B-Avvento-03 - VALTORTAVOX

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3ª Domenica di AVVENTO • Anno B

Dal Vangelo secondo Giovanni • Gv 1,6-8.19-28

Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni,
quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo:
«Tu,  chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo».  Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono»,  disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi  sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato.  Che cosa dici di te stesso?».
Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei.
Essi  lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei  il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo  nell'acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che  viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del  sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Maria Valtorta: «L'Evangelo come mi è stato rivelato»
I discepoli del Battista vogliono accertarsi che Gesù è il Messia.
Testimonianza sul Precursore e invettiva contro le città impenitenti.
Volume 04 • Cap. 266

29 agosto 1945.
  266.1 Gesù  è solo con Matteo che, ferito ad un piede, non è potuto andare con gli  altri a predicare. Ma però malati e desiderosi della Buona Novella  affollano la terrazza e lo spazio libero dell’orto per udirlo e averne  aiuto.
   Gesù termina di parlare dicendo: «Contemplato che abbiamo insieme la grande frase[63]  di Salomone: “Nell’abbondanza della giustizia sta la somma fortezza”,  Io vi esorto a possedere questa abbondanza perché essa è moneta per  entrare nel Regno dei Cieli. State con la mia pace e Dio sia con voi». E  poi si volge ai poveri e ai malati — e in molti casi sono l’uno e  l’altro insieme — e ascolta con bontà i loro racconti, soccorre con  denaro, consiglia con parole, sana coll’imposizione delle mani e con la  parola. Matteo, al suo fianco, provvede a dare le monete.
                                                                                                          
  266.2 Gesù  sta ascoltando attentamente una povera vedova, che gli narra fra le  lacrime della morte improvvisa del marito legnaiuolo al suo banco di  lavoro, avvenuta pochi giorni prima:
   «Sono corsa a cercarti qui, e  tutto il parentado del morto mi accusò di essere scomposta e dura di  cuore e ora mi maledice. Ma io ero venuta perché so che risusciti e so  che se potevo trovarti il mio uomo sarebbe risorto. Non c’eri… Ora egli è  nel sepolcro da due settimane… ed io sono qui con cinque figli… I  parenti mi odiano e non mi aiutano. Ho degli ulivi e delle viti. Pochi,  ma mi darebbero pane per l’inverno se potessi tenerli fino alla  raccolta. Ma non ho denaro, perché l’uomo da tempo era poco sano e poco  lavorava, e per sostenersi mangiava e beveva anche troppo. Diceva che il  vino gli faceva bene… invece fece il doppio male di ucciderlo e di  consumare i risparmi già ridotti per il suo poco lavoro. Stava finendo  un carro e un cofano, e aveva ordinati due letti, delle tavole e  mensole. Ma ora… Non sono finiti e mio figlio maschio non ha ancora otto  anni. Perderò il denaro… Dovrò vendere gli arnesi, il legname.
    Il carro e il cofano non posso neppure venderli per tali, per quanto  quasi ultimati, e li dovrò dare come legna da ardere. E non basteranno i  denari perché io, mia madre vecchia e malata, e cinque figli, siamo  sette persone… Venderò il vigneto e gli ulivi… Ma Tu sai come è il  mondo… Strozza dove c’è il bisogno. Dimmi, che devo fare? Io volevo  serbare il banco e i ferri per il figlio che già sa qualcosa del legno…  volevo serbare la terra per vivere e per dote alle figlie…».
   Sta  ascoltando tutto questo quando un rimescolio fra la gente lo avverte che  c’è qualcosa di nuovo. Si volta per vedere e vede tre uomini che si  fanno strada fra la folla. Si torna a voltare per parlare alla vedova:  «Dove abiti?».
   «A Corozim, presso la strada che va alla Fonte calda. Una casa bassa in mezzo a due fichi».
   «Va bene. Verrò ad ultimare il carro e il cofano, e li venderai a chi li ha ordinati. Aspettami domani all’aurora».
   «Tu! Tu lavorare per me!». La donna è soffocata dallo stupore.
   «Riprenderò il lavoro mio e ti darò pace. Intanto, a quelli di Corozim senza cuore impartirò la lezione della carità».
    «Oh! sì! Senza cuore! Ci fosse stato ancora il vecchio Isacco! Non  mi avrebbe lasciata morire di fame. Ma egli è tornato ad Abramo…».
   «Non piangere. Va’ tranquilla. Ecco quanto serve per oggi.
   Domani verrò Io. Va’ in pace».
   La donna si prostra a baciargli la veste e se ne va più sollevata.
                                                                                                          
  266.3 «Maestro  tre volte santo, ti posso salutare?», chiede uno dei tre sopraggiunti  che si sono fermati rispettosamente dietro a Gesù, attendendo che Egli  congedasse la donna, e che perciò hanno sentito la promessa di Gesù. E  quest’uomo che saluta è Mannaem.
   Gesù si volta e con un sorriso dice: «Pace a te, Mannaem! Ti sei dunque ricordato di Me?».
    «Sempre, Maestro. E avevo divisato di venire da Te in casa di  Lazzaro o all’orto degli Ulivi per stare con Te. Ma prima di Pasqua fu  preso il Battista. Fu ripreso con tradimento ed io temevo che,  nell’assenza di Erode venuto a Gerusalemme per la Pasqua, Erodiade  ordinasse l’uccisione del santo. Non è voluta andare per le feste a  Sionne dicendosi malata. Malata, sì. Di odio e lussuria… Io sono stato a  Macheronte per controllare e… trattenere la perfida donna, che sarebbe  capace di uccidere di sua mano… E non lo fa perché teme di perdere il  favore di Erode, che… per paura o per convinzione difende Giovanni  limitandosi a tenerlo prigioniero. Ora Erodiade è fuggita dal caldo  opprimente di Macheronte andando in un castello di sua proprietà. Ed io  sono venuto con questi amici miei e discepoli di Giovanni. Egli li  mandava perché ti interrogassero. E io mi sono unito a loro».
                                                                                                          
  266.4 La  gente, sentendo parlare di Erode e comprendendo chi è che ne parla, si  affolla curiosa intorno al gruppetto di Gesù e dei tre.
   «Che volevate chiedermi?», chiede Gesù dopo scambievoli saluti coi due austeri personaggi.
   «Parla tu, Mannaem, che sai tutto e sei più amico», dice uno dei due.
    «Ecco, Maestro. Tu devi compatire se per troppo amore i discepoli  vanno in diffidenza verso Colui che credono antagonista o soppiantatore  del loro maestro. Così fanno i tuoi, così quelli di Giovanni. È una  comprensibile gelosia, che dimostra tutto l’amore dei discepoli per i  maestri. Io… sono imparziale, e questi che con me sono lo possono dire,  perché conosco Te e Giovanni e vi amo con giustizia, tanto che, per  quanto ami Te per quello che sei, ho preferito fare il sacrificio di  stare presso Giovanni, perché venero lui pure per quello che è, ed  attualmente perché più in pericolo di Te. Ora per questo amore, nel  quale soffiano col loro astio i farisei, essi sono giunti a dubitare che  Tu sia il Messia. E lo hanno confessato a Giovanni credendo di dargli  una gioia col dire: “Per noi sei tu il Messia. Non ci può essere uno più  santo di te”. Ma Giovanni li ha rimproverati per prima cosa chiamandoli  bestemmiatori, e poi, dopo il rimprovero, con più dolcezza, ha spiegato  tutte le cose che ti indicano come vero Messia. Infine, vedendoli  ancora non persuasi, ha preso due di essi, questi, e ha detto: “Andate  da Lui e ditegli in mio nome: ‘Sei Tu quello che ha da venire o dobbiamo  attenderne un altro?’”. Non ha mandato i discepoli già pastori, perché  essi credono e non sarebbe giovato mandarli. Ma ha preso fra quelli che  dubitano per farteli avvicinare e perché la loro parola dissipi i dubbi  dei loro simili. Io li ho accompagnati per poterti vedere. Ho detto. Tu  ora calma i loro dubbi».
                                                                                                          
  266.5 «Ma  non ci credere ostili, Maestro! Le parole di Mannaen te lo potrebbero  far pensare. Noi… noi… Noi conosciamo da anni il Battista e lo abbiamo  sempre visto santo, penitente, ispirato. Tu… non ti conosciamo che per  parola altrui. E Tu sai cosa è la parola degli uomini… Crea e distrugge  fama e lodi nel contrasto fra chi esalta e chi abbatte, così come una  nuvola viene formata e disciolta da due venti contrari».
   «So, so.  Leggo nel vostro animo, e i vostri occhi leggono la verità in quanto vi  circonda, così come le vostre orecchie hanno sentito il colloquio con  la vedova. Questo basterebbe a persuadere. Ma Io vi dico. Osservate chi  mi circonda. Qui non sono ricchi né gaudenti, qui non persone  scandalose. Ma poveri, malati, onesti israeliti che vogliono conoscere  la Parola di Dio. E non altro. Questo, questo, questa donna, e poi  quella fanciullina e quel vecchio, sono venuti qui malati ed ora sono  sani. Interrogateli e vi diranno cosa avevano e come li guarii e come  stanno ora. Fate, fate. Io intanto parlo con Mannaen», e Gesù fa per  ritirarsi.
   «No, Maestro. Noi non dubitiamo delle tue parole. Solo  dàcci una risposta da portare a Giovanni, perché egli veda che siamo  venuti e perché possa, in base a quella, persuadere i nostri compagni».
    «Andate a riferire questo a Giovanni: “I sordi odono; questa  fanciulla era sorda e muta. I muti parlano; e quell’uomo era muto dalla  nascita. I ciechi vedono”.
                                                                                                          
  266.6 Uomo, vieni qui. Di’ a costoro ciò che avevi», dice Gesù prendendo per un braccio un miracolato.
    Questo dice: «Sono muratore e mi cadde sul viso un secchio pieno di  calce viva. Mi bruciò gli occhi. Da quattro anni ero nelle tenebre. Il  Messia mi ha bagnato gli occhi seccati con la sua saliva e sono tornati  più freschi di quando avevo venti anni. Che Egli ne sia benedetto».
    Gesù riprende: «E coi ciechi, sordi, muti guariti, si raddrizzano gli  zoppi e corrono gli storpiati. Ecco lì quel vecchio rattrappito poco  anzi e ora dritto come una palma del deserto e agile come una gazzella.  Si sanano le malattie più gravi. Tu, donna, che avevi?».
   «Un male  al seno per troppo latte dato a bocche voraci. E il male, col seno, mi  rodeva la vita. Ora guardate», e si socchiude la veste mostrando intatte  le mammelle e aggiunge: «Era tutta una piaga, e lo dimostra la tunica  ancor bagnata del marciume. Ora vado a casa per mettere veste monda e  sono forte e felice. Mentre solo ieri ero morente, portata qui da  pietosi, e tanto infelice… per i bambini prossimi ad essere senza madre.  Eterna lode al Salvatore!».
   «Udite? E potete interrogare il  sinagogo di questa città sulla risurrezione della figlia sua e, tornando  verso Gerico, passate da Naim, chiedete del giovane risuscitato alla  presenza di tutta la città e mentre stava per essere messo nel sepolcro.  Così potrete riferire che i morti risuscitano. Che molti lebbrosi siano  guariti potete saperlo da molti luoghi di Israele, ma se volete andare a  Sicaminon cercatene fra i discepoli, e molti ne troverete. Dite dunque a  Giovanni che i lebbrosi sono mondati. E dite, poiché lo vedete, che ai  poveri è annunziata la Buona Novella. Ed è beato chi non si sarà  scandalizzato di Me.
                                                                                                          
  266.7 Dite questo a Giovanni. E ditegli che Io lo benedico con tutto il mio amore».
   «Grazie, Maestro. Benedici noi pure prima della partenza».
    «Voi non potete partire in queste ore calde. Rimanete perciò miei  ospiti fino a sera. Vivrete per un giorno la vita di questo Maestro che  non è Giovanni, ma che Giovanni ama perché sa Chi è. Venite nella casa.  Vi è fresco e vi ristorerò. Addio, miei ascoltatori. La pace sia con  voi», e congedate le turbe entra in casa coi tre ospiti…
                                                                                                          
  266.8 …Quanto  si dicano in quelle ore affocate non so. Ciò che vedo ora è la  preparazione della partenza per Gerico dei due discepoli. Mannaen pare  che resti, perché il suo cavallo non è stato portato con i due robusti  asini davanti all’apertura del muro del cortile. I due inviati di  Giovanni, dopo molti inchini al Maestro e a Mannaen, montano in sella e  ancora si voltano a guardare e a salutare, finché un angolo di via non  li nasconde alla vista.
   Molti di Cafarnao si sono affollati per  vedere questa partenza, perché la notizia della venuta dei discepoli di  Giovanni e la risposta di Gesù a loro hanno fatto il giro del paese, e  credo anche di altri paesi vicini. Vedo persone di Betsaida e Corozim,  che si sono presentate ai messi di Giovanni chiedendo di lui e dicendo  di salutarlo — forse sono ex discepoli del Battista — rimanere ora, in  crocchio con quelli di Cafarnao, a commentare. Gesù, con a fianco  Mannaen, fa per rientrare in casa parlando. Ma la gente gli si stringe  intorno, curiosa di osservare il fratello di latte di Erode e i suoi  modi pieni di ossequio per Gesù, e desiderosa di parlare col Maestro.
                                                                                                          
  266.9 C’è  anche Giairo, il sinagogo. Ma, per grazia di Dio, non ci sono farisei. È  proprio Giairo che dice: «Sarà contento Giovanni! Non solo hai mandato  esauriente risposta, ma anche, trattenendoli, hai potuto ammaestrarli e  mostrare loro un miracolo».
   «E non da poco, anche!», dice un uomo.
    «Io avevo portato apposta la mia bambina oggi perché la vedessero.  Non è mai stata così bene e per lei è una gioia venire dal Maestro.  Avete sentito, eh?, la sua risposta: “Io non mi ricordo cosa è la morte.  Ma mi ricordo che un angelo mi ha chiamata portandomi attraverso ad una  luce sempre più viva, al termine della quale era Gesù. E come l’ho  visto allora, col mio spirito che tornava in me, non lo vedo neppure  ora. Voi ed io ora vediamo l’Uomo. Ma il mio spirito ha visto il Dio che  è chiuso nell’Uomo”. E come si è fatta buona da allora! Lo era buona.  Ma ora è un vero angelo. Ah! per me, dicano quello che vogliono tutti,  non ci sei che Tu di santo!».
   «Ma anche Giovanni è santo però», dice uno di Betsaida.
   «Sì. Ma è troppo severo».
   «Non lo è più per gli altri che per sé».
   «Ma non fa miracoli e si dice che digiuni perché sia come un mago».
   «Eppure è santo».
   Il battibecco fra la folla si estende.
                                                                                                          
  266.10 Gesù  alza la mano e la stende col gesto abituale che ha quando chiede  silenzio e attenzione perché vuole parlare. Il silenzio si fa subito.
   Gesù dice:
    «Giovanni è santo e grande. Non guardate il suo modo di fare né  l’assenza dei miracoli. In verità ve lo dico: “Egli è un grande del  Regno di Dio”. Là apparirà in tutta la sua grandezza.
   Molti si  lamentano perché egli era ed è severo fino ad appa rire rude. In verità  vi dico che egli ha lavorato da gigante per preparare le vie del  Signore. E chi lavora così non ha tempo da perdere in mollezze. Non  diceva egli, mentre era lungo il Giordano, le parole[64] di Isaia in cui lui e il Messia sono profetizzati:
    “Ogni valle sarà colmata, ogni monte sarà abbassato, e le vie  tortuose saranno raddrizzate e le scabre fatte piane”, e ciò per  preparare le vie al Signore e Re? Ma in verità ha fatto più egli che non  tutto Israele per prepararmi la via! E chi deve abbattere monti e  colmare valli e raddrizzare vie o rendere dolci le salite penose, non  può che lavorare rudemente. Perché egli era il Precursore, e solo il  giro di poche lune lo anticipava da Me, e tutto doveva esser fatto prima  che il Sole fosse alto sul giorno della Redenzione. Il tempo è questo,  il Sole ascende per splendere su Sionne e da lì su tutto il mondo.  Giovanni ha preparato la via. Come doveva.
   Che siete andati a  vedere nel deserto? Una canna che ogni vento agita in diversa direzione?  Ma che siete andati a vedere? Un uomo vestito mollemente? Ma questi  abitano nelle case dei re, avvolti in morbide vesti e ossequiati da  mille servi e cortigiani, cortigiani essi pure di un povero uomo. Qui ve  ne è uno. Interrogatelo se in lui non è il disgusto della vita di Corte  e ammirazione per la rupe solitaria e scabra, sulla quale invano si  avventano fulmini e gragnuole e i venti stolti giostrano per svellerla,  mentre essa sta solida con lo slancio di tutte le sue parti verso il  cielo, con la punta che predica la gioia dell’alto tanto è eretta,  puntuta come una fiamma che sale. Questo è Giovanni. Così lo vede  Mannaen, perché ha compreso la verità della vita e della morte, e vede  grandezza là dove è, anche se nascosta sotto apparenze selvagge.
    E voi, che avete visto in Giovanni quando siete andati a vederlo? Un  profeta? Un santo? Io ve lo dico: Egli è da più di un profeta. Egli è da  più di molti santi, da più dei santi perché è colui del quale sta  scritto[65]: “Ecco, Io mando dinnanzi a voi il mio angelo a preparare la tua via dinnanzi a Te”.
                                                                                                          
  266.11 Angelo.  Considerate. Voi sapete che gli angeli sono spiriti puri, creati da Dio  a sua somiglianza spirituale, messi a congiunzione fra l’uomo:  perfezione del creato visibile e materiale, e Dio: Perfezione del Cielo e  della Terra, Creatore del regno spirituale e del regno animale.  Nell’uomo anche più santo vi è sempre la carne e il sangue a porre un  abisso fra lui e Dio. E l’abisso si sprofonda per il peccato che  appesantisce anche ciò che è spirituale nell’uomo. Ecco allora Dio  creare gli angeli, creature che toccano il vertice della scala creativa  così come i minerali ne segnano la base; i minerali, la polvere che  compone la terra, le materie inorganiche in genere. Specchi tersi del  Pensiero di Dio, fiamme volonterose operanti per amore, pronti a  comprendere, solleciti ad operare, liberi nel volere come noi, ma di un  volere tutto santo che ignora le ribellioni e i fomiti del peccato.  Questo sono gli angeli adoratori di Dio, suoi messaggeri presso gli  uomini, protettori nostri, datori a noi della Luce che li investe e del  Fuoco che essi raccolgono adorando.
   Giovanni è detto “angelo”  dalla parola profetica. Ebbene Io vi dico: “Tra i nati di donna non ne è  mai sorto uno più grande di Giovanni Battista”. Eppure, il più piccolo  del Regno dei Cieli sarà più grande di lui-uomo. Perché uno del Regno  dei Cieli è figlio di Dio e non figlio di donna. Tendete dunque tutti a  divenire cittadini del Regno.
                                                                                                          
  266.12 Che vi chiedete l’un l’altro?».
   «Dicevamo: “Ma Giovanni sarà nel Regno? E come vi sarà?”».
    «Egli nel suo spirito è già del Regno e vi sarà dopo la morte come  uno dei soli più splendidi dell’eterna Gerusalemme. E ciò per la Grazia  che è senza incrinatura in lui e per la sua volontà propria. Perché egli  fu ed è violento anche con se stesso per fine santo. Dal Battista in  poi, il Regno dei Cieli è di coloro che sanno conquistarselo con la  forza opposta al Male, e se lo acquistano i violenti. Perché ora sono  note le cose da farsi e tutto è dato per questa conquista. Non è più il  tempo che parlavano solo la Legge ed i Profeti. Questi hanno parlato  sino a Giovanni. Ora parla la Parola di Dio e non nasconde un iota di  quanto è da sapersi per questa conquista. Se credete in Me, dovete  perciò vedere Giovanni come quell’Elia che deve venire[66].  Chi ha orecchi da intendere intenda. Ma a chi paragonerò questa  generazione? È simile a quella che descrivono quei ragazzi, che seduti  sulla piazza gridano ai loro compagni: “Abbiamo suonato e non avete  ballato; abbiamo intonato lamenti e non avete pianto”. Difatti è venuto  Giovanni che non mangia e non beve, e questa generazione dice: “Può fare  così perché ha il demonio che lo aiuta”. È venuto il Figlio dell’uomo  che mangia e beve, e dicono: “Ecco un mangione e un beone, amico di  pubblicani e peccatori”. Così alla Sapienza viene resa giustizia dai  suoi figli!
                                                                                                          
  266.13 In verità vi dico che solo i pargoli sanno riconoscere la verità, perché in essi non è malizia».
    «Bene hai detto, Maestro», dice il sinagogo. «Ecco perché mia  figlia, ancor senza malizia, ti vede quale noi non giungiamo a vederti.  Eppure questa città e quelle vicine traboccano della tua potenza,  sapienza e bontà e, devo confessarlo, non procedono che in cattiveria  verso di Te. Non si ravvedono. E il bene, che Tu dai loro, fermenta in  odio verso di Te».
   «Come parli, Giairo? Tu ci calunni! Noi siamo qui perché fedeli al Cristo», dice uno di Betsaida.
    «Sì. Noi. Ma quanti siamo? Meno di cento su tre città che dovrebbero  essere ai piedi di Gesù. Fra quelli che mancano, e parlo degli uomini,  la metà è nemica, un quarto indifferente, l’altra voglio mettere non  possa venire. Non è questo colpa agli occhi di Dio? E non sarà punito  tutto questo livore e questa pertinacia nel male? Parla Tu, Maestro che  sai, e che se taci è per la tua bontà, non già perché Tu ignori.  Longanime sei, e ciò è preso per ignoranza e debolezza. Parla dunque e  possa il tuo parlare scuotere almeno gli indifferenti, posto che i  malvagi non si convertono ma sempre più malvagi divengono».
   «Sì. È colpa e sarà punita. Perché il dono di Dio non va mai sprezzato o usato per fare del male.  Guai a te, Corozim, guai a te, Betsaida, che fate mal’uso dei doni di  Dio. Se in Tiro e in Sidone fossero già avvenuti i miracoli avvenuti in  mezzo a voi, già da gran tempo, vestiti di cilizio e aspersi di cenere,  avrebbero fatto penitenza e sarebbero venuti a Me. E perciò vi dico che a  Tiro e a Sidone sarà usata maggiore clemenza che a voi nel giorno del  Giudizio. E tu, Cafarnao, credi che per avermi ospitato soltanto sarai  esaltata sino al Cielo? Tu scenderai fino all’inferno. Perché, se in  Sodoma fossero stati fatti i miracoli che Io ti ho dati, essa ancora  sarebbe fiorente, perché in Me avrebbe creduto e si sarebbe convertita.  Perciò sarà usata maggior clemenza a Sodoma nell’ultimo Giudizio, perché  essa non ha conosciuto il Salvatore e la sua Parola, e perciò è meno  grande la sua colpa di quanto non ne verrà usata a te, che hai  conosciuto il Messia e udita la sua parola e non ti sei ravveduta. Però,  siccome Dio è giusto, a quelli di Cafarnao, Betsaida e Corozim che  hanno creduto e che si santificano ubbidendo alla mia parola, sarà usata  misericordia grande. Perché non è giusto che i giusti siano coinvolti  nella rovina dei peccatori.
                                                                                                          
  266.14 Riguardo  a tua figlia, Giairo, e alla tua, Simone, e al tuo bambino, Zaccaria, e  ai tuoi nipoti, Beniamino, Io vi dico che essi, essendo senza malizia,  già vedono Dio. E voi lo vedete come la loro fede è pura e operosa in  essi, unita a sapienza celeste, a aneliti di carità quali gli adulti non  hanno».
   E Gesù, alzando gli occhi al cielo che incupisce nella  sera, esclama: «Io ti ringrazio, o Padre, Signore del Cielo e della  Terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai  rivelate ai piccoli. Così, o Padre, perché così ti è piaciuto. Tutto è  stato affidato a Me dal Padre mio, e nessuno lo conosce tranne il Figlio  e coloro ai quali il Figlio avrà voluto rivelarlo. Ed Io l’ho rivelato  ai piccoli, agli umili, ai puri, perché Dio si comunica ad essi, e la  verità scende come seme nei terreni liberi, e su essa il Padre fa  piovere le sue luci perché getti radice e faccia pianta. Anzi, che in  verità il Padre prepara questi spiriti di pargoli per età o pargoli di  volere, perché essi conoscano la Verità ed Io abbia gioia dalla loro  fede»…

[63] frase, che sulla volgata era la seconda parte (inspiegabilmente inesistente sulla neo-volgata) del versetto di: Proverbi 15, 5.
[64] parole, che sono in: Isaia 40, 4.
[65] sta scritto, in: Malachia 3, 1.
[66] quell’Elia che deve venire, come è detto in: Malachia 3, 23. Giovanni Battista è paragonato ad Elia anche in 81.5 (“Egli è per missione pari a Elia…”) e in nota a 349.8.

♦ Estratto da «L'Evangelo come mi è stato rivelato» ♦ Copyright © Fondazione Erede di Maria Valtorta • ETS

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