{"id":23310,"date":"2020-09-19T12:45:00","date_gmt":"2020-09-19T12:45:00","guid":{"rendered":"https:\/\/fides-et-ratio.it\/2020\/09\/19\/antivedere-le-cose-quando-le-idee-anticipano-i-fatti\/"},"modified":"2020-09-19T12:45:00","modified_gmt":"2020-09-19T12:45:00","slug":"antivedere-le-cose-quando-le-idee-anticipano-i-fatti","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/fides-et-ratio.it\/2020\/09\/19\/antivedere-le-cose-quando-le-idee-anticipano-i-fatti\/","title":{"rendered":"Antivedere le cose: quando le idee anticipano i fatti"},"content":{"rendered":"

Antivedere: vedere avanti nel tempo, prevedere, presagire<\/em> (Treccani). Come si spiega che alcune persone vedono, per cos\u00ec dire, gli sviluppi futuri di situazioni attuali che sono ancora appena agli esordi, o addirittura non si sono ancora manifestate, pur essendoci gi\u00e0 le condizioni perch\u00e9 si manifestino? Siamo abituati a pensare che il pensare sia una funzione autonoma e originaria delle menti individuali; ma siamo proprio sicuri che sia cos\u00ec? Alessandro Meluzzi, a margine di una commemorazione della giornalista Oriana Fallalci, a Forenzei, il 15 settembre 2020, ha avanzato la teoria che la mente, pi\u00f9 che a un computer, si possa paragonare a una radio ricevente, capace di cogliere degli stimoli, delle sollecitazioni intellettuali che sono presenti, per cos\u00ec dire, nell’aria, in determinate situazioni storiche, e a farlo sono le menti pi\u00f9 ricettive, in anticipo rispetto al comune pensare di quel dato momento (cfr. https:\/\/youtu.be\/1FaAczRRaoE<\/a>). In particolare egli ha fatto l’esempio di Oriana fallaci, che, da donna di sinistra, fortemente critica verso la politica degli Stati Uniti e influenzata dalla cultura marxista e dal femminismo radicale, a un certo punto, non per\u00f2 in maniera imprevedibile e irrazionale, bens\u00ec in maniera estremamente lucida e ragionata, ha abbracciato un punto di vista tradizionale e conservatore, anticomunista, antifemminista e anti-islamico. Lei, possiamo anche aggiungere, che era sempre stata una giornalista "contro", a un certo punto si \u00e8 schierata "contro", s\u00ec, ma dopo aver capito – lei sola, o quasi sola, in quel momento storico, attorno agli anni ’80, che i veri poteri forti, responsabili delle ingiustizie sociali e dello sfruttamento di classe, stavano e stanno, in realt\u00e0, da tutt’altra parte rispetto a dove la cultura progressista li immaginava e li aveva sempre collocati, e dove il "popolo della sinistra" continua a immaginarseli, o piuttosto a sognarseli, a tuttoggi. Una spiegazione di quel suo nuovo orientamento pu\u00f2 essere che Oriana Fallaci, pi\u00f9 ricettiva di altri, abbia saputo cogliere al volo un’idea, o meglio una serie d’idee, legate alle circostanze storiche e teoricamente accessibili a tutti, ma che i pi\u00f9, per conformismo e pigrizia intellettuale, non hanno saputo vedere, o, se le hanno viste, hanno preferito fare finta di nulla e restare nel solco delle vecchie idee consolidate, anche se non pi\u00f9 corrispondenti alla realt\u00e0 dei fatti.<\/p>\n

Ora, in natura vi sono dei fenomeni che hanno un’origine simile a questa: nei quali, cio\u00e8, la vista si spinge pi\u00f9 lontano nello spazio fisico e persino nello spazio-tempo. Nel campo dei fenomeni atmosferici, ad esempio, noi sappiamo che, al verificarsi di particolari circostanze locali, \u00e8 possibile spingere lo sguardo molto pi\u00f9 in l\u00e0 di quanto lo permetterebbero le normali leggi della fisica. Di fatto, esiste una precisa letteratura scientifica la quale attesta come, qualche volta, dei testimoni sono riusciti a vedere oggetti che si trovavano a centinaia di chilometri di distanza, e, in alcuni casi, perfino a vedere il disco del Sole dopo che questo era tramontato — o, almeno, dopo che avrebbe dovuto essere tramontato, e quindi non pi\u00f9 osservabile da quella posizione. Si tratta di episodi eccezionali, per\u00f2 assolutamente certi, che si spiegano con le leggi della rifrazione ottica allorquando si verificano forti differenze di temperatura fra l’aria degli strati pi\u00f9 bassi dell’atmosfera e quella degli strati superiori.<\/p>\n

Citiamo dal saggio del climatologo Louis Auberger, membro della prima spedizione meteorologica navigante al mondo e grande studioso delle rotte aeree atlantiche, Atmosfera e meteore<\/em> (titolo originale: Athmosph\u00e8re et m\u00e9t\u00e9ores<\/em>, Parigi, \u00c9ditions Fayard, 1964; traduzione di Gildo Dalla Cort, Modena, Edizioni Paoline, 1968, pp. 118-120):<\/p>\n

Come abbiamo visto parlando del miraggio, la rifrazione pu\u00f2 essere talvolta molto differente dal normale. Pu\u00f2 avvenire che la temperatura dell’aria vicino al suolo sia relativamente elevata e diminuisca rapidamente con l’altezza: allora l’indice di rifrazione aumenta man mano che si sale. In questo caso, la portata visuale \u00e8 diminuita.<\/em><\/p>\n

Ma il pi\u00f9 delle volte la temperatura dell’aria vicino al suolo \u00e8 relativamente bassa e l’indice di rifrazione diminuisce rapidamente allontanandosi dal suolo. Allora la portata visuale \u00e8 aumentata, e stando a una buona altezza, l’orizzonte appare rialzato: in pianura, la Terra sembra incavata "a catino", al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, poich\u00e9 la Terra \u00e8 rotonda "come una palla".<\/em><\/p>\n

Come esempio di visibilit\u00e0 lontana si pu\u00f2 citare il fatto che rende possibile la visibilit\u00e0 particolareggiata della costa francese, da Calais a Dieppe, dalla costa inglese a circa 120 chilometri. Per lo stesso fenomeno fu possibile scoprire le montagne dell’Alaska, dalla nave "Explorer", a 610 chilometri di distanza, mentre normalmente non sono pi\u00f9 visibili a 280 chilometri. \u00c8 soprattutto notevole il fatto verificatosi a bordo della nave inglese "Balranald" al largo del Capo, il 10 aprile 1927: in questa circostanza apparve un secondo Sole, rosso, 12 minuti dopo il tramonto teorico e 7 minuti dopo un primo tramonto. In quel preciso momento il bordo inferiore del secondo Sole rosso era ad un grado e mezzo sopra l’orizzonte, corrispondente ad una distanza di visibilit\u00e0 sul mare di circa 1.000 chilometri.<\/em><\/p>\n

Ebbene, ci sembra possibile, anzi ragionevole, ipotizzare una spiegazione del genere anche per ci\u00f2 che riguarda la dimensione intellettuale. Le singole menti non creano dal nulla le idee, non le "inventano": le colgono, le afferrano, come una radio ricevente afferra le onde elettromagnetiche provenienti da una fonte esterna, sia essa terrestre o anche, eventualmente, spaziale. Bisognerebbe andarci piano prima di definire "creatori" gli esseri umani, quando si parla di opere del pensiero o di opere artistiche (specialmente queste ultime vengono ad essi attribuite talmente in esclusiva, che sovente si parla appunto di "creazioni artistiche"): perch\u00e9 gli uomini, propriamente parlando, non creano nulla, assolutamente nulla. Uno solo \u00e8 il Creatore; tutte le creature, uomo compreso, non fanno altro che rimodellare e riorganizzare dei materiali che gi\u00e0 esistevano prima di loro, dando loro nuove forme e nuove finalit\u00e0. E ci spingiamo cos\u00ec in l\u00e0 da affermare che le opere dell’uomo sono tanto pi\u00f9 riuscite e tanto pi\u00f9 eccellenti, quanto pi\u00f9 si ispirano e si uniformano all’intenzione originaria del Creatore, la quale \u00e8 intimamente buona e sommamente gratuita, cio\u00e8 del tutto disinteressata; e, viceversa, tanto pi\u00f9 imperfette e malriuscite, quanto pi\u00f9 se ne allontanano, sia che ci\u00f2 avvenga intenzionalmente o no. Poich\u00e9 la cultura moderna ha di fatto scartato l’ipotesi "Dio", bisogna pensare che le opere degli uomini non hanno il fine esplicito di contraddire la sua santa Volont\u00e0, semmai quello di magnificare e glorificare se stessi, oltre ad assicurar loro il massimo della soddisfazione personale e dell’utilit\u00e0 pratica., specie di tipo economico. In altre parole, quasi tutto ci\u00f2 che l’uomo moderno opera, lo fa in vista di un profitto: non, si badi, in vista di ottenere ci\u00f2 che gli occorre per vivere, ma per strappare dei vantaggi che vanno molto, ma molto al di l\u00e0 dei quanti gli \u00e8 necessario, e che spesso sono tali che non potrebbe goderne effettivamente in tutto il corso della sua vita, se pure lo volesse. Tale ad esempio \u00e8 la ricchezza spropositata, quasi inimmaginabile di certi banchieri, i quali non riuscirebbero a spenderla neppure se si costruissero decine di ville fatte letteralmente d’oro. Evidentemente ci\u00f2 che li muove, ed \u00e8 il caso estremo di una tendenza che \u00e8 comunque tipica dell’uomo moderno in quanto tale, non \u00e8 una motivazione di carattere razionale, ma una spinta assolutamente irrazionale che proviene dall’ipertrofia dell’ego. Non conta il risultato in se stesso, ma la smania di accumulare sempre di pi\u00f9, di sentirsi sempre pi\u00f9 potenti, sempre pi\u00f9 liberi da qualsiasi bisogno: e non si accorgono di essere divenuti schiavi del proprio bisogno compulsivo, nevrotico, e in ultima analisi auto-distruttivo, di avere sempre di pi\u00f9 per sentirsi sempre di pi\u00f9. Non di essere<\/em>, ma di sentirsi<\/em> (e, naturalmente di apparire, cosa pi\u00f9 importante di tutte:) perch\u00e9 la categoria dell’essere \u00e8 positiva e oggettiva, mentre la febbre che li divora \u00e8 soggettiva e insaziabile, si sottrae a qualunque controllo e ignora qualsiasi limite: \u00e8 la febbre di sentirsi ricchi, potenti, felici, ecc. Anche se Paperon de’ Paperoni, alla fine, si riduce, come Mazzar\u00f2 della novella verghiana La roba<\/em>, a nutrirsi di pochi bocconi di cibo e a tirare avanti con gli abiti e le scarpe usati e pi\u00f9 volte rammendati, per non intaccare neanche di pochi spiccioli il suo favoloso patrimonio, che tutti gli invidiano, ma del quale egli si \u00e8 autoescluso, condannandosi a non goderne effettivamente.<\/p>\n

Dunque, la genesi delle idee. Se esse non vengono create dagli uomini, nel senso specifico della parola, ma solamente utilizzate, allora ne deriva la logica conseguenza che esse non appartengono ad alcuno, che non esiste un vero diritto alla propriet\u00e0 delle idee, con buona pace di quanti si affrettano a pretendere ed imporre legalmente i diritti d’autore su di esse, domandando risarcimenti finanziari a quanti si permettono di utilizzarle senza pagar loro il copyright<\/em>. Attenzione: non stiamo facendo l’apologia del comunismo intellettuale; per quanto restiamo convinti che il comunismo una base seria ce l’abbia, e cio\u00e8 il diritto al libero accesso ai beni essenziali per la vita, prima di tutti l’acqua, che non pu\u00f2 e non deve essere privatizzata, perch\u00e9 questo metterebbe popoli interi alla merc\u00e9 dei soliti speculatori finanziari. Nel caso delle idee, non si tratta di comunismo nel senso marxista della parola, perch\u00e9 sarebbe velleitario e demagogico affermare che tutte le idee sono di tutti gli uomini; quel che sosteniamo, piuttosto, \u00e8 che tutte le idee appartengono a tutti gli uomini di buona volont\u00e0, i quali le sanno recepire, le sanno apprezzare, le sanno sviluppare e arricchire, le sanno divulgare. In questo senso, e solo in questo senso, s\u00ec, siamo comunisti: non possiamo n\u00e9 potremo mai adattarci all’idea che un George Soros, un Bill Gates o un Mark Zuckerberg possano acquistare il copyright<\/em> da qualche ricercatore indipendente e poi, in condizioni di monopolio, imporlo a loro volta sull’uso e la trasmissione delle idee. Anche se \u00e8 evidente che le condizioni a ci\u00f2 necessarie esistono, eccome: in particolare esiste una classe di nerds<\/em>, piccoli intellettuali ambiziosi e frustrati — in verit\u00e0, pi\u00f9 tecnici infornatici che intellettuali – asociali, narcisisti, apolidi, sostanzialmente autistici, che per\u00f2 coltivano illimitati sogni di gloria e di rivalsa sociale, e che non vedono l’ora di poter vendere a qualche multinazionale il risultato dei loro studi e delle loro ricerche, per ricavarne quattro soldi e un briciolo di notoriet\u00e0. (Per chi non lo sapesse, secondo il dizionario della Hoepli il nerd<\/em> \u00e8 un tipo umano, specialmente giovane, poco portato per la mondanit\u00e0, la socializzazione e lo sport, che trova soddisfazione e riscatto negli studi, specie nell’informatica).<\/p>\n

Naturalmente, la domanda che sorge spontanea, di fronte alla teoria su esposta circa l’origine delle idee, \u00e8 la seguente: se le idee non nascono nelle menti finite, le quali si limitano a captarle; se non sono un loro prodotto, allora chi ne \u00e8 l’autore? Chi pensa le idee che poi vengono afferrate e pensate dalla mente degli esseri umani? \u00c8 chiaro che la risposta, non solo per un credente, ma anche per qualsiasi persona razionale, date le premesse, non pu\u00f2 essere che una: Dio. Chiunque possieda una sia pur minima infarinatura di metafisica sa che ogni fenomeno, ogni movimento, ogni mutazione dello stato di cose esistente, presuppone una causa; e che, se non si vuol risalire all’infinito, bisogna ammettere che ogni causa ha a sua volta un’altra causa, e cos\u00ec via, fino alla Causa Prima, origine e motore di tutto ci\u00f2 che esiste, di tutto ci\u00f2 che si muove, di tutto ci\u00f2 che muta. Inoltre, chi ha qualche nozione di esoterismo teosofico, sa che verso la fine del XIX secolo venne elaborata e divulgata una teoria, in effetti molto pi\u00f9 antica, secondo la quale tutto ci\u00f2 che esiste, tutto ci\u00f2 che accade, tutto ci\u00f2 che viene detto, pensato, sognato, agito, non scompare nel nulla, ma viene per cos\u00ec dire "registrato" in una sorta d’immenso archivio cosmico o memoria cosmica, di natura eterica, denominato con la parola sanscrita Akasha; e che pertanto esiste la possibilit\u00e0, almeno a livello teorico, che qualche mente abbia la possibilit\u00e0 di accedervi e trovarvi qualsiasi cosa sia esistita, in qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo. L’Akasha sarebbe il famoso quinto elemento, o quintessenza, oltre i quattro tradizionali (terra, acqua, aria e fuoco), immateriale e paragonabile a una luce astrale. Nonostante le apparenze, questa teoria esoterica si pu\u00f2 interpretare, fino a un certo punto, in senso perfettamente cristiano, come aveva visto il filosofo George Berkeley. Se le menti finite ricevono le idee, queste sono presenti, tutte quante, nella mente infinita di Dio, la quale contempla tutto ci\u00f2 che esiste, \u00e8 esistito ed esister\u00e0, non solo nella sfera fisica ma anche nelle dimensioni sottili, eteriche appunto. La mente umana non pu\u00f2 affatto contemplare la Mente divina — qui il divario con la teosofia \u00e8 incolmabile — con un atto della sua volont\u00e0, perch\u00e9 la differenza fra creature e Creatore \u00e8 ontologica e pone una distanza incommensurabile fra loro. Per\u00f2 le menti umane possono ricevere da Dio ci\u00f2 che Egli mette a loro disposizione, sempre per un fine ottimo; e alcune di esse, ad esempio le anime sante, per uno speciale privilegio, potrebbero antivedere ci\u00f2 che resta celato alle altre. Ma perch\u00e9 Dio dovrebbe concedere un tale privilegio? La risposta \u00e8 scontata: per il bene degli uomini stessi…<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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