
VOCE NARRANTE ♫ SILVIA CANEPARO
Maggio 2005
030. Discordanze evangeliche: croce e delizia degli esegeti. Giovanni 'vide e credette'… Quei due di Emmaus: Cleopa e … Simone…! - (2ª parte di 2)
Gli apostoli non avevano affatto creduto alla notizia della Resurrezione data dalle donne che erano tornate dal Santo Sepolcro, o quasi…
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Nella prima parte di questa nostra ‘passeggiata’ fra le discordanze evangeliche avevamo fatto uno ‘zoom’ su quelle parole del Vangelo di Giovanni dove è scritto che il giovane discepolo, entrato con Pietro nel Sepolcro e trovatolo vuoto, ‘vide e credette’.1
Tuttavia – per le ragioni che avevamo spiegato alla luce soprattutto degli altri brani evangelici prima citati che confermavano l'incredulità degli apostoli – Giovanni non credette, forse, nella Resurrezione in quanto tale di Gesù, come comunemente si interpreta, bensì nel fatto che aveva avuto ragione la Maddalena che in precedenza era corsa da lui e Pietro gridando che il sepolcro era vuoto e che era stato trafugato il corpo di Gesù.
Avevamo dunque portato, a sostegno di questa proposta di interpretazione, alcuni brani del Vangelo di Marco dai quali si evince che ancora alla sera di quella domenica gli apostoli continuavano a non credere alla Resurrezione nonostante varie donne, oltre alla Maddalena, l'avessero confermata.
Le donne non godevano di grande credito fra gli uomini di Israele, e la loro testimonianza non era ritenuta tanto valida.
Oltretutto…, si sa…, le traveggole…, gli ‘isterismi’…, le donne…, insomma gli apostoli saranno stati dei santi ma erano anche degli incorreggibili maschilisti e non avevano creduto alle donne finché Gesù – la sera – non apparve anche ad essi.
Avevo chiuso la chiaccherata precedente dicendo che Marco, raccontando l’accaduto di quella prima domenica, aveva scritto subito dopo: 2 ‘Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto resuscitato’.
Il tema che stiamo svolgendo è quello delle discordanze evangeliche, esaminate anche alla luce delle rivelazioni della mistica Maria Valtorta.
Orbene - ulteriore discordanza - nel Vangelo di Marco, immediatamente prima di quella frase si stava parlando della sera della prima domenica, ma in quella sera gli apostoli non erano undici, come vi si scrive, ma dieci.
Dobbiamo infatti togliere dal conto Giuda, che certo dopo il suo palese tradimento si doveva essere ben guardato dal riunirsi agli apostoli e anzi doveva essersi già suicidato, ma non c’era nemmeno Tommaso perché è l’Evangelista Giovanni che – narrando della apparizione di Gesù della prima domenica sera - ce lo dice3: ‘Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù’.
Quindi Marco si sbaglia, parlando di undici, a meno che…, a meno che…, quelle parole di Gesù circa il non credere degli undici apostoli non fossero state dette durante la prima domenica ma nella seconda, quando gli apostoli – con Tommaso – erano effettivamente in undici.
Se però così fosse – cioè se le parole del Vangelo di Marco fossero state dette la seconda domenica - non avrebbe avuto senso che Gesù rimproverasse gli apostoli di non aver voluto credere alla Resurrezione, dato che Gesù era loro apparso già dalla prima domenica.
Riepilogando, possiamo dedurre che le parole citate da Marco su Gesù che rimprovera agli apostoli il loro non aver voluto credere, si riferiscono alla sera della prima domenica, quando gli apostoli erano ancora in dieci e non in undici.
Nella seconda domenica, invece, gli apostoli saranno effettivamente in undici perché nel frattempo anche Tommaso, l’ultima pecorella in fuga, era tornato all’ovile, come racconta sempre Giovanni quando dice:4 ‘Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso…’.
Il racconto che invece Luca fa della apparizione della prima domenica sera è molto circostanziato, in particolare quando narra dettagliatamente lo stupendo episodio dei due di Emmaus.5
Luca dice che uno dei due è un certo Cleofa che, insieme ‘ad un compagno’, camminava sulla strada che da Gerusalemme portava ad Emmaus, distante più o meno un quindicina di chilometri.
Due buoni camminatori – visto che le gambe a quell’epoca erano il mezzo di locomozione più usato ed allenato – avrebbero potuto percorrere a buon passo quella distanza in tre ore: ve lo assicuro io che – per tenermi relativamente in forma - quasi tutti i giorni mi faccio una camminata a passo spedito con mia moglie di 5 chilometri, impiegando un’ora.
I due erano evidentemente venuti a Gerusalemme per partecipare alla Pasqua ed erano discepoli di Gesù.
Il dramma della cattura nella notte del Giovedì santo - della quale avevano probabilmente avuto conoscenza solo al mattino del Venerdì al momento del processo fra grandi tumulti di folla - li aveva colti di sorpresa.
Solo pochi giorni prima c'era stata la Domenica delle Palme, con l’omaggio, gli osanna ed il trionfo tributati a Gesù dai suoi sostenitori.
Non riuscivano a comprendere – i due - di come le cose si fossero capovolte così all’improvviso, e soprattutto non riuscivano a capacitarsi di come il Messia, il Figlio di Dio, avesse potuto farsi prendere, malmenare, flagellare, crocifiggere ed uccidere.
Essi sono addolorati, il dubbio di essersi sbagliati sulla natura divina di Gesù li attanaglia, ed è mentre così discorrono che un viandante li raggiunge e si accompagna a loro.
Il Viandante è Gesù, ma Luca dice che gli occhi dei due ‘non potevano riconoscerlo’.
Anche alla Maddalena ricorderete che era successo qualcosa di analogo.
Nel racconto di Giovanni – dopo che lui e Pietro, erano tornati con lei al sepolcro per constatare che effettivamente il corpo di Gesù era sparito - gli apostoli erano ritornati ‘a casa’ (che nelle visioni valtortiane altro non è che la casa del Cenacolo) ed è stato allora che la Maddalena, che era rimasta in lacrime vicino al sepolcro, si era vista apparire vicino un tale che lei aveva scambiato per il conduttore del fondo agricolo dove stava il sepolcro, personaggio che poi le si era manifestato nella sua vera identità di Gesù, in tutto il suo splendore sfolgorante di risorto per poi scomparire nel nulla dopo averle parlato.
Evidentemente l’Uomo-Dio - che dopo la Resurrezione era più Dio che Uomo perché aveva ormai compiuto in maniera trionfale la sua missione di Redenzione dell'Umanità - si manifestava in tutta la sua gloria, riusciva ad apparire, scomparire, attraversare muri come un fantasma, aveva il controllo totale della materia e delle leggi fisiche, riusciva a trovarsi contemporaneamente in luoghi diversi anche distanti fra loro, ed infine poteva attenuare, modificare o far risaltare le sue sembianze in modo da rendersi più o meno riconoscibile, a seconda delle necessità del momento.
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Non ci sentivamo ardere il cuore in petto mentre ci parlava per via e ci spiegava le Scritture?
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I tre – cioè Cleopa, il suo ignoto compagno ed il Viandante Gesù, in incognito – proseguono intanto il loro cammino verso Emmaus.
Gesù fa finta di essere all’oscuro di quanto essi stanno commentando e domanda loro ragione di quelle loro facce afflitte.
Quelli, immaginando che lui dovesse essere un forestiero che non aveva vissuto gli avvenimenti tragici di Gerusalemme, gli raccontano di questo Gesù Nazareno, ‘profeta potente’ in opere e parole, ma odiato, fatto condannare e crocifisso dai sacerdoti e dai Capi giudei.
Quel mattino – dicono loro – alcune donne erano andate al sepolcro ed erano tornate dicendo di averlo trovato vuoto e di aver visto lì degli angeli che avevano detto loro che Gesù era vivo.
Alcuni altri – e qui i due alludono evidentemente a Pietro e Giovanni che dopo il racconto della Maddalena sul sepolcro trovato deserto erano corsi a controllare – avevano dato conferma che il sepolcro era effettivamente vuoto senza tuttavia aver trovato alcuna altra traccia della presenza di Gesù.
Comincia allora qui – durante il cammino – una lunga catechesi del Viandante che, benché ‘forestiero’, mostra ai due di conoscere alla perfezione le Scritture ed in particolare le cose predette dai Profeti sul Messia, per cui, cominciando da Mosè e dagli altri profeti, l’uomo spiega ai due che quel Gesù - che essi, in un momento di sfiducia, avevano ‘declassato’ al rango di semplice ‘profeta’- era in realtà non solo l’atteso Messia, ma addirittura il Figlio di Dio.
Il gruppo è intanto arrivato alle prime case del villaggio. I due si accingono ad entrarvi e Gesù mostra di voler continuare. Ma quelli lo fermano: ‘Ormai si è fatta sera, resta con noi’, gli dicono.
Erano molto ospitali gli ebrei, ed i due erano anche molto meravigliati e rapiti dalle spiegazioni sapienti che quel Viandante aveva loro dato.
Lo invitano a cena per trattenerlo ancora di più e bere alla fonte della sua Sapienza.
Ormai essi sono stati riconfermati nella loro fede ma Gesù li accontenta ed accetta l’invito. Vuole fare loro un ultimo dono che servirà anche agli altri increduli. Si siedono a tavola, all’Ospite viene dato l’onore di spezzare il pane per tutti. Il Viandante si alza maestoso, benedice il pane, lo spezza con solennità, dopo di ché - si legge nella visione di Maria Valtorta - si mostra loro non nella Gloria ma comunque nel suo più maestoso aspetto, con le piaghe rosse ben nette sulla pelle, comunque 'ben vivo nella sua Carne ricomposta ma anche ben Dio nella imponenza degli sguardi e di tutto l'aspetto'.
I due lo riconoscono, cadono in ginocchio ma quando osano alzare il viso… Gesù è scomparso e non rimane che il pane spezzato che essi prendono, baciano e avvolto in un lino se lo mettono sul petto come una reliquia.
È allora che essi piangendo e - sempre nella visione della Valtorta - dicono la frase famosa citata dal Vangelo di Luca:
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«Egli era! E non lo conoscemmo. Eppure non sentivi tu arderti il cuore nel petto mentre ci parlava e ci accennava le Scritture?».
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Narra ancora Luca, come avevo già più sopra detto:
“…E subito si alzarono e tornarono a Gerusalemme e trovarono gli Undici riuniti con i loro compagni, i quali dissero: « il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone». Essi pure raccontarono quanto era accaduto loro per via e come lo avevano riconosciuto quando egli spezzò il pane”.
Attenzione a come apparentemente si presenta il percorso logico del discorso: 'i due ritornarono a Gerusalemme e nel Cenacolo trovarono gli 'Undici', i quali dissero… il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone. Essi pure (e cioè i due di Emmaus) raccontarono quanto era loro accaduto…’.
Anche Luca – fate sempre bene attenzione alle discordanze – dice che in quella prima domenica sera gli apostoli erano undici, e fa quindi lo stesso errore di Marco.
Forse, essendo entrambi ‘sinottici’, hanno sbagliato insieme…
Inoltre dal testo si evincerebbe che sono gli undici a dire ai due che il Signore è risorto ed è apparso a Simone. Solo dopo di ciò i due di Emmaus raccontano quanto era loro pure accaduto…
Questo testo farebbe pensare che gli apostoli si riferissero ad una precedente apparizione di Gesù a ‘Simone’.
Ma quale Simone?
Dagli altri Vangeli, come neppure da quello di Luca, non risulta affatto che in quella prima domenica Gesù fosse apparso a Simone di Giona, cioè a Pietro, né tantomeno all’altro apostolo, Simone detto lo Zelote.
Sappiamo tutti – poiché lo ha detto ben chiaro l’Evangelista Giovanni alla fine del suo Vangelo – che i sacri testi non narrano che una minima parte degli episodi della vita di Gesù.
Tuttavia qui i Vangeli sono chiari: Gesù era apparso alle donne e ai due di Emmaus ma non agli apostoli che infatti non credevano ancora alla sua resurrezione, come abbiamo constatato in precedenza.
Perché non parlare di una apparizione a Pietro che avrebbe dovuto essere il Capo della Chiesa nascente e che con la sua autorità avrebbe rassicurato anche gli altri Apostoli sul fatto che Gesù era veramente risorto?
Come la mettiamo dunque con questi due versetti di Luca su quella apparizione a quel Simone che chissà quanti teologi ed esegeti avranno forse interpretato per secoli come una qualche misteriosa apparizione di Gesù a Pietro, il Capo degli apostoli?
Io trovo una sola spiegazione: si tratta di un’altra delle solite discordanze!
Insomma, un errore di traduzione dei testi originari, o un errore degli amanuensi dei secoli successivi, oppure una cosa capita male o riferita male a Luca che non era stato un testimone diretto degli avvenimenti.
Abbiamo dunque compreso che in questo ‘giallo’ vi è un ‘assassino’, ma non sappiamo ancora chi è finché… non lo scopriamo dalla visione della Valtorta: il Simone di cui scrive Luca va individuato in Simone di Emmaus, cioè il secondo non meglio identificato compagno di Cleofa nel viaggio di Gesù ad Emmaus, compagno che nella visione valtortiana si rivela essere nient’altro che suo… suocero che con il giovane genero Cleofa era partito quel giorno da Gerusalemme per Emmaus per poi ritornare con lui alla sera dello stesso giorno da Emmaus a Gerusalemme.6
Nei libri gialli bisogna stare molto attenti anche ai più piccoli indizi e talvolta bisogna tornare a riesaminare la cosiddetta 'scena del crimine'.
Rivediamo dunque la 'scena' dove Luca scriveva:
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‘E subito si alzarono e tornarono a Gerusalemme e trovarono gli undici riuniti con i loro compagni, i quali dissero: «Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone». Essi pure raccontarono quanto era accaduto loro per via e come lo avevano riconosciuto quando egli spezzò il pane.’
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Ora - immaginando che dei due di Emmaus arrivati di corsa al Cenacolo il primo a parlare fosse stato il 'giovane' impulsivo e prorompente Cleofa - se io fossi l'Evangelista Luca oppure dal Cielo egli mi desse l'autorizzazione per 'correggere' quel testo del suo Vangelo, rovinato da qualche traduttore o amanuense dei secoli passati, quel testo lo riscriverei più o meno così:
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‘E subito Cleofa e Simone si alzarono e tornarono a Gerusalemme e trovarono i dieci riuniti con i loro compagni, ai quali Cleofa disse: «Il Signore è veramente risorto ed è apparso anche a Simone». Essi raccontarono pure quanto era accaduto loro per via e come lo avevano riconosciuto quando egli spezzò il pane.’
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Dopo la dichiarazione dei due, nel suo Vangelo (e ricordiamo ancora una volta che ci si riferisce sempre alla sera di quella prima domenica di apparizione e non alla seconda) Luca racconta che – mentre gli apostoli ancora commentavano gli avvenimenti di quella tumultuosa giornata – Gesù apparve loro, rimproverandoli di non aver creduto alla sua Resurrezione.7
Ulteriore conferma, questa, della loro incredulità ancora a tarda ora, e del fatto che Gesù non era apparso fino a quel momento né a Simone di Giona né a Simone lo Zelote, e che - infine - il mattino della prima domenica, quel ‘vide e credette’ di Giovanni non andrebbe interpretato come riferito alla avvenuta Resurrezione ma – almeno deduttivamente - al trafugamento del corpo di Gesù, perché – come aveva scritto lo stesso Giovanni – essi … ‘non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti’.
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Chiaro, adesso?
Potremmo dunque fare scendere il sipario del secondo 'atto' del giallo.
Ma in ogni buon libro 'giallo', vi è sempre un colpo di scena finale e talvolta anche un doppio colpo di scena.
Ma per questo dovrete attendere l'apertura, qui di seguito, del sipario del terzo atto.
Nel mio racconto del 'giallo' su quel 'Vide e credette' - parole di Giovanni riferite a sé in merito alla avvenuta resurrezione di Gesù - nella prima parte del mio 'Pensiero a voce alta' avevo esordito dicendo come le 'discordanze evangeliche', secondo Vittorio Messori, siano sempre state 'croce e delizia' degli esegeti: croce per i 'credenti' che venivano a trovarsi in imbarazzo, e delizia per altri illustri esegeti 'non credenti' che ne approfittavano per cercare di demolire l'attendibilità dei Vangeli riducendoli ad un racconto 'mitologico' - miracoli compresi - frutto della 'credulità' e fabulazione popolare.
Avevo dunque ricostruito la scena di quelle due corse a perdifiato: la prima della Maddalena che dopo aver trovato la tomba vuota corre al Cenacolo ad avvisare Pietro e Giovanni del fatto che 'avevano portato via il Signore'', e poi la seconda corsa di Giovanni e Pietro - seguiti nuovamente dalla Maddalena - per andare al Sepolcro ad accertarsi di quanto raccontato dalla Maddalena stessa.
Avevo dedotto come dell'avvenuto fossero possibili due interpretazioni: la prima che di fronte alla tomba vuota Giovanni vide e credette alla avvenuta resurrezione di Gesù, che sembrava impossibile a Pietro, e la seconda che egli credette invece al racconto della Maddalena circa il fatto che il corpo di Gesù fosse stato trafugato.
La prima interpretazione contrastava però con il racconto dell'Evangelista Marco che ribadiva che gli apostoli non avevano voluto credere ai racconti delle varie donne sulla avvenuta resurrezione.
Avevo poi approfondito l'argomento, sottolineando come non solo Marco ma anche Luca avesse accreditato l'idea che tutti gli apostoli - compresi dunque Giovanni e Pietro - non avevano creduto alla resurrezione.
Avevo poi narrato l'episodio dei due viandanti che - dopo avere incontrato il misterioso personaggio sulla via di Emmaus e averne sentito le spiegazioni sulle Scritture che parlavano della sorte e messianicità di Gesù - lo avevano invitato in casa a cena, lo avevano pregato di spezzare il pane, dopo di ché Gesù - mostrandosi loro come il Risorto nella sua imponenza maestosa - era scomparso alla loro vista.
Credevo di aver concluso la mia 'indagine' quando una mia carissima amica dalla memoria implacabile, alla quale avevo chiesto un parere, mi ha fatto notare un piccolissimo 'particolare' e - poiché io a distanza di anni me ne ero quasi dimenticato - su suo suggerimento sono andato a rileggermi parola per parola la descrizione della visione valtortiana della Resurrezione che ora vi sintetizzo però per sommi capi.
È il mattino della Domenica, la mistica Valtorta (Vol. X, Cap. 619.8) vede in distanza lo spiazzo antistante il sepolcro, quando in cielo appare una luce e si sente un boato potente ma anche armonico accompagnato da un terremoto che scuote Gerusalemme.
Si tratta di un globo incandescente che nell'alba incipiente appena rosata scende come un fulmine tagliando a zig-zag l'aria.
È lo Spirito di Gesù Cristo che scende a pervadere e rianimare il cadavere di Gesù.
Le pie donne di cui parlano i quattro Vangeli e che erano andate al Sepolcro si erano divise in tre gruppi: due gruppi arriveranno separati l'uno dall'altro ed in ritardo, avendo percorso una via più sicura ma più lunga, ed essendosi un gruppo attardato spaventato dopo avere sentito il terremoto.
Il terzo 'gruppo', o meglio la sola Maddalena, era stata invece la prima ad arrivare con largo anticipo rispetto alle altre perché - impaziente di arrivare al sepolcro - aveva scelto la strada più breve, anche se più pericolosa dovendo passare da una porta delle mura sorvegliata dai romani.
Maria Maddalena è ancora abbastanza distante dal Sepolcro quando vede il globo che precipita dal Cielo. Sentendo il boato si china istintivamente, spaventata. Poi corre nella radura verso l'ingresso del sepolcro. Non fa però in tempo a vedere questa sorta di meteora che - colpita e scardinata la pesante pietra, sigillata da calcina, posta all'ingresso del sepolcro - entra nel corpo esanime di Gesù deposto sul tavolo di pietra dell’unzione.
Tuono della meteora e scuotimento del terremoto sono tali che le guardie davanti al sepolcro cadono a terra svenute.
È così che le vede la Maddalena quando dopo un poco arriva. Lei non riconnette il terremoto ed il boato con la resurrezione, ma, vedendo le guardie tramortite, come morte, deduce che quella sia stata la giusta punizione divina su coloro che hanno profanato il sepolcro.
Lei teme infatti a quel punto che il corpo di Gesù sia stato trafugato dai Capi giudei e - deducendo che lo hanno … rapito - piange disperata...
Quindi corre verso il Cenacolo per avvisare Pietro e Giovanni ai quali grida che 'hanno portato via il Signore dal sepolcro…'.
Gli apostoli sono increduli e lei racconta i fatti per come li ha visti e li invita a correre anch'essi al sepolcro.
Descrive allora la Valtorta, sempre in visione (grassetti e sottolineature sono sempre miei):
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… E Giovanni, più svelto, giunge per primo al Sepolcro. Le guardie non ci sono più. E più non c'è l'angelo.
Giovanni si inginocchia, timoroso e dolente, sulla soglia spalancata, e per venerare e per cogliere qualche indizio dalle cose che vede. Ma non vede che ammucchiati per terra i pannilini messi sopra la sindone.
«Non c'è proprio, Simone! Maria ha visto bene. Vieni, entra, guarda».
Pietro, col fiato grosso per il gran correre fatto, entra nel Sepolcro.
Aveva detto per via: «Io non oserò accostarmi a quel posto». Ma ora non pensa altro che a scoprire dove può essere il Maestro. E lo chiama anche, come Egli potesse essere nascosto in qualche angolo buio.
L'oscurità, in questa ora mattutina, è ancora forte nel profondo del Sepolcro, a cui dà luce solo la piccola apertura della porta su cui ora fanno ombra Giovanni e la Maddalena...
E Pietro stenta a vedere, e deve aiutarsi con le mani a vedere... Tocca, e trema, il tavolo dell'unzione e lo sente vuoto...
«Non c'è, Giovanni! Non c'è!... Oh! vieni anche tu! Io ho tanto pianto che non ci vedo quasi in questa poca luce».
Giovanni si alza in piedi ed entra. E, mentre lo fa, Pietro scopre il sudario posto in un angolo, ben piegato e con dentro la sindone arrotolata con cura.
«Lo hanno proprio rapito. Le guardie erano non per noi, ma per fare questo... E noi l'abbiamo lasciato fare. Coll'andarcene lo abbiamo permesso!...».
«Oh! dove lo avranno messo?».
«Pietro! Pietro! Ora... è proprio finita!».
I due discepoli escono annientati.
«Andiamo, donna. Tu lo dirai alla Madre...».
«Io non vengo via. Sto qui... Qualcuno verrà... Oh! io non vengo... Qui c'è ancora qualcosa di Lui. Aveva ragione la Madre... Respirare l'aria dove Egli fu è l'unico sollievo che ci resta».
«L'unico sollievo... Ora lo vedi tu pure che era fola sperare...», dice Pietro.
Maria neppure risponde. Si accascia al suolo, proprio presso la porta, e piange, mentre gli altri vanno via lentamente. Poi alza il capo e guarda dentro, e fra le lacrime vede due angeli seduti a capo e a piedi della pietra dell'unzione.
É tanto intontita la povera Maria, nella sua più fiera battaglia fra la speranza che muore e la fede che non vuole morire, che li guarda inebetita, senza neppure stupirsene. Non ha più altro che lacrime la forte che a tutto ha resistito da eroina.
«Perché piangi, donna?», chiede uno dei due luminosi fanciulli, perché di adolescenti bellissimi hanno l'aspetto.
«Perché hanno portato via il mio Signore e non so dove me lo hanno messo».
Maria non ha paura a parlare con loro, non chiede: «Chi siete?». Nulla. Nulla più le fa stupore.
Tutto quanto può stupire una creatura ella lo ha già subito. Ora non è che una cosa spezzata che piange senza vigore e ritegno.
Il giovinetto angelico guarda il compagno e sorride. E l'altro pure. E in un balenare di letizia angelica ambedue guardano fuori, verso l'ortaglia tutta in fiore per i milioni di corolle che si sono aperte al primo sole sui meli fitti del pometo.
Maria si volta per vedere chi guardano. E vede un Uomo, bellissimo, che non so come non possa riconoscere subito. Un Uomo che la guarda con pietà e le chiede: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?».
É vero che è un Gesù offuscato dalla sua pietà verso la creatura, che le troppe emozioni hanno sfinita e che potrebbe morire per improvvisa gioia, ma proprio mi chiedo come possa non riconoscerlo.
E Maria fra i singhiozzi: «Mi hanno preso il Signore Gesù! Ero venuta per imbalsamarlo in attesa che sorgesse... Ho tenuto raccolto tutto il mio coraggio e la mia speranza e la mia fede intorno al mio amore... e ora non lo trovo più... Anzi ho messo il mio amore intorno alla fede, alla speranza e al coraggio, per difendere questi dagli uomini... Ma è tutto inutile! Gli uomini hanno rubato il mio Amore e con esso tutto mi hanno levato... O mio signore, se sei tu che lo hai portato via, dimmi dove lo hai messo. Ed io lo prenderò... Non lo dirò a nessuno... Sarà un segreto fra me e te. Guarda: sono la figlia di Teofilo, la sorella di Lazzaro, ma ti sto in ginocchio davanti a supplicarti, come una schiava. Vuoi che ti compri il suo Corpo? Lo farò. Quanto vuoi? Sono ricca. Posso darti tant'oro e gemme per quanto esso pesa. Ma rendimelo. Non ti denuncerò. Vuoi percuotermi? Fallo. A sangue, se vuoi. Se hai un odio per Lui, fallo scontare a me. Ma rendimelo. Oh! non mi fare povera di questa miseria, o mio signore! Pietà di una povera donna!...
Per me non vuoi? Per sua Madre, allora. Dimmi! Dimmi dove è il mio Signore Gesù. Sono forte. Lo prenderò fra le braccia e lo porterò come un bambino in salvo. Signore... signore... tu lo vedi... da tre giorni siamo percossi dall'ira di Dio per quello che fu fatto al Figlio di Dio... Non aggiungere Profanazione a Delitto...».
«Maria!».
Gesù sfavilla nel chiamarla. Si svela nel suo fulgore trionfante.
«Rabboni!».
Il grido di Maria è veramente "il grande grido" che chiude il ciclo della morte. Col primo le tenebre dell'odio fasciarono la Vittima di bende funebri, col secondo le luci dell'amore aumentarono il suo splendore. E Maria si alza nel grido che empie l'ortaglia, corre ai piedi di Gesù, li vorrebbe baciare.
Gesù la scosta toccandola appena col sommo delle dita presso la fronte: «Non mi toccare! Non sono ancora salito al Padre mio con questa veste. Va' dai miei fratelli e amici, e di' loro che Io salgo al Padre mio e vostro, al Dio mio e vostro. E poi verrò da loro».
E Gesù scompare, assorbito da una luce insostenibile.
Maria bacia il suolo dove Egli era e corre verso casa. Entra come un razzo, perché il portone è socchiuso per dare passaggio al padrone che esce per andare alla fonte; apre la porta della stanza di Maria e le si abbandona sul cuore gridando: «E risorto! É risorto!», e piange beata.
E mentre accorrono Pietro e Giovanni, e dal Cenacolo avanzano le spaurite Salome e Susanna e ascoltano il suo racconto, ecco entrare anche, dalla via, Maria d'Alfeo con Marta e Giovanna, che a fiato mozzo dicono di «essere anche loro state là e di avere visto due angeli che si dicevano il Custode dell'Uomo Dio e l'angelo del suo Dolore, e che hanno dato loro l'ordine di dire ai discepoli che Egli era risorto».
E poiché Pietro scrolla il capo, insistono dicendo: «Sì. Hanno detto: "Perché cercate il Vivente fra i morti? Egli non è qui. É risorto, come disse quando ancora era in Galilea. Non ricordate? Disse: 'Il Figlio dell'uomo deve essere dato nelle mani dei peccatori ed essere crocifisso. Ma il terzo giorno risusciterà'».
Pietro scrolla il capo dicendo: «Troppe cose in questi giorni! Ne siete rimaste turbate».
La Maddalena alza il capo dal petto di Maria e dice: «L'ho visto! Gli ho parlato. Mi ha detto che sale al Padre e poi viene. Come era bello!», e piange come non ha mai pianto, ora che non ha più da torturare se stessa per fare forza contro il dubbio sorgente da ogni lato. Ma Pietro, e anche Giovanni, restano molto dubbiosi. Si guardano, ma il loro occhio dice: «Immaginazione di donne!».
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Detto fra noi per inciso - anche se i Vangeli non ne parlano - Gesù prima ancora che alla Maddalena era ovviamente apparso in carne ed ossa a sua Mamma che tuttavia - discreta e prudente com'era - aveva taciuto con gli altri della avvenuta Resurrezione lasciando che fosse il Signore a farlo sapere nei tempi e modi opportuni. Con il suo corpo ben 'solido' ma glorificato, Gesù si era materializzato all'improvviso davanti a Lei abbracciandola, Lei che - sola in una cameretta del Cenacolo - piangeva e pregava ardentemente che suo Figlio risorgesse presto, cosa nella quale - a dispetto dei dubbi di tutti gli altri - Lei aveva fede assoluta.
Non vi racconto la scena della visione che è troppo bella e commovente per cui vi invito ad andarvela a leggere direttamente nell'Opera.8
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Ora, da quanto avete letto in merito all'episodio di Pietro e di Giovanni entrati nel Sepolcro, e anche nel seguito suddetto, vi sarete convinti che né l'uno né l'altro credettero.
Solo a prima vista però, perché all'occhio acuto ed attento di Giovanni - mentre il più anziano Pietro che forse aveva gli occhi velati dal pianto non se ne era accorto - non era sfuggito un particolare.
Dice infatti la Valtorta: ' Giovanni si alza in piedi ed entra. E, mentre lo fa, Pietro scopre il sudario posto in un angolo, ben piegato e con dentro la sindone arrotolata con cura'.
Quel sudario, 'posto in un angolo, ben piegato e con dentro la sindone arrotolata con cura', non poteva essere stato lasciato così da dei rapitori che avrebbero dovuto (a ragion di logica) sfruttare, se mai, quel lenzuolo come lettiga, dovendo anche agire con estrema rapidità per non farsi sorprendere. Senza considerare poi che sarebbe stato molto difficile staccare la Sindone dal Corpo martoriato di Gesù, senza strappare brandelli di carne.
Non poteva essere stato altri che Gesù Risorto, sempre così ordinato e in questo caso 'forse' anche rispettoso verso la Sindone ('forse' - dico io - a futura 'testimonianza', con l'impronta indelebile del suo Corpo, della sua Morte e Resurrezione) e che soprattutto voleva dare un chiaro segnale al Suo amato Giovanni, che solo lo aveva seguito fin sotto la Croce.
Giovanni - mi aveva fatto dunque perspicacemente notare la mia misteriosa amica di cui ho sopra parlato (ma il cui nome al femminile è omonimo di Giovanni, e scusatemi il 'rebus') non volle mettere in imbarazzo l'incredulo Pietro che continuava per di più a mettere in dubbio la resurrezione anche dopo che le altre Pie Donne l'avevano invece confermata.
Pietro era il 'Pontefice' e Giovanni, pieno di rispetto amorevole, non voleva metterlo in difficoltà di fronte a tutti gli altri dicendo che Pietro non aveva compreso e creduto che Gesù non era nel sepolcro perché era risorto, come aveva predetto.
Con quel 'Vide e credette' del suo Vangelo, scritto però molti decenni dopo quando Pietro era ormai morto, Giovanni ha voluto ristabilire la verità per rispetto… alla Verità.
Lui - Giovanni, il più illuminato degli apostoli - vide quella Sindone così accuratamente piegata, dedusse e… credette.
E la controprova è data da una spiegazione dello stesso Gesù in un commento che Egli fa alla mistica Valtorta - che Egli chiama sempre il suo 'piccolo Giovanni' - in merito ad un altro misterioso brano del Vangelo di Giovanni. 9
Si tratta del brano (Gv 6, 1-15) relativo alla famosa moltiplicazione dei pani, ma che - dopo il racconto dell'episodio evangelico - termina con queste poche a prima vista incomprensibili parole:
'Quegli uomini, visto il prodigio fatto da Gesù, dicevano: «Questo è davvero il Profeta che ha da venire al mondo». Ma Gesù, accortosi che venivano a rapirlo per farlo re, si ritirò di nuovo solo sulla montagna'.
Giovanni nel suo Vangelo non fornisce chiarimenti su questo eclatante tentativo di 'rapimento' per eleggere Gesù a re, e questa potrebbe sembrare un'altra 'discordanza' in quanto circostanza importante non riferita dagli altri evangelisti, ma ce la spiega Gesù in un suo Dettato alla mistica del luglio 1946, Dettato che ci fa meglio comprendere l'umiltà di Giovanni ed il rapporto di predilezione che lo legava a Gesù.
Nel Cap. 464 de 'L'Evangelo come mi è stato rivelato' la Valtorta vede infatti in visione questo episodio.
Un gruppo di amici insiste molto - con un Gesù molto riluttante ma che non voleva nemmeno troppo dispiacere loro - per averlo ospite in una riunione di notabili nella casa di campagna di Cusa, intendente di Erode Antipa e marito di quella Giovanna di cui parlano i Vangeli, discepola di Gesù.
Sono presenti alla riunione, che si rivela poi di aspetto cospiratorio, oltre agli amici di Gesù anche personaggi religiosi e politici che vorrebbero indurlo ad accettare l'investitura a re per 'restaurare la patria', liberarla e renderla non più soggetta al dominio romano.
Noi oggi lo chiameremmo un 'golpe' contro Erode Antipa e Roma…
Ma fra i tanti in buona fede vi sono degli infiltrati che - in caso di accettazione - vorrebbero 'incastrare' Gesù e denunciarlo al Sinedrio per cospirazione e condurlo a morte.
Gesù respinge recisamente e sdegnosamente quella proposta che lo addolora rivelando ancora una volta - nonostante la sua lunga predicazione - il loro non aver compreso la verità della sua Missione di Uomo-Dio e Liberatore ma dal Peccato.
Leggendo inoltre nei cuori degli 'infiltrati', li smaschera di fronte a tutti gli altri.
Scoppia un pandemonio di urla, imprecazioni e minacce, ma Gesù si sottrae, svicola da una uscita secondaria e corre via rifugiandosi infine su un alto scoglio a picco sul lago.
È lì che Giovanni, che lo aveva seguito di nascosto, lo trova… piangente.
C'è un colloquio intimo bellissimo. Gesù si confida con il prediletto, gli racconta quel che è successo ma gli chiede di mantenere il segreto con tutti salvo dirlo quando gli uomini - in un giorno che verrà - vorranno considerarlo come un comune capopopolo anziché il Redentore.
Gesù commenta per noi quell'episodio del tentativo di elezione a re nei termini seguenti:
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31 luglio 1946.
Dice Gesù:
«Ecco che, per i retti di cuore, è stata data questa pagina evangelica sconosciuta e tanto, tanto illustrativa.
Giovanni, scrivendo dopo molti lustri il suo Vangelo, ha una breve allusione al fatto. Ubbidiente al desiderio del suo Maestro, del quale illustra più di ogni altro evangelista la natura divina, svela agli uomini questo particolare ignorato, e lo svela con quel suo ritegno verginale che fasciava tutte le sue azioni e parole di un pudore umile e ritroso.
Giovanni, il mio confidente dei fatti più gravi della mia vita, non si è mai pomposamente ammantato di questi miei favori. Ma anzi, leggete bene, pare che soffra nel rivelarli e che dica: "Devo dire ciò perché è verità che esalta il mio Signore, ma vi chiedo perdono di dovermi mostrare unico nel saperla", e con concise parole accenna al particolare solo a lui noto.
Leggete il primo capitolo del suo Vangelo, dove narra il suo incontro con Me: "Giovanni Battista si trovava di nuovo con due suoi discepoli... I due discepoli, udite queste parole... Andrea, fratello di Simon Pietro, era uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e avevano seguito Gesù. Il primo in cui Andrea si imbatté...".
Egli non si nomina, anzi egli si offusca dietro Andrea che pone in luce.
A Cana era con Me, e dice: "Gesù era coi suoi discepoli... e i suoi discepoli credettero in Lui".
Erano gli altri che avevano bisogno di credere. Egli già credeva. Ma si unifica agli altri come creatura bisognosa di vedere miracoli per credere.
Testimone alla prima cacciata dei mercanti dal Tempio, al colloquio con Nicodemo, all'episodio della Samaritana, non dice mai: "Io c'ero", ma conserva la linea di condotta presa a Cana e dice: "I suoi discepoli" anche quando era lui solo o lui e un altro.
E così continua, non nominandosi mai, mettendo anzi sempre avanti i compagni, quasi non fosse stato il più fedele, il sempre fedele, il perfettamente fedele.
Ricordate la delicatezza con cui accenna all'episodio della Cena, dal quale risulta che egli era il prediletto riconosciuto tale anche dagli altri, che a lui ricorrono quando vogliono sapere i segreti del Maestro: "Cominciarono perciò i discepoli a guardarsi l'un l'altro, non sapendo a chi il Maestro alludesse. Stava uno di loro, quello da Gesù prediletto, posando sul petto di Lui. A questo fe' cenno Simon Pietro e chiese: 'Di chi parla?'.
E quello, posato come era sul petto di Gesù, chiese a Lui: 'Chi è mai, Signore?"'.
Neppur si nomina come chiamato nel Getsemani con Pietro e Giacomo. Neppur dice: "Io seguii il Signore". Dice: "Lo seguì Simon Pietro e un altro discepolo, e quest'altro, essendo noto al Pontefice, entrò con Gesù nell'atrio del Pontefice".
Senza Giovanni Io non avrei avuto il conforto di vedere lui e Pietro nelle prime ore della cattura. Ma Giovanni non se ne vanta.
Personaggio fra i principali nelle ore della Passione, l'unico apostolo sempre presente ad essa amorosamente, pietosamente, eroicamente presente presso il Cristo, presso la Madre, di fronte a Gerusalemme scatenata, tace il suo nome anche nell'episodio saliente della Crocifissione e delle parole del Morente: "Donna, ecco tuo figlio", "Ecco tua madre". É il "discepolo", il senza nome, senza altro nome che quello che è la sua gloria dopo essere stato la sua vocazione: "il discepolo".
Divenuto il "figlio" della Madre di Dio, neppur dopo questo onore si esalta, e nella Risurrezione dice ancora: "Pietro e l'altro discepolo (ai quali Maria di Lazzaro aveva detto del sepolcro vuoto) uscirono e andarono... Correvano... ma quell'altro discepolo corse più di Pietro e arrivò primo e chinatosi vide... ma non entrò...".
Tratto di umiltà soave! Lascia, egli, il prediletto, il fedele, che Pietro, il capo, benché peccatore per viltà, entri per primo. Non lo giudica. É il suo Pontefice. Lo soccorre anzi con la sua santità, perché anche i "capi" possono, hanno anzi bisogno dei sudditi per esser sorretti.
Quanti sudditi migliori dei "capi"! Non negate mai la vostra pietà, o sudditi santi, ai "capi" che flettono sotto il peso che non sanno portare, o ai quali il fumo dell'onore dà cecità ed ebbrezza. Siate, o sudditi santi, i cirenei dei vostri Superiori; siate, sii, o mio piccolo Giovanni, perché a te per tutti parlo, i "Giovanni" che corrono avanti e guidano i "Pietri", e poi si fermano lasciandoli entrare, per il rispetto alla loro carica, e che - oh! capolavoro di umiltà! - e che, per non mortificare i "Pietri" che non sanno comprendere e credere, giungono a mostrarsi, a lasciar credere, che sono ottusi e increduli essi pure come i "Pietri".
Leggete l'ultimo episodio sul lago di Tiberiade. É ancor Giovanni che, ripetendo l'atto fatto altre volte, riconosce il Signore nell'Uomo ritto sulla riva e, dopo aver spartito il cibo insieme, nella domanda di Pietro: "E di costui che ne sarà?" è sempre "il discepolo", nulla più.
Per quanto riguarda lui, si annulla. Ma, quando è da dire cosa che faccia risplendere di luce sempre più divina il Verbo di Dio incarnato, ecco che Giovanni alza i veli e rivela un segreto.
Nel sesto capitolo del Vangelo egli dice: "Accortosi che volevano rapirlo per farlo re, fuggì di nuovo solo sul monte".
Ed è resa nota ai credenti questa ora del Cristo, perché i credenti sappiano che molteplici e complesse furono le tentazioni e le lotte mosse al Cristo nelle sue diverse caratteristiche di Uomo, di Maestro, di Messia, di Redentore, di Re, e che gli uomini e Satana - l'eterno istigatore degli uomini - non risparmiarono nessuna insidia al Cristo per sminuirlo, abbatterlo, distruggerlo.
All'Uomo, all'eterno Sacerdote, al Maestro come al Signore si mossero in assalto le malizie sataniche e umane, larvate dei pretesti più accettabili come buoni, e le passioni del cittadino, del patriota, del figlio, dell'uomo, furono tutte stuzzicate o tentate per scoprire un punto debole sotto cui far leva.
Oh! figli miei che non riflettete che alla tentazione iniziale e alla tentazione ultima, e delle mie fatiche di Redentore vi paiono "fatiche" solo le ultime, e dolorose solo le ore estreme, e amare e disilludenti solo le estreme esperienze, sostituitevi per un'ora a Me, fate conto di essere voi quelli ai quali viene prospettata pace coi compatrioti, aiuto degli stessi, possibilità di compiere le purificazioni necessarie per rendere santo il Paese diletto, le possibilità di restaurare, riunire le sparse membra d'Israele, di por fine al dolore, al servaggio, al sacrilegio. E non dico: sostituitevi a Me, pensandovi offerta una corona. Dico solo di avere il mio cuore di Uomo per un'ora, e dite: la seducente proposta, come vi avrebbe lasciati? Trionfatori fedeli alla divina Idea, o non piuttosto vinti? Ne sareste usciti più che mai santi e spirituali, o avreste distrutto voi stessi coll'aderire alla tentazione o col cedere alle minacce? E con che cuore ne sareste usciti, dopo aver constatato sino a che punto Satana spingeva le sue armi per ferirmi nella missione e negli affetti, traviandomi su errata via i discepoli buoni, e mettendomi in lotta aperta coi nemici ormai smascherati, resi feroci dall'essere stati scoperti nelle loro trame?»
Non state col compasso e misurino, col microscopio e la scienza umana, non state con argomentazioni pedanti da scriba a misurare, a confrontare, a confutare se Giovanni ha detto bene, fino a quanto è vero questo o quello.
Non sovrapponete la frase di Giovanni all'episodio dato ieri per vedere se i contorni combacino. Non ha sbagliato Giovanni per debolezza di vecchio e non ha sbagliato il piccolo Giovanni per debolezza di malata. Questo ha detto ciò che ha visto.
Il grande Giovanni, dopo molti lustri dal fatto, ha narrato ciò che sapeva e, con fine concatenazione dei luoghi e dei fatti, ha svelato il segreto noto a lui solo della tentata, e non senza malizia, incoronazione del Cristo.
A Tarichea, dopo la prima moltiplicazione dei pani, sorge nel popolo l'idea di fare del Rabbi nazareno il re d'Israele. Sono presenti Mannaen, lo scriba e altri molti che, imperfetti ancora nello spirito ma onesti nel cuore, raccolgono l'idea e se ne fanno fautori per dare onore al Maestro, per porre fine alla lotta ingiusta contro Lui, per errore nell'interpretazione delle Scritture, errore diffuso per tutto Israele, acciecato da sogni di regalità umana, e per speranza di santificare la patria contaminata da molte cose.
E molti, come era naturale, aderiscono all'idea semplicemente. E molti fingono subdolamente di aderirvi per nuocermi. Uniti questi ultimi dall'odio per Me, dimenticano i loro odi di casta, che li avevano sempre tenuti divisi, e si alleano per tentarmi onde poi dare un'apparenza legale al delitto che già era deciso dai loro cuori.
Sperano in una mia debolezza, in un mio orgoglio. Essi, orgoglio e debolezza, e la mia conseguente accettazione della corona offerta, avrebbero dato una giustificazione alle accuse che volevano lanciare contro di Me.
E dopo... Dopo sarebbero serviti a dar pace al loro spirito subdolo e preso dai rimorsi, perché si sarebbero detti, sperando di poterlo credere: "Roma, non noi, ha punito il Nazareno agitatore".
L'eliminazione legale del loro Nemico. Tale era per loro il loro Salvatore...
Ecco le ragioni della tentata proclamazione. Ecco la chiave dei più forti odi successivi.
Ecco, infine, l'alta lezione del Cristo. La comprendete? É lezione di umiltà, di giustizia, di ubbidienza, di fortezza, di prudenza, di fedeltà, di perdono, di pazienza, di vigilanza, di sopportazione, verso Dio, verso la propria missione, verso gli amici, verso gli illusi, verso i nemici, verso Satana, verso gli uomini suoi strumenti di tentazione, verso le cose, verso le idee.
Tutto deve essere contemplato, accettato, respinto, amato o no, guardando il fine santo dell'uomo: il Cielo, la volontà di Dio.
Piccolo Giovanni. Questa è stata una delle ore di Satana per Me. Come le ha avute il Cristo così le hanno i piccoli Cristi. Bisogna subirle e superarle senza superbie e senza sfiducie. Non sono senza scopo. E scopo buono. Non temere però. Dio, durante queste ore, non abbandona, ma sorregge chi è fedele. E dopo scende l'Amore a fare, dei fedeli, dei re. E, oltre ancora, finita l'ora della Terra, salgono i fedeli al Regno, in pace per sempre, vittoriosi per sempre...
La mia pace, piccolo Giovanni, coronato di spine. La mia pace...».
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Ecco, il 'giallo' di quella incredulità generale - attribuita nei Vangeli a tutti gli apostoli in merito alla Resurrezione di Gesù, inclusi Pietro e Giovanni - è risolto, quando Gesù dice più sopra di Giovanni che 'per non mortificare i "Pietri" che non sanno comprendere e credere, giungono a mostrarsi, a lasciar credere, che sono ottusi e increduli essi pure come i "Pietri".
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Dunque - Giovanni credette - e non si tratta di una discordanza evangelica, come vi ho fatto 'maliziosamente' pensare all'inizio servendomi degli stessi testi evangelici, ma di un atto di umiltà e rispetto di Giovanni verso Pietro, Primo Pontefice della Chiesa nascente.
Nei racconti degli altri evangelisti scritti molti anni prima, Giovanni lascia infatti che essi scrivano che anch'egli non aveva creduto, e ciò per non far fare brutta figura a Pietro che non aveva capito o voluto capire.
Giusto allora interpretare come segue quel brano evangelico di Giovanni sul 'Vide e credette':
'Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto prima al sepolcro, vide e credette. Infatti non avevano (N.d.R.: non avevano, cioè gli altri apostoli, compreso Pietro) ancora compreso la Scrittura, secondo la quale egli doveva risuscitare dai morti' (Gv 20, 8-9)
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Bene, dopo tutti questi colpi di scena a sorpresa, possiamo chiudere il sipario su questo mio 'Pensiero a voce alta', assicurando oltre ogni dubbio che - al di là di quanto scritto nei resoconti degli altri tre evangelisti - almeno Giovanni 'vide e credette'…
Giovanni, morto quasi centenario, lo scriverà infatti solo molti decenni dopo, quando - qui lo ripeto - Pietro era ormai morto, come pure gli altri Apostoli… tutti martiri.
Parola di Gesù…
1 Gv 20, 1-18
2 Mc 16, 14
3 Gv 20, 24
4 Gv 20, 26
5 Lc 24, 13-35
6 Maria Valtorta: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. 10, Cap. 625 – Centro Ed. Valtortiano di Isola del Liri
7 Lc 24, 36-43
8 Maria Valtorta: 'L'Evangelo come mi è stato rivelato' - Vol. X, Cap. 618 - Centro Editoriale Valtortiano
9 Maria Valtorta: 'L'Evangelo come mi è stato rivelato' - Vol. VII, Cap. 464. 17-21 - Centro Editoriale Valtortiano