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24. Non voglio morire!
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La morte è sempre una cosa tremenda sia per la sofferenza fisica che per quella morale e spirituale che ne consegue.
Anche questa situazione dolorosa è però - spiritualmente parlando - 'giusta' perché essa rappresenta l'ultima possibilità di espiazione in vita
offertaci da Dio per quanto di grave abbiamo fatto in terra.1
Dio, nel comminare un destino di morte fisica ai due Progenitori dopo il Peccato originale, ha compiuto un atto di Giustizia quanto alla loro Colpa ma nel contempo uno di Misericordia
offrendo, con quest'ultima espiazione, ad essi ed a noi una maggiore opportunità di salvezza.
Triste il morire pensando al mondo che si lascia e che ci appare in quel momento molto bello, per quanto per tanti altri aspetti esso possa essere stato invece tremendo.
La paura di disintegrarci nel nulla, quella di rimanere dopo po' di tempo solo uno sbiadito ricordo persino per i nostri famigliari più cari, quella di essere anzi del tutto dimenticati già dalla generazione successiva, la paura
inoltre di lasciare i nostri affari ai quali eravamo tanto attaccati al punto di farne degli 'dei' ai quali dedicare tutto il nostro tempo sottraendolo alla famiglia, la paura del distacco dai nostri beni materiali
che abbiamo tanto amato, e così via.
E poi, altra paura: 'Se si disintegrerà nel nulla oltre che il corpo anche la nostra anima (che però dubitiamo spesso che esista), che ne sarà allora di noi,
del nostro 'io', dei nostri ricordi, dei nostri affetti?'
E se invece l'anima esistesse e pure l'Aldilà? E se l'Inferno non fosse una fantasia?
Quante domande!
Ed ecco la nostra paura: non voglio morire!
È l'urlo strozzato che potremmo gridare all'indirizzo di Dio ma che ci è messo in bocca da Satana che spera che quell'ultimo grido di maledizione ci rimanga
nella strozza mentre lui ci ghermisce ghignando e ci porta all'Inferno.
No, bisogna imparare ad 'allenarci' per tempo all'idea di morire, abituandoci gradatamente all'idea di abbandonarci fiduciosi
a Dio sapendo che Lui - proprio in virtù di questo nostro abbandono alla Sua sapiente e divina Volontà - 'organizzerà' il tutto nel migliore dei modi, molto meglio di quanto noi avevamo temuto: è questa la vera 'dolce morte', è questa la vera 'eutanasia'!
Una morte nel Signore diventa garanzia di salvezza in Cielo, la rassegnazione alla volontà di Dio diventa una sorta di indulgenza plenaria, una morte nel Signore si traduce
in un trapasso sereno con Gesù il quale di lì a breve ci dovrà giudicare ma che - grazie al nostro abbandono - ci tiene fra le braccia, per non dire sul cuore.
1 M.V.: 'I Quaderni del ‘1945-1950' - 14.7.1946 - C.E.V.