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4ª parte – Cap. 02. L’APPARIZIONE DI GESÙ RISORTO PRIMA ALLA MAMMA E POI ALLA MADDALENA.
2.1 Gesù: «Tutto è finito, Mamma. Ora non hai più da piangere per il tuo Figlio. La prova è compiuta.
La Redenzione è avvenuta».
Giovanni parla dunque della apparizione di Gesù alla Maddalena, gli altri evangelisti narrano quelle di Gesù alle discepole che si erano recate anch’esse al Sepolcro, ma possibile che Gesù abbia trascurato sua Mamma, la Corredentrice?
No, non è possibile, e ancora una volta ce lo dice Maria Valtorta (i grassetti sono miei): 1
♦
618. Gesù risorto appare alla Madre.
[21 febbraio 1944]
Maria ora è prostrata col volto a terra. Pare una povera cosa abbattuta. Pare quel fiore morto di sete di cui Ella ha parlato.
La finestra chiusa si apre con un impetuoso sbattimento delle pesanti imposte e, col raggio del primo sole, entra Gesù.
Maria, che s'è scossa al rumore e che alza il capo per vedere che vento abbia aperto le imposte, vede il suo raggiante Figlio: bello, infinitamente più bello di quando ancora non aveva patito, sorridente, vivo, luminoso più del sole, vestito di un bianco che par luce tessuta, e che si avanza verso di Lei.
Ella si raddrizza sui ginocchi e, congiungendo le mani sul petto, in croce, dice con un singhiozzo che è riso e pianto: «Signore, mio Dio». E resta così rapita nel contemplarlo, col viso tutto lavato di lacrime ma fatto sereno, pacificato dal sorriso e dall'estasi.
Ma Egli non la vuole vedere, la sua Mamma, in ginocchio come una serva. E la chiama, tendendole le Mani dalle cui ferita escono raggi che fanno ancor più luminosa la sua Carne gloriosa: «Mamma!».
Ma non è la parola accorata dei colloqui e degli addii avanti la Passione, né il lamento straziato dell'incontro sul Calvario e dell'agonia. È un grido di trionfo, di gioia, di liberazione, di festa, di amore, di gratitudine. E si curva sulla sua Mamma, che non osa toccarlo, e le mette le sue Mani sotto i gomiti piegati, e la alza in piedi e la stringe al Cuore e la bacia.
Oh! allora Maria comprende che non è una visione, che è il Figlio realmente risorto, che è il suo Gesù, il Figlio che l'ama da Figlio ancora. E con un grido gli si getta al collo e lo abbraccia e lo bacia, ridendo nel pianto. Lo bacia sulla Fronte dove non sono più ferite, sulla Testa non più spettinata e sanguinosa, sugli Occhi fulgidi, sulle Guance risanate, sulla Bocca non più enfiata. E poi gli prende le Mani e ne bacia il dorso e la palma, sulle raggianti ferite, e d'un subito si curva ai suoi Piedi e li scopre da sotto la veste splendente e li bacia.
Poi si alza, lo guarda, non osa.
Ma Egli sorride e capisce. Socchiude la veste sul petto e dice: «E questa, Mamma, non la baci questa che t'ha fatto tanto male e che tu sola sei degna di baciare? Baciami sul Cuore, Mamma. Il tuo bacio mi leverà l'ultimo ricordo di tutto quanto è dolore, e mi darà quella gioia che ancora manca alla mia Gioia di Risorto».
E prende fra le sue Mani il volto della Madre e ne appoggia le labbra sulle labbra della ferita del Costato, da cui escono fiotti di luce vivissima. Il viso di Maria è aureolato da quella luce, tuffato come è nel suo raggio. Ella bacia, bacia, mentre Gesù la carezza. Non si stanca di baciare. Pare un assetato che abbia attaccato la bocca alla fonte e ne beva la vita che gli sfuggiva.
Ora Gesù parla.
«Tutto è finito, Mamma. Ora non hai più da piangere per il tuo Figlio.
La prova è compiuta. La Redenzione è avvenuta.
Mamma, grazie di avermi concepito, allevato, aiutato in vita e in morte.
Ho sentito venire a Me le tue preghiere. Esse sono state la mia forza nel dolore, le mie compagne nel mio viaggio sulla Terra ed oltre la Terra.
Esse sono venute meco sulla Croce e nel Limbo.
Erano l'incenso che precedeva il Pontefice, che andava a chiamare i suoi servi per portarli nel Tempio che non muore: nel mio Cielo.
Esse sono venute meco in Paradiso, precedendo come voce angelica il corteo dei redenti guidati dal Redentore, perché gli angeli fossero pronti a salutare il Vincitore che tornava al suo Regno.
Esse sono state udite e viste dal Padre e dallo Spirito, che ne hanno sorriso come del fiore più bello e del canto più dolce nati in Paradiso.
Esse sono state conosciute dai Patriarchi e dai nuovi Santi, dai nuovi, primi cittadini della mia Gerusalemme, ed lo ti porto il loro grazie, Mamma, insieme al bacio dei parenti e alla loro benedizione e a quella del tuo sposo d'anima, Giuseppe.
Tutto il Cielo canta il suo osanna a te, Madre mia, Mamma santa! Un osanna che non muore, che non è bugiardo come quello dato a Me pochi giorni or sono.
Ora Io vado al Padre con la mia veste umana.
Il Paradiso deve vedere il Vincitore nella sua veste d'Uomo con cui ha vinto il Peccato dell'Uomo. Ma poi verrò ancora.
Devo confermare nella Fede chi non crede ancora ed ha bisogno di credere per portare altri a credere, devo fortificare i pusilli che avranno bisogno di tanta fortezza per resistere al mondo.
Poi salirò al Cielo.
Ma non ti lascerò sola. Mamma, lo vedi quel velo?
Ho, nel mio annichilimento, sprigionato ancora potenza di miracolo per te, per darti quel conforto.
Ma per te compio un altro miracolo. Tu mi avrai, nel Sacramento, reale come ero quando mi portavi.
Non sarai mai sola. In questi giorni lo sei stata. Ma alla mia Redenzione occorreva anche questo tuo dolore.
Molto va continuamente aggiunto alla Redenzione, perché molto sarà continuamente creato di Peccato.
Chiamerò tutti i miei servi a questa compartecipazione redentrice. Tu sei quella che da sola farai più di tutti i santi insieme. Perciò ci voleva anche questo lungo abbandono.
Ora non più. Io non sono più diviso dal Padre. Tu non sarai più divisa dal Figlio. E, avendo il Figlio, hai la Trinità nostra. Cielo vivente, tu porterai sulla Terra la Trinità fra gli uomini e santificherai la Chiesa, tu, Regina del Sacerdozio e Madre dei Cristiani.
Poi lo verrò a prenderti. E non sarò più Io in te, ma tu in Me, nel mio Regno, a far più bello il Paradiso.
Ora vado, Mamma. Vado a fare felice l'altra Maria.
Poi salgo al Padre. Indi verrò a chi non crede.
Mamma. Il tuo bacio per benedizione. E la mia Pace a te per compagna. Addio».
E Gesù scompare nel sole che scende a fiotti dal cielo mattutino e sereno.
♦
Siete rimasti commossi e senza parole, vero? Anch’io nello scriverlo qui e nel meditarlo ancora una volta.
Come si fa a dire – come quei teologi modernisti sui quali abbiamo ragionato insieme – che la Resurrezione è un mero fatto della Fede e non sarebbe mai storicamente avvenuta?
Ma se qualcuno - magari fra i neofiti valtortiani che si sono da poco avvicinati all’Opera di Gesù - avessero ancora qualche residuo dubbio, ebbene, la Resurrezione gliela faremo fra poco raccontare da Gesù stesso.
2.2 La Resurrezione raccontata… da Gesù: ‘Ben più potente della vostra corrente elettrica, il mio Spirito è entrato come spada di Fuoco divino a riscaldare le fredde spoglie del mio Cadavere, e al nuovo Adamo lo Spirito di Dio ha alitato la vita, dicendo a Se stesso: "Vivi. Lo voglio".
Abbiamo dunque prima vissuto attraverso la descrizione valtortiana il momento della Resurrezione e si impone allora qualche riflessione sulle modalità in cui Dio-Verbo si è mostrato nella visione alla mistica.
Intanto quel rombo potente e armonioso, quel boato solenne ma che con la sua potenza stordisce.
Poi quel globo di Luce che piomba velocissimo dal cielo ed entra nel Sepolcro dopo aver scardinato letteralmente la pesante pietra tombale posta a sigillare l’ingresso.
Dio è ‘spirito’, non aveva bisogno di manifestarsi né attraverso il suono né attraverso un globo di fuoco né tantomeno aveva bisogno di scardinare una pesante pietra per entrare ‘fisicamente’ nel Sepolcro.
Lo stesso Gesù che la sera della domenica di Resurrezione è entrato nel Cenacolo lo ha fatto in silenzio e ‘a porte chiuse’, materializzandosi davanti agli apostoli dopo aver attraversato le pareti come un ‘fantasma’ tanto che - vedendoli sbigottiti - Egli li inviterà a non avere timore invitandoli a ‘palparlo’ perché uno spirito non avrebbe avuto carne e ossa come Lui aveva.
Ecco infatti come – qui in nota a piè di pagina - la scena del Cenacolo è narrata nel Vangelo di Luca e come la descrive con ben altri particolari Maria Valtorta nella sua visione in ‘presa diretta’. 2
L’uomo però è ‘materia’ e – rifletto io – Dio, per dare all’uomo la percezione ‘materiale’ della Resurrezione, ha avuto bisogno di colpirlo nei sensi materiali.
L’uomo – e cioè le guardie al Sepolcro, come noi attraverso la visione valtortiana, visione di cose effettivamente accadute e non ‘simboliche’ - aveva quindi bisogno di vedere gli avvenimenti e attraverso la percezione del suono, atta a qualificare la ‘divinità’ e maestà dell’avvenimento, e della percezione visiva del globo luminoso atto a fargliene capire la provenienza esterna e celeste, e dello scardinamento della porta, atto a fare comprendere alla Valtorta ma anche alle guardie che qualcosa di straordinario e potente era veramente penetrato in quella grotta in cui era stata scavata la cella funeraria.
Nella ‘tecnica’ della visione, dunque, il ‘Dio invisibile’ si potrebbe essere manifestato in quel modo per risultare percepibile e comprensibile ai nostri sensi, indipendentemente da ‘come’ Egli – in ipotesi - avrebbe potuto anche diversamente operare: in ogni caso fu così, come anche nella Ascensione finale al Cielo egli fisicamente ‘ascende’ verso l’alto, il Cielo appunto.
Se Dio Padre viene rappresentato nell’iconografia, ad esempio quella famosa della ‘Creazione di Adamo’ nella Cappella Sistina a Roma, come un essere umano - un vecchio dall’aspetto imponente e saggio, con capelli e barba bianca - in realtà Egli è solo Spirito.
Se lo Spirito Santo si mostra a Giovanni Battista al guado del Giordano – come una bianca leggiadra colomba, e così viene pure rappresentato nei dipinti – in realtà come il Padre è anch’Egli Spirito che non siamo capaci di rappresentare in termini di ‘umanità’, come non sapremmo rappresentare la ‘spiritualità’ della nostra anima.
Ma il Figlio? Il Figlio ha assunto una ‘carne’ umana e la sua natura di Dio si è in modo misterioso unita a quella dell’uomo.
Perché? Perché ci fosse più facile e piacevole l’amarlo: un Dio dall’aspetto umano!
La Maddalena – dunque - si trova all’improvviso di fronte all’Uomo-Dio.
Anzi - nel frattempo e dopo la Gloria del Sacrificio perfetto - Egli è divenuto il Dio-Uomo perché sulla natura dell’Uomo che ha compiuto con abnegazione e successo la sua missione di Redenzione dell’Umanità ‘prevale’ a questo punto la natura del Dio.
Un ‘Dio-Uomo’ che – fanno comprendere chiaramente i Vangeli – appare e scompare, cioè si ‘materializza’ e poi si smaterializza e - come nella Trasfigurazione sul Monte Tabor - si mostra all’occorrenza con vesti e natura corporea supraumanata, perfetto padrone di una nuova materia e di nuove leggi fisiche.
Attraverso la visione della Valtorta, abbiamo prima assistito con occhio di osservatori esterni alla maestosa ed imponente Resurrezione di Gesù ma – ecco la risposta a coloro che fossero ancora dubbiosi - come potrà mai averla vissuta Gesù?
Mistero?
Forse non più dopo la visione che ora vi propongo con una ‘descrizione’ di Maria Valtorta vista dall’interno, o meglio una Resurrezione raccontata direttamente dallo stesso Gesù:3
♦
620. Considerazioni sulla Risurrezione.
21 febbraio 1944
Dice Gesù:
«Le preghiere ardenti di Maria hanno anticipato di qualche tempo la mia Risurrezione.
Io avevo detto: "Il Figlio dell'uomo sta per essere ucciso, ma il terzo giorno risorgerà'. Ero morto alle tre del pomeriggio di venerdì.
Sia che calcoliate i giorni come nome, sia li calcoliate come ore, non era l'alba domenicale quella che doveva vedermi sorgere.
Come ore, erano unicamente trentotto ore invece di settantadue quelle che il mio Corpo era rimasto senza vita.
Come giorni, doveva almeno giungere la sera di questo terzo giorno per dire che ero stato tre giorni nella tomba.
Ma Maria ha anticipato il miracolo. Come quando col suo orare ha schiuso i Cieli con anticipo di qualche anno sull'epoca prefissa, per dare al mondo la sua Salvezza, così ora Ella ottiene l'anticipo di qualche ora per dar conforto al suo cuore morente.
Ed Io, alla prima alba del terzo giorno, sono sceso come sole che scende e del mio fulgore ho sciolto i sigilli umani così inutili davanti alla potenza di un Dio, della mia forza ho fatto leva per ribaltare l'inutilmente vegliata pietra, del mio apparire ho fatto folgore che ha atterrato le tre volte inutili guardie messe a custodia di una Morte che era Vita, che nessuna forza umana poteva impedire d'esser tale.
Ben più potente della vostra corrente elettrica, il mio Spirito è entrato come spada di Fuoco divino a riscaldare le fredde spoglie del mio Cadavere, e al nuovo Adamo lo Spirito di Dio ha alitato la vita, dicendo a Se stesso: "Vivi. Lo voglio".
Io che avevo risuscitato i morti quando non ero che il Figlio dell'uomo, la Vittima designata a portare le colpe del mondo, non dovevo potere risuscitare Me stesso ora che ero il Figlio di Dio, il Primo e l'Ultimo, il Vivente eterno, Colui che ha nelle sue mani le chiavi della Vita e della Morte?
Ed il mio Cadavere ha sentito la Vita tornare in Lui.
Guarda: come uomo che si sveglia dopo il sonno dato da una enorme fatica, Io ho un profondo respiro. Né ancora apro gli occhi. Il sangue torna a circolare nelle vene poco rapido ancora, riporta il pensiero alla mente. Ma vengo da tanto lontano!
Guarda: come uomo ferito che una potenza miracolosa risana, il sangue torna nelle vene vuote, empie il Cuore, scalda le membra, le ferite si rimarginano, spariscono lividi e piaghe, la forza torna. Ma ero tanto ferito!
Ecco, la Forza opera. Io sono guarito. Io sono svegliato. Io sono ritornato alla Vita. Fui morto. Ora vivo! Ora sorgo!
Scuoto i lini di morte, getto l'involucro degli unguenti. Non ho bisogno di essi per apparire Bellezza eterna, eterna Integrità.
Io mi rivesto di veste che non è di questa Terra, ma tessuta da Colui che mi è Padre e che tesse la seta dei gigli verginali. Sono vestito di splendore.
Mi orno delle mie Piaghe che non gemono più sangue ma sprigionano luce. Quella luce che sarà la gioia di mia Madre e dei beati e il terrore, la vista insostenibile dei maledetti e dei demoni sulla Terra e nell'ultimo giorno.
L'angelo della mia vita d'uomo e l'angelo del mio dolore sono prostrati davanti a Me e adorano la mia Gloria. Ci sono tutti e due i miei angeli. L'uno per bearsi della vista del suo Custodito, che ora non ha più bisogno d'angelica difesa. L'altro, che ha visto le mie lacrime, per vedere il mio sorriso; che ha visto la mia battaglia, per vedere la mia vittoria; che ha visto il mio dolore, per vedere la mia gioia.
Ed esco nell'ortaglia piena di bocci di fiori e di rugiada. E i meli aprono le corolle per fare arco fiorito sul mio capo di Re, e le erbe fanno tappeto di gemme e di corolle al mio piede che torna a calpestare la Terra redenta dopo esser stato innalzato su essa per redimerla. E mi saluta il primo sole, e il vento dolce d'aprile, e la lieve nuvola che passa, rosea come guancia di bambino, e gli uccelli fra le fronde. Sono il loro Dio. Mi adorano.
Passo fra le guardie tramortite, simbolo delle anime in colpa mortale che non sentono il passaggio di Dio.
È Pasqua, Maria! Questo è bene il "Passaggio dell'Angelo di Dio"! Suo Passaggio da morte a vita. Il suo Passaggio per dare Vita ai credenti nel suo Nome. È Pasqua! È la Pace che passa nel mondo.
La Pace non più velata dalla condizione di uomo. Ma libera, completa nella sua tornata efficienza di Dio.
E vado dalla Madre. È ben giusto che ci vada. Lo è stato per i miei angeli. Ben di più lo è per quella che, oltre che mia custode e conforto, mi è stata datrice di vita.
Prima ancora di tornare al Padre nella mia veste d'Uomo glorificata, vado dalla Madre.
Vado nel fulgore della mia veste paradisiaca e delle mie Gemme vive. Ella mi può toccare, Ella le può baciare, perché Ella è la Pura, la Bella, l'Amata, la Benedetta, la Santa di Dio.
Il nuovo Adamo va all'Eva nuova.
Il male è entrato nel mondo per la donna, e dalla Donna fu vinto.
Il Frutto della Donna ha disintossicato gli uomini dalla bava di Lucifero. Ora, se essi vogliono, possono esser salvi. Ha salvato la donna rimasta così fragile dopo la ferita mortale.
E dopo che alla Pura, alla quale per diritto di santità e di maternità è giusto vada il Figlio-Dio, mi presento alla donna redenta, alla capostipite, alla rappresentante di tutte le creature femminee che sono venuto a liberare dal morso della lussuria. Perché dica ad esse che si accostino a Me per guarire, che abbiano fede in Me, che credano nella mia Misericordia che comprende e perdona, che per vincere Satana, che fruga loro le carni, guardino la mia Carne ornata dalle cinque ferite.
Non mi faccio toccare da lei. Ella non è la Pura che può toccare, senza contaminarlo, il Figlio che torna al Padre. Molto ha ancora da purificare con la penitenza. Ma il suo amore merita questo premio.
Ella ha saputo risorgere per sua volontà dal sepolcro del suo vizio, strozzare Satana che la teneva, sfidare il mondo per amore del suo Salvatore, ha saputo spogliarsi di tutto che non fosse amore, ha saputo non essere più che amore che si consuma per il suo Dio. E Dio la chiama: 'Maria". Odila rispondere: "Rabboni!". Vi è il suo cuore in quel grido.
A lei, che l'ha meritato, do l'incarico di esser messaggera della Risurrezione. E ancora una volta sarà un poco schernita come avesse vaneggiato.
Ma non le importa nulla, a Maria di Magdala, a Maria di Gesù, del giudizio degli uomini. Mi ha visto risorto, e ciò le dà una gioia che attutisce ogni altro sentimento.
Vedi come amo anche chi fu colpevole, ma volle uscire dalla colpa?
Neppure a Giovanni Io mi mostro per primo. Ma alla Maddalena.
Giovanni aveva già avuto il grado di figlio da Me. Lo poteva avere perché era puro e poteva essere figlio non solo spirituale, ma anche dante e ricevente, alla e dalla Pura di Dio, quei bisogni e quelle cure che sono connesse alla carne.
Maddalena, la risorta alla Grazia, ha la prima visione della Grazia Risorta.
Quando mi amate sino a vincere tutto per Me, Io vi prendo il capo ed il cuore malato fra le mie mani trafitte e vi alito in volto il mio Potere. E vi salvo, vi salvo, figli che amo.
Voi tornate belli, sani, liberi, felici. Voi tornate i figli cari del Signore.
Faccio di voi i portatori della mia Bontà fra i poveri uomini, coloro che testimoniate della mia Bontà ad essi per farli persuasi di essa e di Me.
Abbiate, abbiate, abbiate fede in Me. Abbiate amore. Non temete. Vi faccia sicuri del Cuore del vostro Dio tutto quanto ho patito per salvarvi.
E tu, piccolo Giovanni, sorridi dopo aver pianto. Il tuo Gesù non soffre più. Non ci sono più né sangue né ferite. Ma luce, luce, luce e gioia e gloria. La mia luce e la mia gioia siano in te sinché verrà l'ora del Cielo».
2.3 Meditiamo ora insieme su quanto abbiamo letto sulla Resurrezione.
Dalla visione e dalle parole di Gesù in occasione della prima apparizione alla Madre nella sua cameretta del Cenacolo - e ora dalle sue ulteriori spiegazioni in quest’ultimo dettato alla mistica – apprendiamo, analizzando bene e comparando i testi, molte cose interessanti.
Intanto riusciamo a ricostruire una cronologia ed una logica attendibile degli ‘avvenimenti’ e delle azioni del Verbo fra la morte di Gesù-Uomo e la sua Resurrezione.
Da quel primo colloquio con la sua Mamma avevamo ad esempio appreso che il Verbo divino aveva sentito le sue preghiere mentre – dopo la morte – Egli era disceso (quale Verbo spirituale e non quale Gesù-Uomo-Risorto, visto che il suo corpo giaceva ancora nella cella funeraria del Sepolcro) nel Limbo per liberare i Giusti che vi erano in attesa, i giusti e i Patriarchi, come Abramo, Isacco e Giacobbe, quelli che sarebbero tutti diventati i primi cittadini del Paradiso celeste.
Egli – quale Verbo e non nella sua veste umana – li aveva condotti quale fulgido festante Corteo in Paradiso.
Ne possiamo intanto dedurre che anche Adamo ed Eva - certo ormai pentiti del loro Peccato originale, specie dopo l’assassinio di Abele da parte di Caino, assassinio efferato che aveva fatto loro comprendere le nefaste conseguenze - siano 'saliti' insieme agli altri in questa occasione.
Un corteo di ‘spiriti’ – deduco - e non di corpi glorificati, visto che la resurrezione dei corpi avverrà solo al momento del Giudizio universale: spiriti fra i quali vi sono tuttavia i parenti di Maria SS., ad esempio i suoi genitori Gioacchino ed Anna, e fra questi il suo ‘sposo d’anima’, Giuseppe, che affidano al Verbo il loro gioioso saluto e ringraziamento per Maria SS. che ha permesso la Redenzione con il suo ‘Sì’.
Poi il Verbo ‘ridiscende’ in forma visibile, scardina la porta del Sepolcro, permea con la Sua Forza e Spirito quel suo cadavere d’uomo, lo vivifica, lo risana per risorgere come Dio-Uomo.
Questi appare per primo alla Madre, giustamente, e le dice che dopo di lei apparirà ‘all’altra Maria’, cioè a Maria Maddalena, per farla felice.
Quindi dice che dopo di ciò salirà al Padre, questa volta non più solo come Verbo-Spirito senza corpo ma nella sua veste umana glorificata, una veste adorna delle sue piaghe fulgide come medaglie d’oro di un Eroe di guerra, una veste trasumanata di Dio-Uomo: la veste d’Uomo con cui il Verbo ha vinto il Peccato e liberato l’Umanità.
Infine – salvo errori da parte mia, ma ragioniamoci insieme - ridiscenderà nuovamente sulla Terra per apparire agli altri apostoli ma anche discepoli, trarli fuori dalla disperazione della sua ‘morte’, confortarli e confermarli nella Fede.
In particolare tornerà per farsi vedere – come dice Gesù – ‘a chi non crede’, chiaro riferimento anche agli apostoli in quell’alba di Resurrezione che ancora non credevano alla Resurrezione, Giovanni a parte, e magari anche a quei due di Emmaus dei quali parleremo.
Gesù – sempre in quella sua prima apparizione - rassicura Sua Mamma che anche dopo la sua Ascensione al Cielo Lei non sarà mai più sola, perché unita realmente a Lui nel Sacramento dell’Eucarestia e ciò a conferma della presenza reale di Gesù nel Sacramento.
Una Presenza, aggiungo io, che opera in noi tanto più efficacemente quanto più una persona è pura e ha fede in essa.
Le anticipa inoltre – a premio anche dell’Opera di Corredenzione da Lei prestata - il suo futuro glorioso di Regina dei Sacerdoti e Madre della Chiesa.
Le dice infatti:
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«… Ma per te compio un altro miracolo. Tu mi avrai, nel Sacramento, reale come ero quando mi portavi.
Non sarai mai sola. In questi giorni lo sei stata. Ma alla mia Redenzione occorreva anche questo tuo dolore.
Molto va continuamente aggiunto alla Redenzione, perché molto sarà continuamente creato di Peccato. Chiamerò tutti i miei servi a questa compartecipazione redentrice. Tu sei quella che da sola farai più di tutti i santi insieme. Perciò ci voleva anche questo lungo abbandono.
Ora non più. Io non sono più diviso dal Padre. Tu non sarai più divisa dal Figlio. E, avendo il Figlio, hai la Trinità nostra. Cielo vivente, tu porterai sulla Terra la Trinità fra gli uomini e santificherai la Chiesa, tu, Regina del Sacerdozio e Madre dei Cristiani…».
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Per terminare le preannuncia la sua futura Assunzione in Cielo (in anima e corpo) quando le dice:
«…Poi lo verrò a prenderti. E non sarò più Io in te, ma tu in Me, nel mio Regno, a far più bello il Paradiso…».
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Abbiamo poi capito – dal ‘dettato’ sopra trascritto di Gesù – molte altre cose, a ben leggerlo e meditarlo.
Abbiamo poi capito – dal ‘dettato’ sopra trascritto di Gesù – molte altre cose, a ben leggerlo e meditarlo.
Ad esempio, il fatto che Gesù come Uomo aveva il suo Angelo Custode.
Poi viene rivelato il mistero di quei tre giorni, che non furono in realtà giorni di ventiquattro ore ciascuno, cioè settantadue ore in totale, ma trentotto ore.
Sapendo che Gesù è morto alle tre del pomeriggio del venerdì – ne possiamo allora dedurre che Egli è risorto alla cinque della Domenica mattina, e così siamo in condizione di collocare la Resurrezione in un momento più preciso che non genericamente l’alba come dicono i Vangeli.
Le donne che erano partite dal Cenacolo – e per prima la Maddalena - dovevano averlo quindi fatto veramente al primissimo albeggiare sotto il cielo della Palestina.
Gesù ha dunque anticipato la propria Resurrezione rispetto ai tre giorni che Egli stesso aveva profetizzato, cioè i famosi ‘tre giorni’ di Giona. Possibile? Può un Dio smentire se stesso? Smentire una propria profezia?
Certo che può, perché è Dio di Libertà e non solo è padrone della materia ma anche del tempo e della propria Volontà.
Egli è un Dio-Persona che non è sordo al richiamo del popolo dei suoi figli e ascolta chi piange.
Apprendiamo così che quel misterioso ed inspiegabile anticipo della Resurrezione fu merito di Maria.
Maria, nel chiuso della sua stanzetta, dopo un’altra notte passata insonne in preghiera, piangeva quel suo figlio barbaramente ucciso: forse – chissà - si diceva che non era assolutamente possibile che per tutta una vita si fosse sbagliata su quella figliolanza divina, su quell’Annuncio dell’Angelo che le aveva chiesto il suo consenso alla Incarnazione del Messia.
Maria non aveva perso la sua fiducia in Dio e voleva credere fermamente nella Resurrezione al di là di ogni apparenza.
Dio allora le fa un dono, per non farla più soffrire: anticipa i tempi della Resurrezione, anche se comunque – all’alba della domenica – siamo nel terzo giorno.
Apprendiamo inoltre che – rispetto alla famosa profezia delle settanta settimane (di anni) profetizzate circa cinque secoli prima da Daniele4 in merito alla futura venuta sulla Terra del Messia – anche l’Incarnazione è stata anticipata di qualche anno.
Anticipo dovuto, anche in questo caso come in quello della Resurrezione, alle preghiere di Maria che – lo si apprende dall’Opera - fin da giovinetta invocava e pregava Dio affinché inviasse sulla Terra l’atteso Messia, senza minimamente sospettare che proprio lei ne sarebbe stata la Madre. 5
Apprendiamo infine che - dei due Angeli visti dalle donne al Sepolcro - uno era lo stesso Angelo custode di Gesù e l’altro era l’Angelo del suo Dolore, cioè quello che gli aveva dato conforto nei momenti più tragici.
Dolore? Sofferenza per la prospettiva della propria morte fisica?
Non solo, ma soprattutto sofferenza per la contemplazione - prospettatagli dalla tentazione di Satana per far crollare la sua fede di Uomo e fare così fallire il Progetto redentivo di Dio - di quanto per tanti uomini il Suo Sacrificio si sarebbe rivelato inutile perché essi non lo avrebbero amato.
Sofferenza però temperata dalla visione soprannaturale prospettata alla sua mente di Uomo dell’immenso sterminato corteo di coloro che invece si sarebbero salvati.
Comprendiamo anche il significato della sua apparizione – rispetto agli apostoli ed alle altre discepole – per prima a Maria Maddalena, quale rappresentante dei peccatori pentiti che hanno saputo ‘risorgere’ a se stessi e perciò destinata per premio ad essere ‘messaggera’ dell’annuncio della sua Resurrezione, e del perché Egli non sia invece apparso al puro Giovanni prima che a lei, in quanto già premiato per averlo Gesù designato, dalla Croce, ad esser ‘figlio’ della Madre.
Comprendiamo ancora perché - nel Vangelo di Giovanni - Gesù dice nella sua apparizione alla Maddalena di non toccarlo.
Infatti - contrariamente alla Madre, vista e abbracciata da Gesù in precedenza - Maddalena in quanto peccatrice sia pur redenta era impura.
Lei non lo poteva quindi toccare poiché il Verbo-Gesù apparso alla Maddalena vicino al Sepolcro avrebbe dovuto rimanere ‘puro’ per presentarsi di lì a poco al Padre, Purezza assoluta, con la sua nuova veste gloriosa di Dio-Uomo: il Risorto.
Ecco quanto siamo riusciti a ricavare e mettere meglio a fuoco dalla meditazione di questi brani valtortiani: in queste nostre riflessioni, già fatte e ancora da fare in futuro, è un metodo che propongo a tutti: estrarre sempre il ‘succo’.
NOTE al Capitolo 02
1 M.V. ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X, Cap. 618 – ed. CEV.
2 Lc 24, 36-43: di seguito i relativi versetti
36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
M.V .: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X, Cap. 627.5/6, Ed. CEV: (segue testo dei paragrafi)
5La stanza si illumina vivamente come per un lampo abbagliante. Gli apostoli si celano il viso temendo sia un fulmine. Ma non odono rumore e alzano il capo.
Gesù è in mezzo alla stanza, presso la tavola. Apre le braccia dicendo: «La pace sia con voi».
Nessuno risponde. Chi più pallido, chi più rosso, lo fissano tutti con paura e soggezione. Affascinati e nello stesso tempo vogliosi quasi di fuggire.
Gesù fa un passo avanti, aumentando il suo sorriso. «Ma non temete così! Sono Io. Perché così turbati? Non mi desideravate? Non vi avevo fatto dire che sarei venuto? Non ve lo avevo detto fin dalla sera pasquale?».
Nessuno osa aprire bocca. Pietro piange già e Giovanni già sorride, mentre i due cugini, con gli occhi lustri e un movimento di parola senza suono sulle labbra, sembrano due statue raffiguranti il desiderio.
«Perché nei cuori avete pensieri così in contrasto fra il dubbio e la fede l’amore e il timore? Perché ancora volete essere carne e non spirito, e con questo solo vedere, comprendere, giudicare, operare? Sotto la vampa del dolore non si è tutto arso il vecchio io, e non è sorto il nuovo io di una vita nuova? 6Sono Gesù. Il vostro Gesù, risorto come aveva detto. Guardate. Tu che le hai viste le ferite e voi che ignorate la mia tortura. Perché quanto sapete è ben diverso dalla conoscenza esatta che ne ha Giovanni. Vieni, tu per il primo. Sei già tutto mondo. Tanto mondo che mi puoi toccare senza tema. L’amore, l’ubbidienza, la fedeltà già ti avevano fatto mondo. Il mio Sangue, di cui fosti tutto rorido quando mi deponesti dal patibolo, ti ha finito di purificare. Guarda. Sono vere mani e vere ferite. Osserva i miei piedi. Vedi come il segno è quello del chiodo? Sì. Sono proprio Io e non un fantasma. Toccatemi. Gli spettri non hanno corpo. Io ho vera carne sopra un vero scheletro».
Posa la Mano sul capo di Giovanni che ha osato andargli vicino: «Senti? È calda e pesante».
Gli alita in volto: «E questo è respiro».
«Oh! mio Signore!», Giovanni mormora piano così…
«Sì. Il vostro Signore. Giovanni, non piangere di timore e di desiderio. Vieni a Me. Sono sempre quello che ti amo. Sediamo, come sempre, alla tavola. Avete nulla da mangiare? Datemelo, dunque».
Andrea e Matteo, con mosse da sonnambuli, prendono dalle credenze il pane e i pesci e un vassoio con un favo appena sbocconcellato in un angolo.
Gesù offre il cibo e mangia, e dà ad ognuno un poco di quanto mangia. E li guarda. Tanto buono. Ma tanto maestoso che essi ne sono paralizzati».
3 M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X, Cap. 620 – C.E.V.
4 Dn 9, 20-27
5 Ancora oggi gli studiosi – che non conoscono l’Opera di Maria Valtorta o che comunque non crederebbero sulla sua origine soprannaturale, cercano di determinare – basandosi su riferimenti storici più o meno validi, di determinare la data esatta della nascita di Gesù partendo dall’anno di decorrenza menzionato nella famosa Profezia dell’Angelo a Daniele.
I risultati sono incerti e difformi a seconda del supposto anno di decorrenza adottato per il calcolo, ma anche perché non si tiene conto del fatto – come si scopre invece nell’opera valtortiana da poche parole che quasi sfuggono all’attenzione – che i 490 anni della profezia andavano calcolati secondo la durata dei mesi lunari che sono più brevi, come noto, rispetto a quella dei mesi ed anni solari. In Israele vigeva infatti, accanto al calendario ‘ufficiale’ solare dell’Impero romano, quello della Tradizione ebraica che era appunto lunare ed i rabbi sapienti – come Gamaliele, Hillel ed altri - calcolavano la data presumibile delle venuta del Messia basandosi su quest’ultimo.