
30ª DOMENICA del T.O. • Mt 22,34-40
Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Da L'EVANGELO COME MI È STATO RIVELATO • Vol.09 - Capitolo 596 1 § 3
2 aprile 1947.
596.1Gesù entra nel Tempio ancor più affollato che nei giorni precedenti. È tutto
bianco oggi, nella sua veste di lino. È una giornata afosa.
Va ad adorare nell’atrio degli Israeliti e poi va ai portici[150], seguito da un codazzo di gente, mentre altra ha già preso le migliori posizioni sotto i porticati,
e la maggioranza sono gentili che, non potendo andare oltre il primo cortile, oltre il portico dei Pagani, hanno approfittato del fatto che gli ebrei hanno seguito il Cristo per prendere posizioni di favore.
Ma un gruppo
ben numeroso di farisei li scompagina: sono sempre arroganti ad un modo, e si fanno largo con prepotenza per accostarsi a Gesù curvo su di un malato. Attendono che lo abbia guarito, poi gli mandano vicino uno scriba
perché lo interroghi.
Veramente fra loro c’era stata prima una breve disputa, perché Gioele detto Alamot voleva andare lui ad interrogare il Maestro. Ma un fariseo si oppone e gli altri lo sostengono
dicendo: «No. Ci è noto che tu parteggi per il Rabbi, benché tu lo faccia segretamente. Lascia andare Uria…».
«Uria no», dice un altro giovane scriba che non conosco affatto.
«Uria è troppo aspro nel suo parlare. Ecciterebbe la folla. Vado io».
E, senza ascoltare più le proteste degli altri, va vicino al Maestro proprio nel momento che Gesù congeda il malato
dicendogli: «Abbi fede. Sei guarito. La febbre e il dolore non torneranno mai più».
596.2«Maestro, quale è il maggiore dei comandamenti della Legge?».
Gesù, che lo aveva alle spalle, si volta e lo guarda. Una luce tenue di sorriso
gli illumina il volto, e poi alza il capo, essendo a capo chino perché lo scriba è di bassa statura e per di più sta curvo in atto di ossequio, e gira lo sguardo sulla folla, lo appunta sul gruppo dei
farisei e dottori e scorge il viso pallido di Gioele seminascosto dietro un grosso e impaludato fariseo. Il suo sorriso si accentua. È come una luce che vada a carezzare lo scriba onesto.
Poi riabbassa il capo
guardando il suo interlocutore e gli risponde: «Il primo[151] di tutti i comandamenti è: “Ascolta, o Israele: il Signore Dio nostro è l’unico Signore. Tu amerai il Signore Dio tuo con tutto il
tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze”. Questo è il primo e supremo comandamento. Il secondo poi è simile a questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non vi sono comandamenti
maggiori di questi. Essi rinchiudono tutta la Legge e i Profeti».
«Maestro, Tu hai risposto con sapienza e con verità. Così è. Dio è Unico e non vi è altro dio fuori che
Lui. Amarlo con tutto il proprio cuore, con tutta la propria intelligenza, con tutta l’anima e tutte le forze, e amare il prossimo come se stesso, vale molto più di ogni olocausto e sacrificio. Molto lo penso
quando medito le parole davidiche[152]: “A Te non piacciono gli olocausti; il sacrificio a Dio è lo spirito compunto”».
«Tu non sei lontano dal Regno di Dio, perché hai compreso quale sia l’olocausto
che è gradito a Dio».
«Ma quale è l’olocausto maggiormente perfetto?», chiede svelto, a bassa voce, lo scriba, come se dicesse un segreto.
Gesù raggia d’amore
lasciando cadere questa perla nel cuore di costui che si apre alla sua dottrina, alla dottrina del Regno di Dio, e dice, curvo su lui: «L’olocausto perfetto è amare come noi stessi coloro che ci perseguitano
e non avere rancori.
Chi fa questo possederà la pace. È detto[153]: i mansueti possederanno la terra e godranno dell’abbondanza della pace. In verità ti dico che colui che sa amare i suoi nemici raggiunge la perfezione
e possiede Dio».
596.3Lo scriba lo saluta con deferenza e se ne torna al suo gruppo, che lo rimprovera sottovoce di aver lodato il Maestro, e con ira
gli dicono: «Che gli hai chiesto in segreto? Sei anche tu, forse, sedotto da Lui?».
«Ho sentito lo Spirito di Dio parlare sulle sue labbra».
«Sei uno stolto. Lo credi forse tu il Cristo?».
«Lo credo».
«In verità fra poco vedremo vuote le nostre scuole dei nostri scribi ed essi andar raminghi dietro quell’Uomo! Ma dove vedi, in Lui, il Cristo?».
«Dove non
so. So che sento che è Lui».
«Pazzo!», gli voltano inquieti le spalle.
Gesù ha osservato il dialogo e, quando i farisei gli passano davanti in gruppo serrato per andarsene inquieti,
li chiama dicendo: «Ascoltatemi. Voglio chiedervi una cosa. Secondo voi, che ve ne pare del Cristo? Di chi è figlio?».
«Sarà figlio di Davide», gli rispondono marcando il “sarà”, perché vogliono fargli capire che, per loro, Egli non è il Cristo.
«E come dunque Davide, ispirato da Dio, lo chiama “Signore” dicendo[154]: “Il Signore ha detto al mio Signore: ‘Siedi alla mia destra fino a che non avrò
messo i tuoi nemici a sgabello ai tuoi piedi’”? Se dunque Davide chiama il Cristo “Signore”, come il Cristo può essergli figlio?».
Non sapendo cosa rispondergli, si allontanano ruminando
il loro veleno.
♦ Estratto da «L'Evangelo come mi è stato rivelato» ♦ Copyright © Fondazione Erede di Maria Valtorta • ETS