
Parabola dei FIGLI CHE RITORNANO
«[…] Un padre aveva
molti figli. Taluni erano sempre vissuti in stretto contatto con lui;
altri, per ragioni diverse, erano stati relativamente più lontani dal
padre. Ma però, sapendo i desideri paterni, nonostante gli fossero
lontani, potevano agire come se egli fosse presente. Altri ancora,
perché ancor più lontani, e fin dal primo giorno della loro nascita
allevati fra servi che parlavano altre lingue e avevano altri usi, si
sforzavano a servire il padre per quel poco che, più per istinto che per
sapere, conoscevano a lui gradito. Un giorno il padre, che non ignorava
come, nonostante i suoi ordini, i suoi servi si fossero astenuti da far
conoscere i pensieri del padre a questi lontani, perché nel loro
orgoglio li riputavano inferiori, disamati sol perché non coabitanti col
padre, volle radunare tutta la sua prole. E la chiamò a sé. Ebbene,
credete voi che giudicasse per linea di umano diritto, dando il possesso
dei beni soltanto a quelli che erano stati sempre nella sua casa, o
quanto meno lontani non tanto da impedir loro di sapere i suoi ordini e
desideri? Egli anzi seguì tutt’altro concetto e, osservando le azioni di
quelli che erano stati giusti per amore del padre, conosciuto soltanto
di nome, e lo avevano onorato con tutte le loro azioni, li chiamò a sé
vicino dicendo: “Doppio merito il vostro di esser giusti, poiché lo
foste per sola volontà vostra e senza aiuti. Venite e circondatemi. Ne
avete ben diritto! I primi mi hanno sempre avuto e ogni loro azione era
regolata dal mio consiglio e premiata dal mio sorriso. Voi avete dovuto
agire solo per fede ed amore. Venite. Ché nella mia casa è pronto il
vostro posto, è pronto da tempo, ed ai miei occhi non costituisce
differenza l’esser sempre stati della casa o l’esser stati lontani; ma
differenza hanno le azioni che, vicini o lontani da me, i miei figli
hanno compiuto”. […]»
L’Evangelo come mi è stato rivelato, 501.2
Spiegazione
«[…]
la sua spiegazione è questa: che scribi o farisei, viventi intorno al
Tempio, possono non essere nel Giorno eterno nella Casa di Dio, e che
molti, che sono tanto lontani da sapere soltanto succintamente le cose
di Dio, potranno essere allora nel suo seno. Perché ciò che dà il Regno è
la volontà dell’uomo tesa all’ubbidienza a Dio, e non il cumulo di
pratiche e di scienza.
Fate dunque quanto vi ho spiegato ieri.
Fatelo senza eccessivo timore che paralizza, fatelo senza calcolo di
sfuggire con ciò al castigo. Fatelo perciò soltanto per amore a Dio, che
vi ha creati per amarvi ed essere amato da voi. E avrete posto nella
Casa paterna».
L’Evangelo come mi è stato rivelato, 501.2
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