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1ª parte - Cap. 04. L’UBBIDIENZA DELL’INCREATO E DEL CREATO. LA CREAZIONE DELLA «LUCE» DEL PRIMO GIORNO DELLA GENESI BIBLICA. LA SCALA ASCENSIONALE DELLA CREAZIONE, LA CUI PERFEZIONE È GESÙ CRISTO, L’UOMO-DIO, CHE UNISCE IN SÈ LA NATURA DIVINA E QUELLA UMANA. LO SCOPO ED IL QUADRO COMPLETO DELLA CREAZIONE.

4.1 La creazione: l’ubbidienza dell’Increato e del Creato.

Nella riflessione precedente, la terza di questo ciclo, abbiamo ascoltato - attraverso il discorso di Gesù ripetuto alla lettera dall’apostolo Giovanni – un sintetico racconto della Creazione.
Lo stesso racconto può però essere visto anche da angolazioni diverse e con l’aggiunta di nuovi particolari.
Quanti teologi si saranno chiesti come dovesse essere interpretato il racconto della Creazione come si legge nella Genesi biblica?
Quanti avranno pensato ad un mito oppure avranno visto in quel racconto sulla creazione e formazione della Terra la traccia di una visione cosmogonica tanto antica quanto poco ‘scientifica’?
Ebbene ora affronteremo più a fondo questa tematica che è da considerare di capitale importanza anche rispetto a tante teorie sulla formazione dell’Universo e della Terra di cui sentiamo parlare e per tante persone che cerchino di darsi delle risposte sulla propria esistenza.
Ecco come ne parla Azaria alla mistica Maria Valtorta, prendendo lo spunto dall’importanza della ubbidienza in rapporto all’Increato ed al Creato1 (i grassetti sono i miei):
5 gennaio 1947
Dice Azaria:
« Le S. Messe di oggi: Domenica celebrativa del S. Nome di Gesù e Vigilia dell’Epifania, sono il poema dell’ubbidienza, di questa grande virtù che, dopo le tre virtù teologali2, andrebbe amata e seguita alla perfezione, e che all’opposto passa quasi inosservata, o osservata male o amata meno ancora. Eppure essa è uno dei cardini dell’Increato e del Creato, ed è indispensabile cardine per sorreggere l’edifizio della santità. Contempliamola insieme, anima mia, e vedrai che essa è, dovunque è, cosa buona.
Ubbidienza dell’Increato: Il Verbo ubbidisce al desiderio del Padre. Sempre. Non si rifiuta mai di essere Colui per la cui Parola i voleri del Padre si fanno. Del Verbo divino si sanno le perfette ubbidienze. Brillano, a voi mortali, dalle prime parole della Genesi:
“Dio disse: ‘Sia fatta la luce’3.
Ecco che subito il Verbo espresse il comando che il Padre aveva pensato, e la luce fu.
Fu la luce, e il Verbo prese presso gli uomini Carne dichiarandosi più volte ‘Luce’, e Luce è detto dalla bocca ispirata di Giovanni Apostolo: “In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio. Tutte le cose sono state fatte per mezzo di Lui, e senza di Lui nessuna delle cose create è stata fatta. In Lui era la Vita e la Vita era la Luce degli uomini. E la Luce splendé nelle tenebre, ma le tenebre non la compresero. Ci fu un uomo mandato da Dio. Il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone, per attestare la Luce, affinché tutti credessero per mezzo di Lui. Non era lui la Luce, ma venne per rendere testimonianza alla Luce. Era la vera Luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo”.
Questa pagina serafica del serafico che aveva conosciuto Dio, e non soltanto Dio-Uomo, Salvatore e Maestro, ma Dio, l’Inconoscibile, e ne aveva compreso la Natura, è veramente un canto, il canto della verità sulla Natura del Verbo e mette ali all’anima di chi lo sa ascoltare, ali per salire a contemplare il Verbo che si fece Uomo per dare la Vita e la Luce agli uomini.
Il Verbo ha voluto a sua caratteristica il nome di “Luce”. Ha quasi battezzato Sé stesso di questo nome che è stato detto da Lui nel primo suo atto di ubbidienza al Padre: “La Luce sia!”.
Il Verbo ha sempre ubbidito.
Il Padre gli disse: “Tu sarai Uomo perché Tu solo puoi istruire l’Umanità”.
Il Verbo disse: “Sarò Uomo. La tua Volontà sia fatta”.
Il Padre disse: “Tu morrai perché solo il tuo Sacrificio potrà redimere l’Umanità”.
Il Verbo disse: “Io morrò. La tua Volontà sia fatta”.
Il Padre disse: “E morrai sulla Croce perché per redimere il mondo non mi è sufficiente il sacrificio della tua vita fra i dolori della morte per malattia”.
Il Verbo disse: “E morirò sulla Croce. La tua Volontà sia fatta.”
Passarono i secoli, e il Verbo, venuta la sua ora, si incarnò nel Seno della Vergine e nacque come tutti i nati d’uomo; piccino, debole, incapace di parlare e camminare; e crebbe lentamente come tutti i figli degli uomini, ubbidendo anche in questo al Padre che lo voleva soggetto alle leggi comuni per preservarlo dalle insidie di Satana e degli uomini, guatanti  feroci in attesa del temuto Messia, e per prevenire le future obbiezioni dei negatori e degli eretici sulla vera Umanità del Figlio di Dio.
Crebbe in sapienza e grazia, ubbidendo. Si fece uomo e operaio, ubbidendo. A Dio Padre, e ai parenti. Giunto al 30° anno divenne il Maestro per istruire l’Umanità, ubbidendo. Passati tre anni e tre mesi, e giunta l’ora del morire, e di morte di Croce, ubbidì ripetendo: “La tua Volontà sia fatta”.
E ubbidire sinché l’ubbidienza è soltanto di pensiero è facile ancora. Dire: “Tu farai…’ E rispondere: “Io farò”, avendo davanti anni fra l’ordine e l’esecuzione del medesimo – nel caso di Cristo: secoli – è ancora facile. Ma ripetere: “Sia fatta la tua Volontà” quando la Vittima ha già davanti tutti gli strumenti della Passione ed è l’ora di abbracciarli per compiere la volontà di Dio, è molto più difficile. Tutto ripugna alla creatura umana: il dolore, le offese, la morte. Nel caso di Cristo, anche il peso dei peccati degli uomini che si accalcavano su Lui, Redentore prossimo alla Redenzione. Ma Gesù ubbidì dicendo: “Sia fatta la tua Volontà” e morì sulla Croce dopo aver tutto sofferto e consumato.
Questa l’ubbidienza dell’Increato.
Nel Creato.
Gli elementi che erano confusi nel caos, ubbidirono ordinandosi. Ricordati qui le parole della Genesi, per non dire che il portavoce sente malamente: «Dio creò il cielo e la terra, e la terra era informe e vuota, e le tenebre coprivano la faccia dell’abisso, e lo Spirito di Dio si librava sulle acque e Dio disse: “Sia fatta la Luce”».
Aria, acqua, fuoco, luce, erano dunque fatti, ma non erano separati ed ordinati.
Dio comandò loro di separarsi e ordinarsi, secondo la legge che Egli dava loro, ed essi ubbidirono, e ubbidiscono da migliaia di anni, facendo il giorno e la notte, i mari e le terre, e lavorando, il fuoco, nelle vene del globo, a preparare i minerali dei quali l’uomo necessita.
Ubbidienza nel Creato: Dio, dopo aver fatto il cielo, ossia gli strati dell’atmosfera, li sparse d’astri comandando loro di seguire una certa via immutabile, e gli astri ubbidirono. Dio, dopo aver fatto la Terra, ossia dopo aver reso compatta e ordinata la materia, prima sparsa e confusa di polvere e di acque, creò le piante e gli animali della terra e delle acque, e comandò loro di fruttificare e moltiplicare, ed animali e piante ubbidirono.
Poi venne l’uomo, la creatura-re del creato e Dio diede all’uomo comando di ubbidienza.
E l’ubbidienza dell’uomo avrebbe mantenuto la Terra allo stato di un Paradiso terrestre nel quale morte, fame, guerre, sventure, malattie, fatiche, sarebbero state ignorate; un giocondo soggiorno di pace e amore nell’amicizia di Dio sarebbe stata la vita dell’uomo sino al suo passaggio alla Dimora celeste, nel modo che lo fu per Maria SS., che non morì, ma si addormì nel Signore e si svegliò sul suo Seno, bella e glorificata col suo spirito perfetto e con le sue carni senza colpa.
E Satana non volle questa gioia dell’uomo, questa gioia di poco inferiore a quella degli angeli e con, a compenso della differenza fra gli angeli e gli uomini, la gioia dei figli avuti senza concupiscenza - che è sempre dolore - e senza dolore, frutto della concupiscenza. E l’uomo secondò il desiderio di Lucifero e disubbidì, portando a sé e ai suoi discendenti tutte le conseguenze della disubbidienza che non è mai buona e che crea sempre delle rovine.
Da allora, da quando lo spirito dell’uomo si è inquinato con la disubbidienza, caratteristica di Satana, soltanto gli amanti di Dio sanno ubbidire e, su questo cardine che è lo spirito di ubbidienza, santificarsi.
L’ubbidienza, che sembra inferiore alle tre teologali virtù, soltanto perché non è nominata neppure nelle quattro virtù cardinali4, è in realtà presente in tutte, inscindibile da tutte le virtù.
Essa è come il sostegno su cui esse si appoggiano per crescere in voi…’’».

4.2 La creazione della ‘luce’ del ‘primo giorno’, una luce misteriosa, prima di quella del sole, della luna e delle stelle, indipendente da ogni altra sorgente che non fosse il volere di Dio.

A ben vedere questa lezione di Azaria è una miniera di informazioni, anzi di certezze.
Mi piacerebbe fra l’altro commentarvi proprio quella sua frase concernente Maria SS. che non morì nel senso comunemente da noi inteso ma – distesa su un letto, in una delle sue numerose estasi - si ‘addormì’ avendo vicino Giovanni apostolo che le leggeva i brani profetici dell’Antico Testamento che le parlavano del suo Gesù di cui Lei serbava una struggente nostalgia. Una contemplazione estatica del suo spirito (cioè l’anima dell’anima) che si era proteso verso le infinità celesti distaccandosi dal corpo inerte ma ancora vivo.
Vi riporto comunque a tal riguardo, in nota, una spiegazione di Maria Valtorta circa la differenza fra ‘separazione dell’anima dal corpo per la morte’ e la ‘momentanea separazione dello spirito dal corpo ed anima per l’estasi o il rapimento’. 5
In una splendida visione della Valtorta6 sul ‘trapasso’ di Maria SS., Maria SS. viene letteralmente ‘sollevata’ e ‘trasportata’ in Cielo da uno stuolo di angeli ‘tre dì dopo la morte, se morte può dirsi tal morte’ - mentre Giovanni Apostolo, che l’aveva vegliava notte e giorno sperando nell’arrivo degli Apostoli, da lui fatti avvertire, si era poi addormentato seduto al suo fianco sfinito dalla lunga attesa. Ma Dio gli farà la Grazia di assistere alla Sua Assunzione al Cielo.
Nel ‘tragitto’ fra terra e Cielo avviene poi il Suo risveglio e la glorificazione del Suo Corpo Immacolato, con Gesù che, ‘Lui pure splendido e splendente, bello di una bellezza indescrivibile, scende ratto dal Cielo, raggiunge la Madre, se la stringe sul cuore, e insieme, più fulgenti di due astri maggiori, con Lei ritorna da dove è venuto. ’
Mi piacerebbe anche commentarvi la frase di Azaria concernente Satana, invidioso della gioia dell’uomo, inferiore solo a quella degli Angeli, ma compensata – cosa che gli Angeli, esseri solamente spirituali, mai avrebbero potuto avere – dalla gioia di poter procreare dei figli, senza concupiscenza, cioè senza ‘libidine’, risvegliata invece poi dall’accondiscendenza alla tentazione del Maligno e dalle sue lezioni “lussuriose”.  
Non ha invece bisogno di commenti quel tacito dialogo fra Padre e Figlio, tacito perché Entrambi purissimi Spiriti, in merito alla necessità della Incarnazione del Verbo ed alla successiva Crocifissione.
È un dialogo che va solo riletto e meditato nel silenzio.
Mi preme invece commentarvi qui di seguito quel racconto della Creazione, che molti, troppi, anche nelle stesse Gerarchie ecclesiastiche moderne, tendono a credere un mito, mentre la scienza si arrampica su pure ipotesi prive di qualsiasi prova a sostegno.
Nel testo della Genesi biblica7 – nella traduzione che ci è pervenuta - si dice che in principio Dio creò il cielo e la terra che era deserta, vuota, ricoperta dalle tenebre mentre lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse allora ‘Sia la luce’, e la luce fu e – dice il testo tradotto - nominò la luce ‘giorno’ e le tenebre ‘notte’.  Fine del primo ‘giorno’.
Poi - secondo giorno - fece apparire il firmamento che chiamò ‘cielo’.
Quindi al terzo giorno fece apparire la terraferma, separandola dalle acque marine. Allora fece germogliare sulla terraferma erbe ed alberi fruttiferi.
Nel quarto giorno creò il sole e la luna, il primo per illuminare la terra di giorno e la seconda per illuminarla di notte distinguendo così la luce dalle tenebre.
Nel quinto giorno creò gli esseri che vivono nell’acqua e gli uccelli del cielo.
Nel - sesto creò gli animali che vivono sulla terra e infine l’uomo.
Fine dei sei giorni e – con la creazione di Eva – inizio anche della vita dei Progenitori e del cosiddetto Riposo di Dio nel settimo ‘giorno’.
Qui mi limiterò a fare solo poche osservazioni.
Sembra esserci una palese contraddizione nel testo della Genesi riferito al primo ed al quarto giorno, contraddizione che io attribuirei forse ad una traduzione imperfetta da parte degli ‘scribi’ che misero i testi per iscritto.
Nel primo giorno – termine ‘giorno’ che nell’Opera valtortiana ci viene spiegato che va inteso non in senso letterale di giorno di 24 ore, ma come ‘fase della Creazione’ o ‘epoca’ - sembrerebbe che la creazione della luce sia quella connessa ad una contestuale creazione del sole, perché vi si dice che la luce venne separata dalle tenebre, per cui la ‘luce’ venne chiamata ‘giorno’ e le tenebre ‘notte’.  
Ma della creazione del sole e della luna (i due ‘luminari’ che il testo dice furono creati per distinguere il giorno dalla notte) se ne parla invece molto chiaramente solo nel quarto giorno.
Ora Azaria dice che il primo atto di ubbidienza al Padre fu la creazione della luce quando sopra precisa: ‘Il Verbo ha voluto a sua caratteristica il nome di “Luce”. Ha quasi battezzato Sé stesso di questo nome che è stato detto da Lui nel primo suo atto di ubbidienza al Padre: “La Luce sia!”.
Ma di quale luce si parla, allora, se la Genesi dice successivamente che solamente nella quarta fase creativa apparvero il giorno e la notte come conseguenza della creazione del sole e della luna?
Le rivelazioni valtortiane – specie se non facili da comprendere, come questa di Azaria - vanno interpretate alla luce di altre rivelazioni concernenti lo stesso argomento. Che a parlare sia l’Angelo Azaria, oppure sia il Gesù Valtortiano o lo stesso Spirito Santo, la Parola divina è sempre la stessa, come sempre la stessa è la Luce che la pervade.
Ecco allora – sempre sul tema della Creazione - quanto ci dice invece più diffusamente lo Spirito Santo che – nelle ‘Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani’ - offre una più ampia spiegazione (i ‘grassetti’ sono sempre i miei) alla nostra mistica:8
2 febbraio 1948
Dice il Divinissimo Autore:
«[…] ‘Lo Spirito di Dio si librava sulle acque’, è detto, ed è una delle prime parole della meravigliosa storia della Creazione. Già era Dio. Sempre Egli fu. E per il suo Essere poté creare dal nulla il tutto; dal disordine l’ordine; dall’incompleto - più: dall’informe - il completo, il formato con legge di sapienza potentissima. Dal caos sorse l’universo. Dai vapori carichi di molecole confuse, dalla anarchia degli elementi, ‘creò il cielo e la terra’ e subito il suo Spirito ‘si librò sopra le acque’.
E mano a mano che le successive opere della creazione si compievano, ‘lo Spirito del Signore’ si librava su esse con le sue leggi e provvidenze. Successive opere e sempre più potenti. Dal caos che si separa e ordina per, dirò, famiglie – parti solide con parti solide per formare il globo del pianeta Terra, parti umide con parti umide per formare successivamente i mari, laghi, fiumi, ruscelli – alla luce, la prima delle cose non solo ordinate con elementi già esistenti nel caos, ma creata, con potere proprio, dal nulla.
Poiché la luce non era, ‘le tenebre coprivano la faccia dell’abisso’, ossia del caos nel quale confusamente si urtavano masse di vapori, carichi di umidità, di gas, di molecole.
E Dio creò la luce. La sua luce. Egli concesse al mondo, che sorgeva dal nulla per suo volere, l’attributo, uno degli attributi suoi: la luce.
Dio è Luce ed è il Padre della Luce e delle luci. E alla Terra, sua prima creatura, concede e dona la luce. Così come all’uomo, perfezione della creazione e ultima delle sue opere delle sei giornate divine dopo le quali Dio si riposò, concede l’attributo che lo fa a Lui somigliante: lo spirito libero, immortale, l’alito suo divino, infuso nella materia perché essa sia animata da Dio e abbia diritto al Cielo, alla dimora del Padre. […]».

4.3 Ancora sulla ‘luce’ del primo giorno creativo. La scala ascensionale della creazione.

Lo Spirito Santo – sempre parlando della Creazione - approfondisce alcuni giorni dopo l’argomento in una successiva lezione: 9
12 febbraio 1948
Ai Romani Cap. 5° v. 1-5
Dice il Divinissimo Autore:
«[…] Ho detto che dal caos Dio creò l’Universo, ordinando le caotiche materie ed elementi in quella perfezione di mondi, stagioni, creature ed elementi che da milioni di secoli dura.
Ma pochi, osservando il Creato, sanno meditare come la Creazione sia simile ad una scala ascensionale, ad un canto che sempre più sale da nota a nota sino a toccare la nota perfetta e sublime. Come simile ad un generarsi di vite che dalla precedente escono sempre più complete e perfette, sino a raggiungere la completezza perfetta.
Guarda: prima dalle molecole solide, dai vapori e fuochi disordinati che erano la nebulosa primitiva, si formano la Terra e le acque, e nella Terra e nelle acque ancor mescolati ai futuri mari, laghi, sorgenti, fiumi, vengono chiusi o diluiti minerali. Mentre le molecole solide fanno crosta e forno agli interni fuochi e agli interni zolfi e metalli e fondo alle acque.
L’atmosfera si purifica alquanto, liberata come è in parte, da ciò che rendeva pesante la nebulosa originaria, il nulla caotico, e la terra, lanciata nella sua traiettoria, ancor nuda, sterile, muta, trascorre pei muti spazi con le creste calve delle sue montagne emergenti appena dalle cupe acque dei futuri bacini.
Poi fu la luce.
Non quella solare, non quella lunare, non quella stellare.
Il sole, la luna, le stelle, sono creature più giovani del globo terrestre.
Dopo la loro creazione il cielo, ossia l’elemento ‘aria’, fu mondo da ogni resto della nuvola primitiva, e gli astri e i pianeti splendettero dando col loro splendore elementi vitali al globo terrestre.
Ma la luce fu prima di essi.
Una luce propria, indipendente da ogni altra sorgente che non fosse il volere di Dio.
Una luce misteriosa, che solo gli angeli videro operare misteriose operazioni a favore del globo terrestre. Perché nessuna delle cose create da Dio è inutile, né nessuna è stata creata senza una ragione d’ordine perfetto.
Così, se prima fu la luce che non gli astri e pianeti, segno è che la Perfezione volle quest’ordine creativo per motivo utile e ragionevole.
Poi fu il sole, la luna, le stelle.
E l’elemento ‘aria’, privato dai gas deleteri e ricco di quelli utili alla vita, favorì il persistere delle nuove creature: i vegetali.
Quelle che ancora sono creature schiave nelle radici, ma che già hanno moto nelle fronde; quelle che create una volta, hanno già in se stesse elementi per riprodursi, cosa che non è concessa alla polvere della Terra, ai minerali, alle acque.
Queste tre cose possono mutare aspetto e natura, da legna sommersa diventar carbone, da fuochi zolfi, da carboni gemme, trasformarsi da acque in vapori e da questi in acque, o consumarsi, ma riprodursi non possono.
Il mondo vegetale sì. In esso è già la linfa, gli organi riproduttivi atti a fecondare e ad essere fecondati. Manca però ad essi la libertà del volere, anche istintivo. Ubbidiscono a leggi climatiche, stagionali, al volere degli elementi e dell’uomo. Non può la palma vivere e fruttificare nelle terre fredde, né il lichene polare decorare le rocce delle zone torride. Non può la pianta fiorire fuor della stagione della fioritura o sfuggire al ciclone, all’incendio, alla scure. Eppure la vita vegetale è già un prodigio di ascesa dal caos alla perfezione della Creazione.
Ascesa che aumenta con la vita animale, libera nei moti, negli istinti, nel volere dei suoi esseri. Vi è un ordine anche in essa. Ma l’animale gode già della libertà di scegliersi una tana e una compagna, di fuggire dall’insidia dell’uomo e degli elementi; ha anzi un istinto, più: un magnetismo suo proprio, che lo avverte dell’avvicinarsi di un cataclisma e lo guida nel cercare salvezza, così come ha una rudimentale capacità di pensare e decidere sul come nutrirsi, e difendersi, e offendere, sul come farsi amico l’uomo ed essergli amico.
Nell’animale, oltre che perfezioni creative della linfa vitale (il sangue) e gli organi riproduttori come sono nelle piante, sono anche le perfezioni creative della polvere, della pietra, dei minerali. Lo scheletro, il midollo, il sangue, gli organi, non vi insegnano forse gli scienziati che sono composti e contengono quelle sostanze chiamate minerali delle quali è, in fondo, composta la Terra che l’uomo abita e che popolano gli animali?
Dunque negli animali è già rappresentato e perfezionato ciò che è nei regni inferiori: il minerale e il vegetale.
E la scala ascende. La nota si fa più alta e pura, più completa, più magnificante Iddio.
Ed ecco l’uomo. L’uomo nel quale ai tre regni precedenti - privo di linfa il primo, di moto il secondo, di ragione il terzo - è aggiunto il quarto regno: quello della creatura ragionevole dotata di parola, di intelligenza, di ragione.
Ragione che regola gli istinti. Intelligenza che apre il pensiero a comprensioni e visioni che sono molto, talora infinitamente, superiori a quelle che danno agli animali capacità di pensare ad un bene materiale.
Parola che lo fa capace di esprimere i suoi bisogni e affetti, capire quelli del suo simile e soprattutto lodare Dio suo Creatore e pregarlo o evangelizzarlo a chi lo ignora.
Nell’uomo sono il regno minerale, quello vegetale, quello animale, quello umano e, perfezione nella perfezione, quello spirituale.
Ecco la scala che dal disordine del caos sale all’ordine soprannaturale passando per quello naturale.
Ecco che alla creatura naturale in cui sono rappresentati e riuniti in sintesi tutti gli elementi e caratteri di ciò che forma le altre creazioni, riuniti e perfezionati; alla creatura - medita bene - fatta col fango, ossia con la polvere nella quale sono sminuzzati i sali minerali, e con l’elemento acqua, dotata di calore (elemento fuoco), di respiro (elemento aria), di vista naturale e intellettiva (elemento luce), di sangue e umori, di glandole e organi riproduttivi (linfa), di istinti e di pensiero, di moto, libertà e volere, Dio infonde il suo soffio, ossia il ‘soffio della Vita’.
L’anima: la parte immortale come tutto ciò che viene dato direttamente dall’Eterno, lo spirito che non muore, lo spirito libero da tutte le leggi di tempo, di malattie, di cataclismi meteorologici, di insidie umane, lo spirito creato per riunirsi al suo Fonte, possederlo, goderlo eternamente, lo spirito che l’uomo soltanto, di sua propria volontà, può fare schiavo di un re crudele, ma che, per sua natura e volontà divina, non ha schiavitù alcuna, ma solo dolce figliolanza, sublime destino di eredità al Signore e al suo Regno.
Coloro che negano l’anima e la sua immortalità (immortalità perché creazione, infusione; ‘parte’ 10 di Dio eterno) e dicono che l’uomo ha l’intelletto, il genio, la libertà e volontà e capacità di rapire al Creato le sue forze e i suoi segreti solo perché è ‘l’uomo’, ossia la creatura che si è evoluta al grado perfetto, e non per l’anima, sono simili a cocciuti che pretendessero che una perfetta opera di artista (scultore o pittore) abbia vita e vista solo perché è stata modellata o dipinta con una realtà perfetta.
Anche l’animale ha vita e vista. Ha anche una rudimentale ragione.
Nell’animale da secoli addomesticato dall’uomo, questa rudimentale ragione si è ancor più sviluppata, raggiungendo più una ragione che un istinto, per comportarsi nei suoi rapporti con l’uomo, cosa che manca negli animali selvatici e selvaggi nei quali predomina solo l’istinto. Ma nessun animale, per addomesticato che sia, amato, istruito, può avere quella potenza di intelletto e di capacità multiformi che ha l’uomo.
È l’anima quella che distingue l’uomo dall’animale, e lo fa dio sopra tutti gli esseri creati, dio-re che domina, soggioga, comprende, istruisce, provvede, e lo fa dio per sua origine e destino futuri.
È l’anima quella che, illuminata dalla sua divina origine, sa, vuole, può, con forza già semidivina. Forza che Dio potentemente sorregge e aiuta quanto più l’anima si eleva nella giustizia e l’uomo si divinizza con una vita di giustizia.
È l’anima che dà all’uomo il diritto di dire a Dio: ‘Padre mio’.
È l’anima che fa dell’uomo un vivente Tempio dello Spirito di Dio.
È l’anima che fa della creazione dell’uomo l’opera più perfetta del Creato.
E allora si potrebbe dire. ‘Ecco che con l’uomo, e uomo giusto, si è toccato l’ultimo gradino della scala ascensionale, la nota più alta di questo divino canto, la perfezione della perfezione creativa’.
No. Tutto ciò è creazione di un creato sensibile. È processione da processione. È unione della creazione naturale con una creazione soprannaturale. Ma non è ancora la Perfezione.
La Perfezione è Gesù. La Perfezione è il Cristo. L’Uomo-Dio.
La Perfezione è il Figlio di Dio e dell’Uomo, Colui che per la Divinità non ebbe che il Padre, Colui che per l’Umanità non ebbe che la Madre.
Colui che in veste di carne rinchiuse due Nature. Unite queste due nature, che l’infinita distanza - che è fra la perfezione anche dell’uomo più santo e quella di Dio -  tiene sempre separate.
Solo in Gesù è la natura divina e quella umana unite e non confuse e pur facenti un sol Cristo. In Lui, Figlio dell’uomo, è rappresentato tutto il creato sensibile così come in ogni uomo; è rappresentato tutto il creato soprasensibile: la natura spirituale; è infine rappresentato l’Increato, l’Eterno: Dio, Colui che, senza mai essere stato generato, è, Colui che, senza altra operazione che il suo amore, genera.
Il Cristo: Colui che divinizza la materia, la glorifica, restituisce all’Adamo la sua dignità; il Cristo: anello che ricongiunge ciò che si è spezzato, l’Agnello che riverginizza l’uomo nell’innocenza che è Grazia.
Per la sua natura divina può tutto; per la sua carità umano-divina può tutto; per la sua volontà può tutto, poiché dà tutto.
Chi sa contemplare il Cristo possiede la Sapienza. Perché Egli è la Perfezione non solo divina ma anche umana. Chi lo contempla con sapienza vede l’ammirabile persona del Figlio dell’Uomo nel quale è la pienezza della santità. […]».
Dunque - conclude lo S.S. nel Dettato a Maria Valtorta - bisogna saper contemplare la figura di Gesù Cristo che, per dirla con San Paolo,11 fu 'il primogenito di tutte le creature, immagine dell'invisibile Dio', e - come dice San Pietro - 'fu preordinato dalla creazione del mondo per fare gli uomini partecipi della divina natura'.12
È grazie alla fede in Gesù Cristo - Gesù Uomo-Dio, e poi Dio-Uomo dopo la Resurrezione - che gli uomini, come dicono i versetti di San Paolo citati in nota all'inizio, si possono salvare molto più facilmente 'nella speranza della Gloria in Cielo' quali 'figli di Dio' al momento della resurrezione dei morti.
Lo Spirito Santo ci ha prima invitato a contemplare la figura di Gesù Cristo, ma io vorrei qui ora – per non andare fuori tema - 'contemplare' il racconto della Creazione... in controluce, anche se non piacerà troppo ai fautori dell'evoluzionismo.
Vediamo allora di fare questo esercizio riepilogativo.
La Creazione non è ‘evoluzione’ progressiva ma è una scala ascensionale.
Il concetto di ‘scala’ – cioè un susseguirsi di gradini creativi – presuppone una discontinuità e si contrappone al concetto evoluzionista che è di ‘continuità’. È una differenza sottile ma molto importante dal punto di vista ‘filosofico’ e soprattutto… scientifico.
Vediamo la ‘scala’ ascensionale anche nella natura che ci circonda: mondo minerale, vegetale, animale, dove all’interno di ognuno di questi tre ‘scalini’ vi sono una serie di altri scalini ascendenti e tendenti a forme sempre più perfette.
Ad esempio, un animale che noi considereremmo biologicamente più ‘perfetto’ non è il prodotto naturalmente evolutivo di quello supposto precedente, ma piuttosto un gradino creativo di livello superiore: ogni vegetale e animale è infatti creato secondo la sua ‘specifica’ specie e non deriva – come abbiamo già detto - da una specie vegetale o animale precedente, come non è vero che l’uccello è la derivazione evolutiva in scala-micro degli antichi dinosauri volanti, né che il gatto è una evoluzione dalla tigre o viceversa.
Con la scala evolutiva è un po’ come se un Artista spirituale eccelso – per propria Gloria e per convincerci della Sua Realtà – volesse dimostrare agli increduli che la Sua Esistenza è nell’evidenza delle cose e che non c’è limite alla sua capacità e fantasia ‘creativa’.
All’inizio della Creazione, anzi direi subito dopo il calcio di pallone dell’inizio, vi è una nebulosa caotica.
L’astrofisica ci spiega oggi che le nebulose sono masse enormi di gas e di particelle di polvere situate nello spazio interstellare.
Oggi ne esistono parecchie, distinte da stelle e pianeti, ma all’inizio, prima della formazione di stelle e pianeti, tutto doveva essere una estesa e indifferenziata nebulosa.
La nebulosa conteneva dunque gas, molecole, elementi vari.
Questa potrebbe essere dunque la situazione che viene descritta dagli astrofisici odierni come immediatamente successiva a quello che viene chiamato Big - bang, cioè l’enorme esplosione di ‘energia’ che avrebbe dato inizio alla nebulosa e poi, per successive trasformazioni, all’universo che noi conosciamo.
Prima della nebulosa, che era già di per sé un prodotto della creazione materiale, esisteva evidentemente quello che noi chiamiamo il ‘nulla’, cioè la ‘non materia’.
Esisteva però già la creazione spirituale, quella degli Angeli.
La Terra – sempre seguendo analiticamente la spiegazione dello Spirito Santo – è il primo atto di trasformazione di una parte della nebulosa, una piccolissima parte, che in qualche modo sconosciuto viene ‘condensata’ e trasformata negli elementi minerali e chimici che conosciamo.
Dopo la Terra – ancora informe - viene la ‘luce’, non luce solare o di stelle ma una luce ‘misteriosa’.
La Terra è dunque il primo significativo atto creativo di un qualcosa che sia più di un agglomerato nebulare di gas e molecole varie.
Il sole e le stelle (e cioè queste prime condensazioni di materia nebulare che si sono forse già differenziate dalla primitiva diffusa massa nebulare) diverranno ‘soli e stelle’ solo successivamente quando verranno ‘accese’ da Dio, perché lo stadio ‘evolutivo’ della terra ne renderà utile la presenza attiva.
Quelle che divergono invece dalla spiegazione dello Spirito Santo valtortiano sono le ipotesi scientifiche odierne che presentano la terra come un prodotto tardivo della nascita dell’Universo che - secondo queste teorie - sarebbe sorto quindici o anche venti miliardi di anni fa con una terra che verrebbe datata a circa 5 miliardi di anni fa.
La Terra è stata creata per prima, dunque prima anche degli altri pianeti.
In senso lato tutto è ‘creazione’, compreso il caos che è venuto dopo il nulla, compresa la nebulosa che è venuta dopo il caos, compreso il sole, parte di nebulosa, e le stelle in genere.
Ma niente in questo tipo di ‘creazione’, pur nella sua perfezione relativa, è neanche lontanamente paragonabile a quella della Terra dove esiste la vita in tutte le sue innumerevoli varietà vegetali ed animali e, ancor di più, l’uomo spirituale.
Lo S.S. dice che questa 'misteriosa' lucedopo il globo terraqueo informe e coperto di acque - fu creata per prima e ribadisce che fu creata prima del sole, della luna e delle stelle: ‘una luce propria, indipendente da ogni altra sorgente che non fosse il volere di Dio’.
«Una luce misteriosa – aggiunge lo Spirito Santo -  che solo gli angeli videro operare misteriose operazioni a favore del globo terrestre. Perché nessuna delle cose create da Dio è inutile, né nessuna è stata creata senza una ragione d’ordine perfetto».  
Che cosa sarà mai questa 'luce'?
Che essa sia un qualche cosa che 'dà vita' alla terra come lo spirito dà vita all’uomo?
Che sia magari quel principio vitale che anima vegetali e animali che nascono avendo già dentro al proprio germe quelle leggi di forma e di sviluppo che ne disciplinano perfettamente caratteristiche e finalità?
Cosa è che trasforma un semino di pigna in un pino, sempre e invariabilmente?
Cosa è questo ‘genoma’ che presiede allo sviluppo dell’uomo dandogli forma e sostanza, oltre che vita?
C’è poi da fare una riflessione sulla datazione dell’universo.
L’astrofisica avanza ipotesi dell’ordine di quindici e anche venti miliardi di anni per quanto attiene l’universo, e di cinque miliardi per la Terra.
Lo S.S. parla invece qui molto più modestamente di ‘milioni di secoli’. Avrete capito dal contesto che Egli non parla mai a caso, e se dice ‘milioni di secoli’ (e non decine o centinaia di milioni) vorrà dire che ciò va verosimilmente interpretato proprio come ‘milioni’ e non come ‘decine’ o ‘centinaia’ di milioni.
Parlando dunque solo di ‘milioni’ e non di ‘decine’, per quanto concerne l’età dell’universo e della Terra dovremmo allora intendere un’età che non supera la prima decina di milioni di secoli, e cioè una antichità che va ad esempio da un minimo di tre milioni di secoli ad un massimo di dieci milioni, il che – tradotto in anni – fa da un minimo di trecento milioni di anni a un massimo di un miliardo, quindi ben lontano dai quindici miliardi ipotizzati dalla scienza attuale.
Ecco che, di fronte a ciò, crollerebbero così tutte le tesi geologiche, paleontologiche ed evoluzioniste.
Volendo considerare per preconcetto ideologico un mito il racconto biblico sulla Creazione da parte di Dio, i sostenitori dell’Evoluzionismo - per giustificare la possibilità della loro teoria dell’evoluzione naturale contrapposta a quella della Creazione divina dal nulla delle varie specie - hanno dovuto ipotizzare, come già detto nella prima ‘riflessione’, una antichità di formazione dell’universo e della Terra con ordini di grandezza talmente smisurati da dar il tempo di realizzarsi (almeno in teoria) ai processi evolutivi delle specie vegetali ed animali.
Ma se parlando della prima affermazione del Credo: Io credo in Dio Onnipotente, Creatore del cielo e della terraabbiamo letto quanto hanno detto Lo Spirito Santo e Gesù che parlano alla mistica, perché non riassumere e meditare ora anche su quanto le aveva spiegato ancora il suo Angelo Custode, Azaria, in una delle sue ‘lezioni’ concernente lo scopo ed il quadro completo della Creazione?

4.4 Lo scopo ed il quadro completo della Creazione.

Gesù - spiega Azaria13 - in quanto Verbo, era Dio e quale Dio era già di per sé Gloria a Se stesso.
Tuttavia Egli si incarnò in un uomo per redimere l'umanità, sofferse atrocemente per risalire al Cielo unendo alla Sua Gloria infinita quella di tutti i Salvati che un giorno sarebbero anch'essi divenuti gloriosi in Cielo.
Un giorno - le spiega sempre Azaria - lo scopo della Creazione si rivelerà in pienezza: alla fine del mondo, nel momento del Giudizio Universale.
Separati i giusti dai reprobi, i primi giudicati alla destra del Signore ed i secondi alla sua sinistra, della Creazione rimarrà - per il Paradiso - la cosa più bella, cioè la rivelazione di ciascun 'figlio di Dio' il quale comporrà, come singola tessera di un mosaico, il quadro completo della Creazione.
La vita di ogni singolo - continua Azaria nella sua spiegazione - è infatti proprio come la 'tessera' di un mosaico che ciascuno di noi concorre a costruire di proprio, nel bene come nel male.
Il quadro della Creazione - in occasione del Giudizio alla fine del mondo - sarà formato dalla somma delle 'tessere' elette, quelle dei 'giusti': i veri 'figli di Dio', con le loro sfumature di colorazione (e di gloria) che ciascuno di loro avrà dato a se stesso nel combattimento contro il proprio ‘io’, contro le lusinghe del mondo e del Nemico.
La Colpa del Peccato Originale poi - contrariamente a quanto comunemente si pensa - fu Colpa 'felice', provvidenziale, anzi perfettamente rientrante nel superiore Progetto di Dio.
Se infatti non ci fosse stata la tentazione di Satana, e la caduta dell'uomo, questi - creato perfetto nella sua bellezza fisica, nella intelligenza e anche nello spirito e per di più con la consapevolezza della propria immortalità - con l'andare del tempo e nelle generazioni successive avrebbe finito per credersi 'troppo perfetto', quasi un 'dio', poi 'come Dio', anzi Dio.
Per l'uomo - in questo rigurgito di orgoglio e superbia che sono anche pretesa di prevaricazione nei confronti di Dio - sarebbe scattata la medesima punizione data a Lucifero, anch'egli, per la sua perfezione, ritenutosi 'Dio'.
In tale modo, anziché il Paradiso dei 'figli di Dio', a tutti gli uomini divenuti ribelli contro Dio sarebbe spettato l'Inferno.
Ecco dunque a Satana la concessione del permesso di 'tentare', perché la Colpa - che Satana credeva di portare a proprio vantaggio - avrebbe fatto precipitare l'uomo, in origine perfetto, in un abisso di miseria ma, nella umiliazione e nella acquistata consapevolezza dei propri limiti, l’uomo avrebbe capito che se avesse voluto salvarsi avrebbe anche dovuto volere combattere contro i 'fomiti', cioè le tendenze negative conseguenza del Peccato Originale, e risalire così la china verso Dio.
Ecco quindi i due rami dell'Umanità: i figli della 'schiava' e quelli della 'libera', cioè 'i figli del Peccato' ed i 'figli di Dio', ognuno libero di forgiare la sua 'tessera' secondo il proprio libero arbitrio.
La razza umana non sarebbe dunque perita nella sua totalità, come avrebbe voluto Satana, ma - per il Paradiso, il Regno di Dio - se ne sarebbe salvata la parte eletta, gli uomini appunto che avrebbero 'voluto' essere 'figli di Dio' dimostrando così di amarlo veramente e volontariamente.
Dio avrebbe certo potuto impedire a Satana di tentare l’uomo e indurlo a peccare, ma Satana era stato creato libero come sarebbero stati creati liberi gli uomini ed in ogni caso quel permesso da parte di Dio rientrò in un superiore progetto di Giustizia e di Gloria, quella che sarebbe spettata in Paradiso a coloro che (pur decaduti) avessero voluto combattere la 'buona battaglia'.
Dio, conclude Azaria, concede - agli uomini intesi quale 'materia' - la possibilità di procreare, cioè di essere quasi dei 'piccoli creatori', ma concede anche ai loro spiriti la possibilità di 'ricreare' se stessi affinché la loro anima possa un giorno essere compartecipe della Gloria eterna del Padre.
Che dire, noi, di questa stupefacente rivelazione relativa alla tentazione di Satana volutamente permessa da Dio?
Quanto volte non mi sono sentito dire: 'Ma se Dio è veramente Onnipotente, Buono e più forte di Satana, perché non gli ha impedito di tentarci o non ci ha aiutati a resistere alla tentazione o in ogni caso di non permetterci quasi 'fisicamente' di cadere, magari 'legando' la nostra cattiva volontà?'.
Non è mai capitato anche a voi, come è capitato a me, di pensarlo più o meno confusamente, almeno una volta?
Ecco dunque la spiegazione, grazie alla rivelazione di Azaria alla nostra mistica, alla quale possiamo ben volere tanto bene visto quante sofferenze ha sofferto per amor di Gesù e per amor nostro nella sua veste di ‘anima-vittima’ per la salvezza dei peccatori.
Ragioni - quelle di Dio - di Libertà (libertà di peccare e di dire di “no” anche a Dio), che è poi assoluto rispetto per la persona e per la dignità dell’uomo, e ragioni di Giustizia non intesa in senso umano ma divino (vale a dire premiare con il Paradiso – dopo la caduta - solo i meritevoli che lo avessero veramente voluto), e poi ancora ragioni di infinita Bontà, per impedire che a causa della perfezione originaria dell'uomo questi - senza alcuna tentazione di Satana - cadesse  da sé nel Peccato (quel Peccato di orgoglio e superbia in cui già il ben più perfetto Lucifero era caduto) e perisse in tal modo l'intera razza umana che (essendo allora immortale) sarebbe finita all'Inferno da subito in anima e corpo. 14
Per chi avesse tuttavia voglia di affrontare ancora l’affascinante tema della Genesi biblica con la Creazione dell’Universo ed in particolare anche della Terra e dell’uomo (tema qui solo marginalmente toccato) alla luce non solo delle mie riflessioni ma anche e soprattutto in chiave scientifica e sulla base dell’Opera valtortiana - ma non abbia tempo per tutto l’approfondimento che ne ho fatto nei miei tre volumi sulla Genesi biblica15 - potrei proporre la lettura di un mio sintetico ‘Saggio’ riassuntivo di una cinquantina di pagine: ‘I SEI GIORNI DELLA CREAZIONE’, leggibile e scaricabile semplicemente cliccando nella Sezione Opere del mio Sito citato qui sotto in nota.
Nel prossimo ciclo di riflessioni approfondiremo l’affermazione del Credo:
2. E IN GESÙ CRISTO, SUO UNICO FIGLIO, NOSTRO SIGNORE, IL QUALE FU CONCEPITO DI SPIRITO SANTO, NACQUE DA MARIA VERGINE


NOTE al Capitolo 04
1  Maria Valtorta: ‘Libro di Azaria’ – Cap. 47 – 5 gennaio 1947 – ed. CEV.  
2  Fede, Speranza e Carità
3  Genesi, 1, 1-5 // Gv 1, 1-9 // 3, 19-21 Mt 4, 12-17 // Ap 21, 22 // 22, 5
4  Prudenza, giustizia, fortezza, temperanza.
5  Maria Valtorta: I Quaderni del 45-50, 1° maggio 1948 - ed. CEV:  
«Il mio Angelo Custode mi spiega la differenza che è fra separazione dell'anima dal corpo per la morte, e momentanea separazione dello spirito dal corpo ed anima per l'estasi o il rapimento. Mi dice che, mentre il distacco dell'anima dal corpo provoca morte, la contemplazione estatica, ossia la temporanea orazione dello spirito fuor dalle barriere dei sensi e della materia, non provoca morte. E questo perché l'anima non si stacca, ma con la sua parte migliore si immerge nei fuochi della contemplazione.
Per farmi capire meglio questa cosa, mi fa meditare che tutti gli uomini, finché sono in vita, hanno in sé l'anima (morta o viva che sia per peccato o per giustizia), ma solo i grandi amanti di Dio raggiungono la contemplazione vera. Questo sta a dimostrare che l'anima conservante l'esistenza sinché è unita al corpo - e in questa particolarità in tutti gli uomini uguale - ha in sé una parte eletta: l'anima dell'anima, dirò così, che col disamore a Dio e alla sua Legge, e anche con la tiepidezza e i peccati veniali, perde la grazia di poter contemplare e conoscere, quanto lo può creatura e a seconda della perfezione raggiunta, Dio e gli eterni veri.».
6  Maria Valtorta: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’, Vol. X, Cap. 651: ‘Sul transito, sull’assunzione e sulla regalità di Maria SS.’- Dettato 18.4.48 - ed. CEV.
7  Gn 1.
8  Maria Valtorta: ‘Lezioni sull’Epistola ai romani’ – Lezione 14a, 2 febbraio 1948 - ed. CEV.
Nota bene: è qui lo Spirito Santo che ammaestra la mistica nelle ‘Lezioni’. Si tratta di un ciclo di ‘lezioni’ che sono di straordinaria intensità spirituale e cultura teologica perfettamente in linea con le verità di fede, oltre che di gradevole, anche se non sempre facile, lettura.
9  Ibidem: Lezione 15a  12 febbraio 1948 – ed. CEV.
10  Il termine ‘parte’ va inteso non come ‘parte della natura divina’ ma come ‘partecipazione’.
11  Colossesi 1,15.
12  1 Pietro 1, 18-21.
13  Maria Valtorta: ‘Libro di Azaria’ – Cap. 21 – 7 luglio 1946 – ed. CEV.
14  Maria Valtorta, Libro di Azaria -21. 7 luglio 46 - Domenica 4a dopo Pentecoste – ed. CEV.
«[…] A quale funesto orgoglio sarebbe mai giunto l’uomo se per una colpa in due modi felice e propizia non avesse conosciuto l’umiliazione all’alba della sua esistenza! Felice la colpa per avere ottenuto il Cristo, felice per aver mortificato l’uomo prima che secoli di immunità lo avessero fatto orgoglioso quanto Lucifero che, per essere senza colpa, si credette simile a Dio.
Provvidenza anche questo cadere dell’Umanità, questo suo mordere il fango per ricordarsi che è fango animato da Dio, per sé stessa soltanto fango, per volontà di Dio: spirito in un fango, a santificarlo, a dargli l’impronta, la somiglianza con l’Inconosciuto, col Perfetto, con lo Spirito, con l’Eterno. Provvidenza questo cadere all’inizio del suo giorno, per avere un lungo espiare e poter risalire tutta la via, tornare al Ciclo dall’abisso, tornarvi con la buona volontà, con l’aiuto del Salvatore, con la battaglia contro la Tentazione, con la fortezza che spezza le catene della concupiscenza, con la Fede, la Speranza, la Carità, con l’Umiltà santa e la santa Ubbidienza, per giungere ad essere meritatamente gloriosi e liberi della libertà gloriosa dei figli di Dio.
Troppe volte l’uomo maledice sterilmente il primo peccato e bestemmia contro Dio come un imprudente Signore che ha messo l’Uomo in tentazione più forte di lui. Ma cosa sarebbe avvenuto se l’Uomo, in luogo di cedere alla Tentazione che lo induceva a credere che mangiando il frutto proibito sarebbe divenuto simile a Dio, fosse giunto, senza alcun tentatore, a credersi da sé Dio perché senza peccato, perché senza dolore, perché senza morte?
Non più redenzione allora, perché l’Uomo sarebbe stato un nuovo Lucifero. Anzi una legione senza numero di luciferi perché col corso dei secoli l’Umanità si sarebbe aumentata per tutti i procreati, e non un uomo e una donna, ma tutti avrebbero peccato per questa eresia sacrilega e la razza sarebbe perita tutta in un castigo infernale. […]».
15  Guido Landolina: ‘La Genesi biblica fra scienza e Fede’ – Volumi I, II, II – Edizioni Segno, 2006, edizioni ormai esaurite ma liberamente scaricabili dalla Sezione Opere del Sito Internet dell’autore: www.ilcatecumeno.net
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