
Gli uccelli del giorno e della notte
[…] Gesù, per prendere
l’idea del suo discorso, richiama l’attenzione dei presenti sul gran
numero di uccelli che si annidano fra le fronde del giardino di Lazzaro
ed il frutteto dove sono radunati gli ascoltatori.
«Osservate. Ve ne
sono di indigeni e di esotici, di ogni razza e dimensione. E quando
scenderanno le ombre, ad essi si sostituiranno gli uccelli della notte,
essi pure qui numerosi, per quanto sia quasi possibile dimenticarli solo
per il fatto che non li vediamo. Perché tanti uccelli dell’aria qui?
Perché trovano di che vivere felici. Qui sole, qui quiete, qui pasto
abbondante, ricoveri sicuri, fresche acque. Ed essi si adunano venendo
da oriente e occidente, da mezzogiorno e settentrione se sono migratori,
rimanendo fedeli a questo luogo se indigeni. E che? Vedremo dunque che
gli uccelli dell’aria sono superiori in sapienza ai figli dell’uomo?
Quanti, fra questi uccelli, sono figli di uccelli ora morti, ma che lo
scorso anno, o più lontano ancora nel tempo, qui nidificarono trovandovi
sollievo! Essi lo hanno detto ai loro nati, avanti di morire. Hanno
indicato questo posto, ed essi, i nati, sono venuti ubbidienti. Il Padre
che è nei Cieli, il Padre degli uomini tutti, non ha forse detto ai
suoi santi le sue verità, dato tutte le indicazioni possibili per il
benessere dei suoi figli? Tutte le indicazioni. Quelle rivolte al bene
della carne e quelle rivolte al bene dello spirito. Ma che vediamo noi?
Vediamo che, mentre ciò che fu insegnato per la carne — dalle tuniche di
pelli, che Egli fece ai progenitori, ormai denudati ai loro occhi della
veste dell’innocenza che il peccato aveva lacerata, alle ultime
scoperte che per lume di Dio l’uomo ha fatte — sono ricordate,
tramandate, insegnate, l’altro, quello che fu insegnato, comandato,
indicato per lo spirito, non viene conservato e insegnato e praticato».
Molti del Tempio bisbigliano. Ma Gesù li calma col gesto.
«Il
Padre, buono come l’uomo non può lontanamente pensare, manda il suo
Servo a ricordare il suo insegnamento, a radunare gli uccelli nei luoghi
di salute, a dare loro esatta conoscenza di ciò che è utile e santo, a
fondare il Regno dove ogni angelico uccello, ogni spirito, troverà
grazia e pace, sapienza e salute. E in verità, in verità vi dico che,
come gli uccelli nati in questo luogo a primavera diranno ad altri di
altri luoghi: “Venite con noi, ché vi è un luogo buono dove gioirete
della pace e dell’abbondanza del Signore”, e così si vedrà, l’anno
novello, novelli uccelli qui affluire, nello stesso modo, da ogni parte
del mondo, così come è detto dai profeti, vedremo affluire spiriti e
spiriti alla Dottrina venuta da Dio, al Salvatore fondatore del Regno di
Dio. Ma agli uccelli diurni sono mescolati in questo luogo uccelli
notturni, predatori, disturbatori, capaci da gettare terrore e morte fra
gli uccelletti buoni. E sono gli uccelli che da anni, da generazioni,
sono tali, e nulla li può snidare perché le loro opere si fanno nelle
tenebre e in luoghi impenetrabili da parte dell’uomo. Questi, col loro
occhio crudele, col loro volo muto, con la loro voracità, con la loro
crudeltà, nelle tenebre lavorano e, immondi, seminano immondezza e
dolore. A chi li paragoneremo noi? A quanti in Israele non vogliono
accettare la Luce venuta ad illuminare le tenebre, la Parola venuta ad
ammaestrare, la Giustizia venuta a santificare. Per essi inutilmente
sono venuto. Anzi per essi sono cagione di peccato, perché mi
perseguitano e perseguitano i miei fedeli. Che allora dirò? Una cosa che
già ho detto altre volte: “Molti verranno dall’oriente e dall’occidente
e siederanno con Abramo e Giacobbe nel Regno dei Cieli. Ma i figli di
questo regno saranno gettati nelle tenebre esteriori”».
L’Evangelo come mi è stato rivelato, 378.4/5
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