Apo-04 - VALTORTAVOX

Parole di vita ETERNA
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LEGGE ► DANIELA CIAVONI


"Io sono il Primo e l’Ultimo"
Gesù, nel suo Corpo glorificato, di una bellezza inconcepibile, è e non è diverso da quale era in Terra. È diverso perché ogni corpo glorificato assume una maestà e una perfezione che nessun mortale, per bello, maestoso e perfetto che sia, può avere; ma non è diverso perché la glorificazione della carne non altera i tratti della persona. Quindi, alla resurrezione dei corpi, colui che era alto sarà alto, colui che era esile sarà esile, colui che era robusto sarà robusto, e il biondo biondo, e il bruno bruno, e così via. Spariranno però le imperfezioni, perché nel Regno di Dio tutto è Bellezza, Purezza, Salute e Vita, così come era stabilito che fosse anche nel Paradiso terrestre, se l’uomo non vi avesse portato peccato, morte e dolori d’ogni specie, dalle malattie agli odi, tra uomo e uomo.
Il Paradiso terrestre era la figura materiale di quello che sarà il Paradiso celeste abitato dai corpi glorificati. Gli aspetti naturali del Paradiso terrestre saranno anche in quello celeste, ossia nel Regno eterno, ma vi saranno in forma soprannaturalizzata. Così il sole, la luna, le stelle, che erano luci di diversa potenza create da Dio per illuminare la dimora di Adamo, saranno sostituite dal Sole Eterno, dalla vaghissima e purissima Luna, dalle innumerevoli stelle: ossia da Dio Luce che della sua luce veste Maria, alla quale è base la luna e corona le stelle più belle del Cielo; da Maria, la Donna dal nome stellare che per la sua immacolata purezza ha vinto Satana; dai santi che sono le stelle del nuovo cielo, lo splendore di Dio essendo comunicato ai giusti. E il fiume che irrorava il terrestre Paradiso e che — poiché stava a simboleggiare il mezzo con cui l’umanità sarebbe stata irrorata da acque che l’avrebbero detersa dai peccati e resa fertile al nascere e crescere delle virtù e degna di piacere al suo Creatore — aveva quattro braccia, come la Croce dalla quale il fiume del Sangue divino si effuse per lavare, fertilizzare, rendere gradita a Dio l’umanità decaduta, sarà sostituito dal fiume d’acqua viva scaturente dal Trono di Dio e dell’Agnello che scorre nella città di Dio. E l’albero della vita, anch’esso simbolo dell’Albero che avrebbe ridato la vera Vita a quelli che l’avevano perduta: la Croce dalla quale pendette il Frutto Ss. che dà la Vita e venne la Medicina per tutte le malattie dell’io, che possono dare la morte vera, sarà sostituito con gli alberi “di qua e di là del fiume”, di cui è detto nell’Apocalisse.
Spariranno tutte le imperfezioni, ho detto. Gli abitanti della Gerusalemme celeste, ormai giunti alla perfezione, e non più suscettibili a cadute — perché nella Città di Dio, come non possono entrarvi i peccatori ancora impuri, non può entrarvi cosa atta a produrre impurità, abominazione o menzogna — saranno senza imperfezioni di sorta. Il gran seduttore, che potè penetrare nel Paradiso sensibile, non potrà insinuarsi nel Paradiso celeste. Lucifero, già precipitato dal Cielo agli inferi per la sua ribellione, sarà sepolto e reso “nullo” alla fine dei tempi, avanti che venga il nuovo cielo e la nuova terra, perché non possa più agire, nuocere, dare dolore a quanti ormai avranno superato ogni prova e ogni purificazione, e vivranno nel Signore.
Dunque nessuna imperfezione dello spirito e dell’intelletto sussisterà più. E anche le imperfezioni fisiche, che furono croce e tormento, meritato se venute da vita immonda, o immeritato se venute da eredità dei padri o da ferocia d’uomini, spariranno. I corpi glorificati dei figli di Dio saranno quali sarebbero stati se l’uomo fosse rimasto, in tutto, integro quale Dio l’aveva creato, perfetto nelle tre parti che lo compongono, come perfetto era stato fatto da Dio.
Gesù, l’Uomo-Dio, perfettissimo perché Dio incarnato, integro perché innocente e santo, senza lesione in alcuna delle parti, che sia menomazione o vergogna, perché le cinque ferite son gemme di gloria e non marchio d’infamia, tanto luminoso, essendo “Luce” come Dio, essendo “Gloriosissimo” come Uomo Ss., da parer bianco nelle carni, vesti e nei capelli, quale divenne sul Tabor, in veste talare, perché “Sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedech”, ossia per ordinazione direttamente divina, fatto tale dal Padre, con cintura d’oro perché Pontefice in eterno, apparirà a tutti qual era come Uomo, e ognuno lo riconoscerà, e qual è come Gloriosissimo per avere, per obbedienza all’Amore, gustato la morte per dare a tutti la Vita, e i beati giubileranno in vederlo.
Io sono il Primo e l’Ultimo”.
Come Dio non ha principio, anche il Verbo di Dio non ha principio. Eppure ha un misterioso principio, che è quello che indica l’ispirato Giovanni all’inizio del suo Vangelo della Luce: “In principio era il Verbo”. Questo principio senza principio, senza un’epoca che serva ad indicarlo, dato che per l’Eterno non c’è limite di tempo ma abisso senza fine di eternità, quale è dunque stato? È uno dei misteri che lo stesso Verbo illuminerà alle anime quando saranno nel Regno. Perché tutto sarà illuminato e reso conoscibile a mezzo del Verbo, là, nel suo eterno Regno.
Ma per gli uomini, a cui la carne e l’esilio rende impossibile la penetrazione dei misteri, e difficile il comprenderli anche nella misura del comprensibile ai viventi in Terra, è da dirsi che questo principio senza principio è da quando Dio è, e, per essere, genera, ed ama ciò che genera, ossia da sempre, perché il primo generato del suo seno fecondo d’ardentissimo e perfettissimo amore è il suo Verbo, come Lui eterno.
Ai più duri nell’intendere potrebbe dirsi che il primo fiammeggiare della Carità generò il Verbo e produsse la processione dello Spirito Santo. Ma posto che non c’è per chi è Eterno un primo fiammeggiare della Carità, meglio è dire che la perfetta Unità e Trinità di Dio non ha avuto principio nel senso che gli umani vogliono dare a tale parola, e che il mistero, essendo mistero, ci sarà svelato solo quando saremo una sol cosa con Dio, così come il Cristo ha chiesto e ottenuto per noi.
Prima è inutile cercare di penetrare e conoscere la verità di questo mistero. Il mistico più ardente, il contemplatore più profondo, l’adoratore più verace, per quanto, quasi dimentichi delle loro esigenze d’uomo, s’immergano, s’inabissino, ardano, salgano, si slancino verso quell’Abisso d’altezza che è la Divinità, per conoscere allo scopo di sempre meglio amare, per implorare dall’Oggetto del loro unico amore la verità, la rivelazione di questo mistero onde poterlo spiegare a tanti che, conoscendolo, verrebbero attratti verso l’Amore, mai, finché carne mortale li vesta, non potranno avere la piena conoscenza di questo mistero.
Bisogna per fede, per pura fede, credere. Credere senza limiti di indagini umane. Accogliere le verità che ci sono proposte senza volersele spiegare. Credere fermamente, semplicemente, totalmente. Più si crede così, e più sottile si fa il velo del mistero, tanto da avere, per tratti, la sensazione spirituale che esso si sia per un attimo squarciato, confermando lo spirito nelle soprannaturali speranze del possesso di Dio, e producendo un più ardente fiammeggiare di carità che, unendoci vieppiù a Dio, favorisce un nuovo rapidissimo rivelarsi del Mistero sublime. Attimi anticipati e relativi della Conoscenza che formerà la nostra beatitudine eterna. Allora conosceremo quanto qui, più o meno relativamente e in proporzione alla nostra vita di identificazione col Cristo, Sapienza, Verità, Conoscenza del Padre, e della nostra unione con la Divinità, abbiamo appena intravisto nella sua Verità.
Conosceremo Dio. Questo Dio che da sempre è. Conosceremo il Verbo. Questo Verbo che è da sempre e che pure è generato dal Padre senza per ciò avere avuto un momento iniziale di generazione. Questo Verbo “consustanziale al Padre” in Cielo e in Terra, nel suo tempo d’Uomo. Questo Verbo, Una sol cosa col Padre, eppure ben distinto dal Padre nella Persona, che non è una sola con quella del Padre, ma una Persona propria, e Persona divina, non annullata o assente quando il Verbo prese persona umana, ma unita a questa pur rimanendo distinte nel Cristo, come distinte sono nella mirabile Unità Trina, vera testimonianza che nell’uomo, fatto dalla Grazia figlio di Dio o creatura divinizzata, può esservi unione con Dio. Unione perfettissima ed unica nel Verbo fatto Uomo che assunse, rimanendo Dio, carne mortale. Unione relativa, ma non meno vera, nell’uomo che viene elevato da creatura naturale e ragionevole a creatura divinizzata per partecipazione alla vita soprannaturale.
Ora, per tutto quanto è sopra detto, Gesù Cristo, che verrà al giusto tempo e nel giusto modo, per essere Eterno, è giustamente definito “il Primo e l’Ultimo”.
Primo nell’essere e Primo nell’ammaestrare. Dapprima attraverso la sua Parola di Sapienza parlante ai patriarchi e ai profeti per vie soprannaturali, poscia come Maestro alle turbe di Palestina, indi ancora e nuovamente per vie soprannaturali ai suoi servi e strumenti viventi sulla Terra. E Ultimo nell’ammaestrare, perché nel Cielo, agli spiriti beati, e poscia ai risorti, sarà il Verbo e per il Verbo, per Gesù, che i cittadini dei Cieli avranno l’ultimo, perfetto e completo ammaestramento che renderà cognite tutte le verità, incomprensibili perché “misteri di fede”, sulle quali inutilmente si sono affaticati, per conoscerle, dottori, contemplatori e mistici.
Maestro eterno. Maestro primo ed ultimo. Maestro ancora quando ogni scuola di dottori avrà cessato d’essere. Maestro colmante tutte le lacune rimaste per millenni e secoli sulla conoscenza di Dio, illuminante la profondità del mistero rimasta sempre oscura agli intelletti umani, annullante gli errori d’ogni umana scuola. E come per il suo primo “si faccia”, dato da Maestro che sa perfettamente come ogni cosa va fatta perché sia buona, si ebbe il Creato sensibile, così per il suo ultimo “si faccia” si avrà la fine di quanto si corruppe, e che verrà giudicata “buona cosa” che non più sia, e si avrà il nuovo mondo, e tutte le cose saranno stabilite in un modo nuovo e immutabile, secondo il suo Volere di Maestro perfettissimo e di Giudice supremo, al quale il Padre ha deferito ogni potere del Regno di Dio nei Cieli, del Regno di Dio nei cuori, del Giudizio su tutte le creature, angeliche, razionali, o infere, perché tutte, nel Cielo, sulla Terra e negli inferni, adorino, conoscano, sentano che Egli è Colui che è, Re dei re, Signore dei signori, l’Alfa e l’Omega, l’Onnipotente.
Eventuali violazioni ai DIRITTI d'AUTORE, se DEBITAMENTE SEGNALATE a ezio1944@gmail.com - VERRANNO IMMEDIATAMENTE RIMOSSE
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