{"id":27177,"date":"2018-03-06T08:29:00","date_gmt":"2018-03-06T08:29:00","guid":{"rendered":"https:\/\/fides-et-ratio.it\/2018\/03\/06\/molte-cose-nascono-da-quella-richiesta-di-perdono\/"},"modified":"2018-03-06T08:29:00","modified_gmt":"2018-03-06T08:29:00","slug":"molte-cose-nascono-da-quella-richiesta-di-perdono","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/fides-et-ratio.it\/2018\/03\/06\/molte-cose-nascono-da-quella-richiesta-di-perdono\/","title":{"rendered":"Molte cose nascono da quella richiesta di perdono"},"content":{"rendered":"

Il 12 marzo 2000, durante l’anno giubilare – indetto mediante la bolla Incarnationis Mysterium<\/em>, che ne anticipa i temi – con una iniziativa senza precedenti, Giovanni Paolo II volle che si tenesse in Piazza San Pietro la Giornata del Perdono, gigantesco atto di auto-accusa della Chiesa nei confronti del proprio passato.<\/p>\n

Molte delle cose che stanno accadendo oggi nella Chiesa cattolica, e fra essa e gli altri soggetti civili e religiosi, trovano l\u00ec la loro radice e la loro logica spiegazione. Vale perci\u00f2 la pena di leggersi l’omelia tenuta dal papa in quella occasione, la quale, nel breve spazio di una paginetta, faceva strame di duemila anni di storia della Chiesa, dando l’impressione che essa sia intessuta di colpe gravissime per tutti i mali che hanno colpito l’umanit\u00e0, dall’ateismo all’antisemitismo, passando per il maltrattamento della donna; e che la Chiesa nel suo complesso, pertanto, sia, o almeno che lo sia stata, poco meno d’una gigantesca, spaventosa associazione a delinquere. Riportiamo di seguito, per ragioni di spazio, solamente i punti 3 e 4 di quel documento, invitando il lettore a leggersi il testo completo, consultabile in rete insieme agli altri, relativi al giubileo del 2000.<\/p>\n

3. Dinanzi a Cristo che, per amore, si \u00e8 addossato le nostre iniquit\u00e0, siamo tutti invitati ad un profondo esame di coscienza. Uno degli elementi caratteristici del Grande Giubileo sta in ci\u00f2 che ho qualificato come "purificazione della memoria" (Bolla\u00a0Incarnationis mysterium<\/a>, 11). Come Successore di Pietro, ho chiesto che "in questo anno di misericordia la Chiesa, forte della santit\u00e0 che riceve dal suo Signore, si inginocchi dinanzi a Dio ed implori il perdono per i peccati passati e presenti dei suoi figli" (ibid.). L’odierna prima Domenica di Quaresima mi \u00e8 parsa l’occasione propizia perch\u00e9 la Chiesa, raccolta spiritualmente attorno al Successore di Pietro, implori il perdono divino per le colpe di tutti i credenti. Perdoniamo e chiediamo perdono! Questo appello ha suscitato nella Comunit\u00e0 ecclesiale un’approfondita e proficua riflessione, che ha portato alla pubblicazione, nei giorni scorsi, di un documento della Commissione Teologica Internazionale, intitolato "Memoria e riconciliazione: la Chiesa e le colpe del passato". Ringrazio quanti hanno contribuito all’elaborazione di questo testo. Esso \u00e8 molto utile per una corretta comprensione e attuazione dell’autentica richiesta di perdono, fondata sulla responsabilit\u00e0 oggettiva che accomuna i cristiani, in quanto membra del Corpo mistico, e che spinge i fedeli di oggi a riconoscere, insieme con le proprie, le colpe dei cristiani di ieri, alla luce di un accurato discernimento storico e teologico. Infatti "per quel legame che, nel Corpo mistico, ci unisce gli uni agli altri, tutti noi, pur non avendone responsabilit\u00e0 personale e senza sostituirci al giudizio di Dio che solo conosce i cuori, portiamo il peso degli errori e delle colpe di chi ci ha preceduto" (Incarnationis mysterium<\/a>, 11). Riconoscere le deviazioni del passato serve a risvegliare le nostre coscienze di fronte ai compromessi del presente, aprendo a ciascuno la strada della conversione.<\/em><\/p>\n

4. Perdoniamo e chiediamo perdono! Mentre lodiamo Dio che, nel suo amore misericordioso, ha suscitato nella Chiesa una messe meravigliosa di santit\u00e0, di ardore missionario, di totale dedizione a Cristo ed al prossimo, non possiamo non riconoscere le infedelt\u00e0 al Vangelo in cui sono incorsi certi nostri fratelli, specialmente durante il secondo millennio. Chiediamo perdono per le divisioni che sono intervenute tra i cristiani, per l’uso della violenza che alcuni di essi hanno fatto nel servizio alla verit\u00e0, e per gli atteggiamenti di diffidenza e di ostilit\u00e0 assunti talora nei confronti dei seguaci di altre religioni. Confessiamo, a maggior ragione, le nostre responsabilit\u00e0 di cristiani per i mali di oggi. Dinanzi all’ateismo, all’indifferenza religiosa, al secolarismo, al relativismo etico, alle violazioni del diritto alla vita, al disinteresse verso la povert\u00e0 di molti Paesi, non possiamo non chiederci quali sono le nostre responsabilit\u00e0. Per la parte che ciascuno di noi, con i suoi comportamenti, ha avuto in questi mali, contribuendo a deturpare il volto della Chiesa, chiediamo umilmente perdono. In pari tempo, mentre confessiamo le nostre colpe, perdoniamo le colpe commesse dagli altri nei nostri confronti. Nel corso della storia innumerevoli volte i cristiani hanno subito angherie, prepotenze, persecuzioni a motivo della loro fede. Come perdonarono le vittime di tali soprusi, cos\u00ec perdoniamo anche noi. La Chiesa di oggi e di sempre si sente impegnata a purificare la memoria di quelle tristi vicende da ogni sentimento di rancore o di rivalsa. Il Giubileo diventa cos\u00ec per tutti occasione propizia per una profonda conversione al Vangelo. Dall’accoglienza del perdono divino scaturisce l’impegno al perdono dei fratelli ed alla riconciliazione reciproca.<\/em><\/p>\n

Non si era trattato di un colpo di testa dell’anziano pontefice, ma di un atto lungamente preparato, al quale avevano collaborato alcuni prestigiosi teologi, sulla base del documento intitolato Memoria e riconciliazione<\/em>, redatto dalla Commissione Teologica Internazionale, che recava il pi\u00f9 che eloquente sottotitolo La Chiesa e la colpe del passato<\/em>. Vi avevano lavorato, fra gli altri, Joseph Ratzinger, Roger Etchegaray, Georges Cottier e Bruno Forte.<\/p>\n

Ora, sebbene nel punto 4 si ricordi il fatto, incontestabile e tutt’altro che secondario — anzi, pi\u00f9 che mai di attualit\u00e0 in questi nostri giorni — che nel corso della storia innumerevoli volte i cristiani hanno subito angherie, prepotenze, persecuzioni a motivo della loro fede<\/em>, sicch\u00e9 i cristiani, grazie a Dio, non sono stati solo dei violenti, degli intolleranti e dei seminatori di discordia, ma anche dei testimoni di pace e delle vittime a motivo della loro fede, al punto 3 si afferma: Perdoniamo e chiediamo perdono!<\/em> E, poco pi\u00f9 avanti, si dice che i cristiani, in quanto membra del Corpo mistico<\/em> (…), devono riconoscere insieme con le proprie, le colpe dei cristiani di ieri, alla luce di un accurato discernimento storico e teologico. Infatti "per quel legame che, nel Corpo mistico, ci unisce gli uni agli altri, tutti noi, pur non avendone responsabilit\u00e0 personale e senza sostituirci al giudizio di Dio che solo conosce i cuori, portiamo il peso degli errori e delle colpe di chi ci ha preceduto.<\/em> Per la prima volta nella storia del Magistero, la definizione della Chiesa come Corpo mistico di Cristo veniva piegata a trasformarsi in un atto d’accusa, o meglio, di auto-accusa, nei confronti dei cristiani stessi. Cio\u00e8: se tutti i cristiani, di ogni tempo e luogo, vivi e passati nell’eternit\u00e0, formano un unico Corpo, cos\u00ec anche le colpe di quelli vissuti secoli fa si riflettono, sia pure non in maniera personale, sui cristiani di oggi. Interpretazione inaudita, teologicamente sconcertante, difforme da tutto ci\u00f2 che la Chiesa ha sempre detto e insegnato nel corso della sua storia due volte millenaria: quasi una duplicazione del Peccato originale. Come quest’ultimo, infatti, pesa sull’umanit\u00e0 intera, pur se si \u00e8 trattato di una colpa individuale, commessa dai nostri progenitori e non dagli uomini venuto dopo di loro, cos\u00ec le colpe, poniamo, dei conquistadores<\/em> o di certi inquisitori del XVI secolo, ricadono sui cristiani di oggi, per il solo fatto di essere state commesse da cristiani. Cosa ancor pi\u00f9 grave, tale duplicazione investiva la sfera della storia profana: perch\u00e9 se \u00e8 corretto asserire che la colpa di Adamo si ripercuote su tutta l’umanit\u00e0, a causa della sua dimensione soprannaturale (una disobbedienza e una ribellione avvenute direttamente nei confronti di Dio, da parte del primo uomo e della prima donna), ora si suggerisce che le colpe commesse dai cristiani nel corso della storia<\/em> e sul piano della storia<\/em> si ripercuotono anche sulle generazioni successive, apparentemente senza una fine, dato che ci\u00f2 che \u00e8 accaduto nella storia non pu\u00f2 essere rimesso, se non al di sopra del piano della storia, cio\u00e8 da Dio. Ma se il genocidio degli ebrei, per esempio, ricade, in qualche modo, sui "cristiani", o, quanto meno, sull’Europa della prima met\u00e0 del 1900, allora non si vede come il fatto che i cristiani di oggi domandino scusa — ammesso e non concesso che essi, in quanto cristiani, abbiamo qualcosa di cui scusarsi<\/em> — potrebbe riscattarli e redimerli, visto che il riscatto e la redenzione vengono da Dio, perch\u00e9, se venissero dagli uomini, nulla vieta che gli ebrei, per esempio, continuino a esigere ammissioni di colpa, contrizione e sottomissione incondizionata dai cristiani di tutte le generazioni che verranno, sino alla fine del mondo. In tal caso, l’ammissione di "colpa", o, quanto meno, di un certo grado di responsabilit\u00e0 dei cristiani in quanti cristiani<\/em> nel fatto della Shoah, si tradurrebbe in una loro colpevolizzazione perpetua. Tale \u00e8 l’inevitabile esito di una simile impostazione della questione del "perdono", cos\u00ec come viene posta nel discorso di Giovanni Paolo II.<\/p>\n

Non a caso abbiamo scelto l’esempio degli ebrei e dell’antisemitismo, perch\u00e9, nel gi\u00e0 citato documento Memoria e riconciliazione<\/em> (5, 4,), questo tema viene trattato in maniera specifica, mentre non viene trattata in maniera altrettanto specifica, ad esempio, la questione dei contrasti e delle guerre fra cristiani ed islamici:<\/p>\n

La Shoah fu certamente il risultato di una ideologia pagana, qual era il nazismo, animata da uno spietato antisemitismo, che non solo disprezzava la fede, ma negava anche la stessa dignit\u00e0 umana del popolo ebraico. Tuttavia, " ci si deve chiedere se la persecuzione del nazismo nei confronti degli ebrei non sia stata facilitata dai pregiudizi antigiudaici presenti nelle menti e nei cuori di alcuni cristiani […]. I cristiani offrirono ogni possibile assistenza ai perseguitati, e in particolare agli ebrei? ". Senza dubbio vi furono molti cristiani che rischiarono la vita per salvare ed assistere i loro conoscenti ebrei. Sembra per\u00f2 anche vero che " accanto a tali coraggiosi uomini e donne, la resistenza spirituale e l’azione concreta di altri cristiani non fu quella che ci si sarebbe potuto aspettare da discepoli di Cristo ". Questo fatto costituisce un richiamo alla coscienza di tutti i cristiani oggi, tale da esigere "un atto di pentimento (teshuva)", e diventare uno sprone a raddoppiare gli sforzi per essere " trasformati rinnovando la mente " (Rm\u00a012,2) e per mantenere una " memoria morale e religiosa " della ferita inflitta agli ebrei. In questo campo il molto che \u00e8 gi\u00e0 stato fatto potr\u00e0 essere confermato e approfondito.<\/em><\/p>\n

Ai cristiani di oggi, dunque, si richiede, anzi, da loro si esige, si pretende, un atto di pentimento<\/em>. Sarebbe pi\u00f9 o meno la stessa cosa dire che dai tedeschi di oggi, di domani e di sempre, si richiede un atto di pentimento<\/em> per la tragedia simboleggiata da Auschwitz. Tanto varrebbe richiedere un atto di pentimento agli<\/em> spagnoli, per via delle atrocit\u00e0 commesse da Francisco Pizarro nell’impero degli Incas. Qui c’\u00e8 una voluta, inaccettabile ambiguit\u00e0: stiamo esprimendo delle valutazioni sul piano della storia, o su quello della fede? Perch\u00e9 sul piano della storia, tutti i popoli e tutte le religioni hanno, certamente, le loro colpe, il che non significa affatto che esse ricadono sulle generazioni successive, n\u00e9 che gli spagnoli di oggi debbano esprimere pentimento per le azioni di alcuni loro connazionali (parliamo di poche centinaia di persone) cinque secoli fa. Pertanto, sul piano della storia, anche gli ebrei hanno delle colpe e delle responsabilit\u00e0; anch’essi hanno perseguitato i cristiani, quando ne hanno avuto l’occasione: lo hanno fatto mettendo in croce Ges\u00f9 Cristo, lapidando santo Stefano, cercando di assassinare san Paolo; e lo hanno fatto quando prima i persiani sassanidi, poi gli arabi musulmani, hanno invaso la Siria, la Palestina e l’Egitto, guidando gli invasori entro le linee cristiane e macchiandosi di propria mano di stragi inaudite di cristiani, come accadde a Gerusalemme nel 614. Se, invece, stiamo parlando sul piano della fede, il cristiano di oggi non ha nulla da rimproverarsi, perch\u00e9 il cristianesimo non nasce come religione anti-giudaica, mentre \u00e8 il giudaismo che dichiara guerra al cristianesimo fin dal suo nascere. Nel Nuovo Testamento non si dice mai che gli ebrei meritano odio e persecuzioni, al contrario, si riconoscono spesso i loro meriti nel piano della storia della salvezza; mentre nel Talmud<\/em> e in altri testi religiosi giudaici si lanciano maledizioni implacabili contro i cristiani, quali nemici meritevoli di disprezzo e di odio eterno. E poi, perch\u00e9 confondere l’antigiudaismo come fatto religioso con l’antisemitismo biologico culminato nel nazismo, che \u00e8 tutt’altra cosa? Sta di fatto che questa attitudine auto-accusatoria dei cattolici, inaugurata dalla svolta "perdonista" di Giovanni Paolo II, ha dato immediatamente i suoi frutti avvelenati, ad esempio con l congelamento fulmineo, e altrimenti inspiegabile, non della causa<\/em> di beatificazione, gi\u00e0 conclusa, ma della cerimonia<\/em> di beatificazione di padre L\u00e9on Dehon, stabilita per il 24 aprile 2005. Ambienti filo-giudaici avevano sollevato la questione di alcuni articoli, a loro dire "antisemiti", di padre Dehon, pubblicati a suo tempo sul giornale La Croix<\/em>, e ci\u00f2 fu sufficiente per sospendere a tempo indeterminato una proclamazione di santit\u00e0 che era gi\u00e0 stata decisa e fissata. Si pu\u00f2 considerare normale una cosa del genere? In quale altra chiesa o confessione religiosa sarebbe immaginabile?<\/p>\n

Ora vien fuori che L’Osservatore Romano<\/em> (non una rivista anticlericale) solleva la questione delle povere suore indegnamente sfruttate in Vaticano e messe a "far da serve" ai monsignori, senza orari precisi di lavoro e senza contribuiti sindacali; e la solita, immancabile Lucetta Scaraffia piomba in televisione, come un falco sulla preda, a lamentare, a nome della teologia femminista, tale inqualificabili soprusi. Ma tutto questo era stato annunciato dalla frenesia di Giovanni Paolo II di chiedere perdono a tutti quanti, donne comprese. Nel testo della Preghiera universale intitolata Confessione delle colpe e richiesta di perdono<\/em>, che \u00e8 uno dei documenti della Giornata del Perdono del 12 marzo 2000, un lungo e tetro elenco di gravissime malefatte perpetrate dalla Chiesa cattolica contro il servizio della verit\u00e0, contro l’unit\u00e0 del Corpo di Cristo (si vede che, se Lutero e Calvino se ne sono andati, la colpa era del papa…), contro Israele, contro l’amore, la pace, i diritti dei popoli, il rispetto delle culture e delle religioni, contro i diritti fondamentali della persona, al punto VI, intitolato Confessione dei peccati che hanno ferito la dignit\u00e0 della donna e l’unit\u00e0 del genere umano<\/em> (niente di meno), testualmente si dice:<\/p>\n

Preghiamo per tutti quelli che sono stati offesi\u00a0<\/em><\/p>\n

nella loro dignit\u00e0 umana e i cui diritti sono stati conculcati;<\/em><\/p>\n

preghiamo per le donne troppo spesso umiliate ed emarginate,\u00a0<\/em><\/p>\n

e riconosciamo le forme di acquiescenza\u00a0<\/em><\/p>\n

di cui anche cristiani si sono resi colpevoli.\u00a0<\/em><\/p>\n

Ma quando mai la Chiesa cattolica ha ferito e violato la dignit\u00e0 della donna? Non \u00e8 vero esattamente il contrario? Oppure si tratta di colpe individuali, cio\u00e8 commesse da singole persone, non in quanto cristiane, perch\u00e9 il cristianesimo non discrimina affatto la donna rispetto all’uomo (a differenza di altre religioni…)? Ma in tal caso, perch\u00e9 lasciar sussistere l’ambiguit\u00e0? Perch\u00e9 non dirlo e specificarlo chiaramente? L’impressione che se ne ricava \u00e8 che un cattolico, in quanto cattolico<\/em>, si dovrebbe vergognare per il fatto che la sua religione ha bistrattato la donna e ferito la sua dignit\u00e0 per circa duemila anni…<\/p>\n

Un’ultima osservazione (ma ci sarebbero infinite cose da dire). Al lettore attento, o semplicemente a chi ha buona memoria, e ricorda quel triste giorno del 2000, in cui il pontefice sgranava la lugubre litania delle innumerevoli colpe e aberrazioni di cui i cristiani si son resi responsabili nel corso della storia, non sar\u00e0 sfuggita la deliberata mescolanza e confusione fra concetti assolutamente laici, per non dire laicisti (e massonici, cio\u00e8 anticristiani), come quello dei "diritti dei popoli" e dei "diritti fondamentali della persona", e concetti teologici specificamente cristiani e cattolici, come l’amore. Quanto alla "pace", da come viene menzionata, si direbbe pi\u00f9 la pace come la intende il mondo, cio\u00e8 come fatto giuridico e istituzionale, che non come la intende il Vangelo e come l’annuncia Ges\u00f9 Cristo: Vi lascio la pace, vi do la mia pace; ve la do, non come la d\u00e0 il mondo<\/em>.<\/p>\n

Chi lamenta, oggi, e a ragione, l’arbitraria e devastante intrusione di concetti laici e giuridici di matrice illuminista e massonica, nel vocabolario omiletico e pastorale del signor Bergoglio, dovrebbe tener presente il tono e lo stile dei documenti relativi alla Giornata del Perdono del 2000, fortemente voluta da Giovanni Paolo II. E chi si ostina a parlare di una improvvisa degenerazione del ministero petrino, in questi ultimissimi anni, dovrebbe confrontare quei documenti con quelli del signor Bergoglio, come Amoris laetitia<\/em>, o come l’enciclica "ambientalista" Laudato si’<\/em>. Vi scoprirebbe delle affinit\u00e0 di fondo a dir poco spiazzanti. Ancora una volta, l’ennesima, torniamo a dirlo: il male parte da lontano; e non si pu\u00f2 capire nulla della presente crisi complessiva attraversata dalla Chiesa cattolica – liturgica, pastorale, dottrinale – se non si risale indietro, almeno fino alla "stagione" del Concilio Vaticano II…<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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