061 - VALTORTAVOX

Parole di vita ETERNA
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La tavola del falegname

[…] «Ma che avete da dire che sempre parlate?», chiede da lontano Pietro. «Fermatevi! Aspettateci. Non è bello andare così senza pensare che io sono di gambe corte».
Si fermano finché l'altro gruppo li ha raggiunti. «Auf! Come ti voglio bene, barchetta mia! Qui si fatica come schiavi. . . Che dicevate?»
«Dicevamo le qualità per essere buoni», risponde Gesù.
«E a me non le dici, Maestro?».
«Ma sì: ordine, pazienza, costanza, umiltà, carità. . . Le ho dette molte volte!».
«Ma l'ordine no. Che c'entra?».
«Il disordine non è mai buona qualità. L'ho spiegato a questi tuoi compagni. Te lo diranno. E l'ho messo per primo, mentre ho messo per ultima la carità, perché sono i due estremi della retta della perfezione. Ora tu sai che una retta messa in piano non ha principio e non ha fine. Ambedue gli estremi possono essere principio e possono essere fine, mentre di una spirale, o di un qualsiasi altro disegno che non sia chiuso in se stesso, vi è sempre un principio e una fine.
La santità è lineare, semplice, perfetta, e non ha che due estremi, come la retta».
«È facile fare una retta. . . ».
«Lo credi? Ti sbagli. In un disegno, anche complicato, può passare inavvertito qualche difetto. Ma nella retta subito si vede ogni errore, o di pendenza o di incertezza. Giuseppe, quando mi insegnava il mestiere, insisteva molto nella dirittura delle tavole e giustamente mi diceva: "Vedi, figlio mio? Può ancora passare una lieve imperfezione in un ornato o in un lavoro di tornio, perché l'occhio, non espertissimo, se osserva un punto non vede l'altro. Ma se un'asse non è diritta a dovere, neppure il più semplice lavoro, quale è una povera tavola di contadini, riesce. O pende o imbarca. Non serve più che al fuoco.
Possiamo dire questo anche per le anime. Per non servire più altro che al fuoco infernale, ossia per conquistare il Cielo, bisogna essere perfetti come un'asse piallata e squadrata a dovere. Chi inizia la sua lavorazione spirituale con disordine, cominciando dalle cose inutili, saltando come un uccello irrequieto da questo a quello, finisce che quando vuole riunire le parti del lavoro non riesce più. Non combinano.
Perciò ordine. Perciò carità. Poi, tenendo fisse nelle due morse questi estremi, che non scappino mai, lavorare a tutto il resto, ornati o intagli che siano. […]».
L’Evangelo come mi è stato rivelato, 139.4

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