A-31-to - VALTORTAVOX

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31ª DOMENICA del T.O. • Mt 23,1-12
Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:  "Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi  dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché  dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono  sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un  dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini:  allargano i loro filatteri e allungano le frange; amano posti d'onore  nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come  anche sentirsi chiamare ''rabbì'' dalla gente.
Ma voi non fatevi  chiamare ''rabbì'', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete  tutti fratelli. E non chiamate nessuno ''padre'' sulla terra, perché uno  solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare  ''maestri'', perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.
Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato".





Da L'EVANGELO COME MI È STATO RIVELATO • Vol.09 - Capitolo
596 16 § 19

596.16Gesù, che aveva iniziato pianamente il suo discorso, ha alzato gradatamente la voce, e in queste ultime parole essa è potente come uno squillo di tromba.
Ebrei e gentili sono intenti ed attenti ad ascoltarlo. E se i primi applaudono quando Gesù ricorda la Patria e chiama apertamente coi loro nomi coloro che, stranieri, li hanno assoggettati e fatti soffrire, i secondi ammirano la forma oratoria del discorso e si felicitano di essere presenti a questa orazione degna di un grande oratore, dicono fra loro.
Gesù abbassa di nuovo la voce riprendendo a parlare:
«Questo vi ho detto per ricordarvi la ragione d’essere di scribi e farisei, e come e perché si sono seduti sulla cattedra di Mosè, e come e perché parlano e non vane sono le loro parole. Fate dunque ciò che essi dicono. Ma non imitateli nelle loro azioni. Perché essi dicono di fare in una data maniera, ma poi non fanno ciò che dicono che si deve fare. Infatti essi insegnano le leggi di umanità del Pentateuco, ma poi caricano di pesi grandi, insopportabili, inumani, gli altri, mentre per loro stessi non stendono neppur un dito, non a portare quei pesi, ma neppure a toccarli.
Loro regola di vita è l’esser visti e notati e applauditi per le loro opere, che fanno in maniera atta a esser viste, per averne lode. E contravvengono alla legge dell’amore, perché amano definirsi separati e hanno sprezzo per coloro che non sono della loro setta, ed esigono il titolo di maestri e un culto dai loro discepoli quali essi non dànno a Dio. Dèi si credono per sapienza e potenza, superiori al padre e alla madre vogliono essere nel cuore dei loro discepoli, e pretendono che la loro dottrina superi quella di Dio ed esigono che sia praticata alla lettera, anche se è manipolazione della vera Legge, inferiore alla stessa come più non lo è questo monte rispetto all’altezza del Grande Ermon che tutta la Palestina sovrasta; ed eretici sono, credendo, come i pagani, alla metempsicosi e alla fatalità alcuni, negando gli altri ciò che i primi ammettono e, di fatto se non di effetto, ciò che Dio stesso ha dato per fede, definendosi unico Dio al quale va dato culto e dicendo il padre e la madre secondi a Dio soltanto, e come tali in diritto di essere ubbiditi più di un maestro che non sia divino.
Ché se ora Io vi dico[159]: “Colui che ama il padre e la madre più di Me non è atto al Regno di Dio”, non è già per inculcarvi il disamore ai parenti, ai quali dovete rispetto ed aiuto, né è lecito levare un soccorso ad essi dicendo: “È denaro del Tempio”, o ospitalità dicendo: “La mia carica me lo vieta”, o la vita dicendo: “Ti uccido perché tu ami il Maestro”, ma è perché abbiate l’amore giusto ai parenti, ossia un amore paziente e forte nella sua mansuetudine, il quale sa — senza giungere all’odio verso il parente che pecca e dà dolore non seguendovi sulla via della Vita: la mia — il quale sa saper scegliere tra la legge mia e l’egoismo famigliare e la sopraffazione famigliare. Amate i parenti, ubbiditeli in tutto ciò che è santo. Ma siate pronti a morire, non già a dar morte ma a morire, dico, se essi vogliono indurvi a tradire la vocazione che Dio ha messa in voi di essere i cittadini del Regno di Dio che Io sono venuto a formare.
596.17Non imitate scribi e farisei, divisi fra loro sebbene affettino di essere uniti. Voi, discepoli del Cristo, siate veramente uniti, uni per gli altri, i capi dolci ai soggetti, i soggetti dolci coi capi, uni nell’amore e nel fine della vostra unione: conquistare il mio Regno ed essere alla mia destra nell’eterno Giudizio. Ricordate che un regno diviso non è più un regno e non può sussistere. Siate dunque uniti fra voi nell’amore per Me e per la mia dottrina. Assisa del cristiano, ché tale sarà il nome dei sudditi miei, sia l’amore e l’unione, l’uguaglianza fra voi nelle vesti, la comunanza negli averi, la fratellanza dei cuori. Tutti per uno, uno per tutti. Chi ha, dia umilmente. Chi non ha, accetti umilmente e umilmente esponga i suoi bisogni ai fratelli, sapendoli tali; e i fratelli ascoltino amorosamente i bisogni dei fratelli, sentendosi ad essi veramente tali.
Ricordate che il Maestro vostro ebbe spesso fame, freddo e altri mille bisogni e disagi, e umilmente li espose agli uomini, Egli, Verbo di Dio. Ricordate che è dato un premio a chi è misericorde anche di un sol sorso d’acqua. Ricordate che dare è meglio che ricevere. In questi tre ricordi il povero trovi la forza di chiedere senza sentirsi umiliato, pensando che Io l’ho fatto prima di lui, e di perdonare se sarà respinto, pensando che molte volte al Figlio dell’uomo fu negato il posto e il cibo che si dànno ai cani di guardia al gregge. E il ricco trovi la generosità di dare le sue ricchezze, pensando che la moneta vile, l’odioso denaro suggerito da Satana, causa dei nove decimi delle rovine del mondo, se dato per amore si muta in gemma immortale e paradisiaca.
596.18Siate vestiti delle vostre virtù. Esse siano ampie ma note a Dio solo. Non fate come i farisei che portano le filatterie più larghe e le frange più lunghe e amano i primi seggi nelle sinagoghe e gli ossequi nelle piazze, e vogliono essere chiamati dal popolo: “Rabbi”. Uno solo è il Maestro: il Cristo. Voi che in futuro sarete i nuovi dottori, parlo a voi, miei apostoli e discepoli, ricordate che Io solo sono il vostro Maestro. E lo sarò anche quando non sarò più fra voi. Perché solo la Sapienza è colei che ammaestra. Non fatevi perciò chiamare maestri, perché siete voi stessi discepoli. E non esigete e non date il nome di padre ad alcuno sulla Terra, perché uno solo è il Padre di tutti: il Padre vostro che è nei Cieli. Questa verità vi faccia saggi nel sentirvi veramente tutti fratelli fra voi, sia quelli che dirigono come quelli che sono diretti, e amatevi perciò da buoni fratelli. Né alcuno di quelli che dirigeranno si faccia chiamare guida, perché una sola è la vostra guida comune: il Cristo.
Il più grande fra voi sia vostro servo. Non è umiliarsi esser servo dei servi di Dio, ma è imitare Me che fui mite e umile, sempre pronto ad avere amore ai fratelli miei nella carne di Adamo e ad aiutarli con la potenza che ho in Me come Dio. Né ho umiliato il divino, servendo gli uomini. Perché il vero re è colui che sa signoreggiare non tanto gli uomini quanto le passioni dell’uomo, prima fra tutte la stolta superbia. Ricordate: chi si umilia sarà esaltato e chi si esalta sarà umiliato.
596.19La Donna[160] di cui ha parlato nel II della Genesi il Signore, la Vergine di cui è parola in Isaia, la Madre-Vergine dell’Emmanuele, ha profetato questa verità del tempo nuovo cantando: “Il Signore ha rovesciato i potenti dal loro trono ed ha innalzato gli umili”. La Sapienza di Dio parlava sul labbro di Colei che era Madre della Grazia e Trono della Sapienza. E Io ripeto le ispirate parole che mi lodarono unito al Padre e allo Spirito Santo, nelle nostre opere mirabili, quando, senza offesa per la Vergine, Io, l’Uomo, mi formavo nel suo seno senza cessare di essere Dio. Siano norma a quelli che vogliono partorire il Cristo nei loro cuori e venire al Regno di Cristo. Non vi sarà Gesù: il Salvatore; Cristo: il Signore; e non vi sarà Regno dei Cieli per coloro che sono superbi, fornicatori, idolatri, adorando se stessi e la loro volontà.

♦ Estratto da «L'Evangelo come mi è stato rivelato» ♦ Copyright © Fondazione Erede di Maria Valtorta • ETS

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