
La DIFFERENZA FRA i DENTI
«Maestro, ad Aera ci sarà Giuda di Simone…», dice Andrea.
«Certamente. E con lui Toma, Natanaele e Filippo».
«Maestro… io rimpiango questi giorni di pace», sospira Gia-como.
«Non devi dire così, Giacomo».
«Lo so… Ma non posso farne a meno…», e tira un altro sospirone.
«Ci sarà anche Simon Pietro coi miei fratelli. Non ne sei contento?».
«Io tanto! Maestro, perché Giuda di Simone è tanto diverso da noi?».
«Perché l’acqua si alterna col sole, il caldo col freddo, la luce con le tenebre?».
«Ma perché non si potrebbe avere sempre una cosa. Morirebbe la vita sulla Terra».
«Ben detto, Giacomo».
«Sì, ma ciò non c’entra con Giuda».
«Rispondi. Perché le stelle non sono tutte come il sole, grandi, calde, belle, potenti?».
«Perché… la Terra si brucerebbe sotto tanto fuoco».
«Perché le piante non sono tutte come quei noci? Per piante intendo ogni vegetale».
«Perché… le bestie non potrebbero mangiarne».
«E allora perché non sono tutte come erbe?».
«Perché… non avremmo legna per ardere, per le case, per gli utensili, carri, barche, mobili».
«Perché gli uccelli non sono tutti aquile e gli animali tutti elefanti o cammelli?».
«Si starebbe freschi se ciò fosse!».
«Queste varietà ti paiono dunque buona cosa?».
«Senza dubbio».
«Giudichi dunque che… Perché, secondo te, Dio le ha fatte?».
«Per darci tutto l’aiuto possibile».
«Dunque a fin di bene? Ne sei sicuro?».
«Come di vivere in questo momento».
«E
allora, se trovi giusto che ci siano diversità nelle specie animali,
vegetali e astrali, perché pretendi che tutti gli uomini siano uguali?
Ognuno ha la sua missione e la sua forma. La infinita diversità delle
specie ti pare segno di potenza o di impotenza del Creatore?».
«Di potenza. Una serve a far risaltare l’altra».
«Molto
bene. Anche Giuda serve alla stessa cosa, e tu servi presso i compagni,
e i compagni verso te. Abbiamo trentadue denti in bocca e, se li guardi
bene, sono ben differenti fra loro. Non solo nelle tre classi, ma fra
gli individui di una stessa classe. Eppure, posto che stai mangiando,
osserva il loro ufficio. Vedrai che anche quelli che sembrano poco
utili, poco lavoratori, sono proprio quelli che fanno il primo lavoro di
tagliare il pane e di portarlo agli altri, che lo sgranocchiano per
passarlo agli altri, che lo riducono a poltiglia. Non è così? Giuda a te
sembra che non faccia nulla, o faccia male. Ti ricordo che ha
evangelizzato, e bene, la Giudea meridionale, e che, tu lo hai detto, sa
avere tatto coi farisei».
«È vero».
Matteo osserva: «È anche
molto capace di far moneta per i poveri. Chiede, sa chiedere come
neppure io so… Forse perché il denaro a me, ora, fa schifo».
Simone Zelote china il volto che diventa cremisi tanto è rosso.
Andrea, che vede, chiede: «Ti senti male?».
«No, no… La fatica… non so».
Gesù lo guarda fisso e quello diventa sempre più rosso. Ma Gesù non dice nulla.
Corre avanti Timoneo: «Maestro, ecco là che si vede il paese che precede Aera. Potremo sostare lì o chiedere asinelli».
«Ma ormai la pioggia cessa. È meglio proseguire».
«Come vuoi, Maestro. Però allora, se permetti, vado avanti».
«Vai pure».
Timoneo parte di corsa con Marco. E Gesù sorridendo osserva: «Vuole che abbiamo un ingresso trionfale».
Sono
di nuovo tutti in gruppo. Gesù lascia che si accalorino a parlare della
diversità delle regioni e poi si ritira indietro, prendendo con Sé lo
Zelote.
Appena sono soli chiede: «Perché sei arrossito, Simone?».
Quello torna di bragia e non parla. Gesù ripete la domanda, e quello più
rosso e più zitto. Gesù torna a chiedere.
«Signore, ma Tu sai! Perché mi fai dire?», grida lo Zelote, dolente come fosse un torturato.
«Ne hai la certezza?».
«Egli
non me l’ha negato. Però ha detto: “Faccio così per previdenza. Io ho
buon senso. Il Maestro non pensa mai al domani”. Se si vuole, è vero. Ma
però… è sempre… è sempre… Maestro, metti Tu la parola esatta».
«È
sempre dimostrazione che Giuda è soltanto un “uomo”. Non sa elevarsi ad
essere uno spirito. Ma, più o meno, siete tutti tali. Temete di cose
stolte. Vi crucciate per previdenze inutili. Non sapete credere che la
Provvidenza è potente e presente. Ebbene, ciò resti fra noi due. Non è
vero?».
«Sì, Maestro».
L’Evangelo come mi è stato rivelato, 2964/5
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