
Il MINATORE PERSEVERANTE
«Un gruppo di scavatori scesero in una
miniera dove sapevano esservi dei tesori, molto nascosti nelle viscere
del suolo però. E iniziarono lo scavo. Ma il terreno era duro e faticoso
il lavoro. Molti si stancarono e gettarono i picconi andandosene. Altri
si burlarono del capo squadra quasi trattandolo da stolto. Altri
imprecarono alla loro sorte, al lavoro, alla terra, al metallo, e con
ira percossero le viscere della terra spezzando il filone in briciole
inutili, e poi, visto di avere fatto rovine e non guadagni, se ne
andarono essi pure.
Rimase solo il più perseverante. Con dolcezza
trattò gli strati di terra tenace per perforarla senza guastare, fece
saggi, approfondì, scavò. Uno splendido filone prezioso è finalmente
messo allo scoperto. La perseveranza del minatore è stata premiata, e
con il metallo purissimo che ha scoperto egli può ottenere molti lavori e
acquistare molta gloria e molti clienti, perché tutti vogliono di quel
metallo che solo la perseveranza ha saputo trovare là dove gli altri,
infingardi o iracondi, non avevano nulla ottenuto. […]»
L’Evangelo come mi è stato rivelato, 251.6
Spiegazione
«[…]
Ma l’oro trovato, per essere bello al punto di servire per l’orafo,
deve a sua volta perseverare nella volontà di farsi lavorare. Se l’oro,
dopo il primo lavoro di escavazione, più non volesse patire pene,
rimarrebbe un metallo grezzo e non lavorabile. Voi vedete dunque che non
basta il primo entusiasmo per riuscire, né come apostoli, né come
discepoli, né come fedeli. Occorre perseverare.
Erano molti i
compagni di Ermasteo, e nel primo entusiasmo avevano promesso di venire
tutti. Lui solo è venuto. Molti sono i miei discepoli e più saranno. Ma
la terza parte della metà soltanto sapranno esserlo fino alla fine.
Perseverare. È la grande parola. Per tutte le cose buone. […]»
L’Evangelo come mi è stato rivelato, 251.6
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