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54. La nostra vita in terra è una 'moneta di eternità'. Gesù: «... Ma a colui che mi dirà: “Ecco: la moneta è tale e quale. Io non l’ho negoziata perché avevo paura della tua giustizia”, dirò: “Va’ a conoscere l’Amore nel Purgatorio e lavora là a conquistarti il regno, poiché sei stato un servo ignavo né ti sei dato pena di conoscere chi Io sono e mi hai giudicato ingiusto, dubitando della giustizia mia e dimenticando che Io sono l’Amore. Il tuo denaro sia mutato in espiazione».
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Il Gesù valtortiano, con queste sue rivelazioni e consigli che state leggendo, è come se ci avesse dato delle monete, dei 'talenti' da far fruttare. Vale per me - che da 'cronista' scrivo per voi - e per voi che leggete quel che io scrivo.
Nella vita in terra ci viene data un'ora di eternità, un momento di eternità per conquistarci l'Eternità.
Gesù, in un Dettato del 1944 a Maria Valtorta, le diceva: 1
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«Ogni vivente ed ogni cosa dei viventi muore e dilegua per non più tornare. Gioia, dolore, salute, malattia, vita, sono episodi che vengono e si dissolvono, prima o poi, nè tornano, in quella forma, mai più. Potrà la gioia o il dolore, la salute o la malattia, tornare con altre forme e altri volti. Ma quella data gioia, quel dato dolore, quella malattia, quella salute non tornano più. È cosa del momento. Passato quel momento, verrà un altro momento consimile, ma non mai più quello.
E la vita... Oh! la vita, passata che sia, non torna mai più. Vi è data un’ora di eternità, un momento di eternità per conquistarvi l’Eternità.
Non hai mai riflettuto che potrebbe essere questo motivo applicato alla parabola delle mine di cui parla Luca? 2
Vi è data una moneta di eternità. Il Signore ve la affida e vi dice: “Andate. Negoziate la vostra moneta finché Io ritorno”. E al suo ritorno, anzi al vostro ritorno a Lui, Egli vi chiede: “Che ne hai fatto della moneta avuta?”.
E il servo fedele, lui felice, può rispondere: “Ecco, mio Re. Con questa moneta di eternità ho fatto questo, questo e questo lavoro. E, non per calcolo mio, ma per parola angelica, so di aver guadagnato dieci volte tanto”.
E a lui il Signore dice: “Bravo servo fedele! Poiché sei stato fedele nel poco, avrai potere su dieci città e, nel tuo caso, regnerai qui, dove Io regno per l’eternità, subito, poiché hai lavorato come più e meglio non potevi”.
Un altro, chiamato da Dio, dirà: “Con la tua moneta ho fatto questo e questo. Vedi, mio Re, ciò che di me è scritto”.
Ed lo dirò: “Anche tu entra, poiché hai lavorato come e quanto hai potuto”.
Ma a colui che mi dirà: “Ecco: la moneta è tale e quale. Io non l’ho negoziata perché avevo paura della tua giustizia”, dirò: “Va’ a conoscere l’Amore nel Purgatorio e lavora là a conquistarti il regno, poiché sei stato un servo ignavo né ti sei dato pena di conoscere chi Io sono e mi hai giudicato ingiusto, dubitando della giustizia mia e dimenticando che Io sono l’Amore. Il tuo denaro sia mutato in espiazione”.
E a quello che mi si presenterà dicendo: “Io ho dilapidato la tua moneta e me la sono goduta poiché non credevo che vi fosse realmente questo Regno e ho voluto godere l’ora che mi era data”, Io dirò sdegnato: “Servo stolto e bestemmiatore! Ti sia levato il mio dono e sia versato nel Tesoro eterno, e tu va’ dove Dio non è e non è Vita, poiché hai voluto non credere e hai voluto godere. Hai goduto. Hai avuto dunque già la tua gioia di carne senza anima. Basta. Il Regno d’eternità ti è per sempre chiuso”.
Quante volte non dovrei tuonare queste parole, se fossi soltanto Giustizia! Ma l’Amore è più grande della mia Giustizia. Perfetta l’una e perfetto l’altro. Ma l’Amore è la mia natura e ha la precedenza sulle mie altre perfezioni. Ecco perché temporeggio col peccatore operando in modo che non perisca del tutto il colpevole.
Vi do tempo. Questo è amore ed è giustizia insieme. Che direste se vi percuotessi al primo errore? Direste: “Ma, Signore! Se mi davi tempo da riflettere mi sarei pentito!”.
Vi lascio tempo. Una, due, dieci, settanta volte mancate e potrei colpirvi. Vi do tempo.
Perché non possiate dirmi: “Non hai avuto benignità”.
No. Siete voi che non siete benigni con voi stessi. E vi defraudate della ricchezza che Io ho creata per voi. E vi suicidate levandovi la Vita che vi ho creata.
La maggioranza di voi disperde o fa mal uso della moneta di eternità che Io vi dono, e della giornata terrena fate non già la vostra eterna gloria ma il mezzo di una eterna sofferenza.
La minoranza, avendo paura della mia Giustizia, sta inerte e si condanna a imparare chi è Dio‑Amore fra le fiamme dell’amore purgativo.
Solo una parte piccolissima sa apprezzare la mia moneta e farla fruttare al dieci per uno, sa tuffarsi nell’amore come pesce in limpida peschiera e risalire la corrente per giungere alla sorgente, al Dio suo, e dirgli: “Eccomi. Ho creduto, amato, sperato in Te. Tu sei stato la mia fede, il mio amore, la mia speranza. Ora vengo, e la mia fede e la mia speranza cessano e tutto diviene amore. Poiché ora non ho più bisogno di credere che Tu sei, ora non ho più bisogno di sperare in Te e in questa Vita. Ora ti ho, mio Dio. E l’amarti, unicamente l’amarti, è l’eterno compito di questa mia eterna Vita”.
Sii di queste, anima mia, e la mia pace sia con te per aiutarti a questa opera.»
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La nostra vita in terra è dunque una 'moneta di eternità' della quale dobbiamo avere cura facendola fruttare al massimo per la futura vera Vita nel Regno dei Cieli.
Dobbiamo fermamente credere che vi sia questo Regno e comportarci di conseguenza, perché è solo questa la prospettiva che dà un significato alla nostra vita che altrimenti apparirebbe senza alcuno scopo, tanto più incomprensibile quanto più vediamo invece che tutto quanto ci circonda è caratterizzato da una incalcolabile 'Intelligenza' e da una evidente Finalità.
Sovente il Signore, per non lasciarci perire del tutto, temporeggia con la nostra vita, ci dà 'tempo' per riflettere e cambiare sistema, ma lo fa perché nessuno possa poi rimproverarlo di non essere stato misericordioso. Il tempo non è 'tempo', ma è Carità Sua ...per noi.
1 Maria Valtorta: 'I Quaderni del 1944' - 29.6.44 - Centro Editoriale Valtortiano
2 Lc 19, 11-27: 11Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, disse ancora una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro. 12Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. 13Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d'oro, dicendo: «Fatele fruttare fino al mio ritorno». 14Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: «Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi». 15Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. 16Si presentò il primo e disse: «Signore, la tua moneta d'oro ne ha fruttate dieci». 17Gli disse: «Bene, servo buono! Poichè ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città». 18Poi si presentò il secondo e disse: «Signore, la tua moneta d'oro ne ha fruttate cinque». 19Anche a questo disse: «Tu pure sarai a capo di cinque città». 20Venne poi anche un altro e disse: «Signore, ecco la tua moneta d'oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; 21avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato». 22Gli rispose: «Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: 23perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi». 24Disse poi ai presenti: «Toglietegli la moneta d'oro e datela a colui che ne ha dieci». 25Gli risposero: «Signore, ne ha già dieci!». 26«Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. 27E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me».