
Parabola del NOCCIOLO che GERMOGLIA
«[…] Vedete questa noce? E
prendo questa perché non ho altri gusci sotto le mani, ma per capire la
parabola pensate ai nòccioli dei pinoli o delle palme, ai più duri, a
quelli delle ulive per esempio. Sono astucci serrati, senza fessure,
durissimi, di un legno compatto. Sembrano scrigni magici che solo una
violenza può aprire. Eppure, se uno di essi viene gettato nella terra,
anche semplicemente a terra e il passante lo affonda, col passarvi
sopra, quel tanto che esso si adagi nel suolo, che avviene? Che il
forziere si apre e fa radici e foglie. Come avviene da sé? Noi dobbiamo
battere molto col martello per riuscirvi e invece, senza colpi, il
nòcciolo si apre da sé. È dunque magico quel seme? No. Ha dentro una
polpa. Oh! una cosa debole rispetto al duro guscio! Eppure, essa nutre
un ancora più piccola cosa: il germe. E questo è la leva che sforza,
apre, dà pianta con fronde e radici. Provate a seppellire dei nòccioli e
poi attendete. Vedrete che alcuni nascono, altri no. Estraete quelli
che non sono nati. Apriteli col martello e vedrete che sono semivuoti.
Non è dunque l’umido del suolo né il calore quelli che fanno aprire il
nòcciolo. Ma è la polpa, e più: l’anima della polpa, il germe che,
gonfiando, fa da leva e apre. […]»
L’Evangelo come mi è stato rivelato, 268.5
Spiegazione
«[…] Questa è la parabola. Ma applichiamola a noi.
Che
ho fatto che non andasse fatto? Ci siamo ancora capiti così poco da non
comprendere che l’ipocrisia è peccato e che la parola è vento se non è
convalidata dall’azione? Che vi ho sempre detto Io? “Amatevi gli uni con
gli altri. L’amore è il precetto e il segreto della gloria”. E Io, che
predico, dovrei essere senza carità? Darvi l’esempio di un maestro
menzognero? No, mai!
Oh! amici miei. Il nostro corpo è il nòcciolo
duro, nel nòcciolo duro è chiusa la polpa: l’anima; in essa è il germe
che Io ho deposto. Esso è fatto di molti elementi. Ma il principale è la
carità. Essa è che fa da leva per schiudere il nòcciolo e liberare lo
spirito dalle costrizioni della materia ricongiungendolo a Dio, che
Carità è.
La carità non si fa solo di parole o di denaro. Si fa la
carità con la sola carità. E non vi paia uno scherzo di parole. Io non
avevo denaro, e le parole non bastavano per questo caso. Qui vi erano
sette persone sulle soglie della fame e dell’angoscia. La disperazione
avanzava le sue branche nere per ghermire e affogare. Il mondo si
ritirava duro ed egoista davanti a questa sventura. Il mondo mostrava di
non avere capito il Maestro nelle sue parole. Il Maestro ha
evangelizzato con le opere. Io avevo capacità e libertà di farlo. E
avevo il dovere di amare per tutto il mondo questi meschini che il mondo
disama. Io ho fatto tutto questo. […]
Quello che Io ho fatto, voi
dovete essere pronti a fare. Per amore del prossimo, per portare a Dio
un’anima, nessun lavoro vi deve pesare. Il lavoro, quale esso sia, non è
mai umiliante. Mentre umilianti sono le azioni basse, le falsità, le
denunce bugiarde, le durezze, i soprusi, gli strozzinaggi, le calunnie,
le lussurie. Queste mortificano l’uomo. […]»
L’Evangelo come mi è stato rivelato, 268.6
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