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Voce narrante • SIMONA SERAFINI


8ª parte - Cap. 01. LA REMISSIONE DEI PECCATI: IL SACERDOZIO HA QUESTO GRANDE COMPITO, QUELLO DI RIMETTERE I PECCATI, MA PER FARLO DEVE RISPETTARE SETTE CONDIZIONI.

1.1 La sostanza intrinseca del peccato e le sue varie tipologie.

Siamo ormai giunti alla fine delle nostre riflessioni sul Credo (Simbolo apostolico) e dobbiamo ora affrontare un altro piccolo sforzo per sviluppare gli ultimi tre temi in cui per nostra comodità didattica le abbiamo suddivise.
Ovviamente inizieremo dal primo tema, quello concernente la remissione dei peccati.
E’ bene rifarci tanto per cominciare al Catechismo e in particolare – nel nostro caso – al Catechismo Maggiore di San Pio X, dove – parlando al Capo XI del Decimo articolo: la remissione dei peccati - viene chiarito:1
1. Il decimo articolo del Credo c'insegna che Gesù Cristo ha lasciato alla sua Chiesa la potestà di rimettere i peccati.
2. La Chiesa può rimettere tutti i peccati per quanto siano molti e gravi, perché Gesù Cristo le ha data piena potestà di sciogliere e legare.
3. Coloro che nella Chiesa esercitano la potestà di rimettere i peccati sono in primo luogo il Papa, il quale solo possiede la pienezza di tale potestà; poi i Vescovi, e, sotto la dipendenza dei Vescovi, i sacerdoti.
4. La Chiesa rimette i peccati pei meriti di Gesù Cristo, conferendo i sacramenti da esso istituiti a questo fine, principalmente il Battesimo e la Penitenza, ma anche l’Unzione degli infermi.
Semplificando possiamo dire che Gesù ha costituito la Chiesa, affidandola – prima di salire al cielo - ai suoi apostoli e continuatori, dandole fra l’altro il compito di perdonare i peccati.2
A questo fine sono fondamentali il Sacramento del Battesimo (che toglie la Macchia del Peccato originale e se lo prendiamo da adulti anche tutti i peccati attuali) e quello della Confessione-Penitenza che consente il perdono degli altri peccati da parte del Sacerdote per conto del Signore.
Ma che cosa è il ‘peccato’? In cosa consiste?
Esso è sostanzialmente una mancanza di amore – più o meno grave - nei confronti di Dio e del prossimo.
È una violazione della legge dell’Amore, legge libera da seguire e da volere, che Dio ha inciso nella nostra anima e che potremmo identificare nella Legge naturale dei ‘Dieci comandamenti’.
Perché il peccato venga perdonato è ovviamente necessario un sincero pentimento e la ferma intenzione di non peccare più.
Gesù insegnava la legge del perdono dicendo agli apostoli che bisognava perdonare settanta volte sette, e ciò non per mera iperbole ma per far capire che non c’è limite – di fronte al pentimento – alla Misericordia e volontà di perdono da parte di Dio.
Per ottenere il perdono di Dio – quello che chiediamo anche nella preghiera del ‘Padre nostro’ – bisogna tuttavia volere anche perdonare a coloro che hanno peccato nei nostri confronti.
Non deve stupirci questo fatto. Come potremmo infatti chiedere perdono a Dio per i peccati che noi facciamo nei suoi confronti e nei confronti del prossimo se poi non usiamo altrettanta misericordia verso il nostro stesso prossimo che pecca nei nostri confronti?
Ecco perché è così importante l’esercizio del perdono che Gesù comandava.
Gesù ci insegnava infatti ad amare soprattutto i nostri nemici, perché - in fin dei conti - non c’è nessun merito ad amare i propri amici.
La carità è un mezzo potente di remissione dei peccati, così’ come il fare elemosina è un mezzo di espiazione.
Anche le indulgenze servono alla remissione dei peccati, e alla cancellazione della pena, come pure il Martirio cristiano.
Ma di che tipo sono i peccati?
I principali sono – come abbiamo già detto – quelli legati al Decalogo: ognuno li comprende proprio perché – misericordia ed amore di Dio - fanno parte della Legge naturale inserita da Dio nell’anima di ogni uomo di qualsiasi razza e religione per insegnarci come condurci e salvarci anche senza aver conosciuto la religione giusta.
Il rispetto della Legge naturale - ad esempio il non uccidere, il non rubare, il non desiderare la donna d’altri, ecc. – è tuttavia il minimo sufficiente per la salvezza della nostra anima, insomma quel minimo che è necessario ad entrare nell’ultima fila di quelli che sono ammessi ad entrare per vedere lo ‘spettacolo’ del Paradiso.
Gesù – se, come Egli ha detto, non è venuto per cambiare uno jota della Legge mosaica, di per sé perfetta per l’epoca in cui era stata data ed ancor oggi attuale essendo Verità divina – era tuttavia venuto per perfezionarla dandole l’impronta dell’amore e del ‘fare’ anziché quella del ‘non fare’.
Tutti cristiani avremmo quindi il dovere di conoscere i suoi consigli di perfezione, contenuti nel celebre ‘Discorso della montagna’, discorso che tuttavia qui non ci è consentito di affrontare ed approfondire senza andare fuori tema, tanto più che – dall’Opera valtortiana – si apprende che non si tratta di una semplice elencazione di ‘detti’ o mere affermazioni di principio, come forse a prima vista potrebbe sembrare nel Vangelo di Matteo, ma di una serie di discorsi articolati e complessi che Gesù ha tenuto alle folle nel corso addirittura di sette giorni consecutivi, uno al giorno.
Il Gesù valtortiano – nell’Opera da Lui affidata alla nostra mistica Valtorta - ha parlato innumerevoli volte del Peccato, spesso dedicandovi brevi ‘flash’ sparsi – nell’ambito di discorsi più ampi - come tante pagliuzze d’oro nelle migliaia di pagine dell’Opera stessa.
Me ne sono tuttavia annotati parecchi, ed alcuni ve li potrei illustrare e spiegare nei termini semplificati che vi dirò di seguito.3
Gesù spiegava ad esempio che i peccati sono come polvere o massi.
I ‘massi’ sono i peccati mortali, la ‘polvere’ quelli veniali.
Il mondo può anche non accorgersi di questi peccati veniali, ma non sfuggono all’Occhio di Dio.
Anche le imperfezioni sono ‘polvere’, più fina ma sempre polvere.
Bisogna spazzolarla via perché se essa si accumula finisce per rendere l’anima sporca e per asfissiarla.
Ecco perché sono importanti il pentimento ed il Sacramento della Confessione con la Remissione dei peccati.
Il mondo vive – oggi più che una volta – nel peccato.
La stessa vita cristiana- oggi come oggi, a causa della diffusa apostasia - è quasi ovunque morta o vegeta a stento in molti. Solo in pochi è rigogliosa.
La maggioranza dei cristiani – e questo è un autentico dramma - non ha più Cristo come Dio, ma il potere, il denaro, il sesso e comunque il piacere della ‘carne’.
Colpa degli altri? No, anche nostra perché abbiamo la ‘colpa’ di non aver pregato a sufficienza e bene per loro, mancando così alla legge dell’amore.
Persino i bimbi, al giorno d’oggi, sono meno innocenti di una volta: televisione e Scuola che dovrebbero ‘educare’ sono infatti spesso ‘ambienti di corruzione’, anziché di sana educazione.

1.2 La regola del ‘sette’: Chi, Cosa, Dove, Come, Con che o con chi, Perché, Quando.

Abbiamo parlato dei peccati e della possibilità che ha la Chiesa per la loro Remissione, ma non sarebbe male affrontare il tema di quali sono le ‘regole’ che i sacerdoti dovrebbero tenere ben presenti per comprendere se il peccato sussiste e fino a che punto sia grave per poterlo ‘rimettere’ a ragion veduta, anche e soprattutto nell’interesse del ‘pentito’.
Il Gesù valtortiano ne enumera addirittura sette.4
Il fatto avviene nel corso della primavera che precede la Pasqua, l’ultima di Gesù, la quarta Pasqua dall’inizio della sua predicazione pubblica.
Accade qualche tempo dopo la morte di Lazzaro, fatto talmente straordinario e sinonimo di ‘potenza’ che – come abbiamo già detto – aveva definitivamente convinto il Sinedrio ad emettere un Bando di ricerca nei confronti di Gesù per poterlo arrestare, processare e condannare a morte prima che Egli potesse trovare troppo seguito presso il popolo.
Gesù sapeva ovviamente tutto e – anche nella Sua Umanità – aveva accettato l’idea di farsi catturare, processare e crocifiggere, perché il Verbo si era incarnato in Lui proprio per adempiere insieme all’Uomo quella Missione redentiva dell’Umanità.
Tuttavia – quale divino Agnello pasquale che con il proprio Sangue doveva liberare e salvare gli uomini dalla schiavitù del Demonio, così come il sangue dell’agnello pasquale sugli stipiti delle porte aveva salvato gli ebrei dall’angelo vendicatore e dalla strage dei primogeniti – era scritto nella volontà di Dio che il Sacrificio dell’Uomo-Dio Gesù dovesse avvenire in occasione della Pasqua, per sostituire con la vera Vittima, quei simbolici agnelli così come era avvenuto a suo tempo in terra d’Egitto.
Il Gruppo apostolico si era dunque messo in salvo rifugiandosi in Samaria, come a dire ‘oltreconfine’, dove i samaritani – nemici storici dei Giudei – sentendosi amati da Gesù lo ricambiavano moltissimo, a maggior ragione sapendolo perseguitato in Giudea e altrove da quelli del ‘Tempio’.
È dunque nel paese di Efraim, in Samaria, che va ambientato il discorso fra Gesù e Pietro che poco più sotto trascriveremo.
Gesù è ospite di una casa amica. È notte e Gesù come al solito prega, questa volta seduto su un lettuccio in una piccola stanza.
Un rumor di passi e Gesù alza la testa, guarda verso la porta, la apre e …. Vede Pietro di fuori.
Piero – che è molto umile – voleva parlargli per dirgli che si sentiva inadeguato al ruolo di Apostolo e vorrebbe che Gesù non lo mandasse in giro – nel corso della settimana – ad evangelizzare con gli altri apostoli i paesi vicini, ma che lo tenesse vicino a sé.
Pietro tiene gli occhi bassi, come incerto.
Gesù – che anche come Uomo legge nei cuori con la sua introspezione perfetta di ‘Uomo privo di Peccato d’Origine’ - lo fissa e gli chiede se quello è veramente tutto ciò che avrebbe avuto da dirgli.
Pietro pare sulle spine, incerto. E Gesù lo invita invece a parlare perché quel che Pietro ha in mente non è ‘mormorazione’ ma desiderio di informare Gesù per il bene del prossimo. Capiterà in futuro che lui e gli altri apostoli dovranno ascoltare le confidenze dei cuori e sapere come comportarsi e giudicare. Pietro risponde che Gesù non può imporgli una cosa del genere, sapendo lui di essere una ‘nullità’, ma Gesù lo conforta dicendogli che Egli – futuro sacerdote della Chiesa – potrà farlo grazie all’aiuto dello Spirito Santo.
In altre parole, Gesù gli tiene una lezione sulla Confessione.
Per inciso, si apprende - continuando la lettura dopo la ‘catechesi’ di Gesù sulla Remissione dei peccati – che Pietro voleva scambiare il proprio ruolo con Giuda Iscariota.
Gli apostoli evangelizzavano tutta la settimana per tornare ad Efraim nella casa comune il venerdì pomeriggio, prima dell’inizio del Sabato ebraico. Gesù aveva però deciso di trattenere presso di sé a casa Giuda per prudenza ed evitare scandali nella evangelizzazione. Infatti Giuda si preparava al tradimento finale, era irascibile, sardonico, aggressivo, malcontento di tutto, provocava gli apostoli, offendeva Gesù che - pur sapendo che sarebbe stato inutile - cercava di essere dolce nel tentativo estremo di redimerlo. Nello stesso tempo Giuda soffriva di dover restare con Gesù e di non poter andare con gli altri, perché ci teneva anche a mettersi in mostra e farsi ammirare facendo vedere che lui sapeva un sacco di cose.
Ebbene Pietro voleva dire a Gesù di mandare in giro Giuda al suo posto, ma temeva che il dirlo fosse come una sorta di ‘denuncia’, insomma una mormorazione.
Gesù lo conforta spiegando a Pietro di non poterlo accontentare. Quello di Giuda – gli spiega Gesù – non è un castigo ma una ‘medicina’ che anche se non avesse giovato allo spirito di Giuda avrebbe giovato al proprio spirito perché non avrebbe potuto rimproverarsi di aver omesso alcun tentativo per ‘santificare’ Giuda.
Questa spiegazione sul timore e sulla richiesta di Pietro avviene dunque dopo ma per ritornare all’inizio ed alla Catechesi di Gesù sulla Remissione dei peccati ecco qui una spiegazione valida per i sacerdoti ma anche per noi tutti che ora ci apprestiamo a leggere:
15 gennaio 1947.
1Gesù è solo in una piccola stanza. Seduto sul lettuccio, pensa o prega. Un lumicino ad olio su una scansia palpita con la sua fiammolina giallastra. Deve essere notte, perché non c'è rumore alcuno per la casa e nella via. Solo il torrente pare frusciare più forte, fuor della casa, nel silenzio della notte.
Gesù alza il capo guardando l'uscio. Ascolta. Si alza e va ad aprire. Vede Pietro fuor dell'uscio. «Tu? Vieni. Che vuoi, Simone? Ancora alzato, tu che devi fare tanto cammino?». Lo ha preso per mano e tirato dentro, rinchiudendo l'uscio senza far rumore. Se lo fa sedere accanto sulla sponda del letto.
«Volevo dirti, Maestro... Sì, volevo dirti che, lo hai visto anche oggi ciò che valgo. Sono capace soltanto di fare divertire dei poveri bambini, consolare una vecchierella, mettere pace fra due pastori che questionano per un'agnella risultata di petto cieco. Sono un povero uomo. Tanto povero che non capisco neppure ciò che Tu mi spieghi. Ma questa è un'altra cosa. Ora io volevo dirti che, proprio per questo, Tu mi tenessi qui. Io non ci tengo ad andare in giro quando Tu non sei con noi. E non sono capace di fare... Accontentami, Signore».
Pietro parla con calore, ma tenendo gli occhi puntati sui rozzi mattoni sbocconcellati del pavimento.
«Guardami, Simone», comanda Gesù. E poiché Pietro ubbidisce, Gesù lo fissa acutamente chiedendo: «E questo è tutto? Tutta la ragione del tuo vegliare? Tutta la ragione del tuo pregare di tenerti qui? Sii sincero, Simone. Non è mormorare dire al tuo Maestro l'altra parte del tuo pensiero.
Bisogna saper distinguere fra parola oziosa e parola utile. È oziosa, e generalmente nell'ozio fiorisce il peccato, quando si parla delle manchevolezze altrui con chi non può nulla su esse. Allora è semplicemente mancanza di carità, anche se le cose dette sono vere. Come è mancanza di carità rimproverare più o meno acerbamente senza unire al rimprovero il consiglio. E parlo di rimproveri giusti. Gli altri sono ingiusti e sono peccato contro il prossimo. Ma quando uno vede un suo prossimo che pecca, e ne soffre perché peccando colui offende Dio e danneggia la sua anima, e da solo sente che non è capace di misurare l'entità dell'altrui peccato, né si sente sapiente a dire parole di conversione e allora si rivolge ad un giusto, ad un sapiente, e confida il suo affanno, allora non fa peccato, perché le sue confidenze sono volte a por fine ad uno scandalo e a salvare un'anima.
È come uno che avesse un parente malato di una malattia che è vergognosa. È certo che egli cercherà di tenerla nascosta al popolo, ma in segreto andrà a dire al medico: "Il mio parente secondo me ha questo e questo, né io so consigliarlo e curarlo. Vieni tu o dimmi ciò che devo fare".
Manca forse costui di amore al parente? No. Anzi! Mancherebbe se fingesse di non accorgersi della malattia e la lasciasse progredire, portando alla morte, per un malinteso sentimento di prudenza e di amore.
2Un giorno, e non passeranno anni, tu, e con te i tuoi compagni, dovrete ascoltare le confidenze dei cuori. Non così come le ascoltate ora, da uomini, ma come sacerdoti, ossia medici, maestri e pastori delle anime, così come Io sono Medico, Maestro e Pastore.
Dovrete ascoltare e decidere e consigliare. Il vostro giudizio avrà valore come se Dio stesso lo avesse pronunciato...».
Pietro si svincola da Gesù, che lo teneva stretto al suo fianco, e dice alzandosi: «Ciò non è possibile, Signore. Non ce lo imporre mai. Come vuoi che si giudichi come Dio, se non sappiamo neppure giudicare come uomini?».
«Allora saprete, perché lo Spirito di Dio si librerà su voi e vi penetrerà delle sue luci.
Saprete giudicare, considerando le sette condizioni dei fatti che vi verranno proposti per avere consiglio o perdono.
Ascolta bene e cerca di ricordare.
A suo tempo lo Spirito di Dio ti ricorderà le mie parole. Ma tu cerca ugualmente di ricordare con la tua intelligenza, perché Dio te l'ha data perché tu la adoperi senza infingardie e presunzioni spirituali, che portano ad attendere e pretendere tutto da Dio.
Quando tu sarai maestro, medico e pastore al posto mio e in mia vece, e quando un fedele verrà a piangere ai tuoi piedi i suoi turbamenti per azioni proprie o azioni altrui, tu devi sempre aver presente questo settenario di interrogativi.
Chi: chi ha peccato?
Cosa: quale è la materia del peccato?
Dove: in che luogo?
Come: in che circostanze?
Con che o con chi: lo strumento o la creatura che fu materia al peccato.
Perché: quali gli stimoli che hanno creato l'ambiente favorevole al peccato?
Quando: in che condizioni e reazioni, e se accidentalmente o per abitudine malsana.
Perché vedi, Simone, la stessa colpa può avere infinite sfumature e gradi, a seconda di tutte le circostanze che l'hanno creata e degli individui che l'hanno compiuta.
Ad esempio...
Prendiamo in considerazione due peccati che sono i più diffusi: quello della concupiscenza carnale o della concupiscenza delle ricchezze.
Una creatura ha peccato di lussuria, o crede aver peccato di lussuria. Perché talora l'uomo confonde il peccato con la tentazione, oppure giudica uguali lo stimolo creato artificiosamente per un malsano appetito, e uguali quei pensieri che sorgono per riflesso ad una sofferenza di malattia, o anche perché la carne e il sangue delle volte hanno delle improvvise voci che risuonano nella mente prima che essa abbia tempo dì mettersi in guardia per soffocarle.
Viene da te e ti dice: "Io ho peccato di lussuria". Un sacerdote imperfetto direbbe: "Anatema su te".
Ma tu, il mio Pietro, non devi dire così. Perché tu sei Pietro di Gesù, sei il successore della Misericordia. E allora, prima di condannare, devi considerare e toccare dolcemente e prudentemente il cuore che ti piange davanti per sapere tutti i lati della colpa o della supposta colpa, dello scrupolo.
Ho detto dolcemente e prudentemente.
Ricordare che, oltre che maestro e pastore, sei medico. Il medico non invelenisce le piaghe. Pronto a recidere se c'è della cancrena, sa però anche scoprire e medicare con mano leggera se vi è soltanto ferita con lacerazione di parti vive che vanno riunite, non strappate via. E ricordare che, oltre che medico e pastore, sei maestro.
Un maestro regola le sue parole a seconda dell'età dei suoi discepoli.
Sarebbe uno scandalo quel pedagogo che a fanciullini svelasse leggi animali che gli innocenti ignoravano, dando così cognizioni e malizie precoci.
Anche nel trattare le anime bisogna avere prudenza nell'interrogare.
Rispettarsi e rispettare. Ti sarà facile se in ogni anima tu vedrai un tuo figlio.
Il padre è naturalmente maestro, medico e guida dei suoi figli. Perciò, quale che sia la creatura che ti è davanti turbata da colpa, o da timore di colpa, tu amala con paterno amore, e saprai giudicare senza ferire e senza scandalizzare. 3Mi segui?».
«Sì, Maestro. Capisco molto bene. Dovrò essere cauto e paziente, persuadere a scoprire le ferite, ma guardarvi da me, senza attirare l'occhio altrui su esse, e soltanto quando vedessi che c'è proprio ferita allora dire: "Vedi? Qui ti sei fatto del male per questo e questo".
Ma, se vedo che la creatura ha soltanto paura di esser ferita per aver visto fantasmi, allora... soffiare via le nebbie senza dare delle luci, per zelo inutile, atte a illuminare vere fonti di colpa. Dico bene?».
«Molto bene. Dunque. Se uno ti dice: "Ho peccato di lussuria", tu considera chi hai di fronte. Vero è che il peccato può sorgere a tutte le età. Ma sarà più facile riscontrarlo in un adulto che non in un fanciullo, e diverse saranno perciò le interrogazioni e le risposte da fare e da dare ad un uomo o ad un fanciullo.
Viene di conseguenza, dalla prima indagine, la seconda sulla materia del peccato, e poi la terza sul luogo del peccato, e la quarta sulle circostanze del peccato, e la quinta su chi fu complice al peccato, e la sesta sul perché del peccato, e la settima sul tempo e sul numero del peccato.
Vedrai che, generalmente, mentre per un adulto, e adulto vivente nel mondo, ad ogni domanda ti apparirà corrispondente una circostanza di vera colpa, per creature fanciulle di età o di spirito, a molte domande dovrai risponderti: "Qui c'è un fumo, non sostanza di colpa".
Anzi, vedrai talora in luogo di fango esservi un giglio che trema di essere stato schizzato di fango, e confonde la goccia di rugiada scesa sul suo calice con lo spruzzo della mota. Anime tanto desiderose di Cielo che temono come macchia anche l'ombra di una nube, che le oscura per un momento frapponendosi fra loro e il sole, ma poi passa, e non vi è traccia di essa sulla candida corolla.
Anime tanto innocenti e vogliose di restarlo, che Satana spaventa con tentazioni mentali o aizzando i fomiti della carne o la carne stessa, coll'approfittarsi di vere malattie della carne.
Queste anime vanno consolate e sorrette, perché sono non già peccatrici, ma martiri.
Ricordalo sempre.
E ricorda sempre di giudicare anche chi peccò di avidità alle ricchezze o cose altrui con lo stesso metodo.
Perché, se è colpa maledetta essere avidi senza bisogno e senza pietà, rubando al povero e contro giustizia vessando i cittadini, i servi, o i popoli, meno grave, molto meno grave è la colpa di chi, avendo avuto negato un pane dal suo prossimo, lo ruba per sfamare se stesso e le sue creature.
Ricorda che, se tanto per il lussurioso come il ladro è di misura nel giudicare: il numero, le circostanze e la gravità della colpa, è anche di misura nel giudicare la conoscenza, da parte del peccatore, del peccato che ha commesso e nel momento che lo commetteva.
Perché, se uno fa con piena conoscenza, pecca più di chi fa per ignoranza.
E chi fa con libero consenso della volontà pecca più di chi è forzato al peccato.
In verità ti dico che talora vi saranno fatti dall'apparenza di peccato e che saranno martirio, e avranno il premio dato per un patito martirio.
E ricorda soprattutto che in tutti i casi, prima di condannare, dovrai ricordarti che tu pure fosti uomo e che il Maestro tuo, che nessuno poté trovare in peccato, mai, non condannò mai alcuno che si fosse pentito di aver peccato.
Perdona settanta volte sette, e anche settanta volte settanta, i peccati dei tuoi fratelli e dei figli tuoi. Perché chiudere le porte della Salute ad un malato, solo perché ricaduto nella malattia, è volerlo fare morire. 4Hai compreso?».
La Lezione di Gesù sulla ‘Remissione dei peccati’ vi è sembrata troppo lunga e dispersiva?
Male, non sono mai dispersive le lezioni di Gesù, semmai – come Egli aveva detto una volta - sono ‘ripetitive’ ma solo perché noi abbiamo la ‘testa dura’.
Allora sentiamo una sintesi ‘ripetitiva’ dello stesso Gesù.
Questo fatto avviene dopo la Resurrezione di Gesù, sul Monte Tabor in Galilea, dove Egli aveva convocato i suoi apostoli e discepoli per una serie di ultimi ammaestramenti di perfezione prima di ascendere al Cielo (i grassetti sono miei):5
(…)
La dignità del cristiano è tale che, lo ripeto, è di poco inferiore ad un sacerdozio. Dove vivono i sacerdoti? Nel Tempio. E un cristiano sarà un tempio vivo. Che fanno i sacerdoti? Servono Dio con le preghiere, i sacrifici e con la cura dei fedeli. Così avrebbero dovuto fare... E il cristiano servirà Dio con la preghiera e il sacrificio e con la carità fraterna.
8E ascolterete la confessione dei peccati così come Io ho ascoltato le vostre e quelle di molti e ho perdonato dove ho visto vero pentimento.
Vi agitate? Perché? Avete paura di non saper distinguere? Ho già parlato altre volte sul peccato e sul giudizio sul peccato. Ma ricordate, nel giudicare, di meditare sulle sette condizioni per le quali una azione può essere o non essere peccato, e di gravità diversa.
Riassumo.
Quando si è peccato e quante volte, chi ha peccato, con chi, con che, quale la materia del peccato, quale la causa, perché si è peccato.
Ma non temete. Lo Spirito Santo vi aiuterà.
Quello che con tutto il mio cuore vi scongiuro di osservare è una vita santa.
Essa aumenterà talmente in voi le luci soprannaturali che giungerete a leggere senza errore nel cuore degli uomini e potrete, con amore o con autorità, dire ai peccatori, pavidi di svelare la loro colpa o ribelli a confessarla, lo stato del loro cuore, aiutando i timidi, umiliando gli impenitenti.
Ricordatevi che la Terra perde l'Assolutore e che voi dovete essere ciò che Io ero: giusto, paziente, misericordioso, ma non debole.
Vi ho detto: ciò che slegherete in Terra sarà sciolto in Cielo e ciò che legherete qui sarà legato in Cielo. Perciò con misurata riflessione giudicate ogni uomo senza lasciarvi corrompere da simpatie o antipatie, da doni o minacce, imparziali in tutto e per tutto come è Dio, avendo presente la debolezza dell'uomo e le insidie dei suoi nemici.
Vi ricordo che talora Dio permette anche le cadute dei suoi eletti, non perché a Lui piaccia vederli cadere, ma perché da una caduta può venire un bene futuro più grande.
Porgete dunque la mano a chi cade, perché non sapete se quella caduta non sia la crisi risolutiva di un male che muore per sempre, lasciando nel sangue una purificazione che produce salute. Nel nostro caso: che produce santità.
Siate invece severi con quelli che non avranno rispetto al Sangue mio e, con l'anima appena monda dal lavacro divino, si getteranno nel fango una e cento volte.
Non malediteli, ma siate severi, esortateli, richiamateli settanta volte sette, e ricorrete all'estremo castigo del reciderli dal popolo eletto solo quando la loro pertinacia in una colpa, che scandalizza i fratelli, vi obbliga ad agire per non farvi complici delle loro azioni.
Ricordatevi cosa ho detto: "Se tuo fratello ha peccato, correggilo fra te e lui solo. Se non ti ascolta, correggilo alla presenza di due o tre testimoni. Se non basta, fallo sapere alla Chiesa. Se non ascolta neppure questa, consideralo come un gentile e un pubblicano".
(…)

1.3 I peccati dei ‘Potenti’ delle Nazioni e quelli collettivi dei loro popoli.

Abbiamo all’inizio parlato dei peccati individuali ma poi – oltre ai peccati individuali – vi sono quelli collettivi che noi commettiamo come ‘popoli’ delle singole nazioni.
Dio non pretende che gli uomini siano tutti perfetti, perché il peccato individuale a causa delle conseguenze del Peccato originale, è inevitabile, ma è certo che se i cittadini di una nazione non si comportano bene anche i loro Capi faranno altrettanto e anzi di più.
Quando talvolta a Messa si invoca l’illuminazione del Signore affinché influisca con la sua Luce sui governanti, il Signore potrà esaudirci nella misura in cui noi cittadini per primi sappiamo meritare questo aiuto comportandoci il meglio possibile perché – nella economia del peccato e del perdono collettivo – è la massa dei peccati minori dei cittadini quella che alla fin fine consente anche ai governanti di peccare.
Applicando il tema del peccato ad una nazione, se vogliamo che un intero popolo sia salvato non basta neanche più il merito di singoli che magari si ‘offrono’ ma è necessario che tutto il popolo lasci la vita di peccato per riavvicinarsi al Signore.
Se guardandoci intorno vediamo che le nostre nazioni ‘vanno molto male’ non cerchiamo la colpa solo negli ‘altri’ o in chi ci governa ma facciamoci un personale esame di coscienza e riflettiamo anche sulle nostre colpe individuali.
Quando vediamo che un paese cade troppo in basso, Dio è costretto a punire complessivamente tutti, anche i ‘buoni’ che vi abitano.
Non pare giusto? Umanamente pare ingiusto, ma spiritualmente – che è quel che conta nella economia della salvezza e nella prospettiva di una vita eterna – noi ne verremo consolati in Cielo, anche e ancora di più per aver pagato per colpe non nostre.
Nella valutazione dei peccati non dobbiamo tuttavia limitarci a quelli più evidenti dei dieci comandamenti, tipo il ‘non ammazzare’ o il ‘non rubare’.
Molti peccati sono più ‘sottili’ ma non perciò ‘meno’ peccati.
Peccato anche molto grave può essere - oltre ad un voto sacro non rispettato o una unione matrimoniale convalidata da un giuramento di fedeltà ed indissolubilità di fronte a Dio e poi calpestata - un venir meno a promesse verso amici che riponevano fiducia in noi, oppure azioni di governanti che - arbitri del destino dei loro popoli - provocano turbolenze che poi si traducono in sofferenze e sangue per il proprio popolo e per quelli altrui, oppure azioni di governanti che vengono meno a patti solenni di alleanza che non riescono a mantenere e divengono nemici di altri popoli.
Forse troppo poco si riflette – nel nostro mondo globalizzato e strettamente interconnesso – sui peccati di coloro che sono dei ‘Potenti’.
Spesso essi trionfano, ma si tratta di un trionfo effimero, finché Dio lo permette.
Costoro fanno ribrezzo a Dio ma Dio spesso li sopporta, almeno fino al punto in cui è costretto ad intervenire, e ciò perché Dio non può alla lunga convalidare il loro operato avendo essi per padre Satana.
Dio - pur rispettando il nostro libero arbitrio individuale e collettivo - può quindi modificare il corso delle nazioni e la Storia dell’Umanità.
Perché peccano i governanti?
Perché sono spesso malvagi in proprio, oppure perché – superbi – non chiedono l’aiuto del Signore e sono quindi privi della sua illuminazione.
Sul piano sociale, non vi è alcuna categoria che non abbia colpe. Grandi od umili, tutti gli uomini hanno le loro colpe.
Se la gente vede talvolta la punizione dei ‘grandi’ spesso non nota quelle dei ‘piccoli’, perché il ‘grande’ che cade desta clamore mentre il piccolo passa inosservato.
Tutti però vengono purificati, o in questa vita o nell’altra.
Dio ha tanti modi per punire i ‘grandi’ e anche le loro nazioni, usandoli l’uno contro l’altro, nazione contro nazione o – più in piccolo – parenti contro parenti, amici contro amici: in sostanza Dio persegue le colpe di un uomo o di un popolo attraverso le colpe di un altro uomo o un altro popolo.
Se uno opprime, prima o poi Dio lascia che questi venga a sua volta oppresso.
Se un governante o un popolo invade un paese, Dio lascia che il suo paese venga a sua volta invaso. A Dio la scelta dei tempi e delle modalità.
Non è nemmeno da pensare che Dio abbia bisogno in assoluto di ‘punire’ di suo, ma semplicemente che Egli può permettere - senza impedirlo - che altri puniscano, cioè lascia con il suo ‘non intervento’ che gli uomini si puniscano insomma da se stessi.
Agli uomini non mancano certo le occasioni di far del male o di dover subire il male dopo averne fatto.
Trascorso il momento del castigo, allora Dio interviene e soccorre il popolo provato che si è pentito e ravveduto.
Anche questa è ‘Remissione dei peccati’ da parte di Dio: grazie al dolore ed all’espiazione, vale a dire Penitenza e … Assoluzione.
Talvolta qualcuno – di fronte a grandi disgrazie naturali – proclama trattarsi della ‘punizione’ di Dio.
Spesso non è affatto vero e la sola idea fa indignare chi non riesce ad ammettere che Dio possa ‘permettersi’ di punire gli uomini.
Queste sono persone in buona fede ma che non conoscono la ‘pedagogia’ di Dio.
Ad esempio il Diluvio universale, usualmente considerato solo un castigo, fu in realtà una ‘necessità’.
Fu un’opera di Giustizia e di Amore.
Stupisce questa affermazione? A quell’epoca gran parte dell’Umanità si era quasi completamente corrotta, scesa moralmente e spiritualmente quasi al livello dell’Inferno.
Fu Giustizia perché i peccatori impenitenti furono colpiti e cacciati all’inferno.
Fu Amore perché quelli ancora incapaci di intendere o volere o addirittura non ancora nati e quindi non ancora corrotti o gravi peccatori, ma suscettibili di divenire tali vicino alle ‘mele marce’, finirono salvi nel Limbo o nel Purgatorio da dove pur dopo lunga attesa sarebbero ascesi al Cielo al compiersi della espiazione e Redenzione, come abbiamo già spiegato in precedenti riflessioni.
Ancora Amore perché Dio, recidendo alla base il tronco della pianta in cancrena, lasciò come ‘pollone’ fruttifero la famiglia di Noè, affinché dal suo ceppo (non corrotto) rinascesse una nuova generazione umana.
Noi – tutti i miliardi di uomini che siamo sulla Terra passati, presenti e futuri - dobbiamo a quel Diluvio il fatto di esistere, con le gioie della vita, della famiglia e di tutto quanto di bello ci circonda.
Ma è anche vero che quando l’Umanità nel suo complesso supera ogni lecito limite e respinge collettivamente Dio, Egli – che è Ordine e mantiene l’Ordine nell’Universo e nel nostro mondo – si ritira e lascia posto al Disordine che non è solo disordine delle forze naturali ma anche di Satana che è Disordine per eccellenza.
Nulla avviene senza che Dio lo permetta. Le grandi disgrazie planetarie naturali, sociali o belliche avvengono dunque quasi sempre perché sono non tanto ‘provocate’ da Dio quanto da Lui ‘permesse’ a fin di bene a giusta punizione ed espiazione per il perverso comportamento degli uomini, e cioè per richiamarli al pentimento, a farli rinsavire e in ultima istanza a salvarli attraverso il dolore.
Quando è passata l’ora del castigo, Dio raccoglie le folle disperse e riconcede loro benessere e pace poiché – non bisogna mai dimenticarlo – Egli è sempre Padre.
Anche i ‘grandi’ della Chiesa possono peccare, e molto, quando non vogliono curare amorevolmente e ‘pascere’ i loro ‘agnelli’, cioè i fedeli.
Il Giudizio di Dio in questi casi è terribile.
Insomma, parlando di Remissione dei peccati, ho voluto parlare soprattutto delle varie forme di peccato, in particolare anche quelle dei grandi peccatori.
Ci sembra che Dio non li punisca nonostante che infieriscano sulla gente? Ma anche la gente – lo abbiamo già detto – non è senza peccato. Anziché rimproverare Dio di non punire i grandi peccatori, bisognerebbe togliere la trave dal nostro occhio prima di togliere la pagliuzza dall’occhio altrui.
Quante volte ci indigniamo, ad esempio, perché tanti ricchi non pagano le tasse?
Ma quante volte non le paghiamo neanche noi – e chi è senza peccato scagli la prima pietra - evadendo nel nostro piccolo con tanti lavori fatti fare ‘in nero’ e giustificandoci e anestetizzando la nostra coscienza con il dire che tanto – se non paghiamo l’IVA – è perché lo Stato ci deruba e ci opprime con la sua mala gestione? E’ vero, ma anche noi così facendo rubiamo allo Stato. A chi non è capitato? O ci sono ancora dei santi?
Se Dio dovesse sempre punire i ‘grandi’ di un popolo dovrebbe analogamente colpire i piccoli dei loro rispettivi e numerosi peccati.
Se i ‘grandi’ avessero di fronte un popolo moralmente sano non oserebbero fare quello che poi fanno.
È la gran catasta delle tante piccole colpe singole che – costituendone la base - procura le tante colpe dei grandi: i Vangeli vengono trascurati, i Comandamenti derisi.
Quindi tutti pecchiamo e tutti abbiamo bisogno che i nostri peccati ci vengano rimessi: se vogliamo essere salvati – poiché non siamo ‘noi’ ma è solo Dio che ci può salvare - Egli lo fa appunto attraverso laRemissione dei peccati’ affidata ai suoi sacerdoti che, suoi ministri, lo rappresentano visibilmente in terra.
La nostra miseria spirituale è tale che vorremmo oggi adattare persino il Vangelo alla nostra vita, con la scusa di renderlo ‘più moderno e consono’ all’evoluzione dei tempi.
Ma in realtà – diciamocelo francamente - molti lo vorrebbero più consono ai loro ‘comodi’.
È l’eterna psicologia laicista che non vuole ammettere che gli insegnamenti di Gesù siano regole di Verità divina ma siano semplicemente norme ‘morali’ soggette a seguire l’evoluzione dei costumi di ogni singola epoca.
Quanto alla morte del grande peccatore, essa è orribile ma non lo è meno la sua vita.
Non bisogna lasciarsi ingannare dalle apparenze esterne né dalle onoranze esteriori, ad esempio quelle di Stato.
Queste sono come una vernice che copre la verità. Solo coloro che sono in Cielo possono vedere ciò che rimane invisibile alla vista umana ed essi rimangono inorriditi nel contemplate la perfezione del male nei peccatori ostinati e impenitenti.
Vi sono giganti nel Peccato perché la loro posizione li rende giganti nella società ma poi, è bene non dimenticarlo mai, ve ne sono altri piccoli come noi confusi fra la folla che non si distinguono per cose speciali ma sono corrotti dentro anch’essi sin nel midollo.
La prossima riflessione della nostra ottava affermazione del Credo sarà dedicata a:
2. GESÙ: ‘… LA CARNE RISORGERÀ E SI RIUNIRÀ ALL'ANIMA IMMORTALE RIFORMANDO UN TUTTO, VIVO COME E MEGLIO CHE NON SIA VIVA LA MIA E LA VOSTRA PERSONA ORA, MA NON PIÙ SOGGETTO ALLE LEGGI E SOPRATTUTTO AGLI STIMOLI E ABUSI CHE VIGONO ORA...’.


NOTE al Capitolo 01
1 Catechismo maggiore di San Pio X – Capo XI – Art. 10  <<  CLICCA e VISTA la Pagina Web
2  Gv 20, 21-23: “Gesù ripeté: «La pace sia con voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». Detto questo, alitò su di essi e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi li riterrete saranno ritenuti».”
3  N.d.R.: Quanto segue è in buona parte un ‘miscellaneous’ di concetti tratti qui e là dall’Opera valtortiana
4  M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. IX – Cap. 555.1-3 – Centro Ed. Valtortiano.
5  Mt 28, 16-17
M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X – Cap. 635.8 - Centro Ed. Valtortiano
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