068 - VALTORTAVOX

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Parabola del BUON GRANO e dell'OGLIO

«Ancora in questo bel tempo di grani che spigano, Io vi voglio proporre una parabola presa dai grani. Udite.
Il  Regno dei Cieli è simile ad un uomo che seminò buon seme nel suo campo.  Ma, mentre l’uomo e i suoi servi dormivano, venne un suo nemico e  sparse seme di loglio sui solchi e poi se ne andò. Nessuno sul principio  si accorse di nulla. Venne l’inverno con le piogge e le brine, venne la  fine di tebet e germogliò il grano. Un verde tenero di foglioline  appena spuntate. Parevano tutte uguali nella loro infanzia innocente.  Venne scebat e poi adar e si formarono le piante e poi granirono le  spighe. Si vide allora che il verde non era tutto grano ma anche loglio,  ben avviticchiato coi suoi vilucchi sottili e tenaci agli steli del  grano.
I servi del padrone andarono alla sua casa e dissero:  “Signore, che seme hai seminato? Non era seme eletto, mondo da ogni  altro seme che grano non fosse?”.
“Certo che lo era. Io ne ho scelto i chicchi tutti uguali di formazione. E avrei visto se vi fossero stati altri semi”.
“E come allora è nato tanto loglio fra il tuo grano?”.
Il padrone pensò, poi disse: “Qualche nemico mio mi ha fatto questo per farmi danno”.
I  servi chiesero allora: “Vuoi che andiamo fra i solchi e con pazienza  liberiamo le spighe dal loglio, strappando quest’ultimo? Ordina e lo  faremo”.
Ma il padrone rispose: “No. Potreste nel farlo estirpare  anche il grano e quasi sicuramente offendere le spighe ancora tenerelle.  Lasciate che l’uno e l’altro stiano insieme fino alla mietitura. Allora  io dirò ai mietitori: ‘Falciate tutto insieme; poi, avanti di legare i  covoni, ora che il seccume ha fatto friabili i vilucchi del loglio  mentre più robuste e dure sono le serrate spighe, scegliete il loglio  dal grano e fatene fasci a parte. Li brucerete poi e faranno concime al  suolo. Mentre il buon grano lo porterete nei granai e servirà ad ottimo  pane con scorno del nemico, che avrà guadagnato solo di esser abbietto a  Dio col suo livore’”. […]»
L’Evangelo come mi è stato rivelato, 181.3

Spiegazione

«[…]  Ora riflettete fra voi quanto sovente avvenga e numerosa sia la semina  del Nemico nei vostri cuori. E comprendete come occorra vigilare con  pazienza e costanza per fare sì che poco loglio si mescoli al grano  eletto. La sorte del loglio è di ardere. Volete voi ardere o divenire  cittadini del Regno? Voi dite che volete essere cittadini del Regno.  Ebbene sappiatelo essere. Il buon Dio vi dà la Parola. Il Nemico vigila  per renderla nociva, poiché farina di grano mescolata a farina di loglio  dà pane amaro e nocivo al ventre. Sappiate col buon volere, se loglio è  nell’anima vostra, sceglierlo per gettarlo onde non essere indegni di  Dio. […]»
«Venitemi intorno e udite. Vi spiego il senso completo della parabola che ha due aspetti ancora, oltre quello detto alla folla.
Nel  senso universale la parabola ha questa applicazione: il campo è il  mondo. Il buon seme sono i figli del Regno di Dio seminati da Dio sul  mondo in attesa di giungere al loro limite ed essere recisi dalla  Falciatrice e portati al Padrone del mondo perché li riponga nei suoi  granai. I logli sono i figli del Maligno, sparsi a loro volta sul campo  di Dio nell’intento di dare pena al Padrone del mondo e di nuocere anche  alle spighe di Dio. Il Nemico di Dio li ha, per un sortilegio, seminati  apposta, perché veramente il diavolo snatura l’uomo fino a farne una  sua creatura, e questa semina, per traviare altri che non ha potuto  asservire altrimenti. La mietitura, anzi la formazione dei covoni e il  trasporto degli stessi ai granai, è la fine del mondo e coloro che la  compiono sono gli angeli. A loro è ordinato di radunare le falciate  creature e separare il grano dal loglio e come nella parabola questo si  brucia così verranno bruciati nel fuoco eterno i dannati, all’Ultimo  Giudizio.
Il Figlio dell’uomo manderà a togliere dal suo Regno tutti  gli operatori di scandali e di iniquità. Perché allora il Regno sarà e  in terra e in Cielo e fra i cittadini del Regno sulla terra saranno  mescolati molti figli del Nemico. Questi raggiungeranno, come è detto  anche dai Profeti, la perfezione dello scandalo e dell’abominio in ogni  ministero della terra e daranno fiera noia ai figli dello spirito. Nel  Regno di Dio, nei Cieli, già saranno stati espulsi i corrotti, perché  corruzione non entra in cielo. Ora dunque gli angeli del signore,  menando la falce fra le schiere dell’ultimo raccolto, falceranno e  separeranno il grano dal loglio e getteranno questo nella fornace  ardente dove è pianto e stridor di denti, portando invece i giusti:  l’eletto grano, nella Gerusalemme Eterna dove essi splenderanno come  soli nel Regno del Padre mio e vostro.
Questo nel senso universale. Ma per voi ve ne è un altro ancora. […]
Il  Seminatore sparge il buon seme. (…) Male ho detto dicendo “seme” i  discepoli. Voi potreste capire male. Dirò allora “campo”. Tanti  discepoli tanti campi, scelti dal Maestro per costituire l’area del  Regno di Dio, i beni di Dio. Su essi il maestro si affatica per  coltivarli acciò diano il cento per cento. Tutte le cure. Con pazienza.  Con amore. Con sapienza. Con fatica. Con costanza. Vede anche le loro  tendenze malvagie. Le loro aridità e le loro avidità. Vede le loro  testardaggini e le loro debolezze. Ma spera, spera sempre e corrobora la  sua speranza con la preghiera e la penitenza, perché li vuole portare  alla perfezione.
Ma i campi sono aperti. Messi al centro del mondo,  fra il mondo, tutti li possono avvicinare, tutti vi possono penetrare.  Tutti e tutto. Oh! Non è il loglio solo il mal seme seminato! Il loglio:  potrebbe essere simbolo della leggerezza amara dello spirito del mondo.  Ma vi nascono, gettati dal Nemico, tutti gli altri semi. Ecco le  ortiche. Ecco le gramigne. Ecco le cuscute. Ecco i vilucchi. Ecco infine  le cicute e i tossici. Perché? Perché? Che sono?
Le ortiche: gli  spiriti pungenti, indomabili che feriscono per sovrabbondanza di veleni e  danno tanto disagio. Le gramigne: i parassiti che sfiniscono il maestro  senza saper che strisciare e succhiare, godendo del lavoro di lui e  nuocendo ai volonterosi che veramente trarrebbero maggior frutto se il  maestro fosse non turbato e distratto dalle cure che esigono le  gramigne. I vilucchi inerti che non si alzano da terra che fruendo degli  altri. Le cuscute: tormento sulla via già penosa del maestro e tormento  ai discepoli fedeli che lo seguono. Si uncinano, si conficcano,  lacerano, graffiano, mettono sofferenza e diffidenza. I tossici: i  delinquenti fra i discepoli, coloro che giungono a tradire e a spegnere  la vita come le cicute e le altre piante tossiche. […]
La bontà non  disarma? Non rende il malvolere innocuo? No. Non lo rende tale perché  l’uomo caduto preda del Nemico è insensibile a tutto ciò che è  superiore. E ogni superiore cosa cambia per lui aspetto. La bontà  diviene debolezza che è lecito calpestare e acuisce il suo malvolere  come acuisce la voglia di sgozzare, in una fiera, il sentir e l’odore  del sangue.
Nei discepoli, i campi del Maestro, vengono i nemici.  Sono tanti. Il primo è Satana. Gli altri i suoi servi, ossia gli uomini,  le passioni, il mondo, la carne. Ecco, ecco il discepolo più facile ad  essere percosso da essi perché non sta tutto presso al Maestro, ma sta a  cavaliere fra il Maestro e il mondo. Non sa, non vuole separarsi tutto  da ciò che è mondo, carne, passioni, e demonio, per essere tutto di chi  lo porta a Dio. Su questo spargono i loro semi e mondo e carne e  passioni e demonio. L’oro, il potere, la donna, l’orgoglio la paura di  un mal giudizio del mondo e lo spirito di utilitarismo. “I grandi sono i  più forti. Ecco che io li servo per averli amici”. E si diventa  delinquenti e dannati per queste misere cose!»
L’Evangelo come mi è stato rivelato, 181.3/6

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Eventuali violazioni ai DIRITTI d'AUTORE, se DEBITAMENTE SEGNALATE a ezio1944@gmail.com - VERRANNO IMMEDIATAMENTE RIMOSSE
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