai tuoi», risponde un uomo vecchiotto che traversava la corte con una bracciata di fascine. E poi chiama: «Sara! Sara! C'è il Maestro con i suoi discepoli. Aggiungi farina al tuo pane!».
Esce da una stanza una donna tutta imbiancata dalla farina che certo setacciava, perché ha ancora in mano il setaccio col cruschello dentro, e si inginocchia sorridendo davanti a Gesù.
«La pace a te, donna. Ti ho accompagnato la Madre come ti avevo promesso. Eccola. E questa è sua cognata, madre di Giacomo e Giuda. Dove sono Dina e Filippo?».
La donna, dopo aver salutato le due Marie, risponde: «Dina ha avuto ieri la sua terza bambina. Siamo un poco tristi perché non ci è dato di avere un nipote. Ma anche contenti, non è vero, Matatia?»
«Sì, perché è una bella bambina ed è sempre il nostro sangue. Te la mostreremo. Filippo è andato a riprendere Anna e Noemi dai vecchi suoi. Ma presto sarà di ritorno».
La donna torna al suo pane mentre l'uomo, deposte le fascine nel forno, si occupa degli ospiti, dando loro sedili e latte appena munto per chi lo vuole, frutta e ulive per chi le preferisce.
2La stanza terrena è fresca e ombrosa, così ampia come è e aperta sul davanti e sul dietro della casa, con le due porte ombreggiate una dal potente fico, l'altra da un'alta siepe di fiori stellari, specie di girasoli nella forma ma meno giganteschi di questi nella corolla. Una luce smeraldina entra così nel camerone, con grande sollievo degli occhi stanchi dal molto sole.
Panche e tavoli sono nella grande stanza, che è forse quella dove le donne filano e tessono e gli uomini aggiustano gli arnesi agricoli oppure ricoverano le provviste di farine e di frutta, come lo fanno pensare dei travicelli irti di ganci e delle tavole messe su mensoloni oltre delle lunghe cassepanche lungo le pareti. Dei fioccosi capecchi di lino o canapa sembrano trecce disciolte lungo il muro scialbato a calcina e un tessuto rosso fuoco, steso su un telaio rimasto scoperto, sembra rallegrare tutto l'ambiente col suo colore ridente e pomposo.
Torna la padrona di casa che ha finito il suo panificare e domanda agli ospiti se vogliono vedere la neonata.
Gesù risponde: «La benedirò certamente».
Maria invece si alza e dice: «Vengo a salutare la madre».
Escono tutte le donne.
«Si sta bene qui», dice Bartolomeo che è visibilmente molto stanco.
«Sì. C'è ombra e silenzio. Finiremo col dormire», conferma Pietro già mezzo insonnolito.
«Fra tre giorni saremo per molto tempo nelle nostre case. Vi riposerete perché andrete evangelizzando nelle immediate vicinanze», dice Gesù.
«E Tu?».
«Io starò fermo a Cafarnao quasi sempre con soste a Betsaida. Ed evangelizzerò quanti mi raggiungono lì. Poi, venuta la luna di tisri, riprenderemo ad andare. Alla sera, intanto, continuerò a migliorarvi…»
Gesù tace perché vede che il sonno rende inutili le sue parole. Sorride scuotendo il capo nel rimirare questa accolta di persone che la fatica ha sopraffatto e che in pose più o meno comode se la dorme. Il silenzio della casa e della campagna assolata è completo. Sembra un posto incantato. Gesù si fa sulla porta, presso la siepe dei fiori, e guarda, attraverso i rami, i dolci colli galilei tutti grigi di ulivi immobili.
3Uno scalpiccìo leggero, unito ad uno stridolino incerto di neonato, suona sulla sua testa. E Gesù alza il volto, sorridendo a sua Madre che scende portando sulle braccia un fagottino bianco dal quale emergono tre cosette rosee: una testolina e due pugnelli che annaspano.
«Guarda, Gesù, che bella bambina! Assomiglia un poco a Te quando avevi un giorno. Eri così biondo, tanto da parere senza capelli se non fossero stati fin d'allora sollevati in ricciolini lievi come un fiocco di nube, ed eri così come una rosa nel colore. E, guarda, guarda, ora che apre gli occhietti in quest'ombra e cerca il capezzolo, ha i tuoi occhi azzurro scuri... Oh! cara! Ma io non ce l'ho il latte, piccolina, rosellina, tortorina mia!», e la Madonna cuna la piccola, che calma il suo vagito in un gorgoglio proprio di tortorina e si addormenta.
«Mamma, facevi così anche con Me?», chiede Gesù che osserva sua Madre cullare la piccina, stando con la guancia appoggiata alla testolina bionda.
«Sì, Figlio. Ma a Te dicevo "agnellino mio". É bella, non è vero?».
«Molto bella e robusta. La madre può esserne felice», conferma Gesù, curvo anche Lui ad osservare il sonno dell'innocente.
«Invece non lo è... Il marito è irritato perché tutti i figli sono femmine. É vero che coi campi che abbiamo sono meglio i maschi. Ma la nostra figlia non ne ha colpa...», sospira la padrona di casa, sopraggiunta.
«Sono giovani. Si amino e avranno anche maschi», dice sicuro il Signore.
4«Ecco Filippo... Ora si farà scuro...», mormora turbata la donna. E più forte dice: «Filippo, c'è il Rabbi di Nazaret».
«Molto lieto di vederlo. Pace a Te, Maestro».
«E a te, Filippo. Ho visto la tua bella bambina. Anzi la sto ancora guardando perché è degna di lode. Dio ti benedice con bambini belli, sani e buoni. Gli devi essere molto grato... Non rispondi? Sembri crucciato...»
«Speravo fosse un maschio, io!».
«Non vorrai già dirmi che sei ingiusto accusando l'innocente di essere femmina, e tanto meno essere duro con la tua sposa?», chiede severo Gesù.
«Volevo un maschio io! Per il Signore e per me!», esclama risentito Filippo.
«Ed è con una ingiustizia ed una ribellione che credi di ottenerlo? Hai letto forse nel pensiero di Dio? Sei da più di Lui per dirgli: "Fa' così perché ciò è giusto?". Questa donna mia discepola non ha figli, ad esempio. Ed è giunta a dirmi: "Benedico la mia sterilità che mi dà ali per seguirti". E questa, madre di quattro maschi, anela che tutti e quattro siano non più suoi. É vero, Susanna e Maria? Le senti? E tu, sposato da pochi anni ad una donna feconda, benedetto da tre bocci di rose che chiedono il tuo amore, sei sdegnato? Con chi? Perché? Non lo vuoi dire? Lo dico Io: perché sei un egoista. Deponi subito il tuo rancore. Apri le braccia a questa creatura nata dal tuo seme ed amala. Avanti! Prendila!», e Gesù prende il fagottino di lini e lo depone nelle braccia del giovane padre. Gesù riprende a parlare: «Vai da tua moglie che piange e dille che tu l'ami. O Dio veramente non ti darà mai più un maschio. Io te lo dico. Vai!...».
L'uomo sale nella camera dove è la sposa.
«Grazie, Maestro!», sussurra la suocera. «Egli da ieri era molto crudele...».
L'uomo ridiscende dopo qualche minuto e dice: «L'ho fatto, Signore. La donna ti ringrazia. E dice di chiederti il nome della piccina, perché... perché io avevo destinato a lei un nome troppo brutto nel mio odio ingiusto...».
«Chiamala Maria. Ha bevuto il pianto amaro insieme alla prima goccia di latte, amaro esso pure per la tua durezza; può chiamarsi Maria, e Maria l'amerà. Non è vero, Madre?».
«Sì, povera piccolina. É tanto graziosa. E sarà certo buona divenendo una stellina del Cielo».
5Tornano nello stanzone dove gli apostoli stanchi dormono pesantemente, meno l'Iscariota che pare sulle spine.
«Mi volevi, Giuda?», chiede Gesù.
«No, Maestro, ma non riesco a dormire e vorrei uscire un poco».
«Chi te lo vieta? Io pure esco. Salgo su quel poggetto. C'è tutt'ombra... Riposerò pregando. Vuoi venire con Me?».
«No, Maestro. Ti darei disturbo perché non sono in condizione di pregare. Forse... forse non mi sento bene e ciò mi turba…»
«Resta, allora. Non forzo nessuno. Addio. Addio, donne. Madre, quando Giovanni di Endor si sveglia lo mandi da Me, e da solo».
«Sì, Figlio. La pace sia con Te».
Gesù esce, Maria e Susanna si chinano ad osservare la stoffa sul telaio. Maria si siede con le mani in grembo, stando un poco curva. Forse prega Lei pure.
Maria di Alfeo presto si stanca di osservare il lavoro. Si siede nell'angolo più buio e presto dorme. Susanna pensa bene di imitarla. Restano svegli Maria e Giuda. L'una tutta raccolta in se stessa. L'altro che la guarda ad occhi ben aperti non perdendola mai di vista.
Infine si alza e le si avvicina lentamente senza fare rumore. Non so perché, ma nonostante la sua indiscutibile bellezza mi fa pensare ad un felino o ad un serpente che si avvicini alla preda. Forse è l'antipatia che ho per lui, che mi fa vedere subdolo e crudele anche il suo passo... Chiama sottovoce: «Maria!».
«Che vuoi da me, Giuda?», chiede dolcemente Maria, e lo guarda col suo occhio dolcissimo.
«Vorrei parlarti...».
«Parla. Ti ascolto».
«Non qui... Non vorrei essere sentito... Non usciresti un poco lì fuori? C'è ombra anche lì...».
«Andiamo pure. Ma tu vedi... Dormono tutti... potevi parlare anche qui», dice la Vergine. Però si alza ed esce per la prima, addossandosi all'alta siepe di fiori.
«Che vuoi da me, Giuda?», torna a chiedere fissando acutamente l'apostolo, che si turba un poco e pare stenti a trovare le parole.
«Ti senti male? O hai fatto del male e non sai come dirlo? O anche ti senti in procinto di fare del male e ti pesa confessarti tentato? Parla, figlio. Come ti ho curato la carne, ti curerò l'anima. Dimmi quello che ti turba, ed io se potrò ti rasserenerò. Se non potrò da sola, lo dirò a Gesù. Anche tu avessi molto peccato, Egli ti perdonerà se io chiedo perdono per te. Veramente anche Gesù ti perdonerebbe subito... Ma forse di Lui, Maestro, ti vergogni. Io sono una mamma... Non faccio vergogna...».
«Sì. Non fai vergogna perché sei madre e buona tanto. Sei veramente la pace fra di noi. 6Io... io mi sento molto turbato. Ho un pessimo carattere, Maria. Io non so cosa ho nel sangue e nel cuore... Ogni tanto io non so più comandare ad essi... e allora farei le cose più strane... e più cattive».
«Anche con Gesù vicino non riesci più a resistere a chi ti tenta?».
«Anche. E ne soffro, credilo. Ma così è. Sono un infelice».
«Pregherò per te, Giuda».
«Non basta».
«Farò pregare senza dire per chi è la preghiera che chiedo ai giusti»
«Non basta».
«Farò pregare i bambini. Ce ne sono tanti che vengono da me, nel mio orto, come uccellini in cerca di grano. E il grano sono le carezze e le parole che do loro. Parlo di Dio... Ed essi, innocenti, preferiscono questo ai giuochi e alle favole. La preghiera dei bambini è grata al Signore».
«Mai quanto la tua. Ma non basta ancora».
«Dirò a Gesù di pregare il Padre per te».
«Non basta ancora».
«Ma più di così non c'è! La preghiera di Gesù vince anche i demoni...».
«Sì. Ma Gesù non pregherebbe sempre. E io tornerei ad essere io... Gesù, sempre lo dice, se ne andrà un giorno. Io devo pensare a quando sarò senza di Lui. Gesù ora ci vuole mandare ad evangelizzare. Io ho paura ad andare con questo mio nemico, che sono io stesso, a spargere la parola di Dio. Io vorrei essermi formato per quest'ora».
«Ma, figlio mio, se neppure Gesù ci riesce, chi vuoi che possa?».
«Tu Madre! Lasciami stare un poco di tempo con te. Ci sono stati i pagani e le meretrici. Posso starci io pure. Se non vuoi che io stia dove tu vivi, nella notte, andrò a dormire da Alfeo o da Maria Cleofa, ma il giorno lo passerò con te, con i bambini. Le altre volte ho cercato di fare da me e ho fatto peggio. Se vado a Gerusalemme ho troppi amici malvagi, e nelle condizioni in cui sono quando mi prende questa cosa divento il loro zimbello... Se vado in altra città è uguale. La tentazione della via mi si accende insieme a questa che già ho. Se vado a Keriot, presso mia madre, la superbia mi fa schiavo. Se vado in solitudine, il silenzio mi dilania con le voci di Satana. Ma da te... oh! da te sento che sarà diverso... Lasciami venire! Dillo a Gesù che me lo conceda! Vuoi tu che io mi perda? Hai paura di me? Mi guardi con lo sguardo di una gazzella ferita e che non ha più la forza di fuggire i suoi assalitori. Ma io non ti farò offesa. Ho una madre anche io... e ti amo più di mia madre. Abbi pietà di un peccatore, Maria! Guarda, piango ai tuoi piedi... Se tu mi respingi, può essere la mia morte spirituale...», e Giuda piange proprio ai piedi di Maria, che lo guarda con uno sguardo di pietà e di angoscia misto a paura. É pallidissima.
Ma pure fa un passo avanti, perché si era quasi sprofondata nella siepe per sfuggire Giuda che le si avvicinava troppo, e mette una mano sui capelli bruni dell'Iscariota. «Taci! Che non ti sentano. Parlerò a Gesù. E se Egli vorrà... verrai nella mia casa. Del giudizio del mondo non mi curo. Non lede l'anima mia. E solo di essere colpevole io verso Dio avrei orrore. La calunnia mi lascia indifferente. Ma non sarò calunniata perché Nazaret sa che la sua figlia non è scandalo alla sua città. E poi, avvenga ciò che vuole, mi preme che tu ti salvi nel tuo spirito. Vado da Gesù. Sta' in pace». E si avvolge nel suo velo, bianco come la veste, e va svelta per il sentiero che porta ad un poggetto coperto di ulivi.
7Cerca il suo Gesù e lo trova assorto in meditazione profonda.
«Figlio, sono io... Ascoltami!».
«Oh! Mamma! Vieni a pregare con Me? Che gioia, che sollievo mi dai!».
«Che, Figlio mio? Sei affaticato nello spirito? Triste? Dillo alla tua Mamma!».
«Affaticato, lo hai detto, e afflitto. Non tanto per la fatica e le miserie che vedo nei cuori, quanto per l'immutabilità di quelli che sono i miei amici. Ma non voglio essere ingiusto con loro. Uno solo mi affatica. Ed è Giuda di Simone...».
«Figlio, di lui venivo a parlarti...».
«Ha fatto del male? Ti ha dato dolore?».
«No. Ma mi ha fatto la pena che avrei vedendo uno molto infetto... Povero figlio! Quanto è malato nel suo spirito!».
«E tu ne hai pietà? Non ne hai più paura? Un tempo l'avevi...».
«Figlio mio, la mia pietà è ancora più grande della mia paura. E vorrei aiutare Te e lui a salvare il suo spirito. Tu tutto puoi e non hai bisogno di me. Ma Tu dici che tutti devono cooperare col Cristo nel redimere... e questo figlio è così bisognoso di redenzione!».
«Che devo fare più che non faccia per lui?».
«Tu non puoi fare di più. Ma potresti lasciarmi fare. Egli mi ha pregata di lasciarlo sostare nella nostra casa, perché gli pare che là potrà liberarsi dal suo mostro... Tu scuoti il capo? Non vuoi? Glielo dirò...».
«No, Mamma. Non è che non voglia. Scuoto il capo perché so che è inutile. Giuda è come uno che affoga e che, nonostante senta di affogare, respinge per orgoglio la fune gettatagli per trarlo a riva. Manca in lui la volontà di venire a riva. Ogni tanto, preso dal terrore di affogare, cerca e invoca l'aiuto, ci si attacca... e poi, ripreso dall'orgoglio, lascia l'aiuto, lo respinge, vuol fare da sé... e sempre più si appesantisce per l'acqua melmosa che inghiotte. Ma perché non si dica che ho lasciato intentato un rimedio, si faccia anche questo, povera Mamma... Sì, povera Mamma che ti sottoponi, per amore di un'anima, alla sofferenza di avere vicino... uno che ti fa paura».
«No, Gesù. Non lo dire. Io sono una povera donna perché sono ancora soggetta ad antipatie. Rimproverami. Lo merito. Non dovrei avere ribrezzo di nessuno, per tuo amore. Ma non per altro sono povera. Oh! potessi renderti Giuda spiritualmente guarito! Darti un'anima è darti un tesoro. E chi dà tesori non è povero, Figlio!... Vado a dire a Giuda che sì, che Tu concedi? Tu lo hai detto: "Verrà un tempo che tu dirai: “Come è difficile essere la Madre del Redentore”. Una volta già l'ho detto... per Aglae... Ma cosa è mai una volta? L'umanità è tanta! E Tu di tutti sei Redentore. Figlio!... Figlio!... Come ho tenuto fra le braccia la piccolina, per portarla alla tua benedizione, lascia che tenga nelle braccia Giuda, per portarlo alla tua benedizione...».
«Mamma... Mamma... Egli non ti merita...».
«Gesù mio, quando Tu titubavi a dare Marziam a Pietro io ti ho detto che ciò gli avrebbe giovato. Non puoi negare che Pietro si è rinnovato da quel momento... Lasciami fare con Giuda».
«E sia come tu vuoi! E che tu sia benedetta per la tua intenzione d'amore per Me e per Giuda! Ora preghiamo insieme, Mamma. É così dolce pregare con te!...»
8É il tramonto appena iniziato quando rivedo la partenza dalla casa che li ha ospitati.
Giovanni di Endor con Ermasteo si accomiatano da Gesù subito dopo essere giunti sulla via. Maria con le donne prosegue invece insieme al Figlio per una via fra gli uliveti dei colli. Parlano. E, naturalmente, dei fatti del giorno. Pietro dice: «Un bel matto quel Filippo!
A momenti rinnegava la moglie e la figlia se non ti mettevi a fargli capire la ragione».
«Speriamo però che duri nel pentimento attuale e non gli ripigli subito la mattana del dispregio verso le femmine. In fondo... è per le donne che il mondo va avanti», dice Tommaso, e molti ridono dell'uscita.
«Certo. É vero. Ma sono più immonde di noi e...», risponde Bartolomeo.
«Ma va! Riguardo a immondezza!... Anche noi non siamo degli angeli. Ecco, io vorrei sapere se dopo la Redenzione sarà sempre così per la donna. Ci insegnano ad onorare la madre, ad avere il massimo rispetto alle sorelle, alle figlie, alle zie, alle nuore, alle cognate e poi... anatema di qua, anatema di là! Nel Tempio no. Avvicinarle, molte volte, no... Ha peccato Eva? D'accordo. Ma ha peccato anche Adamo. Dio ha dato ad Eva il suo castigo ed è ben severo. Non basta?».
«Ma Toma! La donna è considerata impura anche da Mosè».
«Il quale senza le donne sarebbe morto affogato... Però, abbi pazienza, Bartolmai, però ti ricordo, anche che io non sia dotto come te, ma solo un battiloro, che Mosè cita le impurità carnali della donna perché noi la si rispetti, non per metterla all'anatema».
9La discussione si accende.
Gesù, che era avanti, proprio con le donne e con Giovanni e Giuda Iscariota, si ferma e si volta, e interviene: «Dio aveva davanti un popolo moralmente e spiritualmente informe, contaminato da contatti con idolatri. Voleva di esso farne un popolo forte nel fisico e nello spirito. Dette come precetti le norme salutari alla robustezza fisica e salutari all'onestà dei costumi. Non poteva fare diversamente per frenare le cupidigie maschili, acciò i peccati per cui fu sommersa la Terra e arsa Sodoma e Gomorra non si ripetessero. Ma nel tempo futuro la donna redenta non sarà così oppressa come lo è ora. Rimarranno i divieti di prudenza fisica, ma saranno levati gli ostacoli al suo venire al Signore. Io già li levo per preparare le prime sacerdotesse del tempo futuro».
«Oh! ci saranno le donne sacerdoti?!», chiede quasi sbalordito Filippo.
«Non mi fraintendete. Non saranno sacerdotesse come gli uomini, non consacreranno e non amministreranno i doni di Dio, quelli che voi non potete per ora sapere. Ma saranno della classe sacerdotale lo stesso, cooperando con i sacerdoti al bene delle anime, in molti modi».
«Predicheranno?», chiede incredulo Bartolomeo.
«Come già predica mia Madre».
«Faranno pellegrinaggi apostolici?», chiede Matteo.
«Sì. Portando la Fede molto lontano e, devo dirlo, con ancor più eroismo degli uomini».
«Faranno miracoli?», chiede ridendo l'Iscariota.
«Qualcuna farà anche miracoli. Ma non vi basate sul miracolo come sulla cosa essenziale. Esse, le donne sante, faranno anche molti miracoli di conversioni con la preghiera».
«Umh! le donne pregare, al punto di fare miracoli!», borbotta Natanaele.
«Non essere chiuso come uno scriba, Bartolomeo. Secondo te cosa è la preghiera?».
«Il rivolgersi a Dio con le formule che sappiamo».
«Questo e più ancora. La preghiera è la conversazione del cuore con Dio e dovrebbe essere lo stato abituale dell'uomo.
La donna, per la sua vita più ritirata della nostra e per la sua facoltà affettiva più forte della nostra, è portata a questa conversazione con Dio più di noi.
In essa ella trova conforto ai suoi dolori, sollievo alle sue fatiche, che non sono solo quelle della casa e del generare, ma anche quelle di sopportare noi uomini; trova ciò che asciuga i suoi pianti e riconduce un sorriso nel cuore. Perché essa sa parlare con Dio e più ancora lo saprà in futuro. Gli uomini saranno i giganti della dottrina, le donne saranno sempre quelle che col loro orare sostengono i giganti e anche il mondo, perché molte sventure saranno evitate per le loro preghiere e molti castighi trattenuti. Perciò faranno miracolo, invisibile per lo più e conosciuto solo da Dio, ma non perciò irreale».  
10«Anche Tu oggi hai fatto un miracolo invisibile ma certo reale. Non è vero, Maestro?», chiede il Taddeo.
«Sì, fratello».
«Era meglio farlo visibile», osserva Filippo.
«Volevi che cambiassi la piccola in un pargolo? Il miracolo in realtà è una alterazione delle cose destinate, un benefico disordine, perciò, che Dio concede per acconsentire alla preghiera dell'uomo, onde mostrargli che lo ama, o persuadere che Egli è Colui che è. Ma dato che Dio è ordine, non viola in maniera esagerata l'ordine. La bambina è nata donna e donna resta».
«Ero così afflitta questa mattina!», sospira la Vergine.
«Perché? La bambina disamata non era tua», dice Susanna. E aggiunge: «Io quando vedo qualche disgrazia in un fanciullo dico: "Buon per me che non ne ho!"».
«Non lo dire, Susanna! Non è carità. Io pure potrei dirlo, perché la mia unica Maternità è trascesa dalle leggi naturali. Ma non lo dico perché sempre penso: "Se Dio non mi avesse voluta vergine, forse quel seme sarebbe caduto in me, e madre sarei io di quest'infelice", e così ho pietà di tutti... Perché dico: "Avrebbe potuto essere mio figlio", e come madre vorrei tutti buoni, sani, amati e amabili, perché così desiderano le madri per i figli loro», risponde dolcemente Maria.
E Gesù pare vestirla di luce tanto la guarda con occhio radioso.
«È per questo che hai pietà di me...», dice l'Iscariota sottovoce.
«Di tutti. Fosse anche dell'assassino del mio Figlio. Perché penso che sarebbe il più bisognoso di perdono... e di amore. Perché tutto il mondo lo odierebbe certamente».
«Donna, dovresti faticare molto a difenderlo per dargli tempo di convertirsi... Io lo leverei subito di mezzo, per il primo...», dice Pietro.
11«Eccoci al luogo di commiato. Madre, Dio sia con te. E con te, Maria. E anche con te, Giuda».
Si baciano e Gesù aggiunge ancora: «Ricordati che ti ho concesso una grande cosa, Giuda. Fattene un bene e non un male. Addio».
E Gesù con gli undici rimasti e con Susanna vanno lesti verso oriente, mentre Maria, la cognata e l'Iscariota vanno diritti.
Ebbene, care amiche ed amici che mi avete fino ad ora pazientemente letto - avendo però avuto in cambio il premio incommensurabile di un paio di 'flash' sulla vita e predicazione del Gesù di duemila anni fa - cosa ha ancora detto in sintesi il Gesù valtortiano sulle future discepole in questo secondo episodio?
«… Ma nel tempo futuro la donna redenta non sarà così oppressa come lo è ora. Rimarranno i divieti di prudenza fisica, ma saranno levati gli ostacoli al suo venire al Signore. Io già li levo per preparare le prime sacerdotesse del tempo futuro».
«Oh! ci saranno le donne sacerdoti?!», chiede quasi sbalordito Filippo.
«Non mi fraintendete. Non saranno sacerdotesse come gli uomini, non consacreranno e non amministreranno i doni di Dio, quelli che voi non potete per ora sapere. Ma saranno della classe sacerdotale lo stesso, cooperando con i sacerdoti al bene delle anime, in molti modi..
«… Faranno miracoli?», chiede ridendo l'Iscariota.
«Qualcuna farà anche miracoli. Ma non vi basate sul miracolo come sulla cosa essenziale. Esse, le donne sante, faranno anche molti miracoli di conversioni con la preghiera... »
«… La donna, per la sua vita più ritirata della nostra e per la sua facoltà affettiva più forte della nostra, è portata a questa conversazione con Dio più di noi.
In essa ella trova conforto ai suoi dolori, sollievo alle sue fatiche, che non sono solo quelle della casa e del generare, ma anche quelle di sopportare noi uomini; trova ciò che asciuga i suoi pianti e riconduce un sorriso nel cuore. Perché essa sa parlare con Dio e più ancora lo saprà in futuro. Gli uomini saranno i giganti della dottrina, le donne saranno sempre quelle che col loro orare sostengono i giganti e anche il mondo, perché molte sventure saranno evitate per le loro preghiere e molti castighi trattenuti. Perciò faranno miracolo, invisibile per lo più e conosciuto solo da Dio, ma non perciò irreale…»
Ecco, questi che avete letto sono due significativi episodi della vita evangelica di Gesù nell'Opera in dieci volumi 'L'Evangelo come mi è stato rivelato'.
Li dedico a quelle suore 'moderniste' che - forse non ben consapevoli o non contente del loro ruolo così eccelso nella Chiesa al punto di far dire a Gesù che saranno esse a sostenere con le loro opere e la loro preghiera i 'giganti della dottrina' e anche il mondo - rischiano oggi di farsi trascinare verso scogli e gorghi da quella 'sirena' che con suono flautato ha già zufolato e parlato ad Eva nel Paradiso terrestre.
Ognuno dunque al posto suo, nella Chiesa cattolica apostolica romana, ma - indipendentemente dal ruolo svolto, se svolto in conformità alla volontà di Signore - tutti con uguale merito nel cuore di Dio.
Lezione solo per loro, le suore?
No, soprattutto per i suddetti 'giganti' … al vertice della Chiesa attuale, tentati - per innovare - da un cambiamento di dottrina.

1 Vedi 'Pensieri a voce alta', n. 052 del  1.11.2015 : La finestra di Overton e il tempo dell'Anticristo
2 Maria Valtorta' - 'L'Evangelo come mi è stato rivelato' - Vol . II   - Cap. 157 - Centro Editoriale Valtortiano
3 Maria Valtorta' - 'L'Evangelo come mi è stato rivelato' - Vol . IV -  Cap. 262 - Centro Editoriale Valtortiano


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