PN-4 - VALTORTAVOX

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4ª Parte ♫ AUDIO


  LA PREGHIERA del PADRE NOSTRO → Dai testi di MARIA VALTORTA

4ª Parte Ma leggiamo ora il "Padre Nostro" che Gesù risorto prega e rispiega ai Suoi undici Apostoli, al limite più alto del Getsemani:

da: L'EVANGELO COME MI È STATO RIVELATO, di Maria Valtorta → cap.630 - Ed. CEV.

[...]Gesù fa per andarsene. Giovanni, al quale il fratello e l'altro Giacomo insieme a Pietro e Bartolomeo hanno parlato sottovoce, si alza e lo segue dicendo:
«Gesù, mio Dio. Noi speravamo di dire con Te l'orazione al Padre tuo. La tua orazione. Ci sentiamo poco perdonati se Tu non ci concedi di dirla con Te. Noi sentiamo di averne tanto bisogno...».
«Dove due sono uniti in preghiera, là sono Io in mezzo a loro. Dite allora fra voi l'orazione e Io sarò fra voi».
«Ah! Tu non ci giudichi più degni di orare con Te!», grida Pietro col volto nascosto fra le erbe, non tutte monde del Sangue divino, e un grande pianto.
Giacomo d'Alfeo esclama: «Noi siamo infelici, frat... Signore».
Si riprende tosto, dicendo "Signore" in luogo di "fratello". E Gesù lo guarda e dice:
«Perché non mi dici fratello, tu, del mio sangue? Fratello a tutti gli uomini, a te lo sono doppiamente, triplicemente, come figlio d'Adamo, come figlio di Davide, come figlio di Dio. Termina la tua parola».
«Fratello, mio Signore, noi siamo infelici e stolti, Tu lo sai, e più stolti ci fa l'avvilimento in cui siamo. Come possiamo dire con l'anima la tua orazione se non ne sappiamo il significato?».
«Quante volte, come a fanciulli minorenni, Io ve l'ho spiegato! Ma più duri di cervice che il più distratto degli scolari di un pedagogo, voi non avete ritenuto la mia parola!».
«È vero! Ma ora la nostra mente è confitta sulla nostra tortura di non averti capito... Oh! nulla abbiamo capito! Io lo confesso per tutti! E ancora non ti comprendiamo bene, o
Signore. Ma, te ne prego, l'indulgenza per il nostro male traila dallo stesso male che ci fa ottusi. Tu eri spirato e il grande rabbi urlò la verità dell'ottusità di Israele, là, ai piedi della tua Croce. ((G Giovanni si riferisce a Gamaliele, che dopo aver visto il crollo di parte del Tempio e il Velo del Santo dei Santi strappato come da mano di gigante, aveva capito che la profezia che gli aveva fatto Gesù Bambino al Tempio si era avverata ed era corso sotto la Croce nella speranza di trovare Gesù ancora vivo per chiedergli perdono della sua incredulità)) E Tu, Dio onnipresente, liberato Spirito di Dio dalla carcere della Carne, hai sentito quelle parole: "Secoli e secoli di cecità spirituale stanno sulla vista interiore", e ti ha pregato: "In questo pensiero, prigioniero delle formule, penetra Tu, Liberatore". O mio adoràto e adorabile Gesù, che ci hai salvati dalla Colpa di origine prendendo su Te i nostri peccati e consumandoli nell'ardore del tuo amore perfetto, prendi, consuma anche l'intelletto nostro di ostinati israeliti, dacci una mente nuova, vergine come quella di un infante uscito ora da un seno, smemoraci per riempirci della tua sola sapienza. Tante cose del passato sono morte in quel giorno orrendo. Morte con Te. Ma, ora che sei risorto, fa' che nasca in noi un nuovo pensiero. Creaci un cuore e una mente nuova, Signor mio, e noi ti capiremo», prega Giovanni.
«Non sta a Me questo compito, ma a Colui di cui vi ho parlato nell'ultima Cena. Ogni mia parola si perde nell'abisso del vostro pensiero, in tutto o in parte, o resta serrata e chiusa nel suo spirito. Solo il Paraclito, quando sarà venuto, estrarrà dal vostro abisso le mie parole e ve le aprirà per farvi comprendere lo spirito di esse».
«Ma Tu ce lo hai infuso», obbietta lo Zelote. «Ma Tu hai detto che, quando Tu fossi andato al Padre, Egli, lo Spirito di Verità, sarebbe venuto», obbietta, insieme allo Zelote, Matteo.
«Ditemi: quando un bambino nasce ha l'anima infusa?».
«Certo che l'ha!», rispondono tutti.
«Ma quest'anima ha la Grazia di Dio?».
«No. La Colpa d'origine è su essa e la priva della Grazia».
«E l'anima e la Grazia di dove vengono?».
«Da Dio!».
«Perché allora Dio non dà addirittura un' anima in grazia alla creatura?».
«Perché Adamo fu punito, e noi in lui. Ma, ora che Tu sei divenuto il Redentore, così sarà».
«No. Così non sarà. Gli uomini nasceranno sempre impuri nella loro anima, che Dio ha creata e che l’eredità d’Adamo ha maculata.
Ma, per un rito ((G il Battesimo)) che vi spiegherò un'altra volta, l'anima infusa nell'uomo sarà vivificata della Grazia e lo Spirito del Signore ne prenderà possesso.
Voi però, battezzati con l'acqua da Giovanni, sarete battezzati col fuoco della Potenza di Dio. E allora veramente lo Spirito di Dio sarà in voi. E sarà il Maestro che gli uomini non possono perseguitare né scacciare, e che nell'intimo vi dirà lo spirito delle mie parole e molte altre istruzioni. Io ve l’ho infuso perché soltanto per i miei meriti ogni cosa può aversi ed esser valida. Aversi Dio, e aver validità la parola di un delegato di Dio. Ma ancor non è in voi, come Maestro, lo Spirito di Verità».
«Ebbene, così sia. A suo tempo verrà. Ma intanto facci sentire il tuo perdono. Siici Maestro, o mio Signore. Ancora, ancora, poiché Tu lo hai detto che bisogna perdonare settanta volte sette», insiste Giovanni e termina
- è il più fidente e amoroso sempre - osando prendere fra le sue la Mano sinistra di Gesù, pendente lungo la persona, e sulla quale la luna pare rendere ancor più grande lo squarcio del chiodo:
«Tu che sei la Luce eterna, non permettere che i tuoi servi restino nelle tenebre», e bacia le dita lievemente, sulla punta, queste dita rimaste un poco piegate, proprio come sono quelle di chi fu ferito ed è guarito ma i nervi ne restano lievemente contratti.
«Venite. Saliamo più in alto e diremo insieme l'orazione», concede Gesù lasciando la sua mano in quelle di Giovanni, mentre già cammina verso il limite più alto del Getsemani, verso la via alta che, per il campo dei Galilei, va a Betania.
Anche qui si vede che le opere di delimitazione volute da Lazzaro sono in corso. Anzi qui, più lontano dalla casa del guardiano dell'uliveto, già è alzato un muro liscio e alto, che segue la siepe e il sentiero a curve che erano il limite del Getsemani.
Gerusalemme, in basso, esce lentamente dalle tenebre anche nelle parti a ponente, poiché la luna è ora allo zenit e imbianca tutte le cose col suo falcetto sottile, lucente come una fiamma diamantata posata sul cupo del firmamento, sul quale palpitano le corolle luminose di un numero incalcolabile di stelle, delle così inverosimili stelle dei cieli d'oriente.
Gesù apre le braccia nella sua consueta posizione di preghiera e intona:
«Padre nostro che sei nei Cieli». Si interrompe e commenta: «Che Padre sia, ve ne ha dato prova l'avervi perdonato. Voi, più di tutti tenuti a perfezione, voi, così beneficati e così, come voi dite, inetti alla missione, quale Signore, che non vi fosse Padre, non vi avrebbe puniti? Io non vi ho punito. Il Padre non vi ha punito. Perché ciò che fa il Padre, il Figlio fa; perché ciò che fa il Figlio, il Padre fa, essendo Noi una sola Divinità unita nell'Amore. Io sono nel Padre, e il Padre è con Me. Il Verbo è sempre presso Dio, il quale è senza principio. E il Verbo è da prima di tutte le cose, da sempre, da un’eternità che ha nome sempre, da un presente eterno presso Dio, ed è Dio come Dio, essendo il Verbo del Pensiero divino.
Quando dunque me ne sarò andato, pregando così il Padre nostro, mio e vostro, onde fratelli siamo, Io primogenito, voi minori, vogliate vedere sempre anche Me nel Padre mio e vostro. Vogliate vedere il Verbo che vi fu "il Maestro" e vi amò sino alla morte e oltre la morte, lasciandovi Se stesso in cibo e bevanda perché voi foste in Me ed Io in voi sinché dura l'esilio, e poi Io e voi nel Regno per il quale vi ho insegnato a pregare:
"Venga il Regno tuo” dopo che abbiate invocato che le vostre opere santifichino il Nome del Signore dandogli gloria in Terra e in Cielo. Si. Non sarebbe il Regno per voi in Cielo, il Regno per quelli che crederanno come voi, se prima non aveste voluto il Regno di Dio in voi con la pratica reale della Legge di Dio e della mia parola, che è il perfezionamento della Legge, avendo dato, nel tempo della Grazia, la Legge degli eletti, ossia quella di coloro che sono oltre le costituzioni civili, morali, religiose del tempo mosaico, già nella Legge spirituale del tempo di Cristo.
Voi lo vedete cosa è aver la vicinanza di Dio, ma non Dio in voi; cosa è aver la parola di Dio, ma non la pratica reale di quella parola.
Ogni misfatto si è compiuto per questo aver Dio vicino, ma non nel cuore; per questo avere la conoscenza della parola, ma non l'ubbidienza ad essa. Tutto! Tutto per questo. L'ottusità e la delinquenza, il deicidio, il tradimento, le torture, la morte dell'Innocente e del suo Caino, tutto è venuto per questo. Eppure, chi come Giuda fu amato da Me? Ma non ebbe Me-Dio nel suo cuore. Ed è il dannato deicida, l'infinitamente colpevole come israelita e come discepolo, come suicida e come deicida, oltre che per i suoi sette vizi capitali e ogni altra sua colpa.
Regno di Dio in voi ora si può con più facilità aversi, perché Io ve l'ho ottenuto con la
mia morte. Io vi ho ricomprati col mio dolore. Ricordatevelo. E nessuno calpesti la Grazia, perché essa è costata la vita ed il Sangue di un Dio. Sia dunque il Regno di Dio in voi, uomini, per la Grazia; sia sulla Terra, per la Chiesa, sia nel Cielo, per il popolo dei beati che, avendo vissuto con Dio in cuore, uniti al Corpo di cui Cristo è il Capo, uniti alla Vite di cui ogni cristiano è tralcio, meritano di riposare nel Regno di Colui per il quale tutte le cose sono state fatte: Io che vi parlo e che ho dato Me stesso alla Volontà paterna perché tutto potesse essere compiuto. Onde Io posso insegnarvi, senza ipocrisia, che va detto:
"Sia fatta la tua volontà in Terra come in Cielo”. Come Io abbia fatto la volontà del Padre mio, persino le zolle, le erbe, i fiori, le pietre di Palestina, e le mie carni ferite, e tutto un popolo possono dirlo. Fate come Io ho fatto. Sino all'estremo. Sino alla morte di croce se Dio lo vorrà. Perché, ricordatevelo, Io l'ho fatto, e non c'è discepolo che valga misericordia più di Me. Eppure Io ho consumato il più grande dolore. Eppure Io ho ubbidito con perpetue rinunce. Voi sapete. Più ancor comprenderete in futuro, quando assomiglierete a Me bevendo un sorso al mio calice... Datevi questo pensiero costante: "Per la sua ubbidienza al Padre, Egli ci ha salvati". E, se volete essere salvatori, fate ciò che Io ho fatto.
Vi sarà chi conoscerà anche la croce ((G S. Pietro)) , chi la tortura dei tiranni ((G Tutti gli Apostoli che sono morti martiri )) e chi la tortura dell'amore, dell'esilio dai Cieli ai quali tenderà sino all'età più tarda prima di salirvi ((G S. Giovanni e qui Gesù conferma che S. Giovanni è martire per tortura d'amore)). Ebbene, in ogni cosa sia fatto ciò che Dio vuole. Pensate che supplizio di morte o supplizio di vita, mentre vorreste morire per venire ove Io sono, sono uguali, se fatti con ilare ubbidienza, agli occhi di Dio. Sono la sua Volontà. Perciò santi sono.
"Dacci il pane nostro quotidiano”. Giorno per giorno, ora per ora. È fede. È amore. È ubbidienza. È umiltà. È speranza questo chiedere il pane di un giorno e accettarlo come è. Oggi dolce, domani amaro, molto, poco, con spezie o con cenere. Sempre quale è giusto. Lo dà Dio che è Padre. È dunque buono.
Un'altra volta vi dirò dell'altro Pane, che salutare sarebbe di voler mangiare ogni giorno,
e di pregare il Padre di mantenerlo. Perché guai a quel giorno e a quei luoghi dove venisse a mancare per volere d’uomini!
Ora gli uomini voi vedete quanto sono potenti nelle opere loro di tenebre. Pregate il Padre che Egli difenda il suo Pane e ve lo dia. Tanto più lo dia, più le tenebre vorranno soffocare la Luce e la Vita, come in Parasceve fecero. La seconda Parasceve sarebbe senza risurrezione. Ricordatelo tutti. Se il Verbo non potrà più essere ucciso, ancor uccisa potrebbe essere la sua dottrina e spenta la libertà e la volontà, in troppi, di amarlo. Ma allora anche Vita e Luce sarebbero finite per gli uomini. E guai a quel giorno! Vi sia di esempio il Tempio. Ricordate: ho detto "è il grande Cadavere". ((G Ed infatti il Tempio fu poi distrutto e mai più riedificato fino ad oggi. E' rimasto solo un pezzo di muro chiamato "Muro del pianto".))
"Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori". Peccatori tutti, siate dolci ai peccatori. Ricordate le mie parole: "A che guardi la pagliuzza del fratello se prima non levi la trave dal tuo occhio?". Quello Spirito che vi ho infuso, quell’ordine che vi ho dato vi dànno facoltà di rimettere, in nome di Dio, i peccati del prossimo.
Ma come potrete farlo se a voi non ve li rimette Dio? Parlerò altra volta di ciò. Per ora vi dico: perdonate a chi vi offende per esser perdonati e per avere diritto di assolvere o condannare. Chi è senza peccato può farlo con piena giustizia. Chi non perdona, ed è in colpa e finge scandalo, è un ipocrita e l'Inferno lo attende. Perché, se ancora sarà misericordia ai pupilli, severo sarà il verdetto per i tutori dei pupilli, colpevoli di colpe uguali o maggiori, pur avendo la pienezza dello Spirito a loro aiuto.
"Non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male". (( G Ed ecco la novità! Gesù non dice più "dal Maligno!" ma "dal male”! Che cosa ha fatto cambiare le parole di Gesù? Come vi dicevo avevo una mia idea che ora vi espongo. Fino alla Redenzione Satana era padrone delle anime che essendo marchiate del suo marchio non potevano andare in Paradiso - un po' come capita ai vitelli che una volta marchiati sono di "quel padrone"!! Allora ben giustamente Gesù doveva dire che il Padre li liberasse dalla potenza del Maligno, del Principe orrendo. Ma ora la Redenzione è avvenuta: Gesù è morto e risorto e Lui ha vinto il Maligno per sempre. Chi non vuole essere suo non lo sarà mai e la Grazia terrà per sempre lontano questo mostro infernale. Allora Gesù può ora dire "Liberaci dal male", il male che l'uomo può continuare a fare se non tiene la sua anima in Grazia di Dio e si lascia tentare da Satana con la scienza fuori da Dio, la potenza, la carne. Ma il Maligno (fine a sè stesso) ha ormai perso la guerra, Gesù ci ha "liberato" per sempre, ci sono ancora delle scaramucce, ma la Guerra è stata vinta e Gesù e Maria sono i vincitori! Chi sta vicino a loro ed è innestato alla vigna non può più perdersi!
Il perdono è stato ottenuto ed il Paradiso è stato aperto!!
Ovviamente è solo una mia ipotesi, ma la sottopongo alla vostra attenzione e riflessione.))
Ecco l'umiltà, pietra basilare della perfezione. In verità vi dico di benedire chi vi umilia,
perché vi dà il necessario per il vostro celeste trono. No. La tentazione non è rovina, se
Vuomo umilmente sta presso il Padre e gli chiede di non permettere che Satana, il mondo e la carne trionfino su lui. Le corone dei beati sono ornate delle gemme delle tentazioni vinte. Non cercatele. Ma non siate vili quando esse vengono. Umili, e perciò forti, gridate al Padre mio e vostro:_ "Liberaci dal male", e vincerete il mal. E santificherete veramente il Nome di Dio con le vostre azioni, come ho detto in principio, perché ogni uomo vedendovi dirà: "Dio è, perché essi da dèi vivono, tanto perfetta è la loro condotta", e a Dio verranno, moltiplicando i cittadini del Regno di Dio.
Inginocchiatevi, che Io vi benedica e la mia benedizione vi apra la mente a meditare».
Si prostrano al suolo ed Egli li benedice, e scompare come fosse assorbito dal raggio lunare. Dopo un poco gli apostoli alzano la testa, stupiti di non sentire altre parole, e vedono che Gesù è sparito... Si riabbattono col volto al suolo nel tremore, vecchio di secoli, di ogni israelita che abbia la percezione di essere stato a contatto con Dio quale è in Cielo.
E ora un'ulteriore stupenda spiegazione data direttamente a noi, cattolici del terzo millennio, la troviamo ne:

I Quaderni del 1943, 7 luglio, ed. CEV.
Dice Gesù:
«Nel Pater noster è la perfezione della preghiera.
Osserva: nessun atto è assente nella brevità della formula. Fede, speranza, carità, ubbidienza, rassegnazione, abbandono, domanda, contrizione, misericordia sono presenti. Dicendola, pregate con tutto il Paradiso, durante le prime quattro petizioni, poi, lasciando il Cielo, che è la dimora che vi attende, tornate sulla terra, rimanendo con le braccia alte verso il Cielo per implorare per le necessità di quaggiù e per chiedere aiuto nella battaglia da vincersi per tornare lassù.
“Padre nostro che sei nei cieli”.
O Maria! Solo il mio amore poteva dirvi: dite “Padre nostro”. Con questa espressione vi ho investiti pubblicamente del titolo sublime di figli dell’Altissimo e fratelli miei. Se qualcuno, schiacciato dalla considerazione della sua nullità umana, può dubitare di essere figlio di Dio, creato a sua immagine e somiglianza, pensando a questa mia parola non può più dubitare. Il Verbo di Dio non erra e non mente. E il Verbo vi dice: dite “Padre nostro”.
Avere un padre è dolce cosa e forte aiuto. Io, nell’ordine materiale, ho v oluto avere un padre sulla terra per tutelare la mia esistenza di bimbo, di fanciullo, di giovane. Con questo ho voluto insegnarvi, sia ai figli che ai padri, quanto sia grande la figura morale del padre. Ma avere un Padre di perfezione assoluta, quale è il Padre che è nei Cieli, è dolcezza delle dolcezze, aiuto degli aiuti. Guardate a questo Padre-Dio con timore santo, ma sempre più forte del timore sia l’amore riconoscente per il Datore della vita in terra e in cielo.
“Sia santificato il Nome tuo”.
Con lo stesso movimento dei serafini e di tutti i cori angelici, ai quali e coi quali vi unite nell’esaltare il nome dell’Eterno, ripetete questa esultante, riconoscente, giusta lode al Santo dei Santi. Ripetetela pensando a Me che prima di voi, Io, Dio figlio d i Dio, l’ho detta con venerazione somma e con sommo amore. Ripetetela nella gioia e nel dolore, nella luce e nelle tenebre, nella pace e nella guerra2 . Beati quei figli che mai hanno dubitato del Padre e in ogni ora, in ogni evento, hanno saputo dirgli: “Sia benedetto il tuo Nome!” .
“Venga il tuo Regno”.
Questa invocazione dovrebbe essere il battito del pendolo di tutta la vostra vita, e tutto dovrebbe gravitare su questa invocazione al Bene. Perché il Regno di Dio nei cuori, e dai cuori nel mondo, vorrebbe dire: Bene, Pace, e ogni altra virtù. Scandite perciò la vostra vita di innumeri implorazioni per l’avvento di questo Regno. Ma implorazioni vive, ossia agire nella vita applicando il vostro sacrificio di ogni ora, perché agire bene vuol dire sacrificare la natura, a questo scopo.
“Sia fatta la tua Volontà come in Cielo così in terra”.
Il Regno del Cielo sarà di chi ha fatto la Volontà del Padre, non di chi avrà accumulato parole su parole, e poi si è ribellato al volere del Padre, mentendo alle parole anzidette.
Anche qui vi unite a tutto il Paradiso che fa la Volontà del Padre. E se tale Volontà la fanno gli abitanti del Regno, non la farete voi per divenire, a vostra volta, abitanti di lassù? Oh! gioia che vi è stata preparata dall’amore uno e trino di Dio! Come potete voi non adoperarvi con perseverante volontà a conquistarla?
Chi fa la Volontà del Padre vive in Dio. Vivendo in Dio non può errare, non può peccare, non può perdere la sua dimora in Cielo, poiché il Padre non vi fa fare altro che ciò che è Bene, e che, essendo Bene, salva dal peccare, e conduce al Cielo. Chi fa sua la Volontà del Padre, annullando la propria, conosce e gusta dalla Terra la Pace che è dote dei beati. Chi fa la Volontà del Padre, uccidendo la propria volontà perversa e pervertita, non è più un uomo: è già uno spirito mosso dall’amore e vivente nell’amore.
Dovete, con buona volontà, svellere dal cuore vostro la volontà vostra e mettere al suo posto la Volontà del Padre.
Dopo avere provveduto alle petizioni per lo spirito, poiché siete poveri, viventi fra i bisogni della carne, chiedete il pane a Colui che provvede3di cibo gli uccelli dell’aria e di vesti i gigli del campo.
“Dacci oggi il nostro pane quotidiano”.
Ho detto oggi e ho detto pane. Io non dico mai nulla di inutile.
Oggi: Chiedete giorno per giorno gli aiuti al Padre. È misura di prudenza, giustizia, umiltà.
Prudenza: se aveste tutto in una volta, ne sciupereste molto. Siete degli eterni bambini e capricciosi per giunta. I doni di Dio non vanno sciupati. Inoltre, se aveste tutto, dimentichereste Iddio.
Giustizia: Perché dovreste avere tutto in una volta quando Io ebbi, giorno per giorno, l’aiuto del Padre? E non sarebbe ingiusto pensare che è bene che Dio vi dia tutto insieme, sotto-pensando con sollecitudine umana che, non si sa mai, è bene avere oggi tutto nella tema che domani Dio non dia? La diffidenza, voi a ciò non riflettete, è un peccato. Non bisogna diffidare di Dio. Egli vi ama con perfezione. È il Padre perfettissimo. Chiedere tutto insieme urta la fiducia e offende il Padre.
Umiltà', il dover chiedere giorno per giorno vi rinfresca nella mente il concetto del vostro nulla, della vostra condizione di poveri, e del Tutto e della Ricchezza di Dio.
Pane. Ho detto “pane” perché il pane è l’alimento-re, l’indispensabile alla vita. Con una parola e nella parola ho chiuso, perché li chiedeste tutti, tutti i bisogni della vostra sosta terrena. Ma come sono diverse le temperature della vostra spiritualità, così sono diverse le estensioni della parola.
"Pane-cibo" per coloro che hanno una spiritualità embrionale al punto che è già molto se sanno chiedere a Dio il cibo per saziare il loro ventre. Vi è chi non lo chiede e lo prende con violenza, imprecando a Dio e ai fratelli. Costui è guardato con ira dal Padre poiché calpesta il precetto4 da cui vengono gli altri. “Ama il tuo Dio con tutto il tuo cuore, ama il tuo prossimo come te stesso”.
"Pane-aiuto" nelle necessità morali e materiali per chi non vive solo per il ventre, ma sa vivere anche per il pensiero, avendo una spiritualità più formata.
“Pane-religione” per coloro che, ancora più formati, antepongono Dio alle soddisfazioni del senso e del sentimento umano e già sanno muovere le ali nel soprannaturale.
“Pane-spirito, pane-sacrificio” a quelli che, raggiunta l’età piena dello spirito, sanno vivere nello spirito e nella verità, occupandosi della carne e del sangue solo quel tanto che è strettamente necessario per continuare ad esistere nella vita mortale, finché sia l’ora di andare a Dio. Questi hanno ormai scalpellato se stessi sul mio modello e sono copie viventi di Me, sulle quali il Padre si curva con abbraccio d’amore.
“Perdonaci i nostri debiti come noi li perdoniamo ai nostri debitori”.
Non v’è, nel numero dei creati, nessuno, eccetto mia Madre, che non abbia avuto da farsi perdonare dal Padre colpe più o meno gravi a seconda della propria capacità d’esser figli di Dio. Pregate il Padre che vi cancelli dal novero dei suoi debitori. Se lo farete con animo umile, sincero, contrito, piegherete l’Eterno in vostro favore.
Ma condizione essenziale per ottenere, per essere perdonati, è di perdonare. Se vorrete solo e non darete pietà al vostro prossimo, non conoscerete perdono dell’Eterno. Dio non ama gli ipocriti e i crudeli, e colui che respinge il perdono al fratello respinge il perdono del Padre a se stesso.
Considerate inoltre che, per quanto possiate essere stati feriti dal prossimo vostro, le vostre ferite a Dio sono infinitamente più gravi. Questo pensiero vi spinga a perdonare tutto come Io perdonai per mia Perfezione e per insegnare il perdono a voi.
“Non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male”.
In tentazione Dio non vi induce. Dio vi tenta con doni di Bene soltanto, e per attirarvi a Sé.
Voi, interpretando male le mie parole, credete che esse vogliano dire che Dio vi induca in tentazione per provarvi. No. Il buon Padre che è nei Cieli il male lo permette, ma non lo crea. Egli è il Bene da cui sgorga ogni bene. Ma il Male c’è. Ci fu dal momento in cui Lucifero si aderse contro Dio. Sta a voi fare del Male un Bene, vincendolo eimplorando dal Padre le forze per vincerlo.
Ecco cosa chiedete con l’ultima petizione. Che Dio vi dia tanta forza da sapere resistere alla tentazione. Senza il suo aiuto la tentazione vi piegherebbe perché essa è astuta e forte, e voi siete ottusi e deboli. Ma la Luce del Padre vi illumina, ma la Potenza del Padre vi fortifica, ma l’Amore del Padre vi protegge, onde il Male muore e voi ne rimanete liberati.
Questo è quanto chiedete col Pater che Io vi ho insegnato5. In esso vi è tutto compreso, tutto offerto, tutto chiesto di quanto è giusto sia chiesto e dato. Se il mondo sapesse vivere il Pater, il Regno di Dio sarebbe nel mondo. Ma il mondo non sa pregare. Non sa amare.
Non sa salvarsi. Sa solo odiare, peccare, dannarsi.
Ma Io non ho dato e fatto questa preghiera per il mondo che ha preferito essere regno di Satana. Io ho dato e ho fatto questa preghiera per coloro che il Padre mi ha dato perché sono suoi, e l’ho fatta affinché siano una cosa sola col Padre e con Me fin da questa vita, per raggiungere la pienezza dell’unione nell’altra.»
Ed ecco per chiudere il cerchio, le ultime parole di Gesù alla fine dell'Opera:
"...A me in particolare dice poi Gesù:
«A proemio dell'Opera metterai il primo capitolo del Vangelo di Giovanni, dal versetto 1° al versetto 18° incluso. Così, integralmente come è scritto. Giovanni scrisse quelle parole, come te scrivesti tutte quelle riportate nell'Opera, sotto dettatura dello Spirito di Dio. Non vi è nulla da aggiungere o togliere, come non vi fu nulla da aggiungere o togliere alla orazione del Padre nostro e alla mia preghiera dopo l'Ultima Cena. Ogni parola di questi punti è gemma divina e non va toccata. Non c’è, per essi punti, che fare una cosa: pregare ardentemente lo Spirito Santo che ve li illumini in tutta la loro bellezza e sapienza

1 Cfr. Samuele 1 - Capitolo 5 Fastidi causati dall'arca [1]I Filistei, catturata l'arca di Dio, la portarono da Eben-Ezer ad Asdod. [2]I Filistei poi presero l'arca di Dio e la introdussero nel tempio di Dagon. [3]Il giorno dopo i cittadini di Asdod si alzarono ed ecco Dagon giaceva con la faccia a terra davanti all'arca del Signore; essi presero Dagon e lo rimisero al suo posto. [4] Si alzarono il giorno dopo di buon mattino ed ecco Dagon con la faccia a terra davanti all'arca del Signore, mentre il capo di Dagon e le palme delle mani giacevano staccate sulla soglia; solo il tronco era rimasto a Dagon. [5] A ricordo di ciò i sacerdoti di Dagon e quanti entrano nel tempio di Dagon in Asdod non calpestano la soglia fino ad oggi. [6]Allora incominciò a pesare la mano del Signore sugli abitanti di Asdod, li devastò e li colpì con bubboni, Asdod e il suo territorio. [7]I cittadini di Asdod, vedendo che le cose si mettevano in tal modo, dissero: «Non rimanga con noi l'arca del Dio d'Israele, perché la sua mano è troppo dura contro Dagon nostro dio!». [8] Allora, fatti radunare presso di loro tutti i principi dei Filistei, dissero: «Che cosa si deve fare dell'arca del Dio d'Israele?». Dissero: «Si porti a Gat l'arca del Dio d'Israele». E portarono a Gat l'arca del Dio d'Israele. [9]Ma ecco, dopo che l'ebbero trasportata, la mano del Signore si fece sentire sulla città con terrore molto grande, colpendo gli abitanti della città dal più piccolo al più grande e provocando loro bubboni. [10]Allora mandarono l'arca di Dio ad Ekron; ma all'arrivo dell'arca di Dio ad Ekron, i cittadini protestarono: «Mi hanno portato qui l'arca del Dio d'Israele, per far morire me e il mio popolo!». [11]Fatti perciò radunare tutti i capi dei Filistei, dissero: «Mandate via l'arca del Dio d'Israele!». Infatti si era diffuso un terrore mortale in tutta la città, perché la mano di Dio era molto pesante. [12] Quelli che non morivano erano colpiti da bubboni e i lamenti della città salivano al cielo.
Cfr. Samuele 1 - 6,[8] Quindi prendete l'arca del Signore, collocatela sul carro e ponete gli oggetti d'oro che dovete pagarle in riparazione in una cesta appesa di fianco. Poi fatela partire e lasciate che se ne vada. [9]E state a vedere: se salirà a Bet-Sèmes per la via che porta al suo territorio, essa ci ha provocato tutti questi mali così grandi; se no, sapremo che non ci ha colpiti la sua mano, ma per puro caso abbiamo avuto questo incidente». [10] Quegli uomini fecero in tal modo. Presero due vacche allattanti, le attaccarono al carro e chiusero nella stalla i loro vitelli. [11]Quindi collocarono l'arca del Signore sul carro con la cesta e i topi d'oro e le immagini dei bubboni. [12]Le vacche andarono diritte per la strada di Bet-Sèmes percorrendo sicure una sola via e muggendo continuamente, ma non piegando né a destra né a sinistra. I capi dei Filistei le seguirono sino al confine con Bet-Sèmes.
L’arca a Bet-Sèmes
[13]Gli abitanti di Bet-Sèmes stavano facendo la mietitura del grano nella pianura. Alzando gli occhi, scorsero l'arca ed esultarono a quella vista. [14] Il carro giunse al campo di Giosuè di Bet-Sèmes e si fermò là dove era una grossa pietra. Allora fecero a pezzi i legni del carro e offrirono le vacche in olocausto al Signore. [15] I leviti avevano tolto l'arca del Signore e la cesta che vi era appesa, nella quale stavano gli oggetti d'oro, e l'avevano posta sulla grossa pietra. In quel giorno gli uomini di Bet-Sèmes offrirono olocausti e immolarono vittime al Signore. [16] I cinque capi dei Filistei stettero ad osservare, poi tornarono il giorno stesso ad Ekron. [17] Sono questi i bubboni d'oro che i Filistei pagarono in ammenda al Signore: uno per Asdod, uno per Gaza, uno per Ascalon, uno per Gat, uno per Ekron. [18] Invece i topi d'oro erano pari al numero delle città filistee appartenenti ai cinque capi, dalle fortezze sino ai villaggi di campagna. A testimonianza di tutto ciò rimane oggi nel campo di Giosuè a Bet-Sèmes la grossa pietra, sulla quale avevano deposto l'arca del Signore.
2 nella pace e nella guerra. La scrittrice aggiunge a matita: spirituale).
3  provvede..., come in Matteo 6, 26-30.
4  precetto che è in Deuteronomio 6, 5(amore a Dio) e in Levitico 19, 18 (amore al prossimo) e che è ripreso in Matteo 22, 36-40; Marco 12, 28-31; Luca 10, 25-28.
5 vi ho insegnato in Matteo 6, 7-153Luca 11, 1-4.
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