104 - VALTORTAVOX

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La Parabola del BUON Re PASTORE che ARRIVA al suo REGNO con solo UN AGNELLO

[…]  «Un pastore molto buono, venuto a conoscenza che in un luogo del creato  erano molte pecore abbandonate da pastori poco buoni, le quali  pericolavano su vie perverse e in pascoli nocivi e andavano sempre più  verso burroni privi di luce, venne in quel posto e, sacrificando tutto  il suo avere, acquistò quelle pecore e quegli agnelli. Voleva portarli  nel suo regno, perché quel pastore era anche re come lo sono stati tanti  re in Israele. Nel suo regno quelle pecore e quegli agnelli avrebbero  trovato pascoli sani, fresche e pure acque, vie sicure e ripari  inabbattibili contro i ladroni e i lupi feroci. Perciò quel pastore  radunò le sue pecore e i suoi agnelli e disse loro: “Sono venuto a  salvarvi, a portarvi dove non soffrirete più, dove non conoscerete più  insidie e dolore. Amatemi, seguitemi perché io vi amo tanto e per avervi  mi sono sacrificato in tutti i modi. Ma se mi amerete, il mio  sacrificio non mi peserà. Venitemi dietro e andiamo”. E il pastore  davanti, dietro le pecore, presero il cammino verso il regno della  gioia. Il pastore ogni momento si volgeva per vedere se lo seguivano,  per esortare le stanche, per rincuorare le sfiduciate, per soccorrere le  malate, per carezzare gli agnelli. Come le amava! Dava loro il suo pane  e il suo sale e per primo assaggiava l’acqua delle fonti e la benediva  per sentire se era sana e per renderla santa. Ma le pecore — lo credi,  Beniamino? — le pecore dopo qualche tempo si stancarono. Prima una, poi  due, poi dieci, poi cento, rimasero indietro a brucare l’erba fino ad  empirsi senza poter più muoversi, e si sdraiarono stanche e sazie nella  polvere e nel fango. Altre si spenzolarono sui precipizi nonostante il  pastore dicesse: “Non lo fate”; talune, poiché egli si metteva dove era  maggior pericolo per impedire a loro di andarvi, lo urtarono col capo  protervo e tentarono di precipitarlo più di una volta. Così molte  finirono nei burroni e morirono miseramente. Altre si azzuffarono fra di  loro e, incorna e intesta, si uccisero fra loro. Solo un agnellino non  si distrasse mai. Esso correva, belando, e diceva col suo belato al  pastore: “Ti amo”; correva dietro al pastore buono e, quando giunsero  alle porte del suo regno, non erano che loro due: il pastore e  l’agnellino fedele. Allora il pastore non disse: “entra”, ma disse:  “vieni”, e lo prese sul petto, fra le braccia, e lo portò dentro  chiamando tutti i suoi sudditi e dicendo loro: “Ecco. Costui mi ama.  Voglio che sia meco in eterno. E voi amatelo perché esso è il prediletto  del mio cuore”. […]»
L’Evangelo come mi è stato rivelato, 352.7

Spiegazione

«[…]  nell’amore è la forza per divenire grandi e nel-l’ubbidienza fatta per  amore quella per entrare nel mio Regno. Siate semplici, umili, amorosi  di un amore che non è solo dato a Me ma è scambievole fra di voi,  ubbidienti alle mie parole, a tutte, anche a queste, se volete  giungere dove entreranno questi innocenti. Imparate dai piccoli. Il  Padre rivela loro la verità come non la rivela ai sapienti». […]
L’Evangelo come mi è stato rivelato, 352.9

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Eventuali violazioni ai DIRITTI d'AUTORE, se DEBITAMENTE SEGNALATE a ezio1944@gmail.com - VERRANNO IMMEDIATAMENTE RIMOSSE
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