{"id":27776,"date":"2020-12-13T07:45:00","date_gmt":"2020-12-13T07:45:00","guid":{"rendered":"https:\/\/fides-et-ratio.it\/2020\/12\/13\/per-potersi-difendere-bisogna-capire-chi-e-il-nemico\/"},"modified":"2020-12-13T07:45:00","modified_gmt":"2020-12-13T07:45:00","slug":"per-potersi-difendere-bisogna-capire-chi-e-il-nemico","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/fides-et-ratio.it\/2020\/12\/13\/per-potersi-difendere-bisogna-capire-chi-e-il-nemico\/","title":{"rendered":"Per potersi difendere bisogna capire chi \u00e8 il nemico"},"content":{"rendered":"

Lungomare di Riccione, fine di luglio o inizio di agosto del 1943. Il fascismo \u00e8 caduto, ma il proclama radiofonico di Badoglio ha annuncia agli italiani, a scanso d’illusioni, che la guerra continua<\/em>, anche se in molti, in moltissimi non ci credono e non lo prendono troppo sul serio. Quelli che ci badano meno di tutti, naturalmente, sono gl’innamorati: all’amore non interessa se c’\u00e8 o non c’\u00e8 la guerra; l’unica cosa che vogliono sapere — non \u00e8 vero? – \u00e8 dove si trova l’altro, cosa star\u00e0 facendo in questo preciso momento, se sta pensando a lui o a lei; e contare quanti giorni, ore o minuti mancano al prossimo appuntamento. Cos\u00ec \u00e8 anche per Carlo Caremoli, figlio ventenne di un gerarca che dopo il 25 luglio ha dovuto scappare per sottrarsi al linciaggio, e Roberta Parmesan, vedova trentenne di un ufficiale di marina, eroe di guerra: nel film di Valerio Zurlini Estate violenta<\/em>, del 1959, i loro volti sono rispettivamente quelli di Jean-Louis Trintignant e di Eleonora Rossi Drago. Una sera stanno per appartarsi nel capanno da spiaggia di fronte al Grand Hotel Riccione<\/em>, quando vengono sorpresi da una ronda militare e l’ufficiale, illuminandoli con la torcia elettrica, chiede loro chi sono e cosa stanno facendo in quel luogo e a quell’ora.<\/p>\n

Vale la pena di riportare le battute del dialogo breve, ma intenso, che si accende tra l’ufficiale e Carlo Caremoli (https:../../../../www.youtube.com/watch@v=7LVws84T73U<\/a>):<\/p>\n

Tenente: Non sapete che \u00e8 proibito circolare sulla spiaggia dopo il tramonto?<\/em><\/p>\n

Carlo: No, non lo sapevamo.<\/em><\/p>\n

Roberta: Abbassi quella luce!<\/em> (l’altro la sposta sul giovane, poi la spegne).<\/p>\n

Tenente (sempre rivolto a Carlo, con tono formale ma un po’ ironico): Ah! E che c’\u00e8 la guerra, lo sapete?<\/em> (Avvicinandosi, dopo una pausa, cortese ma deciso): Documenti<\/em>.<\/p>\n

Carlo: S\u00ec, subito<\/em> (gli porge la carta d’identit\u00e0).<\/p>\n

Tenente: (restituendogliela): No, questo. Documenti militari<\/em>.<\/p>\n

Carlo: Ah, s\u00ec<\/em>. (Gli porge, esitando, il foglio di congedo temporaneo).<\/p>\n

Tenente (a un soldato): Fatemi luce qui<\/em>. (Esamina la carta; poi, restituendola a Carlo): Bene. Il vostro foglio militare \u00e8 scaduto. Come la mettiamo?<\/em><\/p>\n

Carlo: Non \u00e8 possibile, me l’hanno rinnovato a Roma.<\/em><\/p>\n

Tenente: Dico, giovanotto, ce ne intenderemo noi di questi pasticci, no? Stiamo a prenderci in giro?<\/em><\/p>\n

Carlo (rinunciando a fingere): No, ha ragione. Ma… dovevo ripresentarmi il 30 a Bologna. Solo, dopo quello che \u00e8 successo…<\/em><\/p>\n

Tenente: Che cosa \u00e8 successo? \u00c8 finita la guerra? Su, andiamo al comando.<\/em> (Rivolto a Roberta): Voi potete andare.<\/em> (Lei fa un passo in l\u00e0, ma non si allontana).<\/p>\n

Carlo (indicandola): Non… potrei accompagnare la signora?<\/em><\/p>\n

Tenente (si capisce che sta per acconsentire tacitamente): La vostra carta d’identit\u00e0<\/em>.<\/p>\n

Carlo (gliela rid\u00e0): Ecco<\/em>.<\/p>\n

Tenente (infilandosela nel taschino dell’uniforme, poi guardandolo dritto negli occhi): E domani in mattinata a Bologna. Intesi?<\/em><\/p>\n

Carlo: Grazie<\/em>.<\/p>\n

Tenente: E cerchiamo di essere precisi. C’\u00e8 poco da scherzare<\/em>. (Si allontana con un cenno di saluto, seguito dai suoi due soldati).<\/p>\n

Ecco: in quei cinque minuti di grande cinema Valerio Zurlini mostra come si possa dare, con garbo, una lezione di vita a quelli che, per ragioni soggettive, si sono estraniati dal mondo e non si sono neppure accorti che il proprio Paese sta vivendo un’ora estremamente drammatica: una di quelle ore dalle quali dipende il futuro di tutti, per chiss\u00e0 quante generazioni. E cos\u00ec \u00e8 stato, infatti. Cerchiamo perci\u00f2 di essere seri anche ora, perch\u00e9 c’\u00e8 poco da scherzare.<\/p>\n

Anche noi, oggi, siamo in guerra, ma, strano a dirsi, molti non se ne se sono neppure accorti. A loro parziale giustificazione c’\u00e8 da dire che si tratta di una guerra molto diversa, nelle sue manifestazioni da tutte le guerre del passato: niente chiamata alle armi, n\u00e9 tessere annonarie, n\u00e9 bombardamenti aerei, e neppure sbarchi di eserciti supportati da azioni aeronavali; gli effetti, tuttavia, sono molto simili a quelli di una guerra, e per giunta di una guerra che si sta perdendo: disgregazione sociale, disoccupazione, miseria morale e materiale. E ci\u00f2 per la buona ragione che questa guerra nasce dalla stessa identica radice delle altre: la volont\u00e0 di dominio della grande finanza sui popoli che ancora vi si sottraggono, e quella di ribadire e aumentare la pressione su quelli che gi\u00e0 vi sono sottoposti. Se si passeggia lungo le strade delle nostre citt\u00e0, venti o trent’anni fa brulicanti di vita e di attivit\u00e0 commerciali, non si pu\u00f2 non restare colpiti della malinconia, dalla tristezza, dallo spopolamento e dal senso di abbandono: ovunque negozi chiusi, locali abbandonati, esercizi in vendita o in affitto. Poca gente per la via e non solo adesso, in regime di semi-reclusione per l’emergenza sanitaria, ma gi\u00e0 da parecchi anni; pochi bambini, poche mamme con le carrozzine, perfino meno automobili in circolazione. La sera, poi, il paesaggio si fa addirittura spettrale, anche d’estate: non pi\u00f9 famiglie a spasso per gustare il gelato e coppie che vanno o tornano dal cinema; alle otto di sera pare gi\u00e0 che ci sia il coprifuoco. In compenso, una quantit\u00e0 strabocchevole d’immigrati, specialmente africani e asiatici, spesso coi loro abiti tradizionali, padroni delle strade, dei marciapiedi, dei giardini, delle panchine, delle aree antistanti le stazioni ferroviarie: gente venuta da ogni angolo della terra, accomunata solo dal miraggio del benessere e dallo scarso amore e rispetto per il Paese che l’ha accolta, e che considera terra di conquista. E loro, s\u00ec, con tanti, tantissimi bambini: mamme che vanno in giro portandosene dietro tre o quattro, tutte infagottate nello chador<\/em> o anche nel burqa<\/em>, infischiandosene della legge italiana che vieta di girare con il volto nascosto (anzi che lo vietava, perch\u00e9 ora, con l’obbligo della mascherina, stranamente vige la legge opposta). Sono arrivati ieri, e hanno gi\u00e0 assunto l’aria e i modi dei futuri padroni: sono proprio tutti quei bambini a darne loro l’assoluta certezza.<\/p>\n

E quando \u00e8 incominciata la guerra che si sta combattendo sulla nostra pelle ed \u00e8 gi\u00e0 costata dolori e lacrime e la perdita di milioni di posti di lavoro? Potremmo dire: dal 1945; ed \u00e8 entrata nella fase decisiva nel 1992. Ma per capire quando inizia una guerra, bisogna capire quando \u00e8 iniziata, non solo quando \u00e8 formalmente terminata, la guerra precedente. Ora, noi tutti siamo stati indotti a credere che la Seconda guerra mondiale, l’ultima guerra combattuta su scala planetaria con le armi convenzionali, \u00e8 iniziata il 1\u00b0 settembre 1939, quando Hitler ha attaccato la Polonia. Qualcuno, pi\u00f9 scrupoloso, precisa: il 3 settembre, quando Francia e Gran Bretagna sono entrate in guerra contro la Germania. Chi crede ci\u00f2, non ha compreso che tutte le guerre moderne sono state guerre del capitale contro il lavoro, non guerre fra Stati: o meglio, gli Stati si sono affrontati al servizio di quelle due forze. La Seconda guerra mondiale ha inizio il 23 marzo 1933, quando l’internazionale ebraica dichiara guerra al popolo tedesco. Questa non \u00e8 propaganda, ma la realt\u00e0 dei fatti. Si consulti la prima pagina del Daily Express<\/em> del 24 marzo ’33: reca un titolo a caratteri cubitali: Judea Declares War on Germany<\/em>; sottotitolo: Jews of All the World Unite in Action<\/em> (https:\/\/www.altreinfo.org\/una-storia-diversa\/25194\/<\/a>).<\/em> Gli ebrei attuarono un boicottaggio sistematico dell’economia tedesca, e ci\u00f2 quando era gi\u00e0 a terra per effetto della Grande Depressione partita dagli Stati Uniti nel 1929, con milioni di disoccupati. Hitler era appena andato al potere, mediante elezioni democratiche, e non aveva ancora preso alcun provvedimento contro gli ebrei; al contrario, aveva potuto avvalersi dei finanziamenti dei banchieri ebrei dei Paesi anglosassoni. Non \u00e8 questa la sede per sviluppare un’approfondita ricostruzione storica, ma i fatti sono questi. Sappiamo che parlare di ci\u00f2 significa sollevare un vespaio; o meglio, che parlare di ci\u00f2 \u00e8 intollerabile dal punto di vista del Politicamente Corretto, che ha scritto la storia di quelle vicende una vola per tutte e non ammette alcuna voce discorde, bollandola subito come revisionismo e negazionismo e attivando anche misure penali contro i colpevoli. E tuttavia, se ci si rassegna a tacere su questo punto, bisogna rassegnarsi anche ad auto-mortificare la propria intelligenza su tutto il resto, e condannarsi a non capire nulla, o a non voler capire nulla, di ci\u00f2 che sta accadendo ai nostri giorni, l’anno di grazia 2020, dietro le quinte della cosiddetta pandemia e della cosiddetta emergenza sanitaria.<\/p>\n

L’attacco tedesco alla Polonia ebbe luogo dopo che la Polonia, istigata da Churchill, che le aveva offerto un’ingannevole protezione politico-militare, rifiut\u00f2 di trattare con Berlino un accordo complessivo che sistemasse una volta per tutte la questione del Corridoio di Danzica. Churchill aveva i suoi scopi e le sue direttive. Fin dal 1936 aveva dichiarato: Se la Germania continua a crescere a questo ritmo, dovremo distruggerla un’altra volta<\/em>. Quindi la sua idea era quella, prima della Conferenza di Monaco e prima dell’annessione tedesca della Cecoslovacchia, che, si dice, orient\u00f2 il governo britannico a lasciar cadere la politica di appeasement<\/em>, gi\u00e0 tentata da Chamberlain. Ma \u00e8 sbagliato pensare a uno scontro fra Stati: la coalizione antitedesca fu messa in piedi da quel potere finanziario che aveva dichiarato guerra sin dal 1933. Lo stesso che impose il blocco sui rifornimenti marittimi di materie prime tedesche all’Italia, ancora neutrale, costringendola a fare la sua scelta di campo prima che il carburante le venisse a mancare e la sua flotta divenisse inutile. Lo stesso che decret\u00f2 l’embargo di petrolio e materie strategiche al Giappone sospingendolo all’azzardo di Pearl Harbor. Nel 1945 non fu la democrazia a vincere (del resto, della coalizione faceva parte anche l’Unione Sovietica di Stalin), ma la grande finanza mondiale, che aveva tirato le fila dietro le quinte. La stessa che ora sta tirando le fila dietro la falsa pandemia da Covid-19, un virus messo in circolazione apposta per fornire il pretesto al Great Reset, l’azzeramento della economia mondiale, affinch\u00e9 le ultime sacche di resistenza dei popoli vengano annientate. Deve stravincere il capitale finanziario, mentre il lavoro deve scomparire e i lavoratori devono diventare schiavi, mantenuti dalla carit\u00e0 dei governi, come al tempo di Roma imperiale. La formula \u00e8 sempre la stessa: panem et circenses<\/em>, cibo e televisione; anche se ci\u00f2 che manda in onda la televisione \u00e8 tutt’altro che divertente, e in pratica consiste nel creare nella gente uno stato di terrore cronico e inestirpabile, che diventi in essa quasi una seconda natura, cos\u00ec da renderla sempre pi\u00f9 docile e malleabile a ci\u00f2 che viene deciso dall’alto. Per questo viene colpito al cuore il ceto medio, per questo si mettono imprenditori e commercianti in condizioni di dover dichiarare fallimento. Per questo si ostacola in mille modi il fatto che la gente vada a fare la spesa nei negozi (ed ecco la multa se ci vanno in due, marito e moglie): bisogna che a vendere i loro prodotti siano solo le multinazionali che si avvalgono della consegna a domicilio, saltando la trafila commerciale e utilizzando direttamente le ordinazioni via internet. Solo Jeff Bezos si deve arricchire con le vendite online<\/em>; solo Bill Gates si deve arricchire con la vendita dei vaccini brevettati (avete notato che non si parla pi\u00f9, se mai se n’\u00e8 parlato, di come curare<\/em> i malati di Covid-19, si aspetta il vaccino miracoloso e basta); e solo Soros deve avvantaggiarsi della gabbia di ferro che la BCE, tramite il MES, imporr\u00e0 ai popoli europei, cominciando dall’Italia. I piccoli imprenditori, i commercianti, gli albergatori, i ristoratori, tutti quelli che vivono onestamente e dignitosamente del proprio lavoro e che possiedono una sia pur ridotta indipendenza economica, devono sparire. Il Nuovo Ordine Mondiale non ne ha bisogno, non li vuole, non li tollera pi\u00f9. Tutto, tutto deve finire nelle mani dei supermiliardari che da decenni, da secoli, vivono di speculazione, e che si sono avvicinati un po’ alla volta, per tappe, al loro obiettivo finale, per esempio ottenendo lo scorporo dei ministeri dell’economia dalle banche centrali, indi la soppressione della distinzione tra casse di risparmio e banche d’affari. Per ciascuna di queste vicende ci sono i nomi, ci sono i documenti, ci sono le date che chiunque pu\u00f2 andare a verificare. Manca una cosa sola affinch\u00e9 il quadro sia chiaro e completo: unire i fili che portano alla cabina di regia di tutta questa operazione mondiale. Ma, dicono tutti i politici e tutti i sedicenti politologi e tuttologi, spalleggiati da tutti i mass-media<\/em>, non c’\u00e8 alcuna cabina di regia: azzardarsi a dirlo \u00e8 fare del complottismo. Benissimo: allora vuol dire che la globalizzazione non ha padri n\u00e9 madri, e che pur essendo un fenomeno sincronizzato, \u00e8 tuttavia spontaneo, nato dal libero gioco delle forze economiche e sociali. Sar\u00e0. Strano, per\u00f2. Sappiamo che dietro ogni fenomeno c’\u00e8 una causa; e quanto pi\u00f9 ampio \u00e8 il fenomeno, tanto pi\u00f9 specifica la causa. Questo pertanto sarebbe il primo caso di un fenomeno mondiale che \u00e8 nato da solo, si \u00e8 prodotto da se stesso e tuttavia, guarda caso, sta trasferendo tutta la ricchezza mondiale nelle mani delle stesse, poche persone, mentre sta impoverendo tutti gli altri. S\u00ec, lo sappiamo: \u00e8 un discorso terribilmente scorretto. Spiacenti, ma i fatti sono questi. Lasciamo che i pennivendoli del potere globale raccontino che, nella storia, i buoni vincono perch\u00e9 difendono il Bene. Osservandoli da vicino, ci permettiamo di avere qualche dubbio.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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