VoceALTA-062 - ilCATECUMENO.it

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VOCE NARRANTE ♫ SILVIA CANEPARO
23.3.2016
062. Dove va la Chiesa cattolica? Suggerisco di sospendere i ‘giudizi’ temerari e di attendere di vedere i ‘frutti’ dell’Albero.

È ormai da tutti ammesso e riconosciuto che i cristiani e la stessa Chiesa cattolica stiano attraversando una tremenda crisi di fede.
Non mi riferisco, per essere subito chiaro, a Papa Francesco – da alcuni contestato per talune sue ‘esternazioni’ a voce alta - quanto a alcuni influenti ‘uomini di chiesa’ (ad esempio i vari cardinali Kasper, Marx, Lehmann, Kung, Forte, etc.) dai quali Papa Francesco è ‘circondato’ che appaiono tuttavia attestati su posizioni 'neo-moderniste’.
Non parliamo poi di molti vescovi, parroci e sacerdoti che ad esempio proprio in questi giorni natalizi sembra facciano a gara nell’accondiscendere a togliere da chiese ed oratori i presepi, per non ‘offendere’ i sentimenti religiosi altrui o quelli non religiosi di atei ed agnostici che – secondo me – in buona parte non se ne curano affatto.
Che dire poi di quei vescovi - specialmente in certi paesi esteri, come ad esempio in Belgio - sono del tutto aperti all’insegnamento della ‘dottrina’ del Gender ai bambini nelle Scuole?
Per altro verso il ricorso ad una ‘misericordia’ divina 'ad ogni costo' significa un voler essere più realisti del Re, anche perché spesso questa presunta 'misericordia' viene presentata in maniera superficiale, dando l’impressione che si vogliano attirare facili consensi buonisti non legandola all’altra perfettissima virtù divina della Giustizia che presuppone il Pentimento dei peccati con il proposito almeno di non compierli più.
Così per accontentare una parte ‘peccatrice-progressista’ alla quale la facile ‘misericordia’ mette in pace la coscienza, se ne scontenta del tutto un’altra che si rifa invece ai dettami tradizionali della Dottrina, creandosi così costernazione e divisione all’interno della stessa Chiesa ma - quel che è peggio - si mettono a rischio molte 'anime' ingenerando in loro l'impressione di una facile 'salvezza' a buon mercato, le cui aspettative rimarranno un giorno molto ma molto amaramente deluse.
La ‘vecchia Chiesa tradizionale’ è allora forse allegoricamente assimilabile al fratello maggiore del ‘figliol prodigo’ che non ammetteva il perdono da parte del Padre al fratello peccatore?
No, non lo è perché le due situazioni sono diverse. Il perdono del Padre era ben giustificato. Non bisogna infatti dimenticare che il fratello minore – dopo aver gozzovigliato ed essersela spassata con amici e donne - era tornato dal Padre ma si era ben pentito e si era riproposto di cambiare vita rispetto alle sue abitudini precedenti.
Ricorda una frase del famoso presule polacco Cardinal Stefan Wyszynski - in odor di santità - che, con riferimento alla Chiesa degli ultimi decenni del Novecento, aveva esclamato una volta: 'La Chiesa post-conciliare? È una Chiesa la cui vita si allontana sensibilmente dall'evento del Calvario. Una Chiesa che diminuisce le sue esigenze e che non risolve più i problemi secondo la volontà di Dio, ma secondo le possibilità umane. Una Chiesa il cui credo è diventato elastico e la morale relativistica. Una Chiesa nella nebbia e senza le tavole della Legge. Una Chiesa che si chiude gli occhi davanti al peccato, che teme di essere rimproverata come non moderna'.
Basta leggere i numerosissimi articoli delle riviste on line ‘specializzate’, mi riferisco a quelle che seguono l’impostazione dottrinale ‘tradizionale’, per capire come Papa Francesco venga non solo da esse garbatamente criticato, e talvolta non tanto garbatamente, ma considerato non di rado - a seconda di chi scrive - un ‘progressista’, un pauperista, un teorico delle guerre di liberazione, un neo-modernista mascherato da ‘agnello’.
Insomma un Papa (e qui mi si scusi ma 'relata refero' per dovere di informazione) che - non potendo cambiare platealmente la ‘Dottrina’,  pena l’essere accusato di ‘Eresia’ e come tale soggetto, si fa per dire, ad ‘impeachment’ - ricorrerebbe alla ‘malizia’ di aggirare la Dottrina bimillenaria grazie al ricorso alla cosiddetta ‘Pastorale’ intesa però in questo caso - nella prassi quotidiana - non nel senso teologico appropriato ma come una ‘modalità’, cioè come un ‘modo di spiegare la ‘teologia’ con concetti discorsivi e ‘verità’ presentate ‘alla buona’, concetti erronei che altrimenti non potrebbero essere fatti passare ‘ufficialmente’ ma che finiscono tuttavia per fare testo di fronte all'opinione pubblica grazie ai mass-media che li amplificano spesso distorcendoli ancor di più secondo il proprio comodo.
In sostanza - i contestatori - accusano il Papa di voler cambiare nella prassi la Dottrina senza toccare formalmente la Dottrina’.
Di fatto, sostengono sempre i ‘critici’, la ‘gente’ non capisce le ‘sottigliezze’ dottrinarie e dalla enfatizzazione – grazie ai mass-media laicisti e progressisti – della cosiddetta ‘Dottrina della Misericordia’ che viene divulgata senza però strettamente correlarla alla Giustizia divina, che è l’altra faccia della medaglia – la ‘gente’ deduce che Dio è così tanto misericordioso con tutti da perdonare persino i peccati di cui uno non si è davvero pentito: del Vangelo di Gesù rimarrebbe insomma il ‘Ti sono perdonati i tuoi peccati!’ ma cadrebbe il ‘Vai e non peccare più…’.
E allora famosi editorialisti e/o vaticanisti si chiedono in sordina chi sia l’Anticristo o quantomeno il ‘Falso profeta’ di cui all’Apocalisse e a numerose altre profezie dei secoli passati ufficialmente riconosciute dalla Chiesa che parlano di un ‘abominio’ ai vertici della stessa, nel Tempio santo di Roma.
A tutti costoro il solo fatto che ‘progressisti’, ‘modernisti’ e ‘pubblici peccatori’ plaudano a ‘questa’ Chiesa senza alcun proposito di cambiamento interiore , appare fortemente sospetto.
Questo - ed è un fatto notorio per chi sia solo un poco 'informato' - è inutile negarlo tanto più che il ‘nuovo corso’ è stato ampiamente ‘osannato’ dagli organi di vertice della Massoneria nazionale e internazionale, storica nemica mortale della Chiesa cattolica romana, ‘osanna’ che però – contrariamente alle apparenze -  è del tutto imbarazzante al punto che potrebbe essere invece considerato come un cosiddetto ‘bacio della morte’ volto di proposito a porre il Papa in cattiva luce:
Roma, 14 marzo 2013 –
(AgenParl)
Papa: Raffi (Goi: Grande Oriente d’Italia), con nuovo Pontefice nulla sarà più come prima
“Con Papa Francesco nulla sarà più come prima. Chiara la scelta di fraternità per una Chiesa del dialogo, non contaminata dalle logiche e dalle tentazioni del potere temporale” “Uomo dei poveri e lontano dalla Curia. Fraternità e voglia di dialogo le sue prime parole concrete: forse nella Chiesa nulla sarà più come prima. Il nostro auspicio è che il pontificato di Francesco, il Papa che ‘viene dalla fine del mondo’ possa segnare il ritorno della Chiesa-Parola rispetto alla Chiesa- istituzione, promuovendo un confronto aperto con il mondo contemporaneo, con credenti e non, secondo la primavera del Vaticano II”.
Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, commenta così l’inizio del pontificato di Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio.
“Il gesuita che è vicino agli ultimi della storia – prosegue Raffi – ha la grande occasione per mostrare al mondo il volto di una Chiesa che deve recuperare l’annuncio di una nuova umanità, non il peso di un’istituzione che si arrocca a difesa dei propri privilegi. Bergoglio conosce la vita reale e ricorderà la lezione di uno dei suoi teologi di riferimento, Romano Guardini, per il quale non si può staccare la verità dall’amore”. “La semplice croce che ha indossato sulla veste bianca – conclude il Gran Maestro di Palazzo Giustiniani – lascia sperare che una Chiesa del popolo ritrovi la capacità di dialogare con tutti gli uomini di buona volontà e con la Massoneria che, come insegna l’esperienza dell’America Latina, lavora per il bene e il progresso dell’umanità, avendo come riferimenti Bolivar, Allende e José Martí, solo per citarne alcuni. È questa la ‘fumata bianca’ che aspettiamo dalla Chiesa del nostro tempo”.
Fonte: http://www.grandeoriente.it/rassegna-stampa/2013/03/(agenparl)-papa-raffi-(goi),-con-nuovo-pontefice-nulla-sara-piu-come-prima.aspx
Dall’altro lato – rispetto ai critici del Nuovo Corso’ - vi sono quelli che (uno per tutti anche il noto Vito Mancuso) dopo avere tanto applaudito il Papa, adesso comincerebbero a criticarlo perché a loro il cambiamento nella prassi pastorale non basterebbe più, ma vorrebbero anche quello ufficialmente ‘dottrinale’ forse per poter mettere una pietra tombale irreversibile su ciò che dottrinariamente essi vorrebbero vedere riformato.
Forse essi temono – dico io - che la ‘pastorale’ potrebbe essere nuovamente cambiata da un prossimo Papa con un ritorno alla Tradizione, mentre una volta cambiata ora la Dottrina… ‘la cosa è fatta’.
Siamo forse di fronte ad una seconda riforma cattolico-protestante in odore di luteranesimo trainati dalla Scuola teologica di Tubinga come si evince dal famoso racconto ‘profetico-teologico’ di Vladimir Solov’ev sull’Anticristo il quale ultimo riceverebbe appunto la laurea ‘honoris causa’ dalla Scuola in questione?
Il Gesù delle visioni di Maria Valtorta rivelò negli anni ’40 che il futuro Anticristo sarebbe stato un ‘astro’ del suo ‘esercito, precipitato in ‘terra’ per orgoglio e superbia.
Anche Giuda, membro del primo Collegio apostolico, fu un ‘astro’ della Chiesa nascente di Gesù e lui – primo anticristo in assoluto - più che in terra è precipitato in qualcosa di più profondo.
A proposito di Tubinga… mi viene in mente, tanto per farvi sorridere un poco, che il contestato – ‘da molti prestigiosi uomini di chiesa’ - Card. Walter Kasper (stretto collaboratore e uomo stimato per la sua 'teologia' da Papa Francesco) capofila dei ‘Novatori’ del recente Sinodo, ottenne – ma la mia è solo un’osservazione ‘maliziosa’  – il dottorato nel 1961 proprio presso la Facoltà Teologica di Tubinga (essendo stato per tre anni assistente di Leo Scheffczyl e di Hans Kung, il quale ultimo ha lavorato come professore emerito di teologia ecumenica alla stessa Università) ricevendo poi l’abilitazione all’insegnamento di teologia dogmatica presso la stessa Università dove poi fu nominato addirittura Preside della Facoltà.
Kasper, tuttavia, non mi ricordo già più se l'ho già detto ma forse sarò più preciso in seguito, era quello che in un suo libro del 1991, Gesù il Cristo (Queriniane), aveva negato la Resurrezione di Gesù attribuendola ad una credenza di fede dei primi cristiani e non certo ad un fatto realmente avvenuto.
Ora non so voi ma - ferme restando le mie convinzioni di fede - in questa confusione totale e quanto ai giudizi sulle singole persone e personaggi della Chiesa odierna ho deciso da tempo di documentarmi il meglio possibile, di sentire le opposte opinioni, di ‘registrare’ tutto quel che si dice, ma poi di non trarre conclusioni affrettate per non prendere cantonate, limitandomi ad attendere prudentemente per vedere quali frutti verranno da questo Albero della Chiesa che appare così tanto diverso da quello precedente.
La Chiesa starebbe subendo una operazione di ‘innesto’ il cui ramoscello potrebbe in futuro portare ‘buoni frutti’ ma che – come a volte succede anche in agricoltura – potrebbe - eterogenesi dei fini - rapidamente seccarsi e cadere quale ‘corpo estraneo’, per una crisi di rigetto.
Attendere dunque, pregare e solo alla fine ‘scegliere’, quando sarà l’ora di scegliere.
Allego comunque - sempre per dovere di informazione - un interessante articolo pubblicato tempo addietro dalla Redazione del sito http://www.uccronline.it/ (cioè Unione Cristiana Cattolici Razionalisti, dove il termine ‘razionalisti’ sembra avere un senso ironicamente provocatorio) che difende a spada tratta l’attuale nuovo corso, ed un ulteriore articolo della stessa Redazione che attacca il giornalista e scrittore cattolico Antonio Socci accusato di essere ‘un demolitore della chiesa dall’interno’.
Senza minimamente volere entrare io nel merito, i due articoli - se ben analizzati - potrebbero fornire ulteriori elementi di riflessione, specialmente andando a cliccare sui link interni per le opportune verifiche, non escludendo comunque altri link a siti… esterni:
Vito Mancuso deluso dal Papa: «perché non vuole cambiare la dottrina?»
21 dicembre 2015
C’è forte delusione nel progressismo cattolico: Papa Francesco non ha alcuna intenzione di cambiare la dottrina, nessuna fantomatica apertura, nessun adeguamento al mondo.
Dopo fiumi di inchiostro sulle rivoluzioni dottrinali che avrebbe portato “il nuovo corso” di Francesco, il vaticanista del Fatto Quotidiano, Marco Politi, ha smesso da mesi di scrivere libri e articoli ritirandosi in un impacciato e quanto mai salutare silenzio (l’ultimo articolo risale al marzo 2015). Se è sempre più palpabile l’imbarazzo dello storico Alberto Melloni, il vatiKanista del Manifesto, Luca Kocci, è ancora frastornato dalla scomunica di Papa Francesco dei fondatori dell’associazione Noi siamo Chiesa, leader del progressismo cattolico internazionale a cui Kocci è molto legato e a cui continua imperterrito a dare voce (assieme all’agenzia Adista). Per non parlare del teologo Vito Mancuso. Nel marzo 2014 arrivò a fare pressioni al Papa in un editoriale di Repubblica, minacciando cataclismi se non avesse portato la Chiesa sulla strada dell’aborto libero, dell’eutanasia selvaggia e del matrimonio gay: «che ne sarebbe della Chiesa se fallisse Francesco? Che cosa avverrebbe se le riforme auspicate non andassero in porto e le attese di una nuova primavera si rivelassero solo illusioni? Sarebbe la fine della luce che si è accesa nell’esistenza di tutti gli esseri umani, con Roma che tornerebbe a essere periferia del mondo».
Francesco ha risposto picche: non solo ha denunciato la falsa compassione che muove i sostenitori della cultura dello scarto (aborto e eutanasia), non solo ha beatificato Paolo VI, ma ha elogiato il suo coraggio per l’enciclica Humanae Vitae vero incubo di Mancuso in quanto incardina definitivamente la dottrina cattolica sulla sessualità-, affermando: «Paolo VI non è stato un arretrato, un chiuso. No, è stato un profeta». Si è anche più volte scagliato contro il gender, legittimando la grande sollevazione popolare che il 21 giugno scorso ha portato in piazza un milione di persone. In questi giorni, dopo aver rinnegato il Dio cristiano abbracciando pubblicamente il panenteismo, non potendo negare l’evidenza, Mancuso ha manifestato la sua delusione per Francesco, “tirandogli le orecchie”: «Sta facendo un ottimo lavoro, però occorrerebbe che non si limitasse alla dimensione disciplinare e interna della Curia, che va raddrizzata, ma che la riforma toccasse la dottrina, se si vuole parlare alla coscienza contemporanea».
Per farsi più attraenti agli occhi del mondo, è questa la nota ricetta di Mancuso, la Chiesa dovrebbe riformare quei punti della dottrina che gli stanchi uomini moderni faticano ad accettare. Un po’ come dire: al catechismo vanno pochi bambini? Smettiamo di parlare di Gesù, è troppo difficile, riempiamo le aule di videogiochi e vedrete quanta affluenza avremo! Ma Papa Francesco ha già risposto ai Mancuso, ai Melloni, ai Kocci e a tutti coloro che -ignorando il vicolo buio in cui si è infilata la chiesa protestante-, pensano di “attirare” gli uomini alla Chiesa rivoluzionando le tematiche sessuali e bioetiche. Si chiama, ha detto il Papa, «la tentazione di scendere dalla croce, per accontentare la gente, e non rimanerci, per compiere la volontà del Padre; di piegarsi allo spirito mondano invece di purificarlo e piegarlo allo Spirito di Dio. È la tentazione del buonismo distruttivo, che a nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e medicarle; che tratta i sintomi e non le cause e le radici. È la tentazione dei “buonisti”, dei timorosi e anche dei cosiddetti “progressisti e liberalisti”». Parole limpide e durissime. La Chiesa, semmai, deve adeguare il modo di comunicare la dottrina cattolica, invitando e accompagnando gli uomini a passare per la porta stretta. Non certo allargare la porta per far fare a loro meno fatica: sarebbe un’illusione e un tradimento.
Il colmo è che, se da una parte il Papa viene criticato per non voler cambiare la dottrina cattolica, dall’altra i tradizionalisti-socciani -devoti della chiesa mediatico-opinionista, il cui pastore spirituale è il giornalista Antonio Socci-, criticano pesantemente Francesco, accusandolo di aver (e di voler) cambiato la dottrina cattolica, annunciando a loro volta catastrofici cataclismi apocalittici. Arrivando a rallegrarsi per la diminuzione dei fedeli cattolici alle udienze dell’impostore Bergoglio, come lo chiamano loro, contrapponendolo ai numeri delle udienze del (vero) Papa, Benedetto XVI (rispetto ai numeri, è tutto da approfondire perché la situazione sembra essere ben più complessa).
L’accusa recente più circoscritta dei socciani è quella di aver “aperto” al divorzio cattolico tramite il Motu Proprio “mitis iudex dominus Iesus”. Lo sostiene apertamente il vaticanista dell’Espresso Sandro Magister, che da mesi si sta vendicando di essere stato allontanato dalla Sala Stampa del Vaticano per aver violato l’embargo sull’enciclica del Papa (proprio oggi gli è stato restituito l’accredito), arrivando a compiere veri e propri «atti di disturbo» -così li ha definiti padre Federico Lombardi- verso i lavori del Sinodo. Peccato che lo stesso card. Camillo Ruini, noto pupillo di Magister, ha chiaramente spiegato che «la decisione di papa Francesco», tramite il “motu proprio”, «che molti di noi —me compreso — auspicavano, non ha niente a che fare con un’ipocrisia del genere». Niente a che vedere con il “divorzio cattolico”. Aggiungendo che «bisogna essere ciechi per non vedere l’enorme bene che papa Francesco sta facendo alla Chiesa e alla diffusione del Vangelo».
Sempre il card. Ruini –da sempre riempito di complimenti da Antonio Socci-, è tornato recentemente a criticare i tradizionalisti-socciani affermando: «Il valore di papa Benedetto e del suo pontificato emergerà sempre di più, nel tempo. I rapporti tra lui e papa Francesco dimostrano quanto sia sbagliato contrapporli», ricordando che è anche errato parlare di vescovi conservatori che resistono a Papa Francesco: «Le contrapposizioni non fanno bene, specialmente all’intemo della Chiesa. Quella tra Papa e vescovi è però una leggenda metropolitana».
Anche da casa Ratzinger è arrivata pochi giorni fa un’altra difesa del Pontefice, il segretario personale di Benedetto XVI, mons. Georg Gänswein ha infatti ribadito: «Papa Francesco non vuole creare qualcosa di diverso, tagliare o aggiungere qualcosa ma soltanto mostrare nel concreto il messaggio di Cristo. Lui non è il successore di Benedetto XVI, ma il successore di Pietro e come ogni Pontefice porta con sé le sue capacità e le sue proprie priorità nel suo ministero. Papa Francesco è concentrato sulle domande sociali, su quelle persone che non hanno nessun ruolo nella società. Ma questo non significa che gli altri Papi non lo facessero, soltanto che lui mette l’accento sulle persone nelle periferie». Mons. Georg aveva già criticato gli “anti-bergogliani” nel gennaio 2015, nel febbraio 2015 e nel marzo 2015.
Progressisti-mancusiani da una parte e tradizionalisti-socciani dall’altra. Francesco, come abbiamo scritto nell’introduzione del nostro dossier, è il Papa più incompreso degli ultimi secoli, colpito contemporaneamente da due fuochi. Lo riconosceva perfettamente lo stesso Antonio Socci, prima di fondare la sua virtuale chiesa social-mediatica: «Giù le mani dal papa», scriveva con la solita foga nell’ottobre 2013. «Bisogna ripeterlo oggi che Francesco si trova strattonato a destra e a sinistra. Bersagliato da contestatori cattolici superficiali e imprudenti che lo rappresentano come modernista eterodosso e stravolto da sostenitori laicisti che lo applaudono attribuendogli idee egualmente eterodosse e quasi atee. Un circo mediatico assurdo». Un circo mediatico di cui lo stesso Socci è diventato nel tempo il leader indiscusso, contendendo il posto al suo alter-ego progressista Vito Mancuso.
La redazione

Effetto Socci: demolizione della Chiesa dall’interno?
27 maggio 2015
Anche Antonio Socci ha commentato il referendum irlandese attraverso cui saranno legalizzate le unioni omosessuali. Alla disperata ricerca di un colpevole, prevedibilmente lo ha trovato in Papa Francesco, causa di tutti i mali del mondo secondo la corrente “cattolica” tradizionalista.
Poco importa se il suo vaticanista di riferimento, Sandro Magister (che ha già confutato l’accusa di Socci sulla presunta invalidità dell’elezione di Bergoglio facendo intervenire la canonista Geraldina Boni), abbia scritto che «lo stesso papa Francesco ha tuonato più volte contro le nozze gay, ma è come se parli al vento. “Non pervenuto”, si direbbe, a vedere come la grande stampa oscura ogni volta queste sue parole». Tutti gli interventi di Papa Bergoglio su questo argomento sono stati citati nel nostro apposito dossier. Il segretario di Stato Vaticano, mons. Pietro Parolin, ha affermato che il risultato del referendum irlandese «non è solo una sconfitta dei principi cristiani, ma di una sconfitta dell’umanità» (mons. Parolin ha preso posizione dopo l’incontro con Papa Francesco, il vaticanista progressista Luca Kocci ha scritto che Parolin è «uno dei prelati di Curia più vicini a Francesco, autorevole interprete del pensiero del papa»).
Nel suo ultimo articolo Socci resuscita il solito elenco della spesa di trite e ritrite accuse al Papa: Francesco avrebbe ridotto la Chiesa ad una «“agenzia religiosa” che sui grandi temi della vita si sottomette al diktat ideologico obamiano», quando invece tutti sanno quanto il Papa quotidianamente insista sulla bioetica della vita (avendo anche coniato il termine “cultura dello scarto” per indicare l’aborto, la ridefinizione del matrimonio e l’eutanasia), invitando addirittura le confessioni protestanti a non sottomettersi al pensiero comune, come ha fatto recentemente con l’arcivescovo luterano Antje Jackelen: «le tematiche attinenti alla famiglia, al matrimonio e alla sessualità non possono essere taciute o ignorate per timore di mettere a repentaglio il consenso ecumenico già raggiunto. Sarebbe un peccato se in queste importanti questioni si consolidassero nuove differenze confessionali», così come aveva detto nel dicembre scorso ricevendo una delegazione della chiesa luterana.
Francesco, secondo Socci, avrebbe «rinunciato al proselitismo e al “Dio cattolico” (“non esiste un Dio cattolico”, dice Bergoglio)». Ne sarà sicuramente contento Benedetto XVI dato che fu proprio lui ad avvertire: «La Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione». E infatti Bergoglio ha ripreso esattamente il pensiero del Papa emerito: «La Chiesa non cresce nel proselitismo; Benedetto XVI ce lo ha detto; ma cresce per attrazione, per la testimonianza, per la predicazione. Quando la Chiesa perde questo coraggio apostolico, diventa una Chiesa ferma. Ordinata, bella; tutto bello, ma senza fecondità, perché ha perso il coraggio di andare alle periferie, qui dove ci sono tante persone vittime dell’idolatria, della mondanità, del pensiero debole». Anche su questo abbiamo riflettuto nel nostro dossier, raccogliendo tutte le dichiarazioni in merito di Francesco. Per quanto riguarda il “non esiste un Dio cattolico”, è una frase che non compare in alcun pronunciamento ufficiale (tranne un’intervista, rifiutata dalla Santa Sede, a Scalfari, il quale oltretutto ha ammesso di averla manomessa facendo dire al Papa frasi che non aveva detto).
Il giornalista di Libero, come sempre, ha anche attaccato Francesco accusandolo di sincretismo religioso (questa volta ha tirato fuori addirittura «l’ecumenismo massonizzato di Bergoglio»!), quando invece proprio nell’Evangelii Gaudium il Pontefice ha messo in guardia dal «sincretismo conciliante», definito come una forma di «totalitarismo», ricordando che la vera “apertura” «implica il mantenersi fermi nelle proprie convinzioni più profonde, con un’identità chiara e gioiosa». Non stancandosi inoltre mai di ripetere, alla faccia del sincretismo, che Gesù lo si incontra solo «nella Chiesa, nella nostra Santa Madre Chiesa Gerarchica», che «non si può annunciare Cristo senza la Chiesa». Nel suo viaggio in Albania ha infine ricordato: «non si può dialogare se non si parte dalla propria identità. Ognuno di noi ha la propria identità religiosa, è fedele a quella. Ma il Signore sa come portare avanti la storia. Partiamo ciascuno dalla propria identità, non facendo finta di averne un’altra, perché non serve e non aiuta ed è relativismo».
L’elenco dei “peccati” del peccatore Bergoglio, condannati dal teologo Antonio Socci, si conclude con la denigrazione della prossima enciclica -nella qual Francesco invita a mettere al centro della società l’uomo e non il profitto-, riducendola a consigli sulla «spazzatura differenziata e pipponi assistenziali sui poveri». Nemmeno il peggior anticlericale si sarebbe ridotto ad un’accusa talmente insulsa.
Non può nemmeno mancare la solita nostalgia dei bei tempi che furono, un classico del tradizionalismo conservatore: Socci rimpiange la messa in latino e la liturgia in voga prima del Concilio Vaticano II, la cui sostituzione con il novo ordo (il rito della Messa che tutti seguiamo oggi, in italiano) avrebbe fatto precipitare la Chiesa nel baratro. Un’enorme rivisitazione storica e sociologica condita, come sempre, con l’infinito elenco di citazioni prelevate senza contesto da frasi di innumerevoli santi e personaggi storici, il tutto per arrivare a teorizzare «un “papa emerito” autorecluso in Vaticano e “un vescovo vestito di bianco” che viene acclamato da tutti i nemici di sempre della fede cattolica». Certo, è chiaramente inusuale la presenza di Benedetto XVI in Vaticano, ma sappiamo bene che è stata una sua libera scelta, come ha ribadito anche recentemente criticando duramente chi teorizza complotti sulla sua abdicazione. Per quanto riguarda l’acclamazione di Francesco da parte di molti anticlericali, sappiamo invece che è una sorte che tocca da secoli, purtroppo, anche a Gesù: quanti anticattolici acclamano e hanno acclamato la sua figura contrapponendola a quella della Chiesa o quella di un Pontefice? È colpa dell’ambiguità di Gesù? O è una indebita strumentalizzazione? Oltretutto, anche Lui parlò spesso degli ultimi e degli emarginati, chissà se Socci ritiene anche quelli evangelici dei «pippotti assistenzialisti ai poveri».
Paolo VI denunciò “coloro che tentano di abbattere la Chiesa dal di dentro”. A noi sembra sempre più che il giornalista di Libero, sicuramente in modo inconsapevole, stia facendo lo stesso tanto convinto, com’è, che questo sciatto antipapismo verso il successore di Pietro sia un’opera valida per la verità e per la fede cattolica. Ben lontano dal riuscirci, tuttavia, non solo per il fatto che non ne azzecca una ma anche perché, guardando i commenti che girano sui social network, appare sempre più criticato e sempre meno apprezzato (oltre che completamente ignorato dalla Chiesa e dai cosiddetti “ratzingeriani”).
La redazione


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