
Le DUE VOLONTÀ
«[…] Un padre perfetto aveva due figli. Amati
ambedue di uguale sapiente amore. Indirizzati ambedue su vie buone.
Nessuna differenza nel modo di amare e di dirigere. Eppure, sensibile
differenza era nei due figli. Uno, il primogenito, era umile,
ubbidiente, senza discutere faceva la volontà paterna, sempre ilare e
contento del suo lavoro. L’altro, benché minore, era sovente malcontento
e aveva discussioni col padre e col suo proprio io. Sempre
meditava, e con molto umana meditazione, sui consigli e sugli ordini che
riceveva. E in luogo di eseguirli così come venivano dati, si
permetteva di modificarli in tutto o in parte, come se chi lo comandava
fosse uno stolto. Il maggiore gli diceva: “Non fare così. Dài pena al
padre!”. Ma egli rispondeva: “Sei uno stolto. Grande e grosso come sei, e
primogenito per giunta, adulto ormai, oh! io non vorrei rimanermene al
rango dove il padre ti ha messo. Ma vorrei fare di più. Impormi ai
servi. Che capiscano che io sono il padrone. Sembri un servo tu pure,
con la tua perpetua mansuetudine. Non vedi come in fondo passi
inosservato con tutta la tua primogenitura? Qualcuno ti deride
persino…”. Il secondogenito, tentato — più che tentato, allievo di
Satana, di cui con attenzione metteva in pratica le insinuazioni —
tentava il primogenito. Ma costui, fedele al Signore nel rispetto della
Legge, si manteneva fedele anche verso il padre suo, che onorava con la
sua condotta perfetta.
Passarono gli anni e il secondogenito,
seccato di non poter regnare come sognava, dopo avere pregato il padre
più volte: “Da’ a me il comando di fare in tuo nome, per il tuo onore,
in luogo di mantenerlo a quello stolto che è più mite di una pecorella”,
dopo aver tentato di spingere il fratello a fare più che il padre non
comandasse per imporsi sui servi, sui concittadini e confinanti, disse a
se stesso: “Oh! basta! Qui ci va di mezzo anche il nostro buon nome!
Posto che nessuno vuol fare, farò io”. E si mise a fare cose di sua
testa, abbandonandosi alla superbia e alla menzogna e disubbidendo senza
scrupoli. Il padre gli diceva: “Figlio mio, sta’ sotto al primogenito.
Egli sa ciò che fa”. Diceva: “Mi dicono che hai fatto questo. È vero?”. E
il secondogenito diceva, scrollando le spalle, all’una e all’altra
parola paterna: “Sa, sa! È troppo timido, titubante. Perde le occasioni
di trionfo”. Diceva: “Io non l’ho fatto”. Il padre diceva: “Non andare
in cerca di aiuti da questo e quello. Chi vuoi che ti aiuti meglio di
noi a dare lustro al nome nostro? Sono falsi amici, che ti aizzano per
ridere poi alle tue spalle”. E il secondogenito diceva: “Sei geloso che
sia io quello che ho iniziativa? Del resto, io so di fare bene”.
Passò
ancora del tempo. Sempre più il primo cresceva in giustizia e l’altro
nutriva le male passioni. Infine il padre disse: “È l’ora di finirla. O
ti pieghi a ciò che è detto, o perdi il mio amore”. E il ribelle andò a
dirlo ai falsi amici. “Te la prendi per questo? Ma no! C’è modo di porre
il padre nell’impossibilità di preferire un figlio all’altro. Metticelo
nelle nostre mani e noi ci penseremo. Tu sarai senza colpa materiale, e
il possesso dei beni rifiorirà perché, levato di mezzo il troppo buono,
tu potrai dargli gran lustro. Non sai che è meglio un atto forte, anche
se dà dolore, all’inerzia che è danno del possesso?”, risposero loro. E
il secondogenito, ormai saturo di malavolontà, aderì all’indegno
complotto. […]»
L’Evangelo come mi è stato rivelato, 394.1
Spiegazione
«[…]
Ora ditemi. Si può forse incolpare il padre di avere dato due sistemi
di educazione ai due figli? Si può dire che egli è complice? No. E come,
allora, mentre un figlio è santo, l’altro è malvagio? La volontà
dell’uomo è forse, in anticipo, data in due modi? No. Data è in un’unica
maniera. Ma l’uomo a suo pro’ la muta; e chi è buono, buona fa la sua
volontà; chi malvagio, malvagia.
Io vi esorto, o voi di Keriot — e
sarà l’ultima volta che vi esorto a seguire vie di sapienza — a seguire
unicamente la buona volontà. Quasi al termine del mio ministero, Io vi
dico le parole cantate sul mio nascere: “Pace è per gli uomini di buona
volontà”. Pace! Ossia riuscita, ossia vittoria in Terra e in Cielo,
perché Dio è con chi ha buona volontà di ubbidirlo. Dio non guarda
tanto le opere altisonanti che l’uomo fa di sua iniziativa, quanto
l’umile ubbidienza, pronta, fedele, alle opere che Egli propone. […]»
L’Evangelo come mi è stato rivelato, 394.1/2
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